Dov’è il potere oggi? Per lungo tempo è valso l’assioma che potere e status derivassero dal possedere conoscenza ed educazione e quindi l’accesso al sapere fosse una strada di emancipazione sociale. Oggi al contrario, la non-conoscenza è diventata un nuovo status da esibire.
E allora dove sta il potere? Nella politica urlata e populista? Nelle persone che bramano per apparire? Nelle città uguali ovunque? Nei mezzi di dis-informazione?
In un mondo sempre più interconnesso, privo di grandi rivoluzioni e ideali, ci chiediamo come ribaltare presunzioni e sconfiggere preconcetti.
Nel farlo, guardiamo al potere politico, a quello delle relazioni tra individui, tra cittadini e città, tra informazione e media, cercandone la forza positiva fatta di azione, esercizio di democrazia, stupore e conoscenza.
POWER è dunque il tema della stagione teatrale 2018, declinato in quattro focus POLITICS, PEOPLE, CITIES e MEDIA, secondo una modalità ormai consolidata, dove ogni focus affianca artisti internazionali e giovani artisti italiani, in una mappatura che parte dall’argomento tematico e su esso costruisce una visione.
Ma POWER per noi è questo ed altro. E’ una dichiarazione d’intenti. E’ la determinazione ad andare avanti, i piedi ben ancorati all’oggi. E’ la volontà di agire, dichiarare, pensare e domandare. E’ la libertà di scegliere.
Negli ultimi anni, abbiamo messo in atto scelte importanti, coraggiose, “potenti”; abbiamo investito sul pubblico e sulla nostra anomalia di “teatro-non teatro”. Oggi confermiamo le scelte fatte e le rilanciamo: attenzione al mondo contemporaneo, sguardo alla scena internazionale, spazio alle novità italiane e soprattutto rete e relazioni con numerose realtà artistiche e culturali, istituzionali o di nicchia, italiane o straniere, ma sempre sulla nostra stessa lunghezza d’onda.
Si confermano quindi i legami con Triennale Teatro dell’Arte, con Teatro delle Moire/Danae Festival, con Olinda /TeatroLaCucina e con Stanze – esperienze di teatro d’appartamento, e si aprono nuove importanti collaborazioni, con il Teatro Franco Parenti e il FIT Festival di Lugano, mare culturale urbano e Stratagemmi_Prospettive Teatrali.
FOCUS POLITICS
Chi vuole essere politico deve avventurarsi nel mondo.
Aprire la stagione teatrale 2018 con il FOCUS POLITICS è preveggenza e provocazione.
Le elezioni di marzo parlano per noi. La politica permea la vita sociale in modo fin troppo invadente e urlato, contribuendo a diffondere disaffezione e distacco dei cittadini. Sorge spontanea la domanda: la democrazia è ancora una rappresentazione del potere popolare? In una società in forte cambiamento il potere della democrazia è ancora efficace? Ed è possibile parlare ancora di Agorà pubblica e attiva?
Due celebri artisti internazionali, già ospiti nelle precedenti edizioni della stagione di ZONA K si interrogano su questi punti. Roger Bernat presentaPENDIENTE DE VOTO (VOTO SOSPESO). Uno spettacolo in cui viene richiesta la partecipazione del pubblico in una riflessione politica che con humor affronta i meccanismi di potere in tutte le democrazie e le derive totalitarie in germe nella collettività. Altresì una riflessione sulla parola cittadinanza e sulla democrazia partecipativa che non può non ricordarci le prossime elezioni politiche.
Yan Duyvendak, Nicolas Cilins & Nataly Sugnaux Hernandez (CH) conACTIONS: un dispositivo scenico che dà forma a un’assemblea democratica ideale dove possano esprimersi i rifugiati, i responsabili politici e i volontari della città, con l’obiettivo di rispondere con azioni efficaci e dirette in grado di coinvolgere positivamente ogni singolo individuo e nel contempo uscire dalle secche della retorica delle buone intenzioni.
Infine nella sezione italiana ZONA K ospiterà l’artista rivelazione Filippo M. Ceredi conBETWEEN ME AND P., un intimo spettacolo documentario su un fratello misteriosamente scomparso. Ancora una volta è l’azione di un singolo a farsi gesto politico nel rifiuto radicale ad assoggettarsi allo status quo della società attuale.
Gli eventi:
16 – 17 febbraio 2018 h 20.00 Roger Bernat/ FFF(ES) PENDIENTE DE VOTO [spettacolo]
20 febbraio 2018 h 18.30 Eric Gobetti e Simone Malavolti SARAJEVO REWIND 2014>1914 [film documentario]
2 – 4 marzo 2018 Filippo M. Ceredi (IT) BETWEEN ME AND P. [performance]
9 – 10 marzo 2018 Yan Duyvendak & Nicolas Cilins & Nataly Sugnaux Hernandez (CH) ACTIONS [spettacolo partecipato]
c/o Casa della Memoria
Roger Bernat/FFF (ES)
“Uno spettacolo che dovrebbe essere obbligatorio
in tutti gli MBA e i congressi dei partiti” [Bernat Puigtobella, Nuvol]
Il TEATRO si trasforma in un PARLAMENTO dai colori politici ancora indefiniti, mentre gli spettatori, muniti di un telecomando con cui votare, ne diventano i rappresentanti. Cosa succede se improvvisamente, in assenza di un potere effettivo, il ruolo della parola torna a essere squisitamente, originariamente, politico?
Forse l’ultima spiaggia della vera politica è in quella totale assenza di potere. Pendiente de voto è uno spettacolo che cerca di essere quell’ultima spiaggia. Non una versione falsa del dibattito parlamentare, ma una versione reale dell’attuale falso dibattito. Non più una politica fittizia, ma una politica della finzione: autentici politici contro i veri politici o vera politica contro tutte le forme di realpolitik.
Teatro immersivo? Forse più teatro dell’emergenza….
Una riflessione politica che affronta con humor i meccanismi di potere in tutte le democrazie e le derive totalitarie in germe nella collettività. Altresì una riflessione sulla parola cittadinanza e sulla democrazia partecipativa che non può non ricordarci le prossime elezioni politiche
Spettacolo in italiano – Durata 140 min. ca.
di Roger Bernat. Drammaturgia: RobertoFratini. Dati visuals: Mar Canet. Dati dispositivi and software: Jaume Nualart. Musica: “The Sinking of the Titanic” di Gavin Bryars, PatchWorks, etc. Sound design: Juan Cristobal Saavedra. Luci: Ana Rovira. Assistente e direzione tecnica: Txalo Toloza. Stagegraphic design: Marie-Klara González. Effetti speciali: Cube.bz. Programming assistants: Pablo Argüello, David Galligani e Chris Hager. Consulenti ai contenuti: Oscar Abril Ascaso e Sonia Andolz. Producer: Helena Febrés Fraylich. Ringraziamenti: David Cauquill, Raquél Gomes, Marcela Prado e Magda Socias. Coordinamento: Helena Febres. Una coproduzione di Centro Dramático Nacional (Madrid), FundacióTeatre Lliure/Festival NEO and Elèctrica Produccions (Barcelona) with Manège de Reims-Scène Nationale/Reims Scènes d’Europe, Manège de Mons/CECN, TechnocITé in the Transdigital project supported by the european program Interreg IV. Foto: BLENDA
Roger Bernat – Si laurea nel 1996 e riceve il Premio Extraordinario dell’Institut del Teatre di Barcellona. Lavora con Thierry Salmon e Xavier Albertí. Tra il 1998 e il 2001 fonda e dirige, insieme a Tomás Aragay, la General Elèctrica, centro di produzione per il teatro e la danza. E’ autore e regista dei suoi primi spettacoli, tra i quali 10.000 kg (Premio speciale della Crítica de Catalunya 96/97), Confort Domèstic (Premio della Crítica al Text Dramàtic 97/98), Àlbum, Trilogia 70, Bones Intencions, Bona Gent, LALALALALA, Amnèsia de Fuga, Tot és perfecte o Rimuski. Dal 2008 inizia a creare dispositivi scenici nei quali il pubblico occupa la scena e si fa protagonista dello spettacolo esso stesso. “Gli spettatori sono inseriti in un meccanismo che li invita a obbedire o cospirare, in ogni caso a mettersi in gioco e con il proprio corpo e prendere posizione.” I suoi spettacoli, tra i quali Domini Públic (2008), Pura coincidència (2009), La consagración de la primavera (2010), Please Continue: Hamlet (2011), Pendiente de voto (2012) Desplazamiento del Palacio de la Moneda (2014) o, Numax Fagor plus (2015), sono stati presentati in una ventina di paesi diversi. www.rogerbernat.info
Eric Gobetti – Simone Malavolti (IT)
In collaborazione con Istituto Ferruccio Parri
Questo è un road-movie storico.
Il 28 giugno 1914 a Sarajevo due colpi di pistola mettono fine alla Belle Époque e inaugurano il Secolo breve, il secolo degli estremismi, delle guerre mondiali, dei regimi totalitari, delle grandi ideologie, delle grandi tragedie. Cento anni ci separano dagli spari che hanno cambiato la storia dell’Umanità. Cosa è rimasto oggi di quell’evento, della memoria dei suoi protagonisti?
Le strade sono quelle percorse da Gavrilo Princip e Francesco Ferdinando d’Asburgo, per raggiungere Sarajevo, rispettivamente da Belgrado e da Vienna. Due viaggi nell’Europa di oggi, attraverso confini, storie, memorie. In un dialogo costante tra passato e presente, fra le chiacchiere dei bar e le interviste agli storici, lungo il cammino emergono conflitti identitari, memorie contrastanti, il difficile rapporto, attualissimo, fra nazione, nazionalismo e realtà politiche sovra e pluri-nazionali.
Segue incontro con il regista Gobetti, con la partecipazione di Barbara Bracco, docente di Storia Contemporanea UNIMIB e Francesca Rolandi, storica e giornalista.
Film documentario con sottotitoli in italiano
Regia e sceneggiatura Eric Gobetti – Simone Malavolti editing Liviana Davì, Tomaso Brucato suono Pietro Jona (voce narrante) Edoardo Pezzuto (post produzione) musica Radetzky march, eseguita da Guido Zorn (basso), Gianni Pantaleo (piano), Matteo Negrin (chitarra), Mario Bracco (batteria) Danza balcanica, Placido Frisone 2011, Gavrilo Princip, Princip, prod. Ltdfm, 2012 e Sarajevo, Kultur Shock, prod. Koolarrow Records, 2006 produzione e distribuzione Sarajevo Rewind, Isabella Guarino.
Simone Malavolti (Firenze, 1976) è uno storico e si occupa di insegnamento, ricerca, cooperazione, viaggi e cinema. Collabora principalmente con l’Associazione Trentino con i Balcani (ATB), l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, il Museo Storico del Trentino, Osservatorio Balcani e Caucaso, ma è soprattutto fiero dell’associazione culturale Passaggi di Storia, di cui è Presidente, e del Balkan Florence Express, rassegna di cinema dai Balcani occidentali, di cui è co-direttore artistico. Nel 2014 ha realizzato, con Bianca Pananti e Leonardo Filastò, il film documentario Col nome del delirio sul manicomio di Firenze. Ha collaborato alla realizzazione di diversi progetti video: mostra multimediale L’Europa dei destini incrociati la docu-inchiesta Personal (hi)stories, di ATB e il documentario storico Sjećanja. Životne priče u Prijedoru/Memorie. Storie di vita a Prijedor, del Museo Storico del Trentino.
