Stagione

GEOGRAFIE

…”Oggi, nel tempo della iper-umanità, dell’antropocene che ha modificato irreversibilmente atmosfere e temperature, indagare le geografie del mondo e dell’anima significa attraversare le scelte dei popoli e di chi li domina e il concetto stesso di democrazia, la sua dimensione utopica, la tentazione di considerarla desueta. Significa interrogare, questionare, criticare, ringraziare o maledire l’umanità stessa, che nello spazio costruisce e dà nomi ai luoghi, progetta l’armonia o incuba il dominio e la distruzione. Le geografie che guardiamo, infine, ci mettono proprio davanti a un bivio: ci ricordano che niente è dato, e ogni terra promessa giusta è solo frutto di scelta e decisione.”

Leggi l’editoriale completo di Jacopo Tondelli, giornalista e scrittore, co-fondatore e direttore di Gli Stati Generali.


marzo – maggio 2024

FOCUS #1 · TRANSITI

8 + 9 marzo c/o ZONA K
Faustin Linyekula / Mamu Tshi (RDC/CH)

22 + 23 marzo c/o ZONA K
Lina Majdalanie e Rabih Mroué (LB/GE)

24 marzo c/o ZONA K
Lina Majdalanie e Rabih Mroué (LB/GE)

4 + 5 aprile c/o ZONA K
Zoë Demoustier / Ultima Vez (BE)

16 + 17 maggio c/o ZONA K
Ant Hampton (GB/CH)


giugno – settembre 2024

FOCUS #2 · TERRITORI

8 e 9 + 15 e 16 giugno
Caroline Barneaud, Stefan Kaegi (CH/GE)

10 + 11 settembre c/o spazi urbani
Be Flat (BE)

11 + 12 ottobre
Massimo Furlan, Claire De Ribaupierre (CH)

ottobre 2024

EXTRA FOCUS

4 – 6 ottobre c/o ZONA K
Guinea Pigs (IT)

ottobre – dicembre 2024

FOCUS #3 · ROTTE

25 + 26 ottobre c/o ZONA K 
Diana Anselmo E Sara Pranovi (IT)

8 + 9 novembre c/o ZONA K 
Simon Senn (CH)

14 – 15 novembre c/o Teatro La Cucina
Berlin (BE)

4 – 6 dicembre c/o ZONA K
Giulia Scotti (IT)

13 + 14 dicembre c/o case private
Tolja Djokovic (IT)

Le immagini del manifesto e materiali della stagione 2024 sono di Cesura, un collettivo fotografico indipendente il cui lavoro si concentra sul documentario fotografico autoriale. Nasce con il desiderio di essere una forza nuova ed autonoma nel panorama internazionale della fotografia, Cesura ha fondato anche una propria casa editrice indipendente e un laboratorio di stampa. Le sue pubblicazioni hanno ricevuto nel corso degli anni innumerevoli premi e riconoscimenti.
Alessandro Sala si occupa di temi sociali e questioni ambientali, ha seguito con particolare attenzione la crisi migratoria nel Mediterraneo concentrandosi sul processo di accoglienza dei richiedenti asilo. Nel 2022 vince la borsa ministeriale PAC con il progetto DIORAMI, un racconto di 8 meraviglie botaniche siciliane esposte all’Orto Botanico di Palermo.

Grafica: Neo Studio di Leonardo Mazzi.

FOCUS #1 · TRANSITI

“Transiti, passaggi. Passaggi, confini. Confini, transiti. Il cerchio si chiude ed è un cerchio antichissimo, che riunisce l’atavico migrare dell’uomo rispetto all’autodeterminarsi delle popolazioni dentro un territorio, in qualche modo l’accaparrarsi una geografia, il costruire una mappa proprietaria su un bene comune.”…

Leggi l’editoriale completo di Angelo Miotto
[giornalista, documentarista, podcaster. Fondatore e direttore di Q Code Mag]


PROGRAMMA

8 + 9 marzo c/o ZONA K
Faustin Linyekula / Mamu Tshi (RDC/CH)

22 + 23 marzo c/o ZONA K
Lina Majdalanie e Rabih Mroué (LB/GE)

24 marzo c/o ZONA K
Lina Majdalanie e Rabih Mroué (LB/GE)

4 + 5 aprile c/o ZONA K
Zoë Demoustier / Ultima Vez (BE)

16 + 17 maggio c/o ZONA K
Ant Hampton (GB/CH)

Foto di Cesura – Design Nel Studio di Leonardo Mazzi

Faustin Linyekula / Mamu Tshi (RDC/CH)

danza | durata 50 min
in francese con sottotitoli in italiano

c/o ZONA K, ingresso consentito previo tesseramento 2024


Tutto nasce da un incontro al teatro di Vidy tra una premiata danzatrice di krump – danza cruda, intensa, liberatoria – e un noto coreografo. Lei è Amandine Ngindu (nome d’arte Mamu Tshi), lui Faustin Linyekula. Entrambi hanno origini congolesi. Insieme decidono di recarsi nel Kasai, regione centrale del Congo per incontrare una parte della famiglia di Amandine e per scoprire un Congo che lui non conosce. Questo spettacolo è stato creato durante il viaggio di ritorno. Un diario di viaggio che racconta una terra a cui sono entrambi legati ma che conoscono parzialmente. L’uno trasmette all’altro una parte della propria storia e della propria identità.

Faustin Linyekula guida quindi Mamu Tshi attraverso il Congo, un paese che non ha mai smesso di interrogare, come un Virgilio che accompagna il poeta Dante nel suo viaggio iniziatico. Mamu Tshi accoglie Faustin Linyekula nella sua famiglia e nella sua cultura. Entrambi compiono un ulteriore passo nella loro ricerca, avvicinandosi a loro stessi.

Con Mamu Tshi (Amandine Tshijanu Ngindu) Ideazione e coreografia Faustin Linyekula, Mamu Tshi (Amandine Tshijanu Ngindu) Assistente alla regia Angélique Tahé Musica Twin Traxamus, Groupe folklorique Atandele (Kananga, RDC) Voci registrate Kaku Musambi Papa Ngindu Papa Mako Griot Tshimina Video Faustin Linyekula Zima Tukala Ringraziamenti a Zia Pauline Bibomba e tutta la famiglia a Kanyuka, RDC, Zima Tukala (yo moko oyebi), Victor Bafuafua, Sylvie Makela e il Salon Tribus Urbaines Regia generale Veronique Kespi Direttore delle luci Farid Deghou Boussad Direttore del suono Luc Grandjean  Direttore di scena Christian Wilmart Produzione Anouk Luthier Produzione Théâtre Vidy-Lausanne con il sostegno di Studios Kabako (Kisangani, RDC) Sostegno Arts and Humanities Division, New York University Abu Dhabi

foto di Sarah Imsand

Mamu Tshi è nata in Congo che ha lasciato alla nascita per Losanna dove oggi vive e lavora. Attratta molto presto dalla danza urbana, oggi fa parte dell’élite mondiale del krump: nel 2020 e nel 2021 ha ricevuto il titolo di “ballerina dell’anno” in questa disciplina. La danza freestyle, potente, espressiva e liberatoria, fa parte del movimento della street dance ed è considerata, tra l’altro, una risposta artistica all’oppressione sistematica di alcuni gruppi e alla frustrazione che ne deriva. Le “battaglie”, influenzate dall’hip-hop e piene di energia, sono generalmente disputate in spazi pubblici da diverse crew. Mamu Tshi ha frequentato a lungo le danze urbane prima di esibirsi per la prima volta nel 2019 al Théâtre Sévelin 36 nell’ambito di “Quarts d’Heure” – una piattaforma per giovani coreografi. Lo stesso teatro l’ha poi invitata a sviluppare il suo assoloWomb: Entrailles come “artista associata” per una creazione nella primavera del 2023. Con il suo spettacolo L’Héritière, Mamu Tshi completa anche il trio internazionale Portraits in Otherness commissionato dalla Akram Khan Company per la tournée in Svizzera (Steps festival). Parallelamente, con il collettivo “Swiss Krump Movement” e i Warriorz, pionieri del krump in Svizzera, trasmette questa cultura organizzando corsi di formazione e altri eventi comunitari. La mancanza di risorse l’ha portata ad avviare un progetto per includere le culture e le pratiche artistiche degli ambienti urbani e sotterranei nel panorama culturale svizzero, CAaUSE, entre d’Arts Alternatif et Urbain Suisse Émergent. Al Vidy è assistente alla coreografia e interprete di Sous influence di Nina Negri nel 2021 e nel 2024 interpreta Mamu Tshi, Portrait pour Amandine in collaborazione con Faustin Linyekula.

