“Paesaggi condivisi”è un viaggio teatrale tra campi e foreste alla scoperta di sette proposte artistiche. Interventi performativi e coreografici, creazioni sonore e multimediali, affondi filosofici offrono un’esperienza collettiva e partecipata per interrogarci sul rapporto con paesaggio e natura.
Se il paesaggio fosse un teatro? Se l’arte non imitasse la natura, ma ci permettesse di viverla collettivamente? Cosa è in gioco nel nostro rapporto con la “natura” e le sue rappresentazioni, nel momento in cui clima e risorse ci hanno portato alla consapevolezza della nostra fragilità e interdipendenza?
Paesaggi condivisi invita a lasciare il teatro e trascorrere una giornata nella natura: camminando ed esplorando campi e foreste, gli spettatori scopriranno sette proposte artistiche, sette variazioni sul tema paesaggio. Stefan Kaegi, del collettivo Rimini Protokoll, e Caroline Barneaud, curatrice del Théâtre Vidy-Lausanne, hanno invitato dieci artisti europei a condividere le loro visioni sul nostro rapporto con il territorio. Interventi performativi e coreografici, creazioni sonore e multimediali, affondi filosofici offrono un’esperienza collettiva e partecipata.
Paesaggi condivisi è parte del progetto europeo Performing Landscape, che vede coinvolti otto partner provenienti da Germania, Austria, Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Svizzera. Artisti, organizzazioni culturali ed esperti sviluppano una riflessione sulle nozioni di arte, paesaggio e territorio. Disegnando una mappa visibile e invisibile dei luoghi europei coinvolti, svelano gli spazi che condividono attraverso la lente delle arti e delle scienze. Un modo diverso di guardare e reinventare insieme l’Europa. Paesaggi condivisi ha debuttato il 14 maggio 2023 a Chalet-à-Gobet con il Théâtre Vidy-Lausanne, e viene attualmente adattato e rappresentato nei diversi luoghi coinvolti: Avignone, Berlino, Milano, Lubiana, St. Pölten, la regione di Girona e la regione di Lisbona.
Stefan Kaegi (Rimini Protokoll)
Regista svizzero del collettivo tedesco Rimini Protokoll, crea solitamente progetti inusuali per lo spazio urbano. In Paesaggi condivisi invita i partecipanti a sdraiarsi sotto gli alberi, con il viso rivolto verso le chiome: una conversazione registrata da ascoltare in cuffia li guiderà in un’esperienza sonora immersiva che inverte le prospettive.
Chiara Bersani e Marco D’Agostin
Coreografi e danzatori italiani, una con disabilità e l’altro no, esplorano insieme la nozione di “corpo politico” da più di dieci anni. Per Paesaggi condivisi offrono al pubblico un picnic inconsueto, nel quale il paesaggio è tanto condiviso quanto inaccessibile.
Sofia Dias e Vítor Roriz
Dal 2006, il duo di artisti e coreografi portoghesi ha sviluppato un linguaggio coreografico che combina movimento, linguaggio e suono. Per Paesaggi condivisi il duo ha creato una composizione sonora che guida e coordina due gruppi di spettatori attraverso la foresta, in una specie di pas de deux che mette in discussione i legami tra uomo e natura. Testi, canzoni e paesaggi sonori danno forma a una nuova geometria dello spazio da condividere con gli altri partecipanti.
Begüm Erciyas e Daniel Kötter
Begüm Erciyas, artista turco-belga, e Daniel Kötter, regista tedesco, creano mondi intimi, ibridi e sfaccettati con l’aiuto di diversi media e tecnologie. In Paesaggi condivisi propongono ai partecipanti di indossare visori VR per immergersi in un paesaggio svuotato di ogni presenza umana e lasciato alla mercé dello sfruttamento economico. Gli spettatori diventano invisibili gli uni agli altri e fanno un’esperienza intima e collettiva al contempo.
Ari Benjamin Meyers
Compositore e artista americano che vive a Berlino, nel suo lavoro esplora la natura performativa e socio-politica della musica insieme a musicisti di ogni estrazione e provenienza. Per Paesaggi condivisi ha accolto la sfida di comporre per il territorio. Le sue composizioni musicali, interpretate da artisti locali, accompagnano l’intero cammino disegnando vibranti cartografie sonore dello spazio.
El Conde de Torrefiel
Il collettivo spagnolo composto da Tanya Beyeler e Pablo Gisbert mette solitamente in scena spettacoli in cui dialogano testi e “tableaux vivants”, ponendo la lettura al centro del dispositivo. Per Paesaggi condivisi il duo propone ai partecipanti un paesaggio “sottotitolato”: su uno schermo led immerso nell’ambiente naturale scorre un testo che gli spettatori sono invitati a leggere collettivamente – insieme al paesaggio circostante – per analizzare, decostruire e reinterpretare le nostre rappresentazioni della natura.
Émilie Rousset
Regista francese, indaga e raccoglie archivi e materiale documentario che elabora nelle sue opere teatrali, nelle sue installazioni e nei suoi film. Per Paesaggi condivisi ha raccolto le parole di esperti – un avvocato ambientalista, un agricoltore, un tecnico bio-acustico - che saranno portate al pubblico da alcuni performer e una macchina agricola, invitandolo ad esplorare i legami tra scienza, tecnologia, economia e paesaggio.
Ideazione e cura Caroline Barneaud e Stefan Kaegi (Rimini Protokoll) Con pièce di Chiara Bersani e Marco D’Agostin (Italia), El Conde de Torrefiel (Spagna), Sofia Dias e Vítor Roriz (Portogallo), Begüm Erciyas e Daniel Kötter (Turchia, Belgio, Germania), Stefan Kaegi (Germania, Svizzera), Ari Benjamin Meyers (Stati Uniti, Germania), Émilie Rousset (Francia) Interpretato da performer e partecipanti locali Produzione e coordinamento Isabelle Campiche, Aline Fuchs (Théâtre Vidy-Lausanne) Con il supporto dei team produzione, tecnica, comunicazione e amministrazione del Théâtre Vidy-Lausanne Coordinamento di Performing Landscape Chloé Ferro, Monica Ferrari, Lara Fischer (Rimini Protokoll) Assistenza artistica Giulia Rumasuglia Direzione tecnica Guillaume Zemor Produzione Rimini Apparat (Germania) and Théâtre Vidy-Lausanne (Svizzera) Produzione locale ZONA K e Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa CoproduzionePerforming landscape, consorzio europeo: Bunker and Mladi Levi Festival (Slovenia), Culturgest (Portogallo), Festival d’Avignon (Francia), Tangente St. Pölten – Festival für Gegenwartskultur (Austria), Temporada Alta (Spagna), ZONA K e Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa (Italia).
La quarta edizione del bandodelle Residenze Digitali, un progetto ideato e promosso dal Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora │ La Corte Ospitale), l’Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, a cui si aggiungono quest’anno altre due realtà: C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La Mama Umbria Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) e la FondazioneTeatro Comunale Città di Vicenza, seleziona 4 progetti che vengono seguiti per sette mesi dalle strutture partner e dalle tre tutor, Anna Maria Monteverdi, Federica Patti e Laura Gemini.
Al termine del percorso, nel mese di novembre 2023, i progetti avranno un momento di emersione e confronto con i pubblici all’interno de La Settimana delle Residenze DigitalI.
Sono stati selezionati i 4 progetti vincitori della quarta edizione del bando delle residenze digitali, un progetto ideato e promosso dal Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora │ La Corte Ospitale), l’Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, a cui si aggiungono quest’anno altre due realtà: C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La Mama Umbria Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) e la FondazioneTeatro Comunale Città di Vicenza.