Eric Gobetti (Torino, 1973) è uno storico. Tiene lezioni e conferenze sulla storia jugoslava, da Gavrilo Princip ai giorni nostri. Ha pubblicato diversi libri tra i quali: Dittatore per caso. Un piccolo duce protetto dall’Italia fascista (2001), sul movimento croato Ustascia negli anni Trenta; L’occupazione allegra. Italiani in Jugoslavia 1941-1943 (2007); Alleati del nemico. L’occupazione italiana in Jugoslavia (2013), Sarajevo Rewind. Cent’anni d’Europa (2017). Nel frattempo esplora i Balcani e organizza viaggi di turismo storico nei paesi della ex Jugoslavia. Molte delle sue avventure le ha raccontate nel diario-reportage Nema problema! Jugoslavie, 10 anni di viaggi (2011). Recentemente si è dato al cinema, collaborando con RaiStoria e realizzando diversi prodotti video tra cui Bruce Lee Tvoj Mostar e Around Mostar, The Bridge and Bruce Lee. Nel 2015 ha prodotto il suo primo documentario storico: Partizani. La Resistenza italiana in Montenegro (con musiche di Massimo Zamboni).
Filippo M. Ceredi (IT)
“Una performance di rara eleganza” Teatro e Critica
Un intimo spettacolo documentario su un fratello misteriosamente scomparso. Ancora una volta è l’azione di un singolo a farsi gesto politico nel rifiuto radicale ad assoggettarsi allo status quo della società attuale.
Between me and P. nasce dalla radicale esigenza di riappropriazione di una storia famigliare.
Pietro sparì volontariamente nel 1987 all’età di 22 anni, senza lasciare tracce.
Dopo venticinque anni Filippo, il fratello minore, ha avviato una lunga ricerca per tentare di avvicinarsi a lui e capire cosa lo portò alla decisione di sparire. La ricerca è un tentativo di portare luce su un’assenza silenziosa e pervasiva, e la sua elaborazione scenica una possibilità di trasmettere questa storia, che parla profondamente al presente individuale e collettivo.
Performance in italiano con sovratitoli in inglese – Durata 70 min. ca.
Performance di e con Filippo Michelangelo Ceredi. Tutor: Daria Deflorian, nell’ambito della residenza artistica Officina LachesiLAB. Accompagnamento alla realizzazione: Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani. Accompagnamento alla coreografia: Cinzia Delorenzi. Assistenti al progetto: Clara F. Crescini, Sara Gambini Rossano, Francesca S. Perilli. Produzione: Filippo Michelangelo Ceredi, Teatro delle Moire / Danae Festival – 2016. Con il sostegno di ZONA K. Foto: Michela Di Savino
Filippo Michelangelo Ceredi è nato a Locarno nel 1982. Cresce e studia a Milano, dove si laurea in filosofia con una tesi sulla “Funzione delle passioni e della violenza nella tragedia greca”. Lavora con Karta Film, come assistente alla regìa di Marco Bechis nel film Il sorriso del capo (2011), in collaborazione con Istituto Luce, e nella serie-web Il rumore della memoria (2014). Collabora con Iacopo Patierno alla realizzazione dei video per Il teatro fa bene (2016), progetto finalizzato alla diffusione di messaggi sanitari in Mozambico attraverso il teatro. Accanto all’attività di videomaker, sviluppa una formazione da performer seguendo i laboratori del Teatro delle Moire e lavorando come assistente di progetti teatrali (Remote Milano dei Rimini Protokoll, 2014-2015; Sante di scena di Teatro delle Moire e Cinzia Delorenzi, 2015). All’Isola Kult Festival 2016 presenta Staring Backwards, il suo primo progetto performativo collettivo in collaborazione con Alessio Calciolari e Cinzia Delorenzi e nello stesso anno a Danae Festival debutta con la performance solista “Between Me and P.”, presentata successivamente a Santarcangelo Festival 2017. filoceredi.wixsite.com
Yan Duyvendak, Nicolas Cilins & Nataly Sugnaux Hernandez (CH)
“Qualcuno è disposto a fare qualcosa? E che cosa?”
ACTIONS dà forma a un’assemblea democratica ideale dove possano esprimersi i rifugiati, i responsabili politici e i volontari della città con l’obiettivo di rispondere con azioni efficaci e dirette in grado di coinvolgere positivamente ogni singolo individuo e nel contempo uscire dalle secche della retorica delle buone intenzioni. ACTIONS non può dirsi uno spettacolo. È piuttosto un dispositivo scenico di tipo documentario che sovverte le attese e coinvolge gli spettatori al fine di rispondere alla violenza e all’urgenza della nostra realtà politica. Riporta all’oggi il ruolo del teatro come forum all’interno della vita cittadina. È un’esperienza dalla quale non si può uscire indifferenti.
ACTIONS è un progetto di cooperazione, che coinvolgerà:
4 associazioni milanesi: ASSPI, Black Panthers, Farsi Prossimo e ASNADA
4 persone rifugiate: Keita Thei, Jallow Sulay, Noori Abdul Jawad, Ali Dashti Bahiat
1 rappresentante dell’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Milano
1 rappresentante dell ASGI, l’Avv. Luce Bonzano referente ASGI Lombardia
2 giornalisti a tenere le fila del dibattito: Christian Elia, codirettore del Q CODE MAGAZINE e Carla Chelo, ex giornalista de L’Unità
ACTIONS prende in contropiede la grande crisi migratoria per concentrarsi sul “qui e ora” e trattare il tema dell’esclusione e dei rapporti che esistono tra l’arte, l’attivismo e i cambiamenti sociali in un momento in cui i valori delle nostre democrazie europee sembrano dissolversi.
“Promuovere una politica di integrazione efficace implica una stretta collaborazione tra lo Stato, le associazioni e la società civile. Si tratta di trovare nuove modalità di scambio e di dialogo tra i servizi necessari e il coinvolgimento personale dei rifugiati/richiedenti nella costruzione di un nuovo percorso di vita. Nella fase di ricerca di questo lavoro è apparso subito molto chiaro che una delle chiavi fondamentali del processo è lo scambio materiale e di idee tra i rifugiati/richiedenti asilo e la società nella quale desiderano integrarsi.” [Yan Duyvdenak]
c/o CASA DELLA MEMORIA, Via F. Confalonieri, 14, 20124 Milano Spettacolo in italiano – Durata 140 min. ca.
Ideazione: Nicolas Cilins & Yan Duyvendak & Nataly Sugnaux Hernandez. Produzione Dreams Come True, Genève Coproduction La Bâtie-Festival de Genève; far° Festival des Arts Vivants, Nyon ; Marche Teatro/Inteatro Festival – Ancona, Pour-cent culturel Migros Con il sostegno di République et canton de Genève; Ville de Genève; Pro Helvetia – fondation suisse pour la culture; crédit de la Confédération destiné à l’intégration, Fondation meyrinoise du Casino, Stanley Thomas Johnson Foundation, Fondation Leenaards, Fondation Ernst Göhner, Bureau de l’intégration des étrangers BIE, Fondation JTI, fondation sesam, Ville de Versoix, Ville de Bernex, Ville de Satigny, Fondation suisse des artistes interprètes – SIS, Loterie Romande, CORODIS; Ringrazimanenti: Daniela Almansi, les Amis de La Bâtie, Patrick Falconnet, Christophe Girod e Katia Zenger – Hospice Général Genève, Cie Gilles Jobin, Théâtre de l’Usine
Yan Duyvendak formatosi all’École cantonale d’art du Valais e l’École Supérieure d’Art Visuel de Genève, è figura di riferimento nella performance svizzera ed europea, indaga nel suo lavoro il rapporto tra immagini mediatiche ed il concetto di dignità umana attraverso la creazione di dispositivi spettacolari che prevedono l’attivazione dello spettatore. Nicolas Cilins ha studiato arti visive a Villa Arson (Nizza) e performance alla HEAD di Ginevra. La sua ricerca documentaria si sviluppa attraverso svariate forme: fotografia, performance, scultura, installazioni. Nataly Sugnaux Hernandez, dopo gli studi in Arti Decorative e Belle Arti a Ginevra, sviluppa una propria ricerca nel video realizzando principalmente documentari e piattaforme applicative d’animazione. Svolge inoltre attività di produzione e diffusione per diversi artisti, emergenti e non.
FOCUS PEOPLE
Il potere delle persone, della gente comune. La forza e la propulsione autentica che arrivano dal basso. “People have the power”, “Power to the people”, canzoni e slogan degli anni Settanta che ancora resistono in un mondo così diverso da allora. Eppure, nonostante tutto, si continua pensare che la gente abbia ancora il potere di cambiare il mondo.
PEOPLE racconta i punti di forza e le contraddizioni che permeano la nostra società: la forza dei sentimenti, lo scambio tra le generazioni, i rapporti di solidarietà; ma anche i rapporti tra individui dove i giochi di potere si fanno più ambigui e talvolta spietati. Soprattutto parla delle persone: giovani, adolescenti, donne curiose, indipendenti, aggressive ma sempre e comunque attuali.
Gli eventi:
26 aprile – 19 maggio 2018 Mammalian Diving Reflex / Darren O’Donnell (CA) TEENTALITARIANISM con 3 appuntamenti + 1
23 – 24 maggio 2018 ore 20.00 Guinea Pigs (IT) ATTI DI GUERRA [spettacolo]
25 maggio – 10 giugno 2018 ore 10.00 – 19.00 Barbara Miele (IT) FOREVER YOUNG, I SOGNI DEL SESSANTOTTO [mostra fotografica]
In collaborazione con PHOTO FESTIVAL MILANO
5 – 6 giugno 2018 ore 20.00 She She Pop (DE) SACRIFICIO DI PRIMAVERA [spettacolo] Un progetto ZONA K e Teatro Franco Parenti
Darren O’Donnell
Raccontare coinvolgendo: il seminario sul teatro partecipato
Questo seminario di formazione è rivolto a chiunque voglia acquisire suggerimenti e strategie innovative per sviluppare spettacoli site-specific e partecipati, che sappiano essere provocatori e originali al contempo. Alla base di questo lavoro vi è il coinvolgimento attivo di persone (non attori) di età e contesti sociali differenti e l’immersione nella realtà circostante.
Direttore artistico e fondatore dei canadesi Mammalian Diving Reflex (considerati tra i maggiori esperti internazionali in questo campo, costantemente presenti nei più importanti festival teatrali internazionali), Darren O’ Donnell vi guiderà nell’ideazione e nella messa alla prova di piccole azioni performative basate sul suo metodo dell’agopuntura sociale, ideato per indagare e sistematizzare dispositivi innovativi di interazione con il pubblico.
Il seminario, tenuto in lingua inglese con traduzione in italiano, è gratuito.
Per partecipare occorre avere forte interesse in questa pratica sociale. Non è indispensabile esperienza pregressa in progetti site-specific o partecipati.
A fine seminario sarà chiesto, a chi interessato, di produrre e inviare a ZONA K un progetto di spettacolo partecipato da realizzare a Milano (seguendo alcuni parametri indicati da ZONA K) per partecipare alla selezione delle residenze ZONA K 2019.
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Il seminario è a numero chiuso.