Danzatore, coreografo e regista, Faustin Linyekula vive e lavora a Kisangani (Repubblica Democratica del Congo). Dopo una formazione letteraria e teatrale a Kisangani, nel 1993 si è trasferito a Nairobi e nel 1997 ha co-fondato la prima compagnia di danza contemporanea in Kenya, la compagnia Gàara. Tornato a Kinshasa nel giugno 2001, ha creato una struttura per la danza e il teatro visivo, un luogo di scambio, ricerca e creazione: Studios Kabako. Con la sua compagnia, Linyekula è autore di oltre quindici spettacoli che sono stati presentati sui maggiori palcoscenici e festival in Europa, Nord e Sud America, Australia e Africa. Tra le sue collaborazioni figurano una produzione per la Comédie Française (Bérénice, 2009), una creazione per il Ballet de Lorraine (La Création du monde 1923-2012, 2012), un assolo per un ballerino del Balletto Nazionale del Portogallo. Linyekula ha anche immaginato spettacoli per musei: il MOMA di New York (2012), il MUCEM di Marsiglia (2016), il Metropolitan Museum (2017) o il Royal Museum for Central Africa di Tervuren (2018). Insegna regolarmente in Africa e negli Stati Uniti. Dal 2007, il lavoro e l’approccio di Linyekula hanno sede nella città di Kisangani, dove Kabako Studios sostiene la formazione, la produzione e la diffusione di giovani artisti congolesi nel campo delle arti performative, ma anche del video e della musica. Nel 2014, Linyekula e Kabako Studios hanno ricevuto il primo premio dalla fondazione americana CurryStone per il lavoro sviluppato a Kisangani e in particolare nel comune di Lubunga con le diverse comunità. Nel 2016, nell’ambito della biennale Artista Na Cidade, Linyekula è stato artista associato della città di Lisbona, da cui ha ricevuto la medaglia al merito artistico. Da settembre 2018 e per tre stagioni, è stato associato al Manège – Scène nationale de Reims in Francia. Nel 2019 è stato artista associato dell’Holland Festival di Amsterdam. Presso Vidy ha presentato nel 2019 Congo, un trio per cantante, attore e danzatore basato sull’omonimo libro di Éric Vuillard. La serie di film di giovani artisti africani Lettres du continent, che ha progettato con Virginie Dupray durante la pandemia del 2020, è stata presentata da Vidy nell’autunno del 2020. Nel 21/22 ha condotto il ciclo Imaginaires des futurs possibles con la drammaturga Claire de Ribaupierre, un’iniziativa che riunisce artisti, scienziati e spettatori proposta da Vidy e dal Centro di sostenibilità dell’Università di Losanna. Nel 2024 presenta Mamu Tshi, Portrait pour Amandine.

Lina Saneh e Rabih Mroué (LB/DE)

spettacolo | durata 75 min
in francese con sottotitoli in italiano

c/o ZONA K, ingresso consentito previo tesseramento 2024


Beirut 2006: poco dopo l’attacco israeliano contro il Libano, tutti i libanesi sono invitati a partecipare a due grandi manifestazioni di piazza contrapposte. I quartieri e i palazzi si svuotano, gli abitanti sono andati a manifestare. In un condominio deserto due persone si incontrano: un ex militante della sinistra che ha difficoltà ad adattarsi alla realtà sociale e politica attuale di un Libano polarizzato tra gli estremismi fondamentalisti e ultra-capitalisti, e una casalinga stressata dai problemi familiari, economici, sociali e religiosi. Un dialogo tra teatro, foto, video, politica, finzione e realtà.

Lina Saneh e Rabih Mroué proseguono la loro ricerca intorno alle nozioni di rappresentazione, di gioco, di finzione e realtà, e circa i loro rapporti con l’arte e la rappresentazione.  In questo spettacolo non ricorrono più a un fatto di cronaca o all’uso di documenti, ma prendono in prestito dal cinema un film/documentario storico in cui il Fascismo e la visita di Hitler a Mussolini fanno da sfondo, inserendosi nella finzione narrata nei ruoli di personaggi come Lina e Rabih per meglio confrontarsi con la situazione libanese e le sue complessità, oltre che con il teatro stesso.

Ideazione, testo e regia Lina Saneh e Rabih Mroué Traduzione Masha Refka Scenografia Samar Maakaroun Musica Charbel Haber Colonna sonora Lina Saneh, Rabih Mroué, Sarmad Louis Direzione della fotografia Sarmad Louis jeu pour la bande-image Rabih Mroué, Lina Saneh Invitata speciale Mona Mroué Assistente alla regia e produttrice esecutiva Petra Serhal Costumi Zeina Saab de Melero Trucco Stéphanie Aznarez Aiuto produzione Ashkal Alwan (Beyrouth) Con Lina Saneh, Charbel Haber, Rabih Mroué

Regista, performer e drammaturga, Lina Majdalanie è un’artista libanese che vive a Berlino. Il suo lavoro comprende: Hartaqāt (2023), Second Look (serie video, 2020), Sunny Sunday (2020), Borborygmus (2019), Do I Know you? (2017), A Drop of Sweat (2015), 33 rpm and a few seconds (2012), Photo-Romance (2009), Appendice (2007), I Had A Dream, Mom (vidéo, 2006), Biokhraphia (2002), e altri…
Ha curato diversi eventi al Mousonturm-Francoforte (2016 e 2023), alla HAU-Berlino (2017), alla Kunsthalle-Mulhouse (2015) e al Tanzquartier-Vienna (2009). È stata borsista presso il Centro Internazionale di Ricerca “Interweaving Performance Cultures”/FU di Berlino (2009-2010) e membro dell’Home Workspace Curricular Committee-Ashkal Alwan (Beirut 2010-2014). Nell’aprile 2015 ha scelto lo pseudonimo di Lina Saneh.

Rabih Mroué, nato a Beirut e attualmente residente a Berlino, è regista teatrale, attore, artista visivo e drammaturgo. È redattore di The Drama Review /TDR (New York) e cofondatore del Beirut Art Center (BAC). È stato borsista presso il Centro Internazionale di Ricerca: Interweaving Performance Cultures/FU/Berlino dal 2013 al 2014. È stato regista teatrale al Münchner Kammerspiele dal 2015 al 2019.
Tra le sue opere ricordiamo: Hartaqāt (2023), Sunny Sunday (2020), Borborygmus (2019), So Little time (2016), Ode to Joy (2015), Riding on a cloud, (2013), 33 RPM and a Few Seconds (2012), Photo-Romance (2009), The Inhabitants of images (2008), Who’s Afraid of Representation (2005), Looking for a Missing Employee (2003), Biokhraphia (2002), Three Posters (2000) e altri…

Lina Saneh e Rabih Mroué (LB/DE)

installazione video | versione originale tradotta in italiano
+ incontro con la compagnia

c/o ZONA K, ingresso gratuito consentito previo tesseramento 2024,
prenotazione consigliata, posti limitati


Un’installazione video sul tema del collezionismo. Nel corso degli anni si collezionano molte spesso cose senza sapere perché o cosa farne. Finché un giorno, le controlli e inizi a guardarle correttamente. Cerchi di capire perché ti piacciono o perché non ti interessano più. Mentre guardi la tua collezione, potresti permettere ai ricordi di tornare e potresti provare a pronunciarli, mescolando le tue storie con quelle immaginate. Lina Saneh e Rabih Mroué tentano proprio questo nella loro serie Second Look. Nella rilettura della loro raccolta di fotografie, epoche diverse si incontrano e trascinano sia gli interpreti che le immagini interpretate in un vortice contraddittorio.


Segue un talk con Lina Saneh e Rabih Mroué, a cura di Maddalena Giovannelli e Alessandro Iachino (Stratagemmi). A partire dal numero dal 43 della rivista Stratagemmi, dedicato interamente all’opera di Majdalanie e Mroué, la conversazione metterà al centro le modalità con cui memoria, traumi ed esperienze della migrazione agiscano sulla scena.


scritto e diretto da Lina Majdalanie & Rabih Mroué voce fuori campo Francesca Bracchino e Marcello Spinetta animazione Sarmad Louis musica Abdalla El-Masri, Charbel Habr, Matef e HoRa’ Mim montaggio Rabih Mroué, Sarmad Louis suono Rafi Mrad correzioni fotografiche Randa Mansour
Commissionato e prodotto da steirischer herbst ’20

Lina Saneh e Rabih Mroué sono nati a Beirut nel 1966 ma risiedono a Berlino. Lavorano generalmente insieme, pur portando avanti anche progetti personali. Rabih Mroué ha sviluppato una pratica artistica versatile in cui assume, spesso contemporaneamente, le funzioni di attore, regista e drammaturgo, con una peculiare capacità di fotografare il contemporaneo. Dal 1990 insieme a Lina Saneh ha realizzato performance che confondono i confini tra le discipline in una fusione poetica di teatro, installazioni, performance art e video. Insieme presentano opere che riflettono direttamente le realtà sociali e politiche del loro paese, mentre approfondiscono le questioni e le contraddizioni alla base della società libanese.