I progetti selezionati sono: Il Teatropostaggio da un Milione di Dollari di MALTE & Collettivo ØNAR, Ai Love, Ghosts and Uncanny Valleys <3 di Mara Oscar Cassiani, Citizens di Simone Verduci, con la consulenza per il concept coreografico e la regia di Ariella Vidach, Humanverse di Martin Romeo.
I lavori sono stati selezionati da una giuria di rappresentanti dei 9 partner organizzatori e dalle 3 tutor, le studiose Laura Gemini, Anna Maria Monteverdi, Federica Patti.
Ogni compagnia artistica riceverà un contributo di 4000 euro + iva e sarà affiancata, nello sviluppo e nella realizzazione del lavoro, dai partner e dalle tutor. L’esito del processo creativo sarà una prima restituzione in un festival diffuso, sia live che online, che si terrà dal 21 al 26 novembre 2023.
Una residenza artistica digitale è un’occasione di studio, sperimentazione, creazione, per la realizzazione di opere in uno spazio nuovo, quello del digitale, con tutte le implicazioni estetiche, tecniche e relazionali che ne derivano. Si tratta di una possibilità che arricchisce il percorso degli artisti, offrendo nuove prospettive a organizzatori, operatori culturali, e agli stessi spettatori.
“Residenze Digitali è ormai diventato un ponte tra il teatro, la danza e la creazione online. È un ponte ancora fragile, per nulla sorretto dal sistema istituzionale e che fronteggia la diffidenza di una parte consistente del mondo teatrale, ma la rete dei partner non si arrende e, anzi, si rinforza ogni anno, nel portare avanti una proposta che, secondo noi, ha il merito di aprire nuove strade alla creatività, senza nulla togliere ai contesti già esistenti, ma ampliando le possibilità in campo, a favore degli artisti”. Lucia Franchi e Luca Ricci, coordinatori di Residenze Digitali insieme ad Armunia
I PROGETTI SELEZIONATI
IL TEATROPOSTAGGIO DA UN MILIONE DI DOLLARI di MALTE & Collettivo ØNAR
Lo shitposting è la condivisione in chat o sui social di contenuti scadenti o fuori contesto, con l’obiettivo di deragliare il senso del discorso. Tali contenuti sono spesso riconducibili alla sfera memetica, dunque ad assemblaggi di immagini, video e testi: una dialettica tra scritto e icona assimilabile a quella tra parola e palco. Ma cosa succede se si utilizza lo shitposting per “schiantare” i paradigmi drammaturgici? Giacomo Lilliù (ideazione e curatela performativa) e Pier Lorenzo Pisano (curatela drammaturgica) hanno selezionato 4 dei più popolari creatori di contenuti memetici sulla base della loro capacità di coniugare immediatezza e complessità. Dal 2023, il gruppo di lavoro partecipa a una serie di incontri mensili, con l’intento di avvicinare la sfera teatrale alle sensibilità dei selezionati e comporre dei materiali testuali da consegnare a 4 attori professionisti in residenza artistica. Il percorso trova attuazione tanto nello spazio fisico del teatro, con showcase aperti al pubblico, quanto nella dimensione virtuale, con sessioni di produzione estemporanea, in cui i memer inizializzano thread di scrittura creativa, arricchiti dai commenti delle loro community; durante queste sessioni gli attori interagiscono tramite tastiera, ma anche storie o reel, ricercando una performatività reagente alla specificità dei social media. Il materiale raccolto durante il progetto sarà condiviso su un portale web dedicato: un palinsesto ispirato dalla Million Dollar Homepage, mosaico pubblicitario e vero reperto della storia internettiana. Il sito, accessibile in anteprima durante la Settimana delle Residenze Digitali, renderà disponibili testi, video, meme, saggi e interviste: un archivio di questa prima incursione in un territorio ancora in ampia parte vergine.
L’Associazione Culturale MALTE nasce nel 2006 a Imola. Dal 2009 si è trasferita nelle Marche, dove ha realizzato rassegne, produzioni anche site-specific, progetti e laboratori. Tra i progetti recenti: Cronache del bambino anatra di Sonia Antinori, con Maria Ariis e Carla Manzon, regia di Gigi Dall’Aglio, e Nella giungla delle città. L’irruzione del reale, vincitore del bando MiBACT MigrArti Spettacolo 2018, un lavoro con immigrati e migranti che trae ispirazione dall’omonimo testo di Brecht. Collettivo ØNAR è un gruppo informale formato nel 2015 da nove artisti provenienti da settori diversi, tutti nati all’inizio degli anni Novanta. Il collettivo agisce come frangia indipendente all’interno delle attività di MALTE, nel solco di una ricerca articolata fra performance teatrali, produzioni filmiche e videoartistiche, progetti musicali, arti figurative e tecnologie web.
ideazione e curatela performativa Giacomo Lilliù curatela drammaturgica Pier Lorenzo Pisano con i memer Giulio Armeni (www.instagram.com/filosofia_coatta), Matteo Grilli, (www.fb.com/opupazzo), Davide Raggio (www.instagram.com/ravidememe), Daniele Zinni (www.instagram.com/inchiestagram) e quattro attori in via di definizione con il sostegno di Fondo 2022 e Inteatro Residenze con il patrocinio del CIRCe (Centro Interdisciplinare di Ricerca sulla Comunicazione) dell’Università di Torino produzione esecutiva MALTE
AI LOVE, GHOSTS AND UNCANNY VALLEYS <3 di MARA OSCAR CASSIANI
Possiamo innamorarci di una Ai (intelligenza artificiale) e poi decidere di lasciarla? Amici Virtuali, avatar che posseggono profili Instagram e ci danno consigli, Ai che diventano i partner nella vita affettiva. In molti modi, sembra la relazione perfetta, perché si potrebbe sempre fare affidamento sul compagno di intelligenza artificiale, sempre disponibile a fornire compagnia e comprensione. Mentre aumentano le relazioni reali sparite in preda al ghosting (la scomparsa di qualcuno senza spiegazioni), le relazioni con le Ai crescono. I corpi, che sembrano spesso semi coscienti con un dispositivo in mano, vivono una seconda vita emotiva e reale sulle piattaforme social e Ai. Le Ai colmano i vuoti degli umani che infondono in loro quello che Gilbert Ryle nel 1949 chiamava il Ghost, l’anima nella macchina. Eppure, questo meccanismo di estrema umanizzazione diventa aberrante: quanto più la Ai assomiglia all’umano, tanto più gli utenti sono sconvolti (effetto Uncanny Valley). Il processo del progetto oscilla tra storytelling di YouTube e momenti di realtà aumentata. L’obiettivo è narrare ma anche dare una dimostrazione performativa della coesistenza di un rapporto tra Ai, in forma di avatar virtuali e utenti, e l’impatto sulla presenza corpo e sul nostro comportamento dell’uso dei device come tramite comunicativo.
Mara Oscar Cassiani è un’artista wifi-based che lavora nel campo della performance, della coreografia, dei linguaggi digitali, del ritual clubbing, esplorati attraverso pratiche performative live, sia offline che online. La sua ricerca è incentrata sulla creazione di un’iconografia contemporanea, in cui le nuove grammatiche e i rituali sono mutuati dal mondo di internet, dalle sottoculture, dagli avatar e dall’immaginario del brutal capitalismo.Il rapporto che intrattiene con il pubblico, in una dimensione allargata – sia live che mediata – viene esplorato, attraverso questi immaginari visivi, in allestimenti performati in luoghi open space o in spazi virtuali open source. La performance risultante diventa un flusso di immagini, un continuo scroll-down tra estratti di cultura avatar, folklore rituale, folklore digitale e di riappropriazione nei confronti del linguaggio capitalista. L’artista ci restituisce così un’istantanea globale, un “fast food visivo” tra kitsch, cruda ritualità e apocalisse.
di Mara Oscar Cassiani performers Ai, Avatars, Utenti in relazioni con Ai, Mara Oscar dialoghi MOC + Ai testi MOC + Ai assistenti alla tecnica Matteo Ascani
CITIZENS di SIMONE VERDUCI / ARIELLA VIDACH
Citizens è un progetto di arte performativa e partecipativa immaginato per lo spazio virtuale che ripercorre la definizione di eterotopia enunciata dal filosofo Michele Foucault, usata per indicare quegli spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano. In tale senso il progetto mira ridefinire attraverso tecniche di render e fotogrammetria le città che abitiamo, offrendo ai corpi la possibilità di modificare le relazioni economiche e sociologiche che li determinano.