Orario di lavoro indicativo di lavoro: 10.00 – 16.30
Il materiale richiesto è:
CV con foto (va bene qualsiasi formato, corto e discorsivo o lungo e dettagliato)
Breve descrizione del perché ti interessa questo seminario (500 battute)
Brevissima descrizione di precedenti progetti partecipati o site-specific già realizzati o di un progetto che vorresti realizzare in futuro o che hai solo immaginato (700 battute)
Se hai già realizzato qualche progetto, inserisci nella descrizione link alle relative pagine web (sito e/o FB)
Darren O’Donnell is a novelist, essayist, playwright, director, designer and performer. His books (published by Coach House Press) include: Haircuts by Children and Other Evidence for a New Social Contract (2017), Social Acupuncture (2006), which argues for aesthetics of civic engagement, and Your Secrets Sleep with Me (2004), a novel about difference, love and the miraculous. His stage-based works include White Mice (1998), [boxhead] (2000), and All the Sex I’ve Ever Had (2012), all produced by Mammalian. Darren was the 2000 winner of the Pauline McGibbon Award for directing and has been nominated for a number of Dora Awards for his writing, directing, and acting, winning (with Naomi Campbell) for their design of White Mice. His play [boxhead] was nominated for a Chalmers Award and he received a Gabriel Award for excellence in broadcasting for his CBC radio piece Like a Fox. Under his directorship, Mammalian won the 2010 Mayor’s Arts Award for Youth, and his Mammalian Protocol for Collaborating with Children was awarded the Canadian Coalition for the Rights of Children Supporter Award in 2012. Darren has an MSc. in urban planning, a BFA in acting and studied shiatsu and tradition Chinese medicine at The Shiatsu School of Canada. Follow Darren on Twitter: @darrenodonnell Instagram: @o.darren Periscope: @darrenodonnell Snapchat: photoshine
Mammalian Diving Reflex Darren O’Donnell (CA)
Cosa succede quando si mettono gli adolescenti al potere?
I Mammalian Diving Reflex , collettivo canadese, saranno presenti nel FOCUS PEOPLE di ZONA K con tre azioni performative, racchiuse nell’evento TEENTALITARIANISM, neologismo che ne sintetizza bene il contenuto. Da anni i Mammalian girano il mondo con performance e laboratori che coinvolgono adolescenti in prima persona. Ogni loro performance prevede un percorso laboratoriale con i ragazzi dei luoghi dove sono ospitati.
La prima azione, NIGHTWALKS WITH TEENAGERS 9 – 12 maggio, organizzata in collaborazione con Triennale Teatro dell’Arte, è una performance/camminata notturna dove un gruppo di teenager porta in giro gli spettatori per la città attraverso le loro abitudini, i loro luoghi preferiti, i loro punti di congiunzione con la comunità. Il progetto unisce così le strade di adulti e adolescenti che altrimenti non riuscirebbero ad incontrarsi. Propone agli adulti di socializzare coi più giovani condividendo il loro mondo e una mappatura inusuale della città, offrendo loro di lasciarsi andare a momenti di pura contemplazione.
La seconda azione, SEX, DRUGS AND CRIMINALITY18 maggio, organizzata solo da ZONA K, è una performance che vede alcuni adolescenti porre domande a noti personaggi pubblici e adulti della città (politici, intellettuali, artisti) sulla loro “scorribande e malefatte” giovanili. Di nuovo, il gruppo canadese, lavora sull’abbattimento del gap generazionale in modo diretto e non convenzionale. Chiude questo percorso dedicato agli adolescenti la serata ASK FOR THE MOONS 19 maggio, in cui i ragazzi che hanno collaborato al progetto potranno esporre pubblicamente come vorrebbero proseguire il lavoro iniziato e strappare promesse ufficiali in questo senso dagli organizzatori di ZONA K.
Durante la permanenza dei Mammalian a Milano, ZONA K organizzerà un Seminario di Formazione con Darren O’ Donnell.
Ideazione e regia: Darren O’Donnell Co-regia: Tina Fance, Kiera O’Brien, Virginia Antonipillai, Sanjay Ratnan Produzione esecutiva: Eva Verity, Tina Fance. Produzione: ZONA K. Questa presentazione di Teentalitarianism è resa possibile in parte grazie al supporto del Canada Council for the Arts e dell’Ontario Arts Council.
Mammalian Diving Reflex Darren O’Donnell (CA)
Nightwalks with Teenagers invita un gruppo di adolescenti a prendere possesso di un quartiere della loro città, organizzando una passeggiata notturna in cui loro stessi guideranno gli spettatori.
“Una performance che è un piccolo miracolo.” The Guardian
In tutti i lavori della compagnia canadese guidata da Darren O’Donnell la dimensione sociale è al centro di una ricerca che si concretizza in azioni di partecipazione attiva che puntano ad accrescere lo spirito critico del pubblico.
Con questo lavoro Mammalian Diving Reflex crea le condizioni per un incontro inedito tra giovani e adulti, tra persone di diversa provenienza geografica, culturale, socio-economica e razziale che abitualmente non hanno occasione o motivo per trascorrere del tempo insieme.
La performance è il risultato della collaborazione tra gli artisti della compagnia e il gruppo di giovani coinvolto, sviluppato in una serie di workshop della durata di due settimane
PRIMA ITALIANA
Un progetto ZONA K e Triennale Teatro dell’Arte . Inserito nel programma di FOG Triennale Milano Performing Arts.
Luogo di ritrovo c/o atrio Istituto ITAS Natta,
via Don Giovanni Calabria 16 – Fermata Cimiano M2
NB ai fini della performance è necessario comunicare indirizzo mail
e numero di telefono cellulare all’indirizzo info.teatro@triennale.org
La camminata partirà puntuale. Il pubblico è pregato di presentarsi con 10 minuti di anticipo
La performance è itinerante, l‘arrivo non coincide con la partenza.
Sarà percorsa a piedi, si raccomanda di munirsi di scarpe e abbigliamento adeguato.
In caso di pioggia la performance non verrà annullata.
Ideazione e regia: Darren O’Donnell. Co-regia: Tina Fance, Kiera O’Brien, Virginia Antonipillai, Sanjay Ratnan. Produzione esecutiva: Eva Verity, Tina Fance. Photo: Martin-Steffen, Amish Morrell, Paul Blakemore, Mammalian Diving Reflex. Creato in collaborazione con gli studenti del del Liceo linguistico Itas Natta di Milano. Produzione: ZONA K e FOG Triennale Milano Performing Arts. Questa presentazione di Teentalitarianism è resa possibile in parte grazie al supporto del Canada Council for the Arts e dell’Ontario Arts Council.
Mammalian Diving Reflex è una compagnia di Toronto conosciuta per l’ideazione di performance intellettualmente stimolanti. Nata nel 1993 sotto la direzione artistica dello scrittore e regista Darren O’Donnell, Mammalian Diving Reflex opera sulla dimensione privata e sociale del linguaggio, del pensiero e dell’informazione. La compagnia ha prodotto diversi lavori in Canada Giappone, Australia, Singapore, India, Stati Uniti, Irlanda, Inghilterra e in molti altri paesi d’Europa. Tra i loro progetti, vi sono Diplomatic Immunities, pppeeeaaaccceee, The Children’s Choice Awards, Who Shot Jacques Lacan?, Dare Night, Slow Dance with Teacher, Nightwalks with Teenagers. Haircuts by Children, presentato a Milano nel 2009 da Uovo performing arts festival, ha coinvolto i bambini di tutto il mondo in un workshop e in un’azione di taglio dei capelli in un vero salone da parrucchiere. La pratica artistica della compagnia riconosce una dimensione performativa in ogni gesto quotidiano ed esplora estetica e società, creando insolite alleanze tra il mondo dell’arte e quello dei giovani. La ricerca di Mammalian Diving Reflex si concretizza in performance, esperienze collettive, testi teorici e happening.
Mammalian Diving Reflex Darren O’Donnell (CA)
“Puoi anche non rispondere”
In questa performance 8 adolescenti porranno domande a noti personaggi pubblici e adulti della città sulla loro “scorribande e malefatte” giovanili. I ragazzi possono fare qualsiasi tipo di domanda e gli intervistati potranno anche rifiutarsi di rispondere.
Di nuovo, il gruppo canadese, lavora sull’abbattimento del gap generazionale in modo diretto e non convenzionale. I due gruppi proveranno a vedere se riescono a connettersi anche solo con le punte delle loro dita e, insieme, avranno una discussione molto molto sincera su tre degli argomenti più confusi dell’universo: sesso, droghe e criminalità.
Ideazione e regia: Darren O’Donnell. Co-regia: Tina Fance, Kiera O’Brien, Virginia Antonipillai, Sanjay Ratnan. Produzione esecutiva: Eva Verity, Tina Fance. Produzione: ZONA K. Photo: Martin-Steffen. Questa presentazione di Teentalitarianism è resa possibile in parte grazie al supporto del Canada Council for the Arts e dell’Ontario Arts Council.
Mammalian Diving Reflex Darren O’Donnell (CA)
Chiude tutto il percorso di TEENTALITARIANISM, dedicato agli adolescenti, la serata Ask for the moons, in cui i ragazzi che hanno collaborato al progetto potranno esporre pubblicamente come vorrebbero proseguire il lavoro iniziato e strappare promesse ufficiali in questo senso dagli organizzatori di ZONA K.
Ideazione e regia: Darren O’Donnell. Co-regia: Tina Fance, Kiera O’Brien, Virginia Antonipillai, Sanjay Ratnan. Produzione esecutiva: Eva Verity, Tina Fance. Produzione: ZONA K. Photo: Konstantin Bock. Questa presentazione di Teentalitarianism è resa possibile in parte grazie al supporto del Canada Council for the Arts e dell’Ontario Arts Council.
Guinea Pigs (IT)
“Allora succede come nei sogni”
Spettacolo che si articola in due quadri autonomi con un tema d’indagine comune: la violenza del potere, nascosto e invisibile, che la società non riconosce come tale. Violenza gratuita e social-bullismo, il corpo della donna come territorio di conquista: sono le guerre che i Guinea Pigs raccontano in una visione scenica fondata sul rapporto tra recitazione, composizione sonora, drammaturgia e movimento.
Atti di guerra è il primo progetto artistico del gruppo milanese che ha già vinto prestigiosi riconoscimenti in Italia e ne definisce la poetica: l’interesse per i temi d’attualità e di cronaca trova forma scenica nell’incontro e nello scontro con materiali e forme della tradizione teatrale.
Quattro attori in scena, i loro corpi, il suono, la luce e la parola: sono questi gli elementi che compongono lo spettacolo Atti di Guerra. Due tensioni diverse. Da una parte la volontà di rimanere aderenti, nella narrazione, agli atti di violenza che si evocano in scena, senza abbellimenti e senza effetti speciali. Dall’altra la tensione a un linguaggio teatrale lontano dal realismo della rappresentazione, che renda possibile osservare quegli stessi atti di violenza non come se fossero veri, bensì attraverso una sorta di lente d’ingrandimento, che isoli i dettagli con sguardo chirurgico. Il risultato di questa ricerca dei Guinea Pigs è uno spettacolo in cui narrazione e rappresentazione percorrono due binari paralleli in costante dialogo fra loro. La narrazione è affidata alla parola, ai corpi, ai suoni e alla luce: metaforica e a tratti meta-teatrale. L’obiettivo non dichiarato è la creazione di un prisma che possa avvicinare lo sguardo dello spettatore a quelle schegge di violenza immotivate e gratuite che, come dimostra la realtà, oggi possono esplodere ovunque.
Spettacolo in italiano.
Per il tipo di linguaggio utilizzato, lo spettacolo è consigliato dai 16 anni in su.
Ideazione e regia di Riccardo Mallus. Drammaturgia di Giulia Tollis. Di e con: Letizia Bravi, Marco De Francesca, Francesco Martucci, Federico Manfredi. Composizone sonora di Gianluca Agostini. Movimento scenico di Betti Rollo. Costumi di Laura Dondi. Luci di Martino Minzoni. Foto: Diego Monfredini e Lucia Baldini
La replica del 23 maggio sarà seguita da un incontro informale tra la compagnia e gli spettatori.