Zoë Demoustier / Ultima Vez (BE)

danza | durata 60 min
in inglese con sottotitoli in italiano

c/o ZONA K, ingresso consentito previo tesseramento 2024

PROMO 4 APRILE: ingresso € 5,00 + tessera € 2,00
prenotazione su biglietti@zonak.it


A fine replica di venerdì 5 aprile si terrà l’incontro “Il gesto politico di un corpo-archivio
Il corpo-archivio e il gesto come strumenti di un’indagine sulla violenza, al centro del lavoro di Zoë Demoustier, sono temi che appartengono anche ad altre esperienze della danza contemporanea.

Una delle più significative è quella di Arkadi Zaides e del suo “Archive”, in cui il corpo del danzatore interpreta la prossemica della guerra, chiamando in causa lo sguardo dello spettatore.
A queste intersezioni è dedicato l’incontro con Zoë Demoustier, moderato da Camilla Lietti e Francesca Serrazanetti (Stratagemmi).


Unfolding an Archive (Spiegare un archivio) è un assolo di danza in cui Zoë svela l’archivio di immagini di suo padre che ha lavorato come giornalista di guerra per più di 25 anni. La ricerca di una relazione con l’immaginario degli eventi mondiali con cui è cresciuta è come un movimento da lontano e da vicino. In un tentativo di ricostruzione, riporta in vita l’archivio e smonta i meccanismi nascosti dietro le immagini raccolte. Questo assolo è considerato il suo debutto in cui ha trovato il suo linguaggio che combina danza contemporanea, mimo corporeo e lavoro documentaristico.

Oltre al noto lavoro di Wim Vandekeybus, Ultima Vez sostiene strutturalmente nuovi talenti artistici attraverso la produzione di opere di nuovi creatori, con il nome Ulti’Mates. Ciò avviene in una stretta interazione di diversi partner a Bruxelles e nelle Fiandre, a livello nazionale e internazionale e con l’aiuto della rete internazionale di Ultima Vez.

Unfolding an Archive è il secondo lavoro di Zoë Demoustier supportato dalla compagnia belga.

Coreografia e performance Zoë Demoustier Musica dal vivo Willem Lenaerts Sound concept Willem Lenaerts & Rint Mennes Disegno luci Harry Cole Luci e assistenza tecnica Pieter Kint Intervista e montaggio Yelena Schmitz Design e costumi Annemie Boonen Ricerca Annemie Boonen & Willem Lenaerts Drammaturgia Elowise Vandenbroecke Coaching Danielle van Vree Archivio video e audio Daniel Demoustier Co-produzione STUK Con il supporto della città di Leuven, 30CC, Platform In De Maak Residenze STUK, Ultima Vez, Vlaams Cultuurhuis de Brakke Grond, Voetvolk Atelier Rubigny Grazie a Shila Anaraki, Oihana Azpillaga, Jonas Beerts, Anna Bentivegna, Stijn De Cauwer, Elliot Dehaspe, Dirk De Lathauwer, Lahja Demoustier, Misha Demoustier, Hannes Dereere, Josine De Roover, Pieter Desmet, Klaas De Somer, Willem Malfliet, Hildegard De Vuyst, Silke Huysmans, Karen Joosten, Koen Theys, Maarten Van Cauwenberghe, Gerlinde Van Puymbroeck, Veerle Van Schoelant, Niek Vanoosterweyck, Bart Vanvoorden, Remo Verdickt, Cas-co Leuven, Dag van de Dans, Danstuin.

Foto di TomHerbots

Zoë Demoustier (1995) è una performer e coreografa. Il corpo è sempre il punto di partenza delle sue performance visive. A partire dal movimento, crea collegamenti con temi attuali e impegnati e crea lavori coreografici documentari. Zoë ha realizzato diversi spettacoli e ha lavorato come performer e assistente con Kabinet K, Michiel Vandevelde, Alma Söderberg/Manyone, Iris Bouche/Opera Ballet Vlaanderen, David Weber Krebs e Marcelo Evelin. Nel 2021 è stata ambasciatrice di Dag van de Dans, nell’ambito del quale ha creato i creatori di danza di domani in collaborazione con De Zendelingen. Dal 2022 collabora come coreografa con Ultima Vez.

Ant Hampton/Time Based Editions (GB/DE)

esperienza collettiva | durata 80 min | in italiano

c/o ZONA K, ingresso consentito previo tesseramento 2024
in collaborazione con Ateatro

A fine replica di giovedì 16 maggio si terrà l’incontro con l’autore aperto al pubblico a cura di Ateatro.

Il libro e la lettura sono cambiati e continuano a cambiare. L’avvento del digitale, la riscoperta dell’oralità e della dimensione audio, le forme di arte partecipata stanno moltiplicando “i modi per leggere” in modalità inedite e innovative, e al tempo stesso antiche. Emergono forme ibride, performative, multimediali, transmediali… Queste trasformazioni si riflettono sul libro come oggetto fisico e sulle biblioteche  come luoghi di incontro e di esperienze.

A partire dall’esperienza di Borderline Visible discuteranno di questi temi l’autore Ant Hampton e Stefano Parise, Direttore Area Biblioteche del Comune di Milano, moderati dal docente ed esperto di teatro e editoria Oliviero Ponte di Pino.


“Borderline Visible è probabilmente l’opera più poetica del DocLab di quest’anno, ma in tutta la sua semplicità è anche la più toccante”. – NRC Handelsblad

“Un quadro psico-geografico estremamente coinvolgente, costantemente arricchito dallo spirito di ricerca di Hampton e dalla sua rabbia politica affilata come un rasoio.”- Marijn Lems, Theaterkrant

Vincitore del premio IDFA (International Documentary Festival Amsterdam) 2023 DocLab per le tecnologie creative.


Ant Hampton presenta il primo di una nuova serie di “libri dal vivo” – Time Based Editions – in cui fotografie e audio conducono in un viaggio attraverso le pagine intrecciando Storia, autobiografia, letteratura e un’indagine urgente sulle atrocità nascoste perpetuate ai margini dell’Europa.

Borderline Visible inizia come un récit de voyage, un viaggio da Losanna a Smirne intrapreso da due artisti e amici. In Grecia, problemi di salute costringono una di loro a fermarsi, mentre l’altro prosegue verso la Turchia, restando improvvisamente solo. La narrazione si trasforma in una psico-geografia commovente e travagliata. Passando dal “noi” all’”io”, dal presente al passato, dal personale al politico, Ant Hampton tenta di dare valore e significato alle rovine fin troppo umane dell’ambizione, della storia e del linguaggio. L’attento processo di ricomposizione, porta gradualmente alla luce una costellazione complessa di storia ebraica, fine dell’Impero Ottomano e diaspore sefardite, voci, terremoti, turismo e migrazioni forzate, salute mentale e demenza, rondoni, rondini e La terra desolata di TS Eliot.

Nell’esperienza collettiva gli spettatori sono invitati a partecipare a questo viaggio insieme, sfogliando avanti e indietro le pagine del libro, capovolgendolo, confrontandone le immagini, chiudendo e aprendo gli occhi, tracciando linee sulle mappe con un dito, guidati da una traccia audio che combina narrazione, musica, registrazioni sul campo e istruzioni per attraversare il libro.


Dopo i due appuntamenti collettivi, Borderline Visible resterà a disposizione degli spettatori per la fruizione individuale in lingua italiana, inglese, francese e olandese. Luoghi e orari saranno comunicati a breve.