Il movimento diventa il motore di questo attraversamento. L’ambiente virtuale realizzato si configura sovrapponendo in un solo luogo diverse localizzazioni apparentemente incompatibili (un carcere, una moschea, un giardino, una stazione, un’imbarcazione, un museo), all’interno del quale il fruitore potrà collocarsi e navigare. Grazie all’utilizzo di Plask, un’applicazione che permette di trasformare i corpi in movimento in avatar, sarà possibile per l’utente abitare i nuovi spazi riconfigurati virtualmente con il programma UNITY, dando un contributo personale all’installazione.
Simone Verduci è un creative technologist e new media artist. La sua ricerca è incentrata sullo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie per l’arte e il design, con uno sguardo sempre attento al contemporaneo e alla multidisciplinarietà. Ariella Vidach si forma a New York negli anni Ottanta, dove ha modo di approfondire il lavoro con i protagonisti della danza postmoderna americana. Torna a Milano nel 1990 e nel 1996 fonda la Compagnia di danza Ariella Vidach – AiEP, con la quale produce performance multimediali che affiancano alla ricerca coreografica l’interesse per il rapporto tra corpo e tecnologia. Nel 2017 AiEP riceve il prestigioso riconoscimento “Premio Speciale” nei Premi della danza svizzera per la ricerca e l’innovazione del linguaggio.
concept e disegno interattivo VR Simone Verduci modellazione, animazione e programmazione ambienti interattivi VR Simone Assi disegno sonoro in VR Franco Conte coreografie interattive in VR Sofia Casprini tutor per concept coreografico e regia Ariella Vidach tutor per concept disegno interattivo VR e regia Claudio Prati
HUMANVERSE di MARTIN ROMEO
Una ricerca sul post-umano che considera tutti gli attori presenti come parte di un ecosistema: elementi fisici, non fisici, digitali, virtuali e phigital. Il metaverso è parte di questo nuovo ecosistema-mondo con il quale dobbiamo interfacciarci in vista della nascita di una nuova “civiltà”. Humanverse ci porta a riflettere sulla questione antropologica del corpo, in una realtà in cui vengono contrapposti mondi fatti di nuove alleanze tra specie diverse e abitati da esseri permeabili, ibridi e molteplici, come le creature fantastiche inventate da Carrington.
Che farcene della nostra materia quando tutto è sempre più immersivo? In un mondo sempre più propenso all’immersività, quali priorità si vuole stabilire? Lo sviluppo di queste tematiche darà vita a elaborati audiovisivi generati con piattaforme AI (MidJourney, OpenAI, ChatGPT) che saranno presentati al fine di instaurare dialoghi e scambi. Lo spettatore potrà accedere a questo ambiente sia da computer che da smartphone tramite un avatar, avrà modo di interagire fisicamente grazie all’impiego di visori Quest 2 messi a disposizione durante le restituzioni pubbliche. Potrà partecipare all’esperienza in tempo reale, vivere all’interno di questo ecosistema e farlo evolvere.
Martin Romeo è un artista multimediale Italiano cresciuto in Argentina, la cui ricerca è rivolta all’arte interattiva, spaziando tra videoinstallazioni e performance di danza. Partecipa a numerosi festival internazionali, tra cui File – Electronic Language International Festival in Brasile e all’ International Sarajevo Winter Festival in Bosnia-Erzegovina. I suoi lavori sono stati esposti al Minsheng Art Museum in Cina, all’ IMRC Center in US, e a varie biennali, tra cui la 54° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e la 15° BJCEM in Grecia. Ha creato diversi progetti culturali ed è direttore artistico del Toolkit Festival di Venezia e Screening Festival di Trieste. Insegna all’Università ISIA e all’ Accademia di Belle Arti di Urbino.
Il Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora │ La Corte Ospitale), l’Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La Mama Umbria Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza lanciano il presente bando per la selezione di n° 4 progetti di Residenza Digitale da svilupparsi nel corso dell’anno 2023.
L’intento è quello di stimolare gli artisti delle performing arts all’esplorazione dello spazio digitale, come ulteriore o diversa declinazione della loro ricerca autoriale. Dovrà trattarsi di progettualità artistiche legate ai linguaggi della scena contemporanea e della performance, che nascano direttamente per l’ambiente digitale o che in esso trovino un ambito funzionale ed efficace all’esplicitarsi dell’idea artistica. A titolo di esempio: non si tratta di presentare percorsi di lettura o riprese video di testi o spettacoli esistenti o da farsi, bensì di concepire progetti artistici che abbiano nello spazio web il loro habitat ideale, indicandone anche le modalità di fruizione e interazione da parte dello spettatore, che può anche prevedere la compresenza di una dimensione dal vivo, che affianchi quella digitale, che però deve restare prevalente. Gli artisti partecipanti dovranno anche specificare se può risultare utile l’eventuale concessione di un periodo di residenza dal vivo, negli spazi gestiti dai partner dell’azione, o durante il periodo di ricerca (per registrazioni di materiali video, o altro), o nel periodo finale di allestimento. In ogni caso, tutti i progetti devono prevedere una restituzione on-line aperta al pubblico, da tenersi nel corso del mese di novembre 2023.
Ciascuna delle 4 proposte vincitrici riceverà un contributo di residenza di 4.000 euro + iva + messa a disposizione dell’alloggio e di uno spazio di lavoro per l’eventuale periodo di residenza in presenza. Il compenso sarà pagato dietro la presentazione di regolare fattura.
I promotori del presente bando hanno individuato in Laura Gemini, Anna Maria Monteverdi e Federica Patti tre esperte nell’ambito della creazione digitale che saranno le tutor degli artisti durante lo sviluppo dei loro progetti: ciascuna di loro seguirà specificamente 2 dei 4 progetti vincitori.
Con il presente bando, il Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora │ La Corte Ospitale), l’Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La Mama Umbria Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza vogliono sviluppare un dialogo sempre più ampio e fruttuoso tra spettacolo dal vivo e pensiero creativo applicato allo spazio digitale, esplorando un’opportunità di creazione che apre nuove sfide formali e concettuali, produce contenuti artistici innovativi e affianca le forme consuete di fruizione dello spettacolo dal vivo.
Un progetto fortemente voluto che segna l’arrivo e la ripartenza, la sintesi di una volontà e di una visione del nostro costruire progetti di teatro partecipato fuori formato.
Combinando l’intimità del tête-à-tête con la spettacolarità dell’installazione teatrale, il Market for Useful Knowledge and Non-Knowledge mette in scena la comunicazione e lo scambio come un’opera d’arte e una performance partecipata di ampio respiro. Per ogni città che lo presenta, il Mercato è creato ex novo, con un focus tematico diverso legato al contesto urbano contemporaneo. La performance prevede un’inedita assemblea di un centinaio di “esperti”, le cui diverse conoscenze – che possono andare dall’ovvio e irriverente all’inaspettato e sorprendente – forniscono una visione enciclopedica del tema selezionato. Si tratta di temi urgenti, di interesse cittadino e universale, di argomenti spesso riportati dai media ma sui quali manca un approfondimento. In un grande spazio – definito agorà – gli esperti sono convocati non a tenere una conferenza per un’intera platea ma molteplici sessioni individuali di 30 minuti ciascuna, in cui si mettono a disposizione del singolo spettatore. I dialoghi possono prendere la forma di un interrogatorio, di una disputa, di un esercizio, di una confessione. The Market for Useful Knowledge and Non-Knowledge trasforma la natura performativa di ogni interazione sociale in un accattivante spettacolo teatrale.
