FOCUS #2 ∙ TERRITORI

People / GEOGRAFIE Stagione Teatrale 2024

Che strana condizione stiamo vivendo. La Terra reclama la nostra attenzione, la crisi climatica chiede di prenderci finalmente cura del nostro Pianeta, proprio quando ci sembrava di poterne prescindere. Alcuni (pochissimi super ricchi), progettando di trasferirsi altrove, colonizzando altri Pianeti o trasferendo la propria residenza su razzi spaziali in orbita lontano da qui. Altri (sempre di più), ritagliandosi un proprio recinto, all’interno di confini sempre più incerti quanto più ritenuti naturali, tradizionali, ereditati: noi dentro e gli altri fuori. Moltissimi (quanti miliardi?) alloggiando per molto del proprio tempo in spazi digitali, secondo codici e regole di natura topologica e non metrica. Tutti costruiamo territori esclusivi, case fatte a nostra misura, “particolari soluzioni abitative”, potremmo chiamarle nel linguaggio sciatto degli agenti immobiliari. Dunque, territori artificiali, che non esistono in natura, nostre proiezioni fantasmatiche. Con una particolarità mica da poco però: per essere abitabili questi territori hanno bisogno delle risorse estratte dal territorio comune che è la Terra: l’energia, il cibo, la manodopera, la tecnologia, i metalli, l’ossigeno, l’acqua…

Costretti a fare i conti con la Terra, le sfuggiamo. Viviamo di paradossi: abitiamo la Terra, ma facciamo fatica a mettere piede sul suolo. Siamo stati tutti gettati sulla Terra, ma ci domandiamo come faccio a riconoscervi il mio territorio? Misuriamo ancora le distanze in metri, ma siamo costantemente connessi, in reti che le superano.

Qualcuno, più avvertito, ci informa che noi siamo la Terra, cioè la Terra è di tutti i suoi abitanti, umani e non umani. Dovremmo smetterla di distinguere tra il mondo di cui viviamo e il mondo in cui viviamo. Il primo è la Terra; il secondo è il territorio. Chi se preoccupa del primo, è considerato un velleitario nemico del popolo. Chi antepone il secondo al primo tende a definirlo con termini impegnativi: Nazione, Patria. Per poter vivere con agio nel “nostro” territorio, abbiamo bisogno della Terra. Ma se assumiamo l’orizzonte della Terra, finisce che dobbiamo considerare i territori che abitiamo non esclusivi, condivisi tra altri terrestri. A quel punto, dove collocare i confini? Se non si possono riconoscere, i territori svaniscono. Il territorial pissing ritornerebbe ad essere pratica esclusiva dei non umani, gli umani smettendola di cercarvi rifugio e riconoscendo, alla fine, che il territorio è l’uso che se ne fa: uno spazio di circolazione, nella disponibilità di chi vi si muove.

Per i pensieri qui esposti, sono in debito verso Pierluigi Crosta, Bruno Latour, Michel Serres, Alain Tarrius, e i Nirvana.

Claudio Calvaresi

[dottore di ricerca in Urbanistica, è Principal di Avanzi-Sostenibilità per azioni. Svolge attività di ricerca, progettazione, consulenza e formazione per le politiche urbane. Disegna e accompagna processi di innovazione sociale, rigenerazione urbana e sviluppo sostenibile. Si occupa della relazione tra educazione e città nella transizione. È coordinatore, per Avanzi, di MadreProject, la Scuola del pane e dei luoghi.]

Foto di Cesura

GEOGRAFIE Stagione Teatrale 2024

3 Focus tematici per raccontare il mondo di oggi attraverso performance e spettacoli teatrali: 1. Transiti 2. Territori 3. Reti

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