Di Ant Hampton Feedback David Bergé Progettazione del libro Roland Brauchli Basato su un progetto ideato con Rita Pauls Music Perila, Oren Ambarchi Grazie a Pieter Ampe, Giorgos Antoniou, Sae Bosco e Samos Volunteers, Yannick Christian, Hani Dunia, Effi & Amir, Tim Etchells, Katy Fallon, Martin Hampton, Britt Hatzius, Leo Kay, LAPS, Camille Louis, Eva Neklyaeva, Beyhan Onur, Anelka Tavares, Prodromos Tsinikoris, Giulia de Vecchi, Anny Y

VERSIONE ITALIANA Traduzione Valentina Kastlunger Editing Valentina Picariello Voce Astrid Casali Registrazione Luca Ciffo Montaggio e suono Ant Hampton Un ringraziamento a Flora Pitrolo per aver riletto e corretto la traduzione Prodotta da Quarantasettezeroquattro, Teatro Bastardo e ZONA K

TIME BASED EDITIONS è un marchio di Photographic Expanded Publishing Athens creato con il supporto di The Resonance Foundation (Los Angeles) Bimeras (Istanbul / Berlin) Théâtre Vidy (Lausanne) Sostegno alla ricerca e ai prototipi Lita House of Production and Kundura Stage (Istanbul) National Theatre of Northern Greece (Thessaloniki).

Più info su  www.timebasededitions.com / instagram: @time_based_editions

Foto di Doc Lab

Ant Hampton è un artista tedesco-britannico che crea performance basate sulla tensione tra fotogrammi fissi e interpretazioni variabili. Da più di 20 anni sviluppa situazioni che riuniscono diversi artisti per creare performance inaspettate. Già nel 1999 invitava artisti, ogni volta diversi e spesso “non professionisti”, a seguire istruzioni in pubblico senza alcuna preparazione preventiva. Successivamente, questo approccio si espanse fino a includere il pubblico stesso, un filone di lavoro che divenne noto come Autoteatro. Oggi sono 10 gli spettacoli della serie Autoteatro in tournée nel mondo, in oltre 60 versioni linguistiche diverse. Ant Hampton collabora spesso con altri artisti tra cui Tim Etchells, Christophe Meierhans, Britt Hatzius, Gert-Jan Stam, Ivana Müller, Anna Rispoli e Rita Pauls.

FOCUS #2 · TERRITORI

“Che strana condizione stiamo vivendo. La Terra reclama la nostra attenzione, la crisi climatica chiede di prenderci finalmente cura del nostro Pianeta, proprio quando ci sembrava di poterne prescindere. Alcuni (pochissimi super ricchi), progettando di trasferirsi altrove, colonizzando altri Pianeti o trasferendo la propria residenza su razzi spaziali in orbita lontano da qui. Altri (sempre di più), ritagliandosi un proprio recinto, all’interno di confini sempre più incerti quanto più ritenuti naturali, tradizionali, ereditati: noi dentro e gli altri fuori. Moltissimi (quanti miliardi?) alloggiando per molto del proprio tempo in spazi digitali, secondo codici e regole di natura topologica e non metrica. Tutti costruiamo territori esclusivi, case fatte a nostra misura, “particolari soluzioni abitative”, potremmo chiamarle nel linguaggio sciatto degli agenti immobiliari. Dunque, territori artificiali, che non esistono in natura, nostre proiezioni fantasmatiche. Con una particolarità mica da poco però: per essere abitabili questi territori hanno bisogno delle risorse estratte dal territorio comune che è la Terra: l’energia, il cibo, la manodopera, la tecnologia, i metalli, l’ossigeno, l’acqua…”

Leggi l’editoriale completo di Claudio Calvaresi

PROGRAMMA

8 + 9 e 15 + 16 giugno c/o Parco delle Groane
Caroline Barneaud, Stefan Kaegi (CH/GE)

22 + 23 giugno
ZONAK presenta
BÜRGERBHÜNE

10 + 11 settembre
Be Flat (BE)

20 + 21 settembre
Moni Wespi (CH/BE)

11 + 12 ottobre c/o SPAZI NATURALI
Massimo Furlan, Claire De Ribaupierre (CH)

Foto di Cesura – Design Nel Studio di Leonardo Mazzi

PAESAGGI CONDIVISI
Sette pièce tra campi e foreste

Paesaggi condivisi” è un viaggio teatrale tra campi e foreste alla scoperta di sette proposte artistiche. Interventi performativi e coreografici, creazioni sonore e multimediali, affondi filosofici offrono un’esperienza collettiva e partecipata per interrogarci sul rapporto con paesaggio e natura.

Se il paesaggio fosse un teatro? Se l’arte non imitasse la natura, ma ci permettesse di viverla collettivamente? Cosa è in gioco nel nostro rapporto con la “natura” e le sue rappresentazioni, nel momento in cui clima e risorse ci hanno portato alla consapevolezza della nostra fragilità e interdipendenza?

Paesaggi condivisi invita a lasciare il teatro e trascorrere una giornata nella natura: camminando ed esplorando campi e foreste, gli spettatori scopriranno sette proposte artistiche, sette variazioni sul tema paesaggio. Stefan Kaegi, del collettivo Rimini Protokoll, e Caroline Barneaud, curatrice del Théâtre Vidy-Lausanne, hanno invitato dieci artisti europei a condividere le loro visioni sul nostro rapporto con il territorio. Interventi performativi e coreografici, creazioni sonore e multimediali, affondi filosofici offrono un’esperienza collettiva e partecipata. 

Paesaggi condivisi è parte del progetto europeo Performing Landscape, che vede coinvolti otto partner provenienti da Germania, Austria, Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Svizzera. Artisti, organizzazioni culturali ed esperti sviluppano una riflessione sulle nozioni di arte, paesaggio e territorio. Disegnando una mappa visibile e invisibile dei luoghi europei coinvolti, svelano gli spazi che condividono attraverso la lente delle arti e delle scienze. Un modo diverso di guardare e reinventare insieme l’Europa. Paesaggi condivisi ha debuttato il 14 maggio 2023 a Chalet-à-Gobet con il Théâtre Vidy-Lausanne, e viene attualmente adattato e rappresentato nei diversi luoghi coinvolti: Avignone, Berlino, Milano, Lubiana, St. Pölten, la regione di Girona e la regione di Lisbona.

Stefan Kaegi (Rimini Protokoll)  

Regista svizzero del collettivo tedesco Rimini Protokoll, crea solitamente progetti inusuali per lo spazio urbano. In Paesaggi condivisi invita i partecipanti a sdraiarsi sotto gli alberi, con il viso rivolto verso le chiome: una conversazione registrata da ascoltare in cuffia li guiderà in un’esperienza sonora immersiva che inverte le prospettive.

Chiara Bersani e Marco D’Agostin 

Coreografi e danzatori italiani, una con disabilità e l’altro no, esplorano insieme la nozione di “corpo politico” da più di dieci anni. Per Paesaggi condivisi offrono al pubblico un picnic inconsueto, nel quale il paesaggio è tanto condiviso quanto inaccessibile.

Sofia Dias e Vítor Roriz  

Dal 2006, il duo di artisti e coreografi portoghesi ha sviluppato un linguaggio coreografico che combina movimento, linguaggio e suono. Per Paesaggi condivisi il duo ha creato una composizione sonora che guida e coordina due gruppi di spettatori attraverso la foresta, in una specie di pas de deux che mette in discussione i legami tra uomo e natura. Testi, canzoni e paesaggi sonori danno forma a una nuova geometria dello spazio da condividere con gli altri partecipanti.

Begüm Erciyas e Daniel Kötter

Begüm Erciyas, artista turco-belga, e Daniel Kötter, regista tedesco, creano mondi intimi, ibridi e sfaccettati con l’aiuto di diversi media e tecnologie. In Paesaggi condivisi propongono ai partecipanti di indossare visori VR per immergersi in un paesaggio svuotato di ogni presenza umana e lasciato alla mercé dello sfruttamento economico. Gli spettatori diventano invisibili gli uni agli altri e fanno un’esperienza intima e collettiva al contempo.

Ari Benjamin Meyers 

Compositore e artista americano che vive a Berlino, nel suo lavoro esplora la natura performativa e socio-politica della musica insieme a musicisti di ogni estrazione e provenienza. Per Paesaggi condivisi  ha accolto la sfida di comporre per il territorio. Le sue composizioni musicali, interpretate da artisti locali, accompagnano l’intero cammino disegnando vibranti cartografie sonore dello spazio.

El Conde de Torrefiel

Il collettivo spagnolo composto da Tanya Beyeler e Pablo Gisbert mette solitamente in scena spettacoli in cui dialogano testi e “tableaux vivants”, ponendo la lettura al centro del dispositivo. Per Paesaggi condivisi il duo propone ai partecipanti un paesaggio “sottotitolato”: su uno schermo led immerso nell’ambiente naturale scorre un testo che gli spettatori sono invitati a leggere collettivamente – insieme al paesaggio circostante – per analizzare, decostruire e reinterpretare le nostre rappresentazioni della natura.