Prenderanno parte a questo scambio alcuni spettatori che affrontano per lavoro i temi portanti di Atti di Guerra: bullismo e violenza di genere. Grazie alle loro competenze ed esperienze personali e professionali aiuteranno i presenti a mettere in relazione i contenuti di finzione dello spettacolo con la realtà sociale che ci circonda e si faranno portavoce di buone pratiche e percorsi virtuosi capaci di prevenire e, quindi, disinnescare le guerre che gli spettatori vedranno consumarsi sulla scena. Obiettivo dell’incontro è suscitare una discussione intorno ai temi dello spettacolo e favorire un confronto attivo e diretto tra scena e platea.
Tra i nostri ospiti Silvia Bertoldi, psicologa e conduttrice di progetti di educazione all’affettività e alla sessualità che lavora presso il centro clinico Spazio Iris di Milano Centrale; Massimo Clerici, educatore con esperienza in progetti di educativa di strada e impegnato in percorsi informali e strutturati di gruppo per Cooperativa Diapason e Associazione ConVoi a Milano e in Brianza; Simone Lazzaro, docente da vent’anni nella scuola secondaria di I grado “Segantini” di Nova Milanese e impegnato in progetti territoriali di valorizzazione delle potenzialità dei minori.
Interverranno anche Cristina Carelli, coordinatrice del Centro Antiviolenza CADMI (Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano) e membro del Consiglio Direttivo della Rete Nazionale DiRE e Ada Garofalo, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice Case Rifugio CADMI, che si occupa di prevenzione e sensibilizzazione sulla violenza di genere.
Barbara Miele (IT)
Dire Sessantotto equivale a dire Caos e riportare alla memoria i forti venti di rinnovamento che travolsero le masse, messaggere del disagio di differenti categorie sociali: studenti, donne, lavoratori, artisti.
Ma da chi sono formate le masse, se non dagli individui?
Forever Young, i Sogni del Sessantotto, è una mostra fotografica che racconta le storie di alcuni dei protagonisti di quegli anni incandescenti, ne sottolinea l’unicità attraverso i loro sogni e scopre con piacevole stupore che in fondo, seppur a distanza di cinquant’anni, né Sogni né Sognatori sono invecchiati.
25 maggio inaugurazione | ore 20.00
Ospite d’onore Massimo Nava.
Barbara Miele inizia a fotografare a diciotto anni semplicemente per fissare i ricordi di famiglia. Con il tempo, la necessità di capire più a fondo quanto la circonda la porta ad avvicinarsi al reportage fotografico. Nelle sue immagini cerca sempre di far convergere il mondo reale con la sua visione di esso, a volte cruda, a volte lieve. Nel 2016-2017 frequenta a Roma la Masterclass di Reportage Fotografico WSP con Fausto Podavini, Giovanni Cocco e Paolo Marchetti.
Marta Dalla Via (IT)
“Uno spettacolo da sballo” Sipario.it
Opera Rap Per Andrea Pazienza spettacolo che, con grande senso del ritmo, affronta in modo schietto il confronto fra due generazioni: quella delle contestazioni in piazza e quella della “piazza” digitale e social. Un omaggio alla tavolozza linguistica di Paz che dipinge a parole scene di eroina, pallottole e radio libere. Opera rap impreziosita dai versi di quattro giovani artisti provenienti dal mondo del freestyle.
Marta Dalla Via scrive: “Le parole del titolo sono nodi di contenuto e il tentativo di scioglierli è lo spettacolo stesso. Tutto è una questione personale. Politico è da intendersi, soprattutto in questo lavoro, non solo come relazione tra cittadini ma anche come rapporto con la città.
C’è il mio personale affetto per Bologna che mi ha accolto e sfruttata quando ero studentessa, c’è il rapporto con la Storia che scorre (o scorreva?) nella Dotta e c’è una riflessione sulla parola “casa” che può essere declinata da tutti secondo la propria toponomastica emotiva. Ogni città ha la sua piazza Verdi. Pentothal è uno degli alter ego grafici di Andrea Pazienza ma è anche un farmaco che libera i freni inibitori. Così sono i rapper su questo palco: non accettano censure. Ma il Pentothal può essere ingrediente dell’iniezione letale ai condannati a morte. E’ l’anestesia al resto del mondo, è l’abbassamento delle difese immunitarie culturali ed è lo spirito in cui, purtroppo o per fortuna, è immerso questo lavoro”.
Spettacolo in italiano
Un progetto Fratelli Dalla Via. Di e con Marta Dalla Via e Omar Faedo (Moova), Simone Meneguzzo (DJ MS), Michele Seclì (LETHAL V), Alessio Sulis (REBUS). Direzione tecnica Roberto Di Fresco. Scene e costumi Roberto Di Fresco. Una produzione Piccionaia Centro di Produzione Teatrale + Fratelli Dalla Via + Gold Leaves e Festival delle Colline Torinesi. Lo spettacolo ha debuttato a giugno 2017 al Festival delle Colline Torinesi.
I Fratelli Dalla Via si definiscono un’impresa famigliare che costruisce storie e sono una delle realtà più brillanti della nuova generazione teatrale. Premio Scenario nel 2015, lavorano da sempre sull’interdipendenza tra lessico ed economie dei luoghi e, grazie al progetto Classico Contemporaneo, hanno sviluppato un percorso triennale di sperimentazione legato alla parola come segno e disegno. Gold Leaves, realtà indipendente con base a Vicenza, fondata da Dj MS, allo scopo di valorizzare e supportare la produzione di eventi non solo hip hop con un occhio di riguardo agli artisti indipendenti e artisti emergenti.
interpretato dalle She She Pop e dalle loro madri (DE)
“Un grande spettacolo sulle colpe e gli errori dei genitori” Der Spiegel
“Il 2018 segna l’avvio di una collaborazione tra ZONA K e Teatro Franco Parenti che, in modo inconsueto e costruttivo, presentano insieme alcuni spettacoli. Una realtà OFF e un teatro storico del panorama milanese esplicitano così una convergenza di interessi artistici e tematici su alcune compagnie internazionali d’avanguardia.”
Le performer sono in scena con le loro rispettive madri in una singolare versione della Sagra della Primavera di Igor Stravinsky. Lo spettacolo concentra il fuoco sul sacrificio della donna nella famiglia e nella società di oggi.
Dal 1993 le She She Pop, collettivo femminile con base a Berlino, esplorano i confini sociali della comunicazione in spettacoli dove affiancano umorismo e intransigenza da un lato e spontaneità e sincerità dall’altro. Dopo aver invitato i loro padri nel 2010 a partecipare alla performance Testament, hanno proseguito la loro inchiesta adattando la Sagra di Primavera di Igor Stravinsky, insieme alle loro vere madri. Ne esce una lucida e irriverente analisi dei rapporti contradditori tra le generazioni, una sorta di manifesto sul ruolo della donna, prigioniera del conflitto tra vita privata e carriera.
Lo spettacolo è centrato sul tema del sacrificio della donna nella famiglia e nella società. La dimensione religiosa del rituale del sacrificio umano propria di Stravinsky è sostituita dalla questione morale dell’abnegazione nel rapporto tra donne e uomini e tra madri e figlie. Posta in questi termini l’argomento genera immediatamente riluttanza: sacrificare se stesse come donne per gli altri, oggi, sembra una questione obsoleta. L’enorme importanza dell’autodeterminazione e della libertà personale che guida la nostra società, ha oscurato il senso di devozione e di sacrificio.
L’antico rito pagano, che ha ispirato Stravinsky, invece, si basa sulla certezza che ogni comunità richiede sacrifici, anzi si fonda e si afferma proprio grazie ad un sacrificio collettivo. Come nella pièce originale di Stravinsky, lo spettacolo mette in scena un rito: l’incontro tra le She She Pop, le loro madri e il pubblico. Tuttavia, a differenza della comunità riunita da Stravinsky per celebrare il sacrificio della primavera, tra le She She Pop e le loro madri non c’è accordo su come vada svolto. I dubbi sorgono sin dall’inizio. Tuttavia, al contempo, è ferma la decisone di tentare, insieme. “Chi eravamo noi? Chi siamo noi? Perché siamo diventati così?”
Un progetto ZONA K eTeatro Franco Parenti c/o Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo, 14 Milano spettacolo in tedesco con sovratitoli in italiano
un progetto She She Pop di e con Cornelia e Sebastian Bark, Heike e Johanna Freiburg, Fanni Halmburger, Lisa Lucassen, Mieke Matzke, Irene e Ilia Papatheodorou, Heidi e Berit Stumpf, Nina Tecklenburg video Benjamin Krieg e She She Pop scenografia Sandra Fox e She She Pop costumi Lea Søvsø collaborazione musicale Damian Rebgetz collaborazione coreografica Jill Emerson consulenza drammaturgica Veronika Steininger luci e direzione tecnica Sven Nichterlein suono Florian Fischer assistente video Anna Zett sovratitoli KITA (Anna Kasten) coordinamento e supporto Fanny Frohnmeyer, Kaja Jakstat, Ruschka Steininger supporto tecnico tourFlorian Fischer, Manuel Horstmann, Andreas Kröher, Michael Lentner, Sven Nichterlein, Torsten Schwarzbach. traduzione per sovratitoli Emanuele Galante produzione/PR ehrliche arbeit – freelance office for culture. amministrazione Aminata Oelßner. management Elke Weber produzione She She Pop coproduzione Hebbel am Ufer, FFT Düsseldorf, Mousonturm Frankfurt, Kaserne Basel, brut Vienna, German Language Theater Festival of Prague/Archa Theater Prag, Kyoto Experiment, Théâtre de la Ville/Festival d’Automne à Paris con il sostegno di Città di Berlino e Hauptstadtkulturfonds Berlin
She She Pop è un collettivo fondato alla fine del 1990 da un gruppo di laureati dell’“Applied Theater Studies program” di Gießen. I membri sono Sebastian Bark, Johanna Friburgo, Fanni Halmburger, Lisa Lucassen, Mieke Matzke, Ilia Papatheodorou e Berit Stumpf. La produzione esecutiva è di Elke Weber. I performer, soprattutto donne, si considerano autori, drammaturghi e realizzatori della propria arte scenica. Il riferimento alle proprie biografie è in primo luogo un metodo – e non uno scopo – del loro lavoro: il materiale biografico è condensato in una strategia artistica riconoscibile e secondo posizioni stilizzate. Il risultato è una forma di teatro fortemente legata alla sperimentazione. Il teatro viene trasformato in uno spazio dedicato alla comunicazione utopica. She She Pop considera come proprio compito quello di rintracciare i limiti sociali della comunicazione – e di andare oltre il protettivo spazio teatrale, in termini sia specifici che artistici. Dal 1998 She She Pop ha sede a Berlino. Il teatro HAU Hebbel am Ufer ne è stato coproduttore e partner a partire dal 2003. Altri partner, in Germania e all’estero, sono: Munich Kammerspiele, Schauspiel Stuttgart, Kampnagel Hamburg, Forum Freies Theater di Dusseldorf, Mousonturm Frankfurt / Main e Kaserne Basel, brut Wien, Theatre de la Ville / Festival d’Automne de Paris, Festival Kyoto Experiment Archa Theatre Prague, Prague German language Festival e il Konfrontationen Festival Lublin. Attualmente il gruppo è in tournée con i seguenti spettacoli: l’anteprima di Oratorio, che debutterà nel febbraio 2018 a Berlino, The Ocean is closed (2017), che ha debuttato in ottobre a Berlino ed è appena stato presentato a Romaeuropa Festival, Besessen (2016), 50 Grades of Shame (2016), Some of us (2014), Ende (2014), Schubladen (2012). Tra gli spettacoli di maggior successo, da ricordare lo straordinario Testament (2010) che vedeva le/i performer in scena con i loro padri.