Ideato da Hannah Hurtzig e presentato per la prima volta nel 2004, The Market for Useful Knowledge and Non-Knowledge è stato messo in scena 34 volte in paesi in Germania, Polonia, Turchia, Lettonia, Francia, Israele, Finlandia, Colombia, Gran Bretagna e molti altri ancora.
L’artista, curatrice e drammaturga berlinese Hannah Hurtzig ha fondato la Mobile Academy Berlin nel 1999. Da allora ha esplorato modalità di trasferimento della conoscenza in teatri, ambienti accademici, musei e mostre d’arte. Oltre al Mercato della Conoscenza Utile e della Non Conoscenza, tra i progetti in corso vi sono installazioni e archivi. Questi sono stati presentati in musei e in diverse biennali, tra cui Venezia, Taipei, Novosibirsk e Delhi.
Uno spettacolo nato come podcast dalla penna di un attore-scrittore, Non è la storia di un eroe è la restituzionelive del podcast Io ero il Milanese di e con Mauro Pescio. Lo spettacolo è il racconto di un uomo che nella vita ha fatto tante scelte sbagliate, un uomo con cui la sfortuna si è accanita, un uomo che ha toccato il fondo, ma che da quel fondo si è rialzato. La storia di Lorenzo è diventata un podcast, intitolato Io ero il Milanese, prodotto da RaiPlay Sound, diventato un vero e proprio caso nel 2022. Partito in sordina, grazie al passaparola il podcast ha conquistato il pubblico superando i 700 mila ascolti. Ora la storia di Lorenzo S. potrà essere conosciuta dal vivo:
lo spazio teatrale è, per antonomasia, la spazio della rivoluzione, adatto quindi a dare voce alla rivoluzione personale di Lorenzo S. e alla sua storia difficile, dura, ma anche piena di speranza.
di Mauro Pescio e Lorenzo S. con Mauro Pescio grafiche di Lorenzo Terranera
Mauro Pescio, autore radiofonico e teatrale. Dopo essersi diplomato alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano si trasferisce a Roma dove fonda una compagnia teatrale con cui lavora per dieci anni. Dal 2012 è autore di “Voi siete qui” per Radio24 e dal 2015 di “Pascal” di Radio2. Per Audible ha scritto “La piena”, prima produzione italiana di Amazon di un podcast teatrale. Dal 2017 collabora con Radio3 per la trasmissione di audiodocumentari “Tre soldi”.
Performance in lingua spagnola con sottotitoli in italiano | Durata 55 min
Sabato 11 novembre Sergi Casero incontrerà il pubblico a fine spettacolo.
c/o ZONA K, via Spalato 11
“Perché conosco a malapena il passato di mia nonna?”
Il patto dell’oblio è uno spettacolo che interroga/indaga la trasmissione intergenerazionale del silenzio politico in Spagna dall’inizio della dittatura franchista fino ai giorni nostri.
Attraverso una raccolta di sguardi intimi sulla memoria collettiva spagnola, questo spettacolo performativo nasce dalla riflessione che, per indagare la violenza politica nella storia recente del paese, è necessario svelare le abitudini di oppressione domestica intrecciandosi con un senso di oblio generazione dopo generazione, nonché le conseguenze che questa omissione storica ha prodotto nei successivi discendenti di famiglie come quella dell’autore.
Autofiction e analisi storica vanno di pari passo in questo esercizio di memoria che, attraverso il linguaggio della luce, esamina dal vivo i contorni del silenzio collettivo di fronte ad un pubblico invitandolo a vagare tra le lacune della memoria attraverso le quali il dolore represso è filtrato silenziosamente nel corso di decenni.
Con il desiderio di mitigare intimamente il trauma provocato dalla storia ufficiale che parla di vincitori e vinti come collettivi senza spessore personale, Casero esplora le diverse condotte generazionali rispetto all’amnesia istituzionalizzata, come quella incarnata dai suoi parenti stretti. Mentre il pezzo si svolge, attraverso quel silenzio emergono voci che parlano delle conseguenze dell’oblio, così come degli spazi attraverso i quali ricostruire la nostra memoria.
di e con Sergi Casero Nieto produzione Centrale Fies / Live Works residenze Centro de Residencias Artisticas Matadero Madrid consulenza drammaturgica Mònica Molins promozione Domenico Garofalo
Sergi Casero Nieto (Barcellona, 1991) Il suo lavoro si colloca all’intersezione tra design, azione e ricerca. Nel suo lavoro esplora l’uso della performance come strumento per rappresentare i risultati della ricerca, prestando particolare attenzione alla progettazione di dispositivi scenografici. L’informazione storica diventa fisicamente presente nel suo lavoro, approfondendo le contro-narrazioni come le testimonianze orali o la memoria collettiva, mettendo in discussione le narrazioni egemoniche attraverso la presentazione di prospettive multiple del passato. Il suo lavoro è stato presentato, tra le altre istituzioni europee, alla Veem House for Performance (Amsterdam), al Het Nieuwe Instituut (Rotterdam), al Van Abbe Museum (Eindhoven), all’Arts Santa Mònica (Barcellona) e alla Centrale Fies (Dro, Italia).
proiezione con live set elettronico | durata 50/70 min
c/o Teatro Out Off, via Mac Mahon 16
Un Grand Tournelle zone buie del cosmo, lì dove scaturiscono insieme la tenebra e le sofferenze delle generazioni, il rapporto dell’uomo con la natura, con l’eros, con i compagni animali, con il tempo e con la tecnica, con l’assoluto: l’impossibile. Sotto il nome del demone che tentò Faust, Mephistopheles, Anagoor raduna il materiale video raccolto tra il 2012 e il 2020 in un unico viaggio per immagini attraverso le lacrime del mondo, musicato in un live set elettronico da Mauro Martinuz. La materia cinematografica di spettacoli teatrali come Lingua Imperii, Virgilio Brucia, Socrate il sopravvissuto, Faust, Orestea, è composta da immagini profeticamente raccolte nei musei e nei templi, nelle case di cura per anziani e negli allevamenti intensivi, tra macellai, pastori e pellegrini, in India, in Iran, ad Olimpia, sulla ferita campagna veneta e sul Vesuvio. L’enorme quantità di materiale inedito trova nuova composizione in questo volo e caduta in forma di concerto cum figuris. Un concerto per immagini sul mondo, l’umano e l’animale, la violenza contro i corpi e il profitto in un’opera che ben mostra la visione estetica e politica della compagnia. Un’opera-film dove l’immagine che scorre trova il suo movimento nel suono live di Mauro Martinuz per condurci in un contemporaneo fuori dal tempo: quello dei corpi e della loro devastazione, dei soprusi di un capitalismo sempre più accelerato che nega le stagioni, il paesaggio e i sentimenti. Uomo contro natura ma anche uomo contro uomo. Mephistopheles eine Grand Tour è un film “mondo”, un gesto politico di consapevolezza.
scritto e diretto da Simone Derai musica e live set Mauro Martinuz montaggio Simone Derai fotografia Giulio Favotto assistente alla regia Marco Menegoni riprese Giulio Favotto, Simone Derai, Marco Menegoni coordinamento organizzativo Annalisa Grisi management e promozione Michele Mele produzione esecutiva Centrale Fies / Laura Rizzo, Stefania Santoni produzione Anagoor 2020 coproduzione Kunstfest Weimar*, Theater an der Ruhr**, Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee / Museo Madre***, Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Villa Parco Bolasco – Università di Padova
*supportato dal Ministero dell’Ambiente, Energia e Protezione della Natura della Turingia;
**supportato dal Ministero della Cultura e della Scienza della Renania Settentrionale – Vestfalia; *** finanziata da POC Regione Campania 2014-2020.