Émilie Rousset 

Regista francese, indaga e raccoglie archivi e materiale documentario che elabora nelle sue opere teatrali, nelle sue installazioni e nei suoi film. Per Paesaggi condivisi ha raccolto le parole di esperti – un avvocato ambientalista, un agricoltore, un tecnico bio-acustico - che saranno portate al pubblico da alcuni performer e una macchina agricola, invitandolo ad esplorare i legami tra scienza, tecnologia, economia e paesaggio.

PAESAGGI CONDIVISI Sette pièce tra campi e foreste
Durata (stima) : 7 ore, pause incluse Performative land art (teatro, performances, musica…)
Ideazione e cura Caroline Barneaud, Stefan Kaegi (Rimini Protokoll)
Con pièce di  Chiara Bersani and Marco D’Agostin (Italia), El Conde de Torrefiel (Spagna), Sofia Dias and Vítor Roriz (Portogallo), Begüm Erciyas and Daniel Kötter (Turchia, Belgio, Germania), Stefan Kaegi (Germania, Svizzera), Ari Benjamin Meyers (USA, Germania), Émilie Rousset (Francia)
Assistente artistica Giulia Rumasuglia, Magali Tosato
Direzione tecnica Guillaume Zemor 
Produzione e coordinamento Isabelle Campiche, Aline Fuchs (Théâtre Vidy-Lausanne)
With the support of the production, technique, communication and administration teams of Théâtre Vidy-Lausanne
Coordinamento di Performing Landscape Chloé Ferro, Monica Ferrari,  Lara Fischer (Rimini Protokoll)
Produzione Rimini Apparat (Germany) and Théâtre Vidy-Lausanne (Switzerland)
Coproduzione Performing landscape, European consortium: Bunker and Mladi Levi Festival (Slovenia), Culturgest (Portogallo), Festival d’Avignon (Francia), Tangente St. Pölten – Festival für Gegenwartskultur (Austria), Temporada Alta (Spagna), ZONA K and Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa (Italia).

Berliner Festspiele (Germany).

Performing landscape, European consortium: Bunker and Mladi Levi Festival (Slovenia), Culturgest (Portogallo), Festival d’Avignon (Francia), Tangente St. Pölten – Festival für Gegenwartskultur (Austria), Temporada Alta (Spagna), ZONA K and Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa (Italia).

Berliner Festspiele (Germania).

pic © Léonard Rossi

con il sostegno di INVR.SPACE GmbH per i visori VR Cinema Solution

con il sostegno di Bundeszentrale für politische Bildung per l’ideazione del progetto

The prototype in Lausanne was supported by Jorat natural park, the City of Lausanne, the Competence Centre in Sustainability of the University of Lausanne.

Be Flat (BE)

performance acrobatica  | durata 60 min

c/o spazi urbani cittadini


In Follow Me due “acrobati urbani” interpretano lo spazio pubblico. Il duo invita a diventare parte dei followers e a scoprire la città in un modo unico. Le strade del quartiere si trasformano in un palcoscenico con le facciate come sfondo, il selciato come tappeto da ballo e il traffico come paesaggio sonoro. Follow Me è la prima produzione di Be Flat (creazione 2017-2018). Una performance acrobatica che viene riscritta per ogni luogo. Un processo di adattamento continuo in cui l’ambiente è il fattore determinante.

Be Flat è una compagnia circense con sede a Gand in Belgio, fondata da Ward Mortier e Thomas Decaesstecker. La compagnia è nota per il suo mix unico di circo acrobatico e sport urbani.

Come residenti dell’ambiente urbano sono affascinati dallo spazio pubblico. La città è un organismo vivente in costante mutamento. Come utilizziamo questo spazio comune? Chi siamo nelle strade delle città di oggi?

registi / artisti circensi Ward Mortier, Thomas Decaesstecker consulenza drammaturgica Craig Weston punto di vista esterno Sander De Cuyper con il sostegno di Vlaamse gemeenschap coproduzione Miramiro partner Circuscentrum, Centre des Arts scéniques, Centre des Arts de la Rue, Latitude 50, Circusplaneet, Circus in beweging e Ell Circo d’ell Fuego

Foto di Yngwie Scheerlinck.

Thomas Decaesstecker (Tervuren 1989) e Ward Mortier (Gand 1993) si sono incontrati per la prima volta ad un raduno di freerunning nel 2008. La condivisione di una comune passione per la musica e il movimento negli anni successivi li ha portati a un’amicizia unica e solida. Ward ha studiato il palo cinese combinato con la danza acrobatica all’ESAC (Ecole Supérieure des Arts du Cirque, Bruxelles). Thomas ha seguito la formazione come acrobata e artista della verticale a Santiago, Cile, presso la Escuela De Artes Circenses Del Circo Del Mundo. Grazie ai loro reciproci interessi, combinati con le loro specializzazioni ed esperienze individuali, hanno acquisito un’ampia gamma di competenze che esprimono in diversi contesti e situazioni.

Massimo Furlan / Claire De Ribaupierre (CH)

performance  | durata 60 min

c/o luogo in via di definizione


Con l’animale è la seconda parte della “Trilogia delle contaminazioni”, un progetto in cui Massimo Furlan e Claire de Ribaupierre si interrogano sui rapporti che abbiamo con la natura e i suoi abitanti, per comprendere come è costituito un ambiente: chi sono i protagonisti, come interagiscono, si evolvono contestualmente e costantemente. Comprendere cosa ci unisce, cosa abbiamo tutti in comune. Come costruiamo equilibri o causiamo squilibri, come creiamo alleanze o rotture, come conviviamo.

Lo spettacolo Con l’animale prende avvio da interviste a persone che hanno un rapporto speciale con il mondo selvatico: guardie della fauna selvatica, guardiacaccia, pescatori, cacciatori locali, teorici dell’ecologia e filosofi. Le storie raccontate riflettono la ricchezza di conoscenze e di legami con gli animali. Fiumi e foreste si rivelano ambienti ricchi di contaminazioni, condensando alcuni dei paradossi del nostro tempo. Gli artisti si interrogano sulle loro abitudini e attrezzature e ascoltano le loro storie, aneddoti ed esperienze. I loro legami con la natura sono al centro della maggior parte delle questioni che riguardano il nostro rapporto con gli animali e la natura: le loro azioni e le loro pratiche combinano tradizione e questioni contemporanee, esigenze necessarie (regolazione della popolazione, alimentazione umana, ecc.) e passatempi domenicali, comprensione intima degli animali nei loro ambienti e domande sull’intervento umano negli ecosistemi naturali.

Oggi, sempre di più, stiamo trascurando la conoscenza ancestrale basata sull’equilibrio tra ciò che prendiamo dalla natura e ciò che le diamo il tempo di ricostituirsi. Non conoscere più l’ambiente significa trascurarlo, trarne eccessivo vantaggio significa distruggerlo. Senza la conoscenza dell’intelligenza di ciò che ci circonda, ci distruggiamo.

un progetto di Massimo Furlan e Claire de Ribaupierre regia Massimo Furlan drammaturgia Claire de Ribaupierre interpreti in via di definizione direzione tecnica Jérôme Vernez luci Etienne Gache suono Aurélien Chouzenoux amministrazione e produzione Noémie Doutreleau tournée e produzione Jérôme Pique produzione Numero23Prod. coproduzione Théâtre Vidy-Lausanne (CH) ; Les 2 scènes, Besançon (FR) con il sostegno di Far Festival, Nyon
Ville de Lausanne, Etat de Vaud, Pro Helvetia – Fondation Suisse pour la Cultura, Loterie Romande, Fondation Leenaards, Fondation Ernst Goehner, Percento culturale Migros.

Questa performance è sostenuta dal programma europeo di cooperazione transfrontaliera programma europeo di cooperazione transfrontaliera Interreg Francia-Svizzera nell’ambito del progetto progetto CDuLaB.

Foto di PierreNydegger

Dopo la formazione all’Ecole des Beaux-Arts di Losanna, lo scenografo e artista visivo svizzero Massimo Furlan ha lavorato con diverse compagnie di danza e teatro. Nel 2003 ha fondato la sua compagnia dedicata alle arti dello spettacolo, Numéro23Prod, per interrogare l’atto della rappresentazione al di fuori dei confini dei generi. Le sue molteplici performance, essenzialmente articolate intorno all’umorismo e al contrasto, mettono in discussione le manifestazioni popolari, la nozione di squadra e i temi dell’immagine, della durata, dell’infanzia, della memoria e del gioco. Nel 1988 Furlan ha ottenuto un riconoscimento della fondazione romanda Irène Reymond e nel 2001 un Prix culturel vaudois jeunes créateurs beaux-arts. Nel 2014 riceve il Premio Culturale Svizzero del Teatro. I suoi lavori sono stati presentati nei teatri e festival di tutt’Europa.