FOCUS CITIES
Che ruolo giocano oggi le città? Aperte, cosmopolite, incubatori di domani migliori, memoria di culture passate, terreni di sfide ecologiche e sociali? O caotiche, chiuse, provinciali anche se europee, esempio di non-integrazione, uniformate e senza poesia? Le strade sono diverse, si sovrappongono, corrono parallele a ricordarci che siamo noi a determinare i luoghi che viviamo.
E così torniamo a dedicare un focus alle città, non solo come simboli del potere economico e politico ma soprattutto come esempio della ricchezza del patrimonio culturale tutto italiano e della diversità del tessuto urbano. E di questo patrimonio vogliamo ri-appropriarci: invadendo gli spazi, segnando mappe del paesaggio, costruendo connessioni, abitando luoghi spesso sconosciuti. Usciamo ancora una volta allo scoperto in modo insolito e necessario.
“Lo spazio siderale per indagare lo spazio dei desideri”
Fiora e Chiara si allenano per diventare astronaute e affrontare quella che, a tutti gli effetti, è un’odissea spaziale. L’incapacità di affermarsi è latente in ogni loro gesto e parola, eppure non demordono e lottano per conquistare la loro porzione di spazio.
È la loro totale assenza di cinismo a trasformare un asettico studio fotografico nello spazio siderale.
A partire da Mercury 13, il fallimentare progetto americano per mandare tredici donne nello spazio, lo spettacolo indaga le conseguenze emotive di non avere l’opportunità di fare ciò che vorresti fare. Oscillando in quest’impasse, lo spettacolo mette in dialogo le due aspiranti astronaute con John Fitzgerald Kennedy, Jerrie Cobb (la prima astronauta mancata) e l’unico sciopero avvenuto nello spazio.
Con Project Mercury, OHT prosegue la sua Performance Series ispirata dalla ricerca sociologica di Richard Sennett sugli scarti emotivi dovuti alla propria condizione lavorativa. La prima performance (Autoritratto con due amici) affronta il fallimento in uno spazio privato. La seconda (Debolezze) vira sull’esposizione delle proprie debolezze in un luogo pubblico. Infine la terza (Project Mercury) ruota attorno all’assenza di privilegi nello spazio siderale.
Idea, regia, scenografia Filippo Andreatta di e con Chiara Caimmi, Fiora Blasi drammaturgia Filippo Andreatta e Charles Adrian Gillott esperto spaziale Paolo Giuseppe Bianchi costumi Andrea Ravieli direttore palcoscenico Massimiliano Rassu costruzione pedana Giovanni Marocco produzione Laura Marinelli una produzione OHT con il supporto di Fondazione Caritro, PAT residenza artistica Centrale Fies, Residenze IDRA, Teatro Cantiere Florida
OHT | Office for a Human Theatre nasce nel 2008, dopo la vittoria di Nuove Sensibilità, premio nazionale per giovani registi al Napoli Teatro Festival Italia, ha ottenuto collaborazioni italiane e internazionali coi i più prestigiosi istituti di cultura europei e importanti istituzioni culturali nel mondo. Infine, Centrale Fies e MART museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, sono frequenti partner.
Spettacolo realizzato nell’ambito del progetto Teen Time con il contributo di Regione Lombardia.
Biscardini, Pertot, Rollo e Scirocco
Dal secondo dopoguerra a oggi Milano ha visto una molteplicità di trasformazioni, urbanistiche e sociali: dalla ricostruzione al miracolo economico, dalle grandi fabbriche al terziario avanzato, dagli anni di piombo alla “Milano da bere”, dalla “capitale morale” a Tangentopoli. Paradossalmente, con un’identità sfuggente, ma sempre forte.
Ne discutono Roberto Biscardini (presidente associazione Riaprire i Navigli), Gianfranco Pertot (docente Politecnico di Milano), Alberto Rollo (scrittore), Giovanni Scirocco (Istituto nazionale Ferruccio Parri)
Nel corso della serata saranno proiettati alcuni mediometraggi, a cura dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico:
“Natale alla Stazione Centrale di Milano” (1963 – 23′:30”)
“Milano 1959” (1959′ – 37′)
Incontro + proiezione
durata: 90 min
In collaborazione: con Istituto Ferruccio Parri e AMOD
Illustrazione: H.J. Løken
Eleonora Pippo (IT)
LA SOCIETÀ LE TEME. LA FINE É AZZURRA
“We are not girls.
We are silver bullets for your middle-class brains!”
L’amicizia tra Motta e Castracani – due ragazzine delle medie con la comune passione per le analisi mediche – racconta la perdita di controllo, la confusa ricerca di un’identità, l’incoscienza, la sfida verso sè stesse e il mondo, l’indagine del proprio corpo, comuni a tante adolescenti.
Ispirato all’omonimo teen drama a fumetti di Ratigher, il lavoro di Eleonora Pippo arricchisce la trama con il vissuto delle ragazzine in scena. Una narrazione parallela fatta di brevi interviste, canzoni live scelte dalle stesse ragazze e lettere indirizzate ad una sé del futuro rivela le risorse delle Post-Millennial Girls intrecciando finzione e realtà che si avvalorano a vicenda.
Il progetto teatrale si fonda sulla formazione di una compagnia locale temporanea composta da ragazze tra i 13 e i 18 anni, che – nel tempo record di sette giorni – lavorano insieme alla regista alla creazione di una performance originale.
Lo spettacolo, arricchito dall’installazione La fine azzurra, ad opera della stessa Eleonora Pippo, va in scena una sola volta con partecipazione attiva del pubblico.
UN PROGETTO ZONA K e STANZE c/o ZONA K, via Spalato 11, 20124 Milano Creazione people-specific per ragazze under 18 e la loro comunità – Durata 60 min.
In ogni piazza in cui lo spettacolo è programmato viene formata una compagina locale temporanea di ragazze adolescenti non professioniste. La lavorazione avviene in sette giorni. Lo spettacolo va in scena una sola volta con partecipazione attiva del pubblico. @le_ragazzine_project di Eleonora Pippo è co-prodotto da Teatro della Tosse di Genova e Eleonora Pippocon il supporto di Coconino Press FANDANGO EDITORE + Kilowatt Festivalufficio stampa Antonella Bartoli
Le ragazzine + coraggiose di Milano sono
Camilla Bonati, Clara Topputo, Elena Rieux, J. Gilda Pucci, Matilde Rosati, Paola Ricchiuto, Sara Guttadauro
Eleonora Pippo (Pordenone, 1976). Allieva di Giancarlo Cobelli e Marisa Fabbri alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, attrice con Valerio Binasco, Tim Stark, Claudio Longhi, Elio De Capitani e Franco Branciaroli, è la regista di “Cinque allegri ragazzi morti IL MUSICAL LO-FI”, il musical sperimentale indipendente tratto dall’omonima saga a fumetti di Davide Toffolo, che ha conquistato i più prestigiosi palcoscenici italiani. Lavora sulla rottura del linguaggio teatrale tradizionale, rifugge l’illusione scenica, per entrare in un territorio di intima condivisione con il mondo interiore dei personaggi e del pubblico al quale riconosce il ruolo di protagonista. Ha diretto Cinque allegri ragazzi morti IL MUSICAL LO-FIL’alternativa,La festa dei morti e #tuttonuovo, Marburg, Save your wish, Come fu che in Italia scoppiò la rivoluzione ma nessuno se ne accorse di Davide Carnevali, Ulisse chatta con gli dei Amleto gioca alla playstation, Raskolnikov legge fumetti, Sotterraneo),Cinque donne con lo stesso vestito Yumiura. Ha vinto il Premio Scintille ad Asti Teatro Festival (2010). Ha perfezionato la sua formazione presso la compagnia ViaNegativa di Lubiana, con Thomas Ostermeier, Agrupación Señor Serrano e con Richard Maxwell/ New York City Players.
DOM– con Antonio Moresco (IT)
«segui l’uomo che cammina / accorda il tuo passo al suo
mantieni una certa distanza / affonda nel paesaggio che attraversi»
Un uomo – umbratile e sfuggente – percorre la città passeggiando. Oltrepassa una varietà di spazi urbani ed extraurbani che si susseguono – una stazione, un campo incolto, una casa occupata, un monastero, un circolo ricreativo e in mezzo strade, piazze, binari. Il pubblico lo segue a distanza, quasi a spiarlo, in bilico tra identificazione e distacco.
“L’uomo che cammina” a Milano è Antonio Moresco, scrittore, autore di opere narrative, teatrali e saggistiche. Sarà lui che i partecipanti dovranno seguire dal centro alla periferia, da spazi aperti a quelli chiusi. Meravigliosa esperienza per gli spettatori/camminatori, un’occasione rara per guardare alla propria città con altri occhi.
A partire dalla graphic novel L’uomo che camminadi Jiro Taniguchi, DOM- costruisce una drammaturgia di spazi in cui esplorare il confine tra urbano e terzo paesaggio, quelle aree abbandonate a margine della realtà abitata. Addentrandosi sempre più profondamente nella sostanza dei luoghi l’esperienza viva del cammino diventa il pretesto per una tensione ineliminabile col reale e la presenza dello spettatore diventa il centro stesso della performance.
Un progetto ZONA K e DANAE Festival Camminata urbana per 18 spettatori a replica. In italiano – Durata 4h e 30 min.
Il luogo di partenza sarà comunicato via sms a ciascun partecipante il giorno prima della performance prenotata, pertanto verrà chiesto un contatto telefonico. La performance prevede un percorso a piedi di circa 4 ore, si raccomanda di indossare abbigliamento e scarpe comodi. Non è adatta a persone con capacità motoria ridotta.
creazione, drammaturgia spaziale e regia DOM- Leonardo Delogu, Valerio Sirna con Antonio Moresco e con Paola Galassi, Isabella Macchi con la partecipazione degli allievi di ITAS Giulio Natta grazie a Studio Azzurro prodotto da Teatro Stabile dell’Umbria, Danae Festival, Zona K organizzazione Francesca Agabiti liberamente ispirato al fumetto di Jiro Taniguchi – L’uomo che cammina documentazione audiovisiva Studio Azzurro musiche originali Fabio Zuffanti elaborazione suono Lorenzo Danesin Un ringraziamento particolare alla associazione Terzo Paesaggio
DOM- è un progetto nato nel 2013 dalla collaborazione tra gli artisti Leonardo Delogu, Valerio Sirna ed Hélène Gautier. Indaga il linguaggio delle performing arts, con una particolare attenzione alla relazione tra corpo e paesaggio, e si impegna nella trasmissione di peculiari pratiche di abitazione, legate allo spazio e al tempo della creazione artistica. DOM- costruisce eventi performativi, seminari, camminate, scritti, giardini, installazioni, video, reportage fotografici.
Antonio Moresco, Scrittore italiano [Mantova, classe 1947]. Dopo aver compiuto un difficile apprendistato di cui dà conto in Lettere a nessuno (1997) documentando criticamente la
difficoltà di emergere dalla condizione di scrittore sotterraneo e rifiutato dal mondo editoriale italiano, ha pubblicato nel 1993 la raccolta di racconti Clandestinità, in cui sono già presenti i temi che sostanziano la sua opera, resi in uno stile asciutto e iperrealista che ne accresce l’impatto drammatico: quello della solitudine, in primo luogo, attraversata da una dimensione del sogno come straniamento da sé, cui si affianca il motivo ricorrente di una ricerca affannata di senso che si dipana attraverso percorsi obliqui e instabili. Il fulcro dell’opera di Moresco ruota intorno alla vasta opera Giochi dell’eternità, scritta nell’arco di 35 anni, costituita da Gli esordi (1998), Canti del caos (edito in due volumi nel 2001 e 2003) e Gli increati (2015). Tra le sue altre opere: La cipolla (1995), Lo sbrego (2005), Scritti di viaggio, di combattimento e di sogno (2005), Merda e luce (2007), La lucina (2013), Fiaba d’amore (2014), I randagi (2014), Piccola fiaba un po’ da ridere e un po’ da piangere (2015), L’addio (2016), Fiabe da Antonio Moresco (2017) e, entrambe nel 2018, L’adorazione e la lotta e Il grido.