La compagnia Anagoor è fondata da Simone Derai e Paola Dallan a Castelfranco Veneto nel 2000, configurandosi fin da subito come un esperimento di collettività. Oggi alla direzione di Simone Derai e Marco Menegoni si affiancano le presenze costanti di Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz e Giulio Favotto, Monica Tonietto, Gayané Movsisyan, Massimo Simonetto mentre continuano a unirsi artisti e professionisti che ne arricchiscono il percorso e ne rimarcano la natura di collettivo. Il teatro di Anagoor risponde a un’estetica iconica che precipita in diversi formati finali dove performing art, filosofia, letteratura e scena ipermediale entrano in dialogo, pretendendo tuttavia, con forza e in virtù della natura di quest’arte, di rimanere teatro. Dal 2008 Anagoor ha la sua sede nella campagna trevigiana, presso La Conigliera, allevamento cunicolo convertito in atelier e dal 2010 fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies – art work space. Michele Mele e Annalisa Grisi completano il team seguendo management e curatela del progetto artistico.
un omaggio presuntuoso alla grande ombra di Andrea Zanzotto
spettacolo teatrale | durata 80 min
c/o Teatro Out Off, via Mac Mahon 16
Anagoor ha sede a Castelfranco Veneto e ha un atelier operativo nella campagna trevigiana in un ex allevamento di conigli trasformato in teatro. Da sempre ha a cuore la relazione che intercorre tra politica, lingua, ambiente naturale e paesaggio: lo fa convocando sulla scena linguaggi diversi, una babele delle arti (da quelle visive alla poesia) nello Asforzo di dire il reale e le sue fratture. Anagoor -pur non citandolo mai esplicitamente -ha da tempo fatto propria la lezione di Zanzotto. Molte le analogie che legano il gruppo di Castelfranco al poeta di Pieve di Soligo: la scelta radicale di osservare la storia dalla periferia senza che questa posizione implichi chiusura e arroccamento, la relazione complessa con la tradizione e con il canone che determina un’inattualità ostinata, la sofferenza per la devastazione, la tenacia nel rinnovare la fiamma di arti solo apparentemente inascoltate.
Il titolo di questo lavoro allude alla raccolta di versi IX Ecloghe che Andrea Zanzotto pubblicò nel 1962. Il poeta sceglieva per umiltà di stare un passo indietro al luminoso Virgilio e alle dieci ecloghe delle Bucoliche. Ultra moderno e antichissimo a un tempo, Zanzotto sa bene che la letteratura è come un coro di voci di morti. L’ultra modernità da antichissimo che connota Zanzotto non è tuttavia un dato puramente letterario, e la sovrimpressione delle bucoliche al proprio paesaggio, al proprio linguaggio, non è mai piana memoria letteraria, bensì̀ percezione di una irrimediabile frattura tra chi è ormai “versato nel duemila” e quel mondo perduto. Zanzotto capta e illumina l’inferno dentro il quale siamo calati eppure ostinatamente regge il fuoco di una speranza bambina. Il poeta del paesaggio, attraverso la visione della devastazione del paesaggio e la crisi del paesaggio interiore, della psiche e della lingua, afferra e connette le cause e gli effetti di un dolore che rende muti, ergendosi presto come forza civile e storica e persino metafisica. L’intera opera di Zanzotto, come una nuova ecloga, oltre le dieci di Virgilio, parla con la voce futura della profezia e rinnova la visione di un bambino che verrà.
testi Andrea Zanzotto con Leda Kreider e Marco Menegoni musiche e sound design Mauro Martinuz drammaturgia Simone Derai, Lisa Gasparotto regia, scene, luci Simone Derai voce del recitativo veneziano Luca Altavilla la scena ospita un’evocazione dell’opera Wood #12 A Z per gentile concessione di Francesco De Grandi Realizzazioni Luisa Fabris immagine promozionale realizzata da Giacomo Carmagnola management e distribuzione Michele Mele produzione Anagoor 2022 coproduzione Centrale Fies, Fondazione Teatro Donizetti Bergamo, ERT / Teatro Nazionale,TPE – Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi, Operaestate Festival Veneto
Dopo il debutto nel 2022, ZONA K ripropone in forma videoinstallativa, l’importante lavoro di indagine e coinvolgimento di persone realizzato con la produzione Non siamo niente, saremo tutto. Interviste, filmati, audio che fermano un oggi lavorativo complesso, fatto di forti gap generazionali, di aspettative mancate, di realizzazioni, di voglia di partecipare. Un archivio online – fotografia del mondo del lavoro oggi – partito dalle testimonianze dei primi lavoratori coinvolti e in continua crescita per ogni piazza che lo spettacolo tocca. L’installazione sarà accompagnata da un talk di approfondimento sul mondo del lavoro oggi che coinvolgerà il regista, i partecipanti ed esperti del settore, coinvolti anche grazie alla collaborazione con l’Istituto Ferruccio Parri.
regia Alessandro Renda dramaturg Jens Hillje con i cittadini e le cittadine di una chiamata pubblica di Milano e La Spezia editing e visual effect video Francesco Tedde, Alessandro Tedde (Antropotopia) produzione ZONA K
Il progetto è realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito di Art Waves Produzioni di cultura contemporanea e con il sostegno di Fondazione Cariplo e del Comune di Milano.
Alessandro Renda è attore, regista e filmmaker. Dal 1998 è membro del Teatro delle Albe di Ravenna. Prende parte a numerosi spettacoli della compagnia, da I Polacchi (1998) a L’isola di Alcina (2000), da Salmagundi (2004) a Stranieri (2008) da Inferno (2017) e Purgatorio (2019) tra gli altri. Porta in scena da oltre un decennio il monologo scritto da Marco Martinelli Rumore di acque (2010), con diverse tournée in Europa e negli Stati Uniti. Dal 2001 è “guida” nei laboratori della non-scuola, pratica teatral-pedagogica antiaccademica delle Albe, con diverse esperienze in Italia e all’estero. Dal 2003 si occupa di video, realizzando proiezioni per la scena o “traduzioni” in video di molti spettacoli della compagnia o documentari attorno a esperienze teatrali.
Jens Hillje (Germania, 1968) dal 1990 lavora nella scena del teatro indipendente tedesco come attore, autore e regista. Nel 1996 ha fondato insieme a Thomas Ostermeier lo spazio ‘Barracke’ al Deutsches Theater. Dal 1999 fino al 2009 è Chief-dramaturg e membro della direzione artistica della Schaubühne di Berlino con Thomas Ostermeier e la coreografa Sasha Waltz. In qualità di dramaturg lavora con i maggiori esponenti del teatro europeo. Nel 2000 crea ha creato il F.I.N.D Festival nel 2000 alla Schaubühne uno dei più rinomati festival in Germania. Dalla stagione 2013/14, Jens Hillje è co-direttore artistico e Chief-dramaturg del Gorki, insieme a Shermin Langhoff. Dal 2021 è free dramaturg. Nell’estate 2019 è stato insignito del Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia.