Dal 2023 Claire de Ribaupierre è la drammaturga delle creazioni di Massimo Furlan. Laureata in Letteratura conduce ricerche nei campi dell’antropologia e delle immagini e della letteratura contemporanee.

Guinea Pigs (IT)

EXTRA FOCUS

spettacolo  | durata 80 min

c/o ZONA K, ingresso consentito previo tesseramento 2024


Una fiction teatrale sui diritti di cittadinanza che racconta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta di una ragazza di seconda generazione alle prese con la costruzione dell’identità, il conflitto con la famiglia e il rapporto con le proprie origini, e gli ostacoli causati dai diritti di cittadinanza mancati nella vita scolastica e nel mondo dello sport. La storia si concentra su un momento cardine della vita della protagonista: il compimento dei 18 anni e la vede fare i conti con i desideri, le aspettative e le rinunce che questo “traguardo” porta nella sua esistenza. Lo spettacolo parla di scuola, di rapporto tra generazioni, di educazione, di privilegi acquisiti per nascita e di diritti mancati per legge. I personaggi adolescenti sono interpretati da ragazze e ragazzi incontrati lungo il percorso di produzione, mentre attori e attrici adulti rappresentano la famiglia e la comunità educante.

Lo spettacolo arriva a conclusione di tre anni di lavoro del Laboratorio d’Arte Performativa Guinea Pigs con gruppi di persone adolescenti a Milano e in Lombardia. Ogni aspetto del lavoro di creazione è pensato, scritto in collaborazione e dialogo con il gruppo di lavoro: un processo di creazione collettivo e transgenerazionale dove ogni soggetto coinvolto trova uno spazio di racconto, azione e rappresentazione. L’Italia è relativa vuole essere anche l’occasione per ragionare sul privilegio inconsapevole che riguarda buona parte della popolazione già italiana e per interrogarsi pubblicamente su qual è la società che stiamo immaginando o stiamo decidendo consapevolmente di non immaginare.

uno spettacolo di Giulia Tollis e Riccardo Mallus con Letizia Bravi, Ivna Lamart, Marco De Francesca e un cast di adolescenti in via di definizione drammaturgia Giulia Tollis regia Riccardo Mallus e Mohamed Boughanmi Rengifo video Julian Soardi con la collaborazione di Ilenia Mia Carrozzo, Giovanni Di Ponziano, Anna Simon Hanna una produzione Laboratorio d’Arte Performativa Guinea Pigs con il sostegno del MiC e di SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, e di ZONA K, Industria Scenica, Residenza artistica multidisciplinare Ilinxarium, Casa degli Artisti (Milano), Compagnia Carnevale, Centro Culturale Barrio’s

Il Laboratorio d’Arte Performativa Guinea Pigs si occupa di creare spettacoli, installazioni, eventi, esperienze culturali in spazi teatrali e in contesti sociali urbani. Opera per la diffusione della cultura dell’inclusione, della parità di genere, della comunicazione intergenerazionale, del dialogo interculturale condividendo anche percorsi di formazione artistica con persone non professioniste in Lombardia e in Emilia Romagna. Fanno parte del Laboratorio d’Arte Performativa Guinea Pigs: Letizia Bravi (attrice, direttrice artistica di festival e attivista), Giulia Tollis (drammaturga e docente della Civica Scuola Paolo Grassi di Milano), Marco De Francesca (attore, curatore e architetto) e Riccardo Mallus (regista e docente della Civica Scuola Paolo Grassi di Milano).

Atti di Guerra, il primo spettacolo, debutta nel 2016 al Festival Primavera dei Teatri e ottiene il Premio Giuria Giornalisti @ Giovani Realtà del Teatro, il Premio Miglior Performance Teatrale @ Festival Young Station e arriva in finale al Premio Cassino Off per il Teatro Civile. Lo spettacolo affronta le tematiche del bullismo e della violenza di genere. Le produzioni teatrali che seguono sono: Casca la terra dell’autore salentino Fabio Chiriatti, co-prodotto nel 2017 con il Teatro Out Off di Milano e con il contributo del bando Siae Sillumina, affronta la costruzione dell’identità nelle relazioni personali e professionali;  #nuovipoveri, realizzato nel 2020, grazie al sostegno di Zona K e di Next – laboratorio delle idee, ed. 2019/2020 e di Teatro delle Moire,  un’indagine sviluppata con gli strumenti del teatro e della video-arte intorno alla percezione dei concetti di ricchezza e povertà. Lo spettacolo è tra i 6 spettacoli finalisti del premio In-Box 2022 e vince il premio In-Box Generation 2022.

Tra i progetti in essere: In lotta con la realtà, installazioni e performance people e site specific, con la collaborazione dello scultore Anelo1997, in workinprogress presso Casa degli Artisti di Milano nell’ambito del programma Residenza Koinótes e le performance urbane dal titolo #italiadovesei che coinvolgono un gruppo di adolescenti, in qualità di performer e co-autrici e co-autori, in azioni pubbliche nei parchi e nei giardini della città di Milano e attivano momenti di incontro e di confronto sui temi dei diritti alla cittadinanza. www.guineapigs.it

FOCUS #3 · ROTTE

“La rotta va stabilita prima della navigazione e poi verificata strada facendo, passo dopo passo. Si tratta di avere une direzione che orienti il percorso. Così, da secoli, tendiamo a muoverci. Partiamo avendo una meta e un cammino. Vale per i nostri spostamenti, per la ricerca (il “metodo” viene da lì) come per ogni cammino di verità o direzione della cura di sé.

Oggi, piuttosto, abbiamo spesso l’impressione che qualcosa si sia rotto. Nei grandi cammini storici dell’umanità, nelle sensate esperienze o negli orientati percorsi sopra e dentro la propria anima, qualcosa si è interrotto. Queste rotture spesso ci interrogano, quando non arrivano a inquietarci, angosciarsi o anche disperarci.

Eppure, le rotture ci permettono anche di scoprire qualcosa che la direzione e il cammino di verità lasciavano nascosto. Presi com’eravamo dal senso, dal significato e dalla direzione del nostro procedere, ci dimenticavamo quel che nel tragitto ci accadeva, passo dopo passo, e quel che a ogni passo andava cancellandosi perché inevitabilmente lasciato indietro, scartato, (de)caduto.”…

Leggi l’editoriale completo di Matteo Bonazzi

PROGRAMMA

25 + 26 ottobre c/o ZONA K
Diana Anselmo e Sara Pranovi (IT)

8 + 9 novembre c/o ZONA K
Simon Senn (CH)

14 + 15 novembre c/o Teatro La Cucina
Berlin (BE)

4 – 6 dicembre c/o ZONA K
Giulia Scotti (IT)

13 + 14 dicembre c/o case private
Tolja Djokovic (IT)

Foto di Cesura – Design Nel Studio di Leonardo Mazzi

Diana Anselmo e Sara Pranovi (IT)

performance in italiano e in LIS  | durata 50 min

c/o ZONA K, ingresso consentito previo tesseramento 2024
In collaborazione con Danae Festival


Je Vous Aime è una lecture-performance che tratta di un corto, cortissimo così, da durare appena un secondo: è il 1891, quattro anni prima della prima dei Lumière. Georges Demenÿ inventa un apparecchio che per la prima volta riesce a proiettare una debole immagine in movimento: il suo stesso volto che pronuncia le parole «Je vous aime». Si tratta del primo video di sempre che, tecnicamente parlando, porterà all’invenzione del cinematografo prima e del cinema poi.

Partendo dalla Storia, sempre frutto di una minuziosa scelta tra ciò che può essere conservato e ciò che no, e dall’Archivio, dispositivo al servizio di un certo sistema di potere, la performance pone in luce l’anti-storia, ovvero «coloro di cui la Storia non tiene conto»; svelando così come quel primo video fosse finalizzato ad insegnare la lettura labiale a dei ragazzi Sordi – dopo che venne per legge impedito loro di segnare. Tale fu il verdetto del Congresso di Milano, le cui conseguenze si riversano ancora nelle Sorde e nelle Sordi di oggi. In Italia, la LIS torna ad essere riconosciuta come vera lingua solo a maggio 2021: 141 anni dopo.