Fondatore nel 2003 del blog Nazione indiana, nel 2005 ha creato la rivista telematica e cartacea Il primo amore.
FOCUS MEDIA
“Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole.”
(Philip K. Dick)
Una riflessione sul rapporto tra mezzi di comunicazione e potere e sul potere della comunicazione di condizionare il pensiero della società, di stravolgere il passato, di leggere un solo presente e immaginare futuri incredibili.
Siamo vittime della comunicazione, asservita alle strategie di manipolazione dei poteri economici e politici, secondo la formula comunicazione=potere=controllo sociale? Oppure esistono ancora margini per utilizzare i media come una forza positiva, strumento e strada verso il cambiamento?
A guardare l’assalto di dispositivi elettronici che oramai corredano le nostre esistenze come protesi irrinunciabili, pare evidente quanto l’uso dei nuovi strumenti ci offra un diverso modo di percepire la realtà, sempre più in bilico tra un’informazione diretta, onesta e una falsificazione della stessa, priva di controllo.
Ancora una volta, gettiamo uno sguardo alla forza positiva della comunicazione che non è solo “quarto potere” o “potere 4.0”, ma è anche la forza dei diversi linguaggi che la compongono e che ci offrono sguardi e letture differenti.
Eventi:
17 ottobre ore 21.00, 18 – 20 ottobre 2018 ore 19.30 e 21.00 Berlin (BE) PERHAPS ALL THE DRAGONS [performance]
18 – 19 ottobre ore 9.30, 20 ottobre 2018 ore 16.00 Berlin (BE) REMEMBER THE DRAGONS Un progetto ZONA K e Triennale Teatro dell’Arte [performance dagli 11 anni in su]
15 – 17 novembre ore 20.00, 18 novembre 2018 ore 17.00 Circolo Bergman (IT) BILDERATLAS [spettacolo]
24 novembre 2018 ore 20.00 Lola Arias (AR) MY DOCUMENTS [performance]
1 – 2 dicembre 2018 ore 20.00 Milo Rau/IIPM (CH) HATE RADIO [spettacolo] In collaborazione con Olinda / TeatroLaCucina
Berlin (BE)
“Mozzafiato! Ed eccitante, perché ognuno dei personaggi
racconta una storia vera. Una raccolta di storie collettive.
Questo lavoro è una discesa nel cuore dell’umanità.” Le Figaro
Per la prima volta a Milano il gruppo belga acclamato in tutta Europa con un’istallazione teatrale esteticamente irresistibile e dai contenuti intelligenti.
Una famosa pianista si rende conto sul palco di aver studiato il concerto sbagliato – un neurochirurgo scambia testa e corpo di due esemplari di scimmie, esse sopravvivono – in Giappone ci sono 700.000 persone che vivono come hikikomori, chiusi nelle loro stanze da letto per almeno un anno, completamente avulsi dalla vita sociale – Sei gradi di separazione, una teoria che prevede che ogni individuo possa entrare in collegamento con un altro attraverso non più di 6 intermediari nel mondo.
Trenta storie, trasformate in altrettanti monologhi video con una costruzione drammaturgica che crea coerenza fra loro. La durata di ogni intervento sarà esattamente la stessa. Diverse interazioni avverranno in vari momenti. I registi Bart Baele e Yves Degryse hanno incontrato persone, fatti, aneddoti, avventure, intrighi e pensieri interessanti. I temi emersi da queste storie sono eclettici: da ipotesi filosofiche, al dettaglio scientifico fino agli aneddoti, ecc. Una grande struttura ovale sul cui perimetro sono montati 30 schermi/storie, ospita 30 spettatori.
c/o Triennale Teatro dell’Arte – viale Alemagna, 6 30 spettatori per ogni replica
Spettacolo sovratitolato in italiano e in inglese
Ideazione BERLIN (Bart Baele, Yves Degryse) Scenografia BERLIN, Manu Siebens Testo Kirsten Roosendaal, Yves Degryse, Bart Baele Editing Bart Baele, Geert De Vleesschauwer, Yves Degryse Soundtrack e mixing Peter Van Laerhoven Camera Geert De Vleesschauwer Direzione tecnica Robrecht Ghesquière Ricerca e drammaturgia Natalie Schrauwen conDerek Blyth, Sergey Glushkov, François Pierron, Juan Albeiro Serrato Torres, Rinat Shaham, Shizuka Hariu, Shlomi Krichely, Jonas Jonsson, Nirman Arora, Suneet Chhabra, Luci Comincioli, Roger Christmann, Regina Vilaça, Pat Butler, Walter Müller, Adela Efendieva, Andrew Mugisha, Ramesh Parekh, Nico Mäkel, Wim Mäkel, Tamas Sandor, Philippe Cappelle, Romik Rai, Brecht Ghijselinck, Vladimir Bondarev, Andrei Tarasov, Matsumoto Kazushi, Bob Turner, Geert-Jan Jansen, Kurt Lannoye, Robrecht Ghesquière, Laura Fierens, Patryk Wezowski, Hilde Verhelst, Christina Davidsen produzioneBERLIN in coproduzione con Deutsches Schauspielhaus Hamburg [DE], KunstenfestivaldesArts [Bruxelles – BE], le CENTQUATRE [Parigi – FR], Dublin Theatre Festival [IE], Centrale Fies [Dro – IT], Noorderzon Performing Arts Festival [Groningen – NL], La Bâtie – Festival de Genève [CH], Zomer van Antwerpen [BE] progetto coprodotto daNXTSTP, con il supporto del Programma Cultura dell’Unione Europea e ONDA – Office national de diffusion artistique BERLIN è artista associato a CENTQUATRE [Parigi – FR] con il supporto del Governo Fiammingo
Berlin (BE)
“nelle nostre vite ci sono principesse che non attendono
altro che vederci agire, solo una volta, con bellezza e coraggio …”
30 storie affascinanti, raccontate da bambini provenienti da 21 paesi diversi e in 15 lingue. Un gruppo eterogeneo che incontra il pubblico seduto a un grande tavolo.
Anche in Remember the dragons … BERLIN ci immergono in un mare di storie che sembrano troppo assurde per essere vere. Una ragazza del Marocco che non ha mai fame, non sente dolore e difficilmente sente il bisogno di dormire. Un ragazzo danese che già al suo quarto compleanno gli sarebbe piaciuto diventare una ragazza. Un ragazzo sudafricano della stessa età che ha fatto dozzine di cerchi di grano con suo nonno. Una notte, in segreto.
Vero o falso? E da dove arriva improvvisamente questo piccolo uomo spaziale? Remember the dragons…è una performance adatta a bambini dagli 11 anni in su. Un grande tavolo con 30 schermi e 30 postazioni per il pubblico. Ogni giovane spettatore porterà un adulto con il quale potrà condividere le avventure. Remember the dragons…mostra le stesse storie sia ai bambini che agli adulti da diverse prospettive facendoli vivere dei ricordi condivisi e dando loro in dono una bellissima pietra lunare scintillante.
Le lingue che si ascolteranno sono: olandese, ucraino, tedesco, spagnolo, inglese, russo, arabo, gujarati, francese, croato, cinese, danese, italiano, ebraico, rumeno.
c/o Triennale Teatro dell’Arte – viale Alemagna, 6 Perfomance per adolescenti dagli 11 anni in su – Durata: 65 min. 30 spettatori per ogni replica. Spettacolo sovratitolato in italiano e in inglese.
ideazione e creazione: BERLIN (Bart Baele, Yves Degryse, Tom Struyf) una produzione di BERLIN, HETPALEIS, Kopergietery ricerca Frien Leysen musica Eric Thielemans video Geert De Vleesschauwer scenografia BERLIN, Manu Siebens camera Geert De Vleesschauwer produzione Celeste Driesen, Jelte Van Roy costruzione set Manu Siebens, Robrecht Ghesquière, Bregt Janssens, Koen Ghesquièrecostruzione filmset HETPALEIS in coproduzione con Rotondes, Tweetakt festivalcon il supporto del Flemish Government
Fondatori di BERLIN nel 2003, i registi Bart Baele e Yves Degryse decisero di non scegliere un genere in particolare, ma di avventurarsi nel regno del documentario e lasciare che fossero i luoghi delle loro incursioni a guidare la loro ispirazione. Questa filosofia ha dato vita a due cicli progettuali: Holocene (l’attuale era geologica) dove il punto di partenza è sempre una città o un altro luogo del pianeta, e Horror Vacui (paura del vuoto) nel quale storie vere e toccanti vengono delicatamente districate attorno ad una tavola. Il ciclo Holocene comprende Jerusalem, Iqaluit, Bonanza, Moscow e Zvizdal. I primi tre episodi di Horror Vacui sono invece Tagfish, Land’s end e Perhaps all the dragons. I BERLIN sono tuttora al lavoro su entrambi i cicli. Holocene terminerà nella città di Berlino (da qui il nome del gruppo) con la creazione di un progetto di docu-fiction che coinvolgerà gli abitanti delle città protagoniste degli episodi precedenti. La compagnia ha lavorato in 27 paesi diversi negli ultimi anni, all’interno di vari circuiti: dai teatri agli spazi espositivi, dai festival alle location speciali.
Circolo Bergman (IT)
Cosa c’è in gioco quando mettiamo in circolo una nostra immagine? Con cosa è profondamente connesso questo gesto?
Ogni giorno, nello spazio aperto del Web, vengono postate milioni di foto attraverso le quali le persone tentano di comporre un’immagine della propria identità. Luoghi, ritratti, selfies creano un infinito Atlante del contemporaneo, quasi una versione odierna dell’opera incompiuta Atlante della memoria, composta dallo storico dell’arte Aby Warburg all’inizio del XX secolo. Warburg era convinto che gli archetipi attraversassero la storia incarnandosi nelle immagini e, nelle immagini, cercava quella formula di pathos che gli rivelasse lo spirito profondo che connette il nostro immaginario alle sue origini.
Le tavole del Bilderatlas Mnemosyne assomigliano a una versione analogica di un profilo Instagram, nel quale si cerca una costante che le connetta tra loro: la foto di una ragazzina in un locale traghetta ai nostri giorni l’archetipo della Ninfa; le foto analogiche di un giovane attore cercano di ricomporre l’archetipo dell’Eroe.
Circolo Bergman, partendo dalle immagini personali dei suoi performer, si interroga – come Warburg – sulla presenza degli archetipi nel nostro tempo. Un’azione scenica modulare, divisa in tavole autonome e interdipendenti, che possono essere montate, smontate e ricostruite in spazi teatrali e non, alla ricerca di un Atlante pervasivo in cui lo spettatore possa specchiarsi e moltiplicarsi.