Una compagnia di teatro che decide di mettere in scena “Il Capitale”di Karl Marx. Lo decide perché, dopo la fine del primo lockdown, sente la necessità di mettersi in ascolto di chi, nella fase immediatamente successiva, avrebbe perso il posto di lavoro. Nicola ed Enrico decidono così di girare l’Italia alla ricerca di quei luoghi in cui le pagine di Marx diventano persone, luoghi, accadimenti. Un giorno finiscono in una fabbrica, la GKN di Campi Bisenzio, che ha appena chiuso. In un mattino dell’estate 2021, il 9 luglio per la precisione, i 422 operai che ci lavorano ricevono una mail: non devono tornare al lavoro il giorno dopo: sono licenziati. Da quel giorno gli operai occupano la fabbrica. I primi giorni dell’autunno la compagnia entra per la prima volta alla GKN. Gli operai li invitano a mangiare il cinghiale con loro. Da quel giorno loro dormono lì, dentro la fabbrica occupata, su delle brandine. Nel frattempo Nicola ed Enrico intervistano centinaia di operai, partecipano a picchetti, assemblee, manifestazioni, ascoltano, osservano, cercando di volta in volta di tornare alle pagine di Marx per tentare di instaurare un dialogo creativo tra “Il Capitale” e quello che succede al presidio, tra un classico della letteratura filosofica ed economica e un gruppo di esseri umani in carne ed ossa. Poi la loro attenzione si concentra su tre persone in particolare: Iorio, manutentore, Felice, operaio addetto al montaggio e Tiziana, operaia addetta alle pulizie, che invitano in teatro con loro per fare insieme uno spettacolo. Comincia così la creazione de IlCapitale, uno spettacolo che racconta cosa significa trascorrere vent’anni in fabbrica a fare dei pezzi, delle differenze tra chi lo ha fatto e chi non lo ha fatto mai, dell’estrazione di plusvalore, della chiusura di una fabbrica tra tante, di cosa succede quando un gruppo di operai decide di tentare di fare la storia, di come per qualche tempo le logiche del Capitale vengano estromesse da un perimetro di spazio, quello di uno stabilimento industriale occupato. Di come il Capitale, prima o poi torni a presentare il conto. Il Capitale è anche la storia dell’incontro tra una compagnia di teatro e un gruppo di operai metalmeccanici nell’autunno del Capitale. Il Capitale è soprattutto uno spettacolo sul tempo, sul suo scorrere, su chi lo possiede, su chi lo vende, lo acquista, lo libera.
un progetto di Kepler-452 drammaturgia e regia Enrico Baraldi e Nicola Borghesi con Nicola Borghesi e Tiziana De Biasio, Felice Ieraci, Francesco Iorio – Collettivo di fabbrica lavoratori GKN e con la partecipazione di Dario Salvetti luci e spazio scenico Vincent Longuemare sound design Alberto Bebo Guidetti video e documentazione Chiara Caliò consulenza tecnico-scientifica su “Il Capitale” di Karl Marx Giovanni Zanotti assistente alla regia Roberta Gabriele macchinista Andrea Bovaia tecnico luci e video Giuseppe Tomasi fonico Francesco Vacca elementi scenici realizzati nel Laboratorio di ERT produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale si ringraziano Stefano Breda e Cantiere Camilo Cienfuegos di Campi Bisenzio
Kepler-452 è una compagnia teatrale che nasce nel 2015 a Bologna dall’incontro tra Nicola Borghesi, Enrico Baraldi, Paola Aiello e, per la parte organizzativa, prima Michela Buscema e poi, dal 2021, Roberta Gabriele. Fin dalla sua nascita la compagnia coltiva un’urgenza: aprire le porte dei teatri, uscire, osservare ciò che c’è fuori, nell’incrollabile convinzione che la realtà abbia una forza drammaturgica autonoma. I formati teatrali realizzati spaziano dal coinvolgimento in scena di non-professionisti sulla base delle proprie biografie, a reportage teatrali che trasformano indagini sul reale in momenti performativi, alla creazione di percorsi audioguidati e altri dispositivi di interazione con lo spazio urbano, fino alla realizzazione del Festival 20 30 che, a partire dal 2014, ha portato in scena tanti under 30 nel tentativo di tracciare un affresco generazionale. A partire dal 2018 comincia un percorso di produzione con ERT / Teatro Nazionale “ Il giardino dei ciliegi – Trent’anni di felicità in comodato d’uso” (2018) mentre nel 2019 debutta “F. – Perdere le cose”. A partire dal 2017 realizza diverse edizioni di Comizi d’amore, un format di teatro partecipato che racconta in scena alcune comunità a partire dalle domande poste da Pasolini nel suo documentario omonimo.
“Il teatro è l’elaborazione collettiva di un’ipotesi di lavoro che avviene solo quando, all’uscita dallo spettacolo, la consapevolezza di non aver interpretato bene il ruolo del pubblico si mescola all’intuizione dei tanti modi per farlo meglio. In un mondo in cui la Partecipazione è un dato di fatto ma quasi mai reale, il teatro si assume il compito, non facile, di mettere in campo una partecipazione che, senza essere necessariamente un dato di fatto (o proprio perché non lo è), riesce a essere reale.” (tratto da Seeing oneself living di Roberto Fratini&Roger Bernat)
Come si fa cultura? In che misura programmare è una forma di drammaturgia dissimulata? E se la Cultura consta di programmi, portati a termine da persone programmate per programmare, a che programma obbedisce il soggetto comune quando è messo a gestire la cosa culturale? Fare cultura è insomma una prestazione attorale o drammaturgica? Fare Cultura è una performance per interpreti qualificati o sarebbe meglio affidarla a incompetenti? Come si scelgono gli spettacoli per un festival? Quali sono i ragionamenti che una direzione artistica affronta? Esistono criteri puramente estetici? Da che spettacolo mentale, da che copione ideologico tiriamo fuori le nostre opinioni sugli spettacoli altrui? Quali gli scontri, le discussioni artistiche, economiche, etiche e politiche? Che quota di finzione ammette lo scenario del dibattito? Quanto teatro ammette la sincerità del forum? Quali le tensioni personali e la risoluzione dei conflitti in un processo di scelta? Quali processi non manifesti, occasionalmente paradossali e in qualche caso grotteschi, rendono accessibile al pubblico un certo artista o un certo spettacolo? Che porzione di Dioniso muove l’ebbrezza di decidere?
A partire da queste domande nasce il progetto condotto dal regista catalano Roger Bernat/FFF (ES), mirato a indagare come si costruisce un dispositivo che racconti e insceni i processi decisionali e di selezione, le turbolenze dialettiche celate dietro al lavoro di una direzione artistica.
Il lavoro ha origine dalle suggestioni e dalla ricerca che Roger Bernat sta sviluppando a partire dal Festival a direzione artistica partecipata under 25 Up To You curato da Qui e Ora Residenza Teatrale e dalla Rete Risonanze.
Roger Bernat sarà spettatore per sei mesi del lavoro di Up To You e di altri festival della Rete Risonanze. Lo spettacolo sarà un dispositivo che riproduce, testimonia e tergiversa intorno a questa esperienza.
progetto di Roger Bernat con drammaturgia di Roberto Fratini e la partecipazione di Francesca Albanese, Silvia Baldini, Josephine Magliozzi e Laura Valli software Matics Barcelona suono Joan Solé montaggio video Txalo Toloza gráfica Marie-Klara González produzione e curatela Qui e Ora (Milano) coproduzione Capotrave – Infinito e Kilowatt Festival (Sansepolcro), con il sostegno di Risonanze Network (rete italiana di festival e direzioni artistiche partecipate da giovani under 30) e del MIC
Questo spettacolo non sarebbe stato possibile senza la collaborazione disinteressata di: Agnès Mateus e Quim Tarrida, Agrupación Señor Serrano, Alessandra García, Animal Religion, Atresbandes + Bertrand Lesca & Nasi Voutsas, Azkona/Toloza, Baró d’Evel, Brodas Bros, Cabosanroque, Cris Blanco, Col·lectiu VVAA, David Espinosa, El Conde de Torrefiel, Germana Civera, Iniciativa Sexual Femenina, Joan Català, Jordi Oriol, Juana Dolores, Las Huecas, Macarena Recuerda, Malpelo, Marcel·lí Antúnez, La Veronal, Marta Galán, Nao Albet e Marcel Borràs, Ça Marche, Núria Guiu, Nyamnyam, Pere Faura, Quim Bigas, Societat Doctor Alonso e Soren Evinson.