Je vous Aime è dunque un’azione scenica performativa multimediale che si dipana fra storytelling verbale, slides, video-testimonianze in Lingua Italiana dei Segni (LIS) e Visual Sign (forma poetica delle lingue dei segni) con lo scopo di parlare di audismo, fonocentrismo e linguicismo, e di riscrivere la «letteratura dei padroni».

performer Diana Anselmo e Sara Pranovi regia Diana Anselmo video testimonianze Paolo Girardi, Leonarda Catalano, Mario Minucci, Maurizio Anselmo, Anna Folchi, Vincenza Giuranna, Diana Vantini, Matteo Pedrazzi realizzata col sostegno di IntercettAzioni – Centro di residenza artistica della Lombardia

Foto di Sara Meliti

Diana Anselmo è performer Sordo, attivista ed essere umano improvvisato.
Bilingue LIS e italiano, esordisce con la sua prima performance “Autoritratto in 3 atti” (2021), tutt’ora presentata in vari festival italiani e internazionali. All’estero esordisce a Berlino con “Le Sacre du Printemps (2022)” di Xavier Le Roy. È tra i fondatori di Al.Di.Qua. Artists, prima associazione in Europa di e per artist* con disabilità.

Sara Pranovi è interprete LIS con competenze specifiche nel mondo performativo.In scena ha tradotto in LIS numerosi spettacoli: al fianco di Marta Cuscunà (Corvidae, Sguardi di Specie) e di Irene Serini (Abracadabra), ma ha anche interpretato in lingua dei segni le opere “Abbracci” di Teatro Telaio, “I Danni del Pomodoro” di Teatro d’Emergenza, “Escargot” di Teatro del Piccione, “Il Tenace Soldatino di Piombo” di Teatro delle Apparizioni e “Pornodrama 2.0” di Giuseppe Comuniello e Camilla Guarino.

Simon Senn (CH)

spettacolo  | durata 60 min

c/o ZONA K, ingresso consentito previo tesseramento 2024


In questa conferenza digitale che funge da dimostrazione e confessione, Simon Senn, videografo e artista visivo ginevrino, dimostra come il mondo virtuale e il mondo reale non siano sempre in opposizione, rivelando gli inaspettati intrecci tra tecnologia, rappresentazione, genere e legge. L’esperienza di Simon Senn è iniziata quando ha acquistato online la replica digitale di un corpo femminile e l’ha portata in vita con dei sensori facilmente acquistabili e ha scoperto cosa si prova ad “avere” un corpo femminile – almeno attraverso gli occhiali 3D. L’esperienza è stata straordinaria. Chi è questa donna? Può fare tutto ciò che vuole con questo corpo digitale? E la nuova e piacevole sensualità che questa forma virtuale gli offre? Simon Senn è riuscito a rintracciare la giovane donna e a iniziare una discussione con lei (che continua ancora oggi), dove insieme indagano su questo terzo corpo digitale che esiste tra loro. Arielle fa ora parte del progetto ed è presente in scena.

Simon Senn ha deciso di consultare uno psicologo e di esplorare le sue sensazioni di “disturbo di genere”, che continuano a sorprenderlo: forse soffre di “dismorfia da Snapchat”, la malattia psicologica clinicamente dichiarata tra coloro che desiderano trasformarsi per assomigliare alla loro immagine online.

Ideazione e regia Simon Senn Con Simon Senn, Arielle F. e un corpo virtuale Produzione Compagnie Simon Senn Coproduzione Théâtre Vidy-Lausanne – Le Grütli, Centre de production et de diffusion des Arts vivants – Théâtre du Loup Distribuzione e tour Théâtre Vidy-Lausanne Con il sostegno di Porosus – Pro Helvetia – Fondation Ernst Göhner – Pour-cent culturel Migros – Loterie Romande

Foto da simonsenn.com

Simon Senn, nato nel 1986, è un videographer e visual artist con base a Ginevra. Ha conseguito un Bachelor of Fine Arts presso lo HEAD di Ginevra (Haute école d’art et de design) e un Master presso il Goldsmiths College di Londra. A prima vista, il lavoro di Simon Senn può far pensare che egli sia un artista socialmente impegnato che si ribella contro un certo tipo di ingiustizie. Invece, uno sguardo attento rivela un approccio più ambiguo. Anche se le sue opere si basano sulla realtà (fino a un certo punto), vi è sempre uno strato di finzione che si interpone. I suoi lavori sono stati presentati alla Liverpool Biennial, all’Institute of Contemporary Arts di Londra e al Kunstmuseum di Berna. Ha vinto numerosi premi tra cui lo Swiss Performance Art Award, lo Swiss Art Award e il Kiefer Hablitzel Award.

Berlin (BE)

performance  | durata 110 min
in inglese con sottotitoli in italiano

c/o Teatro La Cucina / Olinda onlus via Ippocrate 45, Milano


Herbert è il nome di un uomo. L’altro si chiama Friedrich. Sono seduti nel parco Tiergarten, proprio nel centro di Berlino. È la città da cui la compagnia ha preso il nome e l’ultima della serie di ritratti di città immaginifiche del ciclo Holocene. Come spesso accade con BERLIN, che opera all’intersezione tra teatro e documentario cinematografico, vediamo i due uomini non dal vivo, ma su un grande schermo di proiezione.

In Europa, Berlino è considerata la città più severa perché unisce il pensare al passato e il pensare al futuro. Nel solco narrativo degli altri capitoli del ciclo, i BERLIN affrontano la complessa storia bellica della città concentrandosi su una storia più piccola, quella di Friedrich Mohr. Da giovane, Mohr fu direttore d’orchestra – “il roadie dell’orchestra” – dei Berliner Philharmoniker, finanziati dal Ministero della Propaganda di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale, e rimase l’unica orchestra a suonare a Berlino nel 1945 mentre i bombardamenti alleati razziavano la città e l’Armata Rossa si avvicinava.

The making of Berlin – con la musica dei fiati eseguita dal vivo sul palco – offre uno sguardo senza filtri al processo di creazione di Berlino ma, soprattutto, ci offre la testimonianza di uno di quei “non coraggiosi” che non si sono opposti quando i loro colleghi e amici musicisti furono espulsi dall’orchestra perché ebrei.

La regista teatrale e cinematografica Fien Leysen riprende il processo di creazione per un documentario dietro le quinte. Le sue riprese finiscono anche nello spettacolo. Nel corso dello spettacolo si scopre gradualmente che la storia di Mohr è piena di inesattezze e che sembra voler ripristinare l’irreparabile. Fino a che punto si può spingere la verità quando si cerca un’espiazione?

Regia Yves Degryse Con (sul palco) Yves Degryse, Fien Leysen, Sam Loncke (alternato), Geert De Vleesschauwer, Marjolein Demey, Bregt Janssens, Koen Goossens (alternato) Rozanne Descheemaeker, Matea Majic, Diechje Minne, Jonathan van der Beek (alternato) con (film) Friedrich Mohr, Martin Wuttke, Stefan Lennert, Werner Buchholz, Alisa Tomina, Krijn Thijs, Chantal Pattyn, Symfonisch Orkest Opera Ballet Vlaanderen, Alejo Pérez, Yves Degryse, Caroline Große, Michael Becker, Claire Hoofwijk, Alejandro Urrutia, Marek Burák, Marvyn Pettina, Farnaz Emamverdi, Team BERLIN: Jane Seynaeve, Eveline Martens, Jessica Ridderhof, Geert De Vleesschauwer, Sam Loncke, Manu Siebens, Kurt Lannoye, Team Opera Ballet Vlaanderen: Jan Vandenhouwe, Lise Thomas, Eva Knapen, Christophe De Tremerie Video e video editing Geert De Vleesschauwer, Fien Leysen, Yves Degryse Stage video editing Maria Feenstra Riprese con il drone Yorick Leusink, Solon Lutz Filmati dietro le quinte Fien Leysen Scenografia Manu Siebens Construzione del set Manu Siebens, Ina Peeters, Rex Tee, Joris Festjens Scenografia e set cinematografico Jessica Ridderhof, Klaartje Vermeulen, Ruth Lodder, Ina Peeters Musica e  mixaggio Peter Van Laerhoven Musica live Rozanne Descheemaeker, Matea Majic, Diechje Minne, Jonathan van der Beek (alternato) Musica del film Peter Van Laerhoven, Tim Coenen, Symfonisch Orkest Opera Ballet Vlaanderen olv Alejo Pérez Mixaggio orchestra Maarten Buyl Sound design e mixaggio Arnold Bastiaanse Registrazione suoni Bas De Caluwé, Maarten Moesen, Bart Vandebril Coordinatore tecnico Manu Siebens, Geert De Vleesschauwer, Marjolein Demey Responsabile produzione Jessica Ridderhof Supporto alla produzione Germany Daniela Schwabe, Gordon Schirmer Ricerca Wagner Clem Robyns, Piet De Volder Stage di ricerca Annika Serong Fotografia Koen Broos, Gordon Schirmer Coordinatore tecnico BERLIN Marjolein Demey Assistente di produzione Jane Seynaeve Produzione BERLIN Coproduzione DE SINGEL (Antwerp, BE), le CENTQUATRE-PARIS (FR), Opera Ballet Vlaanderen (BE), VIERNULVIER (Ghent, BE), C-TAKT (Limburg, BE), Theaterfestival Boulevard (Den Bosch, NL), Berliner Festspiele (DE) Con il supporto del Flemish Government, Sabam for Culture, Tax Shelter of the Belgian federal government via Flanders Tax Shelter