Spettacolo in italiano
concept Paolo Giorgio un progetto di Sarah Chiarcos Paolo Giorgio Marcello Gori regia Paolo Giorgio musica originale Marcello Gori allestimento Circolo Bergman luci Sarah Chiarcos consulenza scenografica Erika Sambiase visual Dario Serio foto di scena Jo Fenz produzione Circolo Bergman testi intimamente condivisi con Sarah Ātman e Alberto Baraghini – primo studio: IT Festival 2017 – secondo studio: Hors, Teatro Litta, 6-8 Ottobre 2017 – terzo studio: Teatro Magro 6 Gennaio 2018
Circolo Bergman è un collettivo composto da: Paolo Giorgio, regista e drammaturgo; Sarah Chiarcos, drammaturga e responsabile degli allestimenti; Marcello Gori, musicista, drammaturgo, responsabile del suono. che si muove fra la creazione di un repertorio di drammaturgia contemporanea e la sperimentazione in area performativa, declinando nuovi formati di scrittura attraverso diversi media, con un particolare interesse per progetti site-specific. Agisce in diversi territori, partendo dallo spettacolo dal vivo per abbracciare percorsi curatoriali, espositivi o editoriali. A seconda della natura specifica di ogni progetto, il collettivo si apre alla collaborazione con altri professionisti (videomaker, curatori, artisti, critici, attori, performer, danzatori), così come con non-professionisti. Ha prodotto gli spettacoli: Werther, o dell’assoluto (2014), La cosa peggiore che possa capitare a un cane (2015), Fondamenta (Teatro Ringhiera, 2015), Calcografia (2016), Macinante (commissione del Festival Pergine Spettacolo Aperto, 2016), Pergine, via San Pietro 4 (commissione del Festival Pergine Spettacolo Aperto, 2017)
LOLA ARIAS
L’arte può essere un modo per far rivivere il passato? In che modo la realtà e la finzione si sovrappongono? Cosa sottintende l’espressione arte documentaria? Che tipo di processi di scrittura consentono questo tipo di progetti?
Attraverso i video e i materiali delle sue opere, la regista argentina Lola Arias parla della sua esperienza nel campo dell’arte documentaria e dei progetti interdisciplinari utilizzando il teatro, il cinema e le arti visive nell’ultimo decennio. Arias affronta diversi aspetti della genesi e dello sviluppo delle sue opere, dove lei problematizza il rapporto tra estetica e politica, realtà e finzione, opera d’arte ed esperimento sociale.
Lola Arias (1976) è una scrittrice, regista teatrale e performer. Collabora con artisti di diverse discipline in progetti musicali, cinematografici e artistici. Le sue produzioni giocano con le zone di sovrapposizione tra realtà e finzione. Lavora con attori, poliziotti, mendicanti, musicisti, ballerini, prostitute, bambini e animali. In Striptease (2007) il protagonista è un bambino, che striscia sul palco mentre i suoi genitori litigano al telefono. In El amor es un francotirador (2007), gli artisti raccontano storie d’ amore vere e fittizie mentre una rock band suona dal vivo. In Mi vida después (2009), sei artisti ricostruiscono la giovinezza dei loro genitori negli anni’ 70 in Argentina con foto, lettere, cassette e vecchi vestiti. In Cile ha messo in scena L’ anno in cui sono nata (2012), sulla base delle biografie di persone nate durante la dittatura di Pinochet. La sua opera L’ arte di fare soldi(2013) è stata eseguita da mendicanti, prostitute e musicisti di strada dalla città di Brema. I suoi progetti con Stefan Kaegi sono Chácara Paraíso (2007) che coinvolge agenti di polizia brasiliani, e Airport Kids (2008) con nomadi di età compresa tra i 7 e i 13 anni. Tra il 2010 e il 2012, insieme hanno curato un Festival di interventi urbani Ciudades Paralelas a Berlino, Buenos Aires, Varsavia, Zurigo, Singapore e altre città. I suoi testi sono stati tradotti in più di sette lingue e le sue opere teatrali sono state realizzate in diversi festival tra cui Steirischer Herbst, Graz; Festival d’ Avignon; Teatro Spektakel, Zurigo; Wiener Festwochen; Spielart Festival, Monaco di Baviera; Alkantara Festival, Lisbona; Radicals Festival, Barcellona, Under the radar, New York. E in luoghi come: Theatre de la ville Paris, Red Cat LA, Walker Art Centre Minneapolis, Museum of Contemporary Art Chicago. Insieme a Ulises Conti compone e suona musica e ha pubblicato diversi album.
Lola Arias (AR)
“Incredibilmente potente” Indipendent
In questo progetto del 2014 Lola Arias indaga la questione di cosa significhi essere un veterano di guerra del conflitto delle Malvinas.
La video installazione è composta da cinque video che raccontano di come viene ricordato il conflitto da coloro che nel 1982, all’età di 18 anni diventarono soldati e di come oggi, all’età di 50 anni, si sentano dei veterani. Ognuno di loro ricostruisce la propria esperienza in un luogo che vive giornalmente: uno psicologo rivive l’esplosione di una bomba nell’ospedale psichiatrico in cui lavora, un campione di triathlon rivive la morte del suo partner in una piscina dove si allena tutti i giorni…
Tutti loro rivivranno i loro ricordi come se una macchina del tempo avesse riportato all’oggi il loro passato.
Videoinstallazione per 12 persone, in spagnolo con sottotitoli in italiano
Ideazione e regia: Lola Arias Con i veterani argentini della Guerra delle Malvinas: Guillermo Dellepiane, Daniel Terzano, Marcelo Vallejo, Dario Volonté, Fabián Volonté Messa in scena: Nele Wohlatz, Ignacio Masllorens Riprese: Manuel Abramovich Camera: Manuel Abramovich, Ignacio Masllorens Suono: Francisco Pedemonte, Facundo Moreno Produzione: Sofía Medici, Luz Algranti Editing: Alejo Moguillansky Assistente all’editing: Nele Wohlatz Traduzione: Daniel Tunnard
Lola Arias (1976) è una scrittrice, regista teatrale e performer. Collabora con artisti di diverse discipline in progetti musicali, cinematografici e artistici. Le sue produzioni giocano con le zone di sovrapposizione tra realtà e finzione. Lavora con attori, poliziotti, mendicanti, musicisti, ballerini, prostitute, bambini e animali. In Striptease (2007) il protagonista è un bambino, che striscia sul palco mentre i suoi genitori litigano al telefono. In El amor es un francotirador (2007), gli artisti raccontano storie d’ amore vere e fittizie mentre una rock band suona dal vivo. In Mi vida después (2009), sei artisti ricostruiscono la giovinezza dei loro genitori negli anni’ 70 in Argentina con foto, lettere, cassette e vecchi vestiti. In Cile ha messo in scena L’ anno in cui sono nata (2012), sulla base delle biografie di persone nate durante la dittatura di Pinochet. La sua opera L’ arte di fare soldi(2013) è stata eseguita da mendicanti, prostitute e musicisti di strada dalla città di Brema. I suoi progetti con Stefan Kaegi sono Chácara Paraíso (2007) che coinvolge agenti di polizia brasiliani, e Airport Kids (2008) con nomadi di età compresa tra i 7 e i 13 anni. Tra il 2010 e il 2012, insieme hanno curato un Festival di interventi urbani Ciudades Paralelas a Berlino, Buenos Aires, Varsavia, Zurigo, Singapore e altre città. I suoi testi sono stati tradotti in più di sette lingue e le sue opere teatrali sono state realizzate in diversi festival tra cui Steirischer Herbst, Graz; Festival d’ Avignon; Teatro Spektakel, Zurigo; Wiener Festwochen; Spielart Festival, Monaco di Baviera; Alkantara Festival, Lisbona; Radicals Festival, Barcellona, Under the radar, New York. E in luoghi come: Theatre de la ville Paris, Red Cat LA, Walker Art Centre Minneapolis, Museum of Contemporary Art Chicago. Insieme a Ulises Conti compone e suona musica e ha pubblicato diversi album.
Lola Arias (AR)
“My Documents è un lavoro sul fallimento” Lola Arias
My Documents è il risultato del workshop condotto da Lola Arias con un gruppo di artisti italiani, che prende spunto dall’omonimo ciclo di conferenze-spettacolo dove artisti di diversi ambiti raccontano la loro ricerca, un’esperienza che hanno vissuto in modo radicale e una storia che li ossessiona.
Sul palco ci sarà solamente l’artista con i suoi appunti: un modo per portare alla luce il tipo di ricerca che spesso si perde in una cartella senza nome in un computer.
Questo genere di conferenze-spettacolo fu creato negli anni ’60 da Joseph Beuys e da Robert Smithson, un modo di trasformare un discorso in opera d’arte. Negli ultimi anni, questo formato è proliferato nel teatro, nella danza e nelle arti visive, diventando una delle modalità del teatro concettuale. Artisti come Rabih Mroué, Tim Etchells and Jérôme Bel hanno reinventato il genere, rendendo queste conferenze non accademiche un modo per presentare e parlare di ricerche ed esperienze.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, prenotazione consigliata.
Ideazione e a cura di Lola Arias Produzione di Luz Algranti Direzione tecnica di Marcos Medici
Dance Makers (IT)
Paesaggi di lunga durata dove il tempo è immobile. Luoghi che intrecciano e confondono passato e presente. Spazi da percorrere e osservare. Corpi che si muovono a comporre inusuali partiture coreografiche.
Può la danza offrire nuove prospettive e modi di abitare la città? Possono i luoghi – impregnati di storia, di natura e di arte – diventare stimolo per l’immaginazione e la creazione artistica?
Il progetto dei Dance Makers parte proprio dalla relazione tra persone e territori con l’intento di diffondere la danza contemporanea in luoghi non convenzionali per stimolarne una riflessione sul territorio e sulle sue risorse. Questo pensiero è la base per la creazione di coreografie che traggono ispirazione dagli elementi architettonici, dalle geometrie, dalle sonorità, dalle opere d’arte, dalla storia e dagli abitanti.
Ogni itinerario coreografico diventa così unico perché sviluppato e pensato in stretta relazione all’ambiente e dà forma a un percorso in molteplici tappe in cui si alternano creazioni artistiche di natura performativa a momenti partecipativi dove il pubblico diventa visitatore, spettatore e protagonista.
Quest’itinerario milanese è frutto di un articolato progetto didattico, proposto e prodotto da STANZE e ZONA K, che ha coinvolto la compagna di danza DANCE MAKERS in qualità di formatori e danzatori-coreografi, la scuola L’ARCOBALENODANZA e l’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BRERA, che ha messo a disposizione gli spazi della sua sede storica, con la partecipazione attiva di un gruppo di studenti del Biennio Specialistico di Scenografia Teatrale e di Costume per lo Spettacolo.
I danzatori hanno abitato e coreografato gli spazi aperti del Cortile d’Onore Napoleonico, il sovrastante Loggiato, le gradinate, i corridoi e quelli al chiuso, i sotterranei e la Gipsoteca, lavorando in stretto dialogo con gli studenti di Costume e di Scenografia che hanno saputo trasmutare corpi e luoghi, rivelandone l’essenza ineffabile del non visibile.
progetto site-specific c/o Accademia delle Belle Arti di Brera a cura di ZONA K e Stanze
Ideazione e interpretazione: Dance Makers (Anna Altobello, Beatrice Bresolin, Ilaria Campagnolo, Marina Donatone, Giovanna Garzotto, Ana Luisa Novais Gomez, Andrea Rampazzo, Silvia Sessi) con la collaborazione di: ScuolaL’Arcobalenodanza e l’Accademia di Belle Arti di Brera – Biennio Specialistico di Scenografia Teatrale e di Costume per lo Spettacolo scenografi: Nadir Dal Grande, Ludovica Diomedi, Riccardo Galbussera, Elisa Gelmi, Matilde Grossi, Yang Linqing, Andrea Pogliani, Giulia Trivelli, Shi Shiting, We Yue costumisti: Mara Pieri, Alice Manente, Paola Mammolini, Jagna Nawrocka con il sostegno di: CSC – Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa, Fondazione Cariplo, MIBAC, spettacolo realizzato nell’ambito del progetto Teen Time con il contributo di Regione Lombardia con il patrocinio del Comune di Milano foto di: Roberto Cinconze
Dance Makers è un gruppo di artisti della danza nato nel 2017 in seguito alla partecipazione a Dance Makers1, progetto organizzato dal CSC – Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa. Il gruppo è composto da danzatori, insegnanti, insegnanti Dance Well – movement research for Parkinson e coreografi. I Dance Makers hanno pensato e realizzato itinerari coreografici in spazi non convenzionali, attività di ricerca sulle pratiche coreografiche e restituzioni di spettacoli in occasione di B.Motion Danza Operaestate – Festival Veneto, Festival Ammutinamenti – Cantieri Danza e Gender Bender Festival. Hanno danzato in progetti a cura di Iván Pérez, James Batchelor e Silvia Gribaudi, e attualmente sono impegnati in una nuova creazione con il coreografo Andrea Costanzo Martini. Parallelamente continuano a realizzare spettacoli site-specific in musei e spazi urbani, e sono attivi nell’organizzazione di workshops per professionisti e non-professionisti.