Roger Bernat artista e regista catalano, dopo aver iniziato gli studi di architettura e di pittura, studia drammaturgia e regia all’Institut del Teatre di Barcellona. Nel 2008 fonda Roger Bernat/FFF e inizia a creare performance in cui il pubblico prende la scena e diventa protagonista. «Gli spettatori passano attraverso un dispositivo che li invita a obbedire o a cospirare, e in ogni caso a pagare con il proprio corpo e impegnarsi». La prima performance partecipativa è Domini Públic (2008), cui fanno seguito tra gli altri Please continue (Hamlet) (2011), Pendiente de voto (2012) We need to talk (2015), No se registran conversaciones de interés (2016-17) e The place of the Thing (2017), Flam (2019), ENA (2020), Desnonissea (2021), PIM PAM(2021) or Terra Baixa (2022). Roger Bernat utilizza gli strumenti teatrali per costruire drammatizzazioni collettive in cui, come in ogni comunità, è il pubblico ad avere il difficile compito di mettere in scena se stesso. Queste drammatizzazioni partecipative confondono i ruoli di attore e spettatore e mettono il pubblico di fronte all’esperienza del dubbio. Sebbene i suoi progetti siano stati presentati prevalentemente in contesti teatrali, nell’ultimo decennio i suoi dispositivi sono stati prodotti da istituzioni come Documenta Kassel o la Biennale di San Paolo.
Qui e Ora è una compagnia di produzione costituita da artiste provenienti da esperienze diverse ma accomunate da una stessa visione poetica. Lavora su drammaturgia autografa e ama confrontarsi e collaborare con altri artisti e artiste per dare vita alle proprie opere, in un meticciamento di linguaggi e visioni. Nasce nel 2007 sul territorio della provincia di Bergamo con il progetto Être – Esperienze Teatrali di Residenza, opera in ambito nazionale e internazionale con produzione di spettacoli, organizzazione di rassegne, curatela di laboratori. Qui e Ora è teatro che parla del presente, che prova a costruire immaginari collettivi e dare forza alle contraddizioni con uno sguardo ironico. Dal 2012 nella provincia di Bergamo Qui e Ora realizza un progetto artistico e culturale che porta il territorio e i cittadini – attraverso laboratori, inchieste, rassegne e festival teatrali – al centro della sperimentazione artistica e della creazione di prodotti culturali. Nel 2015 inaugura il Granaio, un progetto di ospitalità in residenza di artisti/e presso un ex granaio ristrutturato. Nel 2018 Qui e Ora è riconosciuta dal MIBAC come “impresa di produzione di teatro di innovazione”.
Performance urbana in cuffia | in inglese e italiano, durata 45 min
c/o quartiere Sarpi. Il luogo esatto della performance verrà comunicato al pubblico unicamente via mail.
Ispirato all’osservazione di tutto ciò che ci circonda di cui scriveva Georges Perec, con la performance urbana [ The Frame ] il collettivo austriaco/catalano Eléctrico 28 ci invita ad accomodarci in un teatro pop-up situato in una tranquilla strada cittadina per osservare la vita che scorre, per pensarla, calcolarla, determinarla e condividerla. Quattro personaggi, addestrati all’osservazione e all’organizzazione dello spazio, delle cose e degli esseri viventi, s’immergono nella vertigine del presente e traducono, con semplicità poetica, ciò che accade in lettere, le lettere in parole e le parole in frasi. Per un breve lasso di tempo, tutto diventa un grande spettacolo teatrale che non finisce mai. Una commedia senza trama che sta in equilibrio sul filo della banalità delle cose che accadono aggrappata alla lente d’ingrandimento del teatro. [ The Frame ] è un invito ad aprire il cuore e gli occhi per scoprire l’irrilevante, l’insignificante, le cose della vita. [ The Frame ] è una grande opportunità per fermarsi ed osservare. Un esercizio drastico. Una pacifica ribellione al pensiero dominante.
creazione di Daniela Poch, Josep Cosials, Jordi Solé and Alina Stockinger occhio esterno Claudia Mirambell Adroher, Sergi Estebanell produzione Eléctrico Express & Arnau Vinós musica e suono Jakob Rüdisser costumi Sarah Sternat foto Eva Freixa / Clemens Nestroy video Raúl Moreno coproduzione Generalitat de Catalunya (Departament de Cultura) ICEC & theaterland steiermark & Fira Tàrrega con il supporto di Graz Kultur, Land Steiermark Kultur, Escena Poblenou, Can Allà, CC Can Felipa, das andere theater, FITCarrer Vila-real, Sinksen Festival Kortrijk, Institut Ramon Llull
Eléctrico28, is an Associate artist of IN SITU, the European platform for artistic creation in public space, in the frame of the project (UN)COMMON SPACES, co-funded by the Creative Europe Programme of the European Union. The Associate artist programme is supported by Artopolis Association (HU), Atelier 231 (FR), Čtyři Dny / Four Days (CZ), FiraTàrrega (ES), Flynn Center (USA), Freedom Festival (UK), La Strada (AT), Lieux publics (FR), Metropolis (DK), Norfolk & Norwich Festival (UK), Oerol Festival (NL), Østfold Internasjonale Teater (NO), Oda Teatri (XK), Provinciaal Domein Dommelhof (BE), Scène Nationale De L’Essonne (FR) and a consortium of 3 Italian partners: ZONA K, Indisciplinarte, Teatro Stabile Di Sardegna.”
con il contributo di
Eléctrico 28 è un collettivo di artisti austriaci e catalani che dedica il proprio lavoro allo spazio pubblico e ai suoi abitanti. Amano le sorprese delle strade, le immagini cinematografiche che si possono creare su questo ampio palcoscenico in continua evoluzione e la memoria visiva che rimane quando ce ne andiamo. Adorano esplorare le zone grigie tra realtà e finzione, mettere in discussione le convenzioni sociali e teatrali e ripensare il ruolo del pubblico. L’umorismo e la filantropia sono le principali forze trainanti del loro lavoro.
Spettacolo multimediale partecipato | durata 75 min
c/o ZONAK. Per partecipare occorre richiedere tessera 2023 almeno 24 ore prima dello spettacolo. Fallo subito, clicca QUI
Attraverso un dialogo che oscilla tra il teatro e il documento, dove la narrazione dal vivo si fonde alla narrazione audiovisiva, due adolescenti si confrontano: Giorgia, una ragazzina italiana di 14 anni, racconta la sua vita quotidiana di europea che vive in un florido tempo di pace, nella quale giace tuttavia il dolore di una guerra familiare; Abdo un giovane rifugiato siriano avvicina Giorgia alla conoscenza di un’altra guerra: quella fatta di bombe, missili ed esplosioni sotto cui vivono da undici anni migliaia di suoi coetanei in Siria.