Foto di Koen Broos

Fondatori di BERLIN nel 2003, Bart Baele, Caroline Rochlitz e Yves Degryse decisero di non scegliere un genere in particolare, ma di avventurarsi nel regno del documentario e lasciare che fossero i luoghi delle loro incursioni a guidare la loro ispirazione. Questa filosofia ha dato vita a due cicli progettuali: Holocene (l’attuale era geologica) dove il punto di partenza è sempre una città o un altro luogo del pianeta, e Horror Vacui (paura del vuoto) nel quale storie vere e toccanti vengono delicatamente districate attorno ad una tavola. Il ciclo Holocene comprende Jerusalem, Iqaluit, Bonanza, Moscow e Zvizdal. I primi tre episodi di Horror Vacui sono invece Tagfish, Land’s end e Perhaps all the dragons. I BERLIN sono tuttora al lavoro su entrambi i cicli. The Making of Berlin è l’ultimo capitolo di Holocene. La compagnia ha lavorato in 27 paesi diversi negli ultimi anni, all’interno di vari circuiti: dai teatri agli spazi espositivi, dai festival alle location speciali.

Giulia Scotti (IT)

spettacolo | durata 60 min.

c/o ZONA K, ingresso gratuito consentito previo tesseramento 2024


“Nella mia famiglia ci sono storie che non vengono raccontate nella convinzione che quello che non si dice non si saprà mai. Della storia di mia zia nessuno ha mai detto niente a me e a mio fratello, quello che sapevamo era che mio padre aveva tre sorelle e che adesso noi abbiamo due zie e che pertanto una delle tre non era più viva, Daniela. Non ho ricordi di lei da viva, ne di noi due insieme. C’è una sua fotografia, quella sì la ricordo, non mi è mai piaciuta, è un po’ sgranata, un po’ anonima, e la faccia di mia zia è gialla, o almeno così mi sembrava quando la guardavo da bambina. E’ la foto che si consegna agli amici e ai parenti il giorno del funerale. Quando è morta nessuno me lo ha detto. Ho un’immagine di quel pomeriggio. Sto camminando per la casa, mi fermo davanti al bagno dei miei genitori, ho come un presentimento. La porta è semi aperta, io guardo dentro: c’è mio padre, in piedi, con le braccia lunghe, tese, appoggiate al lavandino, sta piangendo, piange disperato, trema, si scuote, ma senza fare rumore. Ricordo di essermi preoccupata perché non avevo mai visto mio padre piangere. Sono cresciuta e non ci ho più pensato: mia zia era morta e la morte fa venire tristezza, per questo, immaginavo, nessuno ne parlava mai. Poi un giorno, avevo venticinque anni, mio padre è venuto da me e mi ha raccontato la storia di Daniela. Lo ha fatto senza fermarsi, senza omettere niente, come se aspettasse quel momento da tutta la vita. Questa è la storia di mia zia come l’ho saputa da mio papà, è la storia di un uomo che vuole salvare sua sorella dalla morte ma non ci riesce.
Quasi tutto è vero, alcuni pezzi sono inventati.” Giulia Scotti

Vincitore del Premio “Tuttoteatro.com” Dante Cappelletti 2023
Menzione speciale bando Odiolestate 2023

testo e regia Giulia Scotti collaborazione al progetto Andrea Pizzalis consulenza Alessandra Ventrella con Giulia Scotti disegno luci Elena Vastano suono Lemmo coproduzione INDEX, tuttoteatro.com residenza produttiva Carrozzerie | n.o.t con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia, Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), Olinda/TeatroLaCucina in collaborazione con mare culturale urbano, Ex Asilo Filangieri produzione, organizzazione, amministrazione Valentina Bertolino, Silvia Parlani, Grazia Sgueglia comunicazione Francesco Di Stefano
Si ringraziano Antonio Tagliarini, Fabiana Iacozzilli, Francesco Alberici per averci creduto per primi. Un ringraziamento particolare a Daria Deflorian per il sostegno al progetto

Foto a cura dell’artista

Giulia Scotti si diploma come attrice presso Grock – Scuola di Teatro. Partecipa come attrice a diversi spettacoli, di cui l’ultimo Elogio della vita a rovescio con la regia di Daria Deflorian; oltre alla pratica teatrale esplora diversi medium espressivi, fino ad avvicinarsi al fumetto. Nel 2018 viene selezionata per il progetto europeo Artists@Work. Nasce Fermata Rogoredo, breve storia a fumetti esposta durante il festival di Internazionale a Ferrara, ed. 2018. Nel 2020 con il suo fumetto d’esordio Tutto quello che non ho dimenticato vince il primo premio, assegnato dallo scrittore Paolo Cognetti, del Milano Pitch per la sezione libri di narrativa adulti. Nel 2019 fonda, insieme ad un collettivo di attrici e attori, l’associazione Praxis, che lavora proponendo una commistione tra le arti performative, la disciplina antropologica e i metodi di ricerca sociale. Quello che non c’è è il progetto personale attualmente in lavorazione. 

Tolja Djokovic (IT)

performance

c/o case private

in collaborazione con STANZE


A più voci (quaderno proibito) è un progetto che pone al centro la relazione tra la scrittura e la creatività femminile con il tema della casa e del lavoro domestico. Tolja Djokovic risponde così a una richiesta di Periferico Festival di Modena sulla possibilità di innescare un percorso di co-creazione partendo dalla condivisione di una riflessione sull’arte e sulla vita delle donne di oggi. Tre diventano le coordinate del lavoro: la prima riguarda una ricerca sulle fonti letterarie: scrittrici che hanno parlato della loro scrittura come “domestica” cioè donne che hanno portato avanti la loro pratica creativa barcamenandosi con il lavoro casalingo, e autrici che hanno messo a tema la relazione tra casa e creatività. La seconda coordinata fondamentale è il coinvolgimento di comunità di donne non professioniste del teatro, che hanno voglia di partecipare a una creazione teatrale. La terza coordinata riguarda i luoghi della performance: case private che diventano l’occasione per generare un incontro tra chi vi abita, chi ha scritto e chi guarda. 

A più voci (quaderno proibito) prende la forma di una mini-serie e si struttura in cinque episodi interconnessi e autoconclusivi intorno alla scrittura delle donne, al tema della casa, del lavoro domestico e della creatività. 

Dopo un debutto a Periferico Festival a ottobre, il progetto arriva a Milano con il coinvolgimento di un gruppo di donne della città.

Un progetto di Tolja Djokovic  Con la partecipazione di un gruppo di donne di Modena e Milano Produzione di E production, Periferico festival, ZONA K

Tolja Djokovic è cresciuta a Roma ma vive a Milano. Laureata in Filologia e letteratura italiana con una tesi di ricerca sulla lettura ad alta voce del testo poetico, lavora in teatro come attrice e autrice dal 2009. Nel 2018 partecipa al Corso di Perfezionamento Dramaturg internazionale della Scuola di Teatro Iolanda Gazzarro di ERT. Nel 2019 fonda la compagnia tostacarusa per cui è drammturga e regista. Nel 2021 partecipa alla scrittura di Per la città dolente, produzione Teatro Metastasio, con la regia di Roberto Latini. Nel 2022 è presente alla Biennale Teatro di Venezia con il testo En Abyme con la regia di Fabiana Iacozzilli. Nel 2023 vince il 57esimo Premio Riccione per il Teatro con il testo Lucia camminava.

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