IIPM/Milo Rau (CH)
“Teatro politico d’alto calibro.”
★★★★★’ De Theaterkrant
Hate Radio racconta la storia della RTLM/Radio-Télévision Libre des Mille Collines, stazione radio ruandese che giocò un ruolo cruciale nel genocidio della minoranza Tutsi nel 1994, nel quale morirono circa 1 milione di persone.
Fu proprio la radio il più potente strumento di propaganda violenta. Gli operatori della stazione radio prepararono il genocidio per mesi integrando nella propria programmazione: musica, sport, comunicati politici e autentiche istigazioni all’omicidio.
Hate Radio si incentra sulla messa in scena di uno show della RTLM condotto da 3 estremisti di etnia Hutu e dall’italo-belga Georges Ruggiu, ricostruendone filologicamente il contesto e portando in scena superstiti del genocidio stesso. Come funziona il processo di affermazione dell’ideologia razzista? Come è possibile epurare l’individuo della sua umanità?
L’opera del regista Milo Rau si avvale di documenti e testimonianze dirette per dare una risposta a questi interrogativi lasciando che le persone facciano esperienza diretta di quanto accaduto nella storia.
c/o e in collaborazione con Olinda/TeatroLaCucina – Ex O.P. Paolo Pini – via Ippocrate, 45
Spettacolo in francese e Kinyarwanda con sovratitoli in italiano
una produzione THE INTERNATIONAL INSTITUTE OF POLITICAL MURDER – IIPM testo e regia Milo Rau drammaturgia e ideazione Jens Dietrich scene e costumi Anton Lukas
video Marcel Bächtiger suono Jens Baudisch con (live) Afazali Dewaele, Sébastien Foucault, Diogène Ntarindwa, Bwanga Pilipili; (video) Estelle Marion, Nancy Nkusi assistente alla regia Mascha Euchner-Martinez assistente alla produzione esecutiva e drammaturgia Milena Kipfmüller public-relation Yven Augustin collaborazione alla documentazione Eva-Maria Bertschy corporate design Nina Wolters web design Jonas Weissbrodt academic counselling Marie-Soleil Frère, Assumpta Mugiraneza & Simone Schlindwein Casting Bruxells/Ginevra: Sebastiâo Tadzio Casting Kigali: Didacienne Nibagwire HATE RADIO is a production by IIPM Berlin/Zürich with Migros-Kulturprozent Schweiz, Kunsthaus Bregenz, Hebbel am Ufer (HAU) Berlin, Schlachthaus Theater Bern, Beursschouwburg Brüssel, migros museum für gegenwartskunst Zürich, Kaserne Basel, Südpol Luzern, Verbrecher Verlag Berlin, Kigali Genocide Memorial Centre and Ishyo Arts Centre Kigali. Supported by von Hauptstadtkulturfonds (HKF), Migros-Kulturprozent Schweiz, Pro Helvetia – Schweizer Kultur-stiftung, Kulturelles.bl (Basel), Bildungs- und Kulturdepartement des Kantons Luzern, Amt für Kultur St. Gallen, Ernst Göhner Stiftung, Stanley Thomas Johnson Stiftung, Alfred Toepfer Stiftung F. V. S., GGG Basel, Goethe- Institut Brüssel, Goethe-Institut Johannesburg, Brussels Airlines, Spacial Solutions, Commission Nationale de Lutte contre le Génocide (CNLG), Deutscher Entwicklungsdienst (DED), Contact FM Kigali, IBUKA Rwanda (Dachorganisation der Opferverbände des Genozids in Ruanda) and the Hochschule der Künste Bern (HKB), Friede Springer Stiftung.
Milo Rau è un regista di teatro e cinema, giornalista e saggista. Studia sociologia, filologia e letteratura romanza e germanica a Parigi, Berlino e Zurigo, con mentori come il sociologo Pierre Bourdieu e il filosofo Tzvetan Todorov. Nel 2007 fonda la casa di produzione International Institute of Political Murder (IIPM). I suoi spettacoli e film sono stati presentati in oltre venti paesi. Nel 2014 riceve il premio del teatro svizzero, il premio Hörspielpreis der Kriegsblinden per il miglior radiodramma (con “Hate Radio”), il premio della giuria al Festival Politik im Freien Theater (con “The Civil Wars”) e il premio speciale della giuria al German Film Festival (con “The Moscow Trials”). Nel 2015 gli viene assegnato l’importante premio Konstanzer Konzilspreis e nel 2016 il premio dell’International Theatre Institute, nell’ambito della Giornata mondiale del teatro. Tra i suoi lavori più rappresentati, “Last Days of the Ceausescus” (2009), spettacolo/film che ripercorre il processo farsa contro il dittatore Nicolae Ceausescu e sua moglie, “Hate Radio” (2011), sul ruolo dell’emittente radiofonica RTLM nel genocidio ruandese del 1994, “The Civil Wars” (2014), che analizza i presupposti dell’insurrezione e dell’impegno politico attraverso il vissuto degli attori in scena, “The Moscow Trials” e “The Zurich Trials” (2013), in cui sperimenta il format dei processi teatrali. Dal 2017 è direttore artistico del centro teatrale NTGent.
Grazie a tutte e tutti voi
La stagione POWER 2018 è appena terminata.
GRAZIE prima di tutto al nostro pubblico, voi che, anno dopo anno, diventate sempre più numerose numerosi e ci sostenete nelle nostre scelte artistico/politiche.
Grazie a tutte le compagnie e artisti intervenuti, per la meraviglia e i mille e più pensieri, spesso profondi, che ci avete regalato (in ordine di apparizione in stagione):
Roger Bernat/ FFF, Eric Gobetti e Simone Malavolti, Filippo M. Ceredi Philip Marlow, Cie Yan Duyvendak, Darren O’Donnell e Mammalian Diving Reflex, Guinea Pigs, Barbara Miele, Marta Dalla Via e Gold Leaves Academy, She She Pop, OHT, Eleonora Pippo, DOM- , Dance Makers, Berlin, Circolo Bergman, Lola Arias e IIPM / Milo Rau.
GRAZIE alla collaborazione, preziosa, delle realtà culturali della città che ci hanno permesso di poter offrire una stagione 2018 davvero “potente” (in ordine alfabetico): Accademia delle Belle Arti di Brera, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Casa della Memoria Milano, DANAE FESTIVAL, Festival Internazionale del Teatro (FIT), Goethe-Institut Mailand, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, L’Arcobalenodanza, Lachesilab, Laboratorio Lapsus, Mare culturale urbano, Olinda onlus, Photofestival, Stanze, STRATAGEMMI prospettive teatrali, Teatro Franco Parenti, TeatroLaCucina, terzo paesaggio, Triennale Teatro dell’Arte. Grazie all’ Assessore Filippo Del Corno.
GRAZIE! alle persone e associazioni che hanno preso parte in prima persona ai progetti partecipati speciali site specific. Per ACTION di Cie Yan Duyvendak: Ivan Colnaghi di ASSPI Associazione per lo Sviluppo del Sistema di Protezione Internazionale, Black Panthers FC, Farsi Prossimo Onlus e asnada, Alessandro Cesqui e l’assessore Pierfrancesco Majorino del Comune di Milano, Carla Chelo, Chicco Elia, Laura Ciriani, DAvide Garofalo, Dashti Bahjat Ali, Sulay Jallow, Tehi Keita, Hazal Koyuncuer, Debora Marongiu, Sarah Nocita, Jawad Noori. Tutti gli artisti che hanno partecipato al seminario con Darren O’Donnel. Per il progetto Teentalitarianism dei Mammalian Diving Reflex e per il progetto L’uomo che cammina di DOM-: tutti i ragazzi e le ragazze dell’ Itas Giulio Natta, professoressa Letizia Gozzini, la dirigente Carla Maria Cucinotta. Per il progetto Sex, Drugs and Criminality dei Mammalian Diving Reflex: Lorenzo Piccolo (Nina’s Drag Queens), NERONE, Ira Rubini e Andrée Ruth Shammah. Per Ask for the Moons dei Mammalian Diving Reflex: Umberto Angelini. Per lo spettacolo Le ragazzine di Milano stanno perdendo il controllo di Eleonora Pippo: Camilla Bonati, Clara Topputo, Elena Rieux, J. Gilda Pucci, Matilde Rosati, Paola Ricchiuto, Sara Guttadauro. Per il FOCUS CITIES Roberto Biscardini, Gianfranco Pertot, Alberto Rollo, Giovanni Scirocco. Per lo Spettacolo LONG-LASTING LANDSCAPES – itinerari coreografici urbani di Dance Makers ringraziamo gli allievi del biennio specialistico di Scenografia Teatrale e di Costume : Nadir Dal Grande, Ludovica Diomedi, Riccardo Galbussera, Elisa Gelmi, Matilde Grossi, Yang Linqing, Andrea Pogliani, Giulia Trivelli, Shi Shiting, We Yue, Mara Pieri, Alice Manente, Paola Mammolini, Jagna Nawrocka e i performer del Lab DUEMILA: Valeria Cadenelli, Elisa Calabretta, Marta Conte, Alice Cavalieri, Matilda Deida, Sara Fraschini, Sofia Magnani, Giulia Meduri, Elisa Melodia, Roberta Pellegrino, Romina Rangone, Beatrice Rizzoni, Matteo Ronciglia, Lila Rongione, Maria Chiara Vitti Gli artisti che hanno partecipato al workshop e alla pubblica restituzione di My Documents di Lola Arias: Alberto Baraghini, Giulio Bellotto, Riccardo Corcione, Agnese Cornelio, Marco de Meo, Paola Di Mitri, Margarita Egorova, Miriam Selima Fieno, Gloria Frigerio Pilotti, Cinzia Pietribiasi, Beatrice Pozzi, Silvia Rigon, Anna Luna Serlenga. Per Hate Radio di IIPM/Milo Rau: Thei Keita. Per l’incontro su Hate Radio: Danilo Di Biasio e Roberta Carpani, anche per l’incontro su Pendiente De Voto di Roger Bernat.
GRAZIE alle istituzioni che, attraverso patrocini, contributi e sostegni, hanno dato concretezza a POWER 2018 e ai suoi spettacoli. Per tutta la stagione: Comune di Milano, Mibac, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo. Per il FOCUS PEOPLE: Ambasciata del Canada, Canada Council of the Art, Consolato generale di Svizzera a Milano, Istituto Cervantes Milano, Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania, NPN Nationales Performance Netz. Per il FOCUS MEDIA: Ambasciata del Belgio a Milano, Consolato della Repubblica Argentina, Consolato Generale di Svizzera a Milano, Istituto Svizzero.
GRAZIE ANCORA A TUTT*!
Ci vediamo a febbraio con la nuova stagione 2019.
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