Gli spettatori sono invitati a entrare delicatamente in un mondo privato e lacerante insieme ai protagonisti che, attraverso dispositivi elettronici e materiali personali, accettano di esporre una elaborazione viva e dal vivo della loro biografia e degli aspetti privilegiati e dolorosi che hanno segnato le loro storie fino ad oggi. Lo spettacolo va alla ricerca di un equilibrio tra storia personale e storia epocale, in un intenso affresco emotivo dove la tecnologia dilata come una lente di ingrandimento il nostro presente e apre squarci su mondi non poi così distanti, mostra i volti della guerra, entra dentro le case e ne fa vedere i frammenti, i ricordi, i futuri possibili.
concept e regia Nicola di Chio, Miriam Selima Fieno in scena Abdo Al Naseef Alnoeme, Giorgia Possekel drammaturgia Miriam Selima Fieno scenografia virtuale e light design Maria Elena Fusacchia videomaking Nicola Di Chio, Miriam Selima Fieno, Abdo Al Naseef Alnoeme, Giorgia Possekel video di archivio Hazem Alhamwy realizzazione miniature Ilenia Lella Fieno video di archivio Hazem Alhamwy spazio sonoro Antonello Ruzzini produzione Tieffe Teatro Menotti, Bottega degli Apocrifi con il sostegno di CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG / Dialoghi – Residenze delle Arti Performative a Villa Manin 2022_2024, Qui e Ora Residenza Teatrale, L’ Arboreto Teatro Dimora di Mondaino, Teatro Giovani Teatro Pirata / AMAT, Zona K in collaborazione con Mishwar Ong.Vincitore Premio YOUNG&KIDS 2022 FIT Festival Lugano Menzione Premio Scenario Infanzia 2020 Vincitore Bando Alte Marche Creative 2021
Nicola Di Chio e Miriam Selima Fieno sono attori, registi e autori. Si diplomano alla Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine. Lavorano insieme dal 2011 nell’ambito delle performing arts creando opere di drammaturgia contemporanea che spaziano dalla fiction alla non fiction. Realizzano gli spettacoli “Lybia. Back home”, “Human Animal”, “RealItaly”, “Cantare all’amore”, “La protesta”. Vincono il Bando Ora! di Compagnia di San Paolo, il Premio Scintille, il Bando Funder35 di Cariplo, il Bando Hangar Creatività di Regione Piemonte, il Bando Next, il Premio In-Box. Negli anni ricevono importanti riconoscimenti, realizzano rassegne e festival, conducono percorsi formativi. Dal 2018 dirigono il loro lavoro verso il teatro documentario definendo una nuova strada di indagine e produzione che li porta a realizzare progetti ibridi i quali fondono il teatro al giornalismo narrativo al cinema del reale, affrontando temi legati alla geopolitica, ai diritti umani, alle relazioni tra Occidente e Medioriente. Lavorano con attori, musicisti, bambini, rifugiati, giornalisti, e creano opere che intrecciano non solo discipline diverse come il teatro, il cinema e la musica, ma anche identità culturali e artistiche distanti. Con i nuovi spettacoli documentari “Fuga dall’Egitto” e “From Syria: is this a child?” vincono il bando IntercettAzioni, il Bando Movin’up, il premio Young&Kids al Fit Festival di Lugano, la menzione al Premio Scenario Infanzia, il bando Alte Marche Creative. Attualmente sono impegnati nella realizzazione del nuovo film del regista siriano Hazem Alhamwi e nella scrittura del loro primo lungometraggio.
– PRIMA NAZIONALE – un progetto di ZONA K e Triennale Teatro Milano
Performance multimediale partecipata con utilizzo di Visori 3D per 30 spettatori | durata 90 min | la performance è caratterizzata da un’intensa presenza di fumo
c/o ZONAK
Guardiamo con nostalgia nel cielo notturno quel piccolo punto rosso e sogniamo stupidamente di ricominciare, come se i problemi sulla Terra si risolvessero più facilmente a -65° e con l’aiuto di alte dosi di radiazioni cosmiche. Combinando performance dal vivo e realtà virtuale, The Last Minutes Before Mars ci invita a entrare nel mondo di un gruppo di giovani per incontrarne famiglie e amici e trascorrere del tempo negli spazi preziosi delle loro vite. Ciò fa da sfondo all’incontro con gli altri estranei presenti in sala, in un’esperienza collettiva che riflette sulla consapevolezza di far parte tutti dello stesso viaggio, in movimento verso la medesima direzione – indipendentemente da quello che ci accade –; ora, centinaia di migliaia di anni fa e oltre, in un futuro troppo terrificante e bello da immaginare.
ideazione, regia: Darren O’DonneII co-direzione: Chiara Prodi team di co-ideazione: Darren O’Donnell, Konstantin Bock, Alice Fleming, Tina Fance, Sorcha Gibson, Thule Van Den Dam, Sara Guttadauro, Sara Ben Hamouda, Andrada Ciccotto, Fjoralba Qerimaj, Jerwin Mostiero, Morena Marra, Craig McCorquendale, Genny De Leon, Elisa Fasiello, Mervin Kyle Fajardo, Fi Nicholson, Gianluca Benvenuti con: Sara Guttadauro, Sara Ben Hamouda, Andrada Ciccotto, Fjoralba Qerimaj, Jerwin Mostiero, Elisa Fasiello, Mervin Kyle Fajardo produttori esecutivi: Alice Fleming, Ryan Lewis, Virginia Antonipillai produttore associato: Craig McCourquodale musiche: Isola Music ringraziamenti: Stephen O’ConneII, Letizia Gozzini (ITAS Giulio Natta)
The last Minutes Before Mars è stato originariamente co-commissionato e coprodotto da ZONA K e Triennale Milano Teatro, in collaborazione con l’ITAS Giulio Natta di Milano e con il sostegno del Canada Council of the Arts, deII’Ontario Arts Council e deII’Ambasciata del Canada in Italia.
Guidata da Darren O’Donnell, Mammalian Diving Reflex è una compagnia fondata a Toronto nel 1993. Dopo essersi allontanata da un’impostazione teatrale più tradizionale per passare a pratiche di impegno sociale incentrate sulla performatività. Creando spettacoli alla ricerca di contraddizioni da trasformare in esperienze esteticamente brillanti, i Mammalian cercano sempre di travolgere loro stessi e il pubblico con idee e sensazioni, lasciando che sia l’intuizione a guidare il percorso. (mammalian.ca)
Darren O’Donnell è romanziere, saggista, drammaturgo, filmmaker, regista di performance, direttore artistico e fondatore di Mammalian Diving Reflex. La sua missione è quella di dar vita a un tessuto sociale che integri profondamente la cultura e le istituzioni culturali, aumentandone la capacità di risposta sociale. Nel 2000 ha vinto il Pauline McGibbon Award per la regia ed è stato nominato per diversi Dora Awards di Toronto per scrittura, regia e recitazione, vincendo, insieme a Naomi Campbell, per il progetto While Mice. II suo lavoro con la compagnia Mammalian è entrato nella top 100 dello Yerba Beuna Culture Centre del 2016. È stato nominato due volte per il BKM-Preis Kulturelle Bildung tedesco e per il premio inaugurale Ellen Stewart Award di New York.
10 è cifra doppia e cifra tonda, quella delle grandi occasioni da festeggiare e dei bilanci da presentare. Sono stati anni di corse, rincorse, discussioni e punti interrogativi. Anni in cui abbiamo sperimentato e osato. Ci siamo prese libertà e le abbiamo condivise. Abbiamo conosciuto e incontrato i vicini del quartiere prima e poi il resto del mondo. Abbiamo ascoltato e tradotto lingue diverse. Abbiamo preso confidenza con le nuove tecnologie, il multimediale e il digitale, conversato con computer e programmato smartphone, composto playlist e immaginato nuovi format. Abbiamo invaso piazze, strade e fermate della metropolitana, camminato per strade e sentieri periferici ma anche guardato il mondo dall’alto. Abbiamo visto l’alba e i tramonti appena fuori città, giocato con ragazzi e bambini e inseguito anziani in calzamaglia che si credevano Superman. Abbiamo ballato il pop tedesco, il pasodoble catalano e il rock inglese. Abbiamo quasi fondato un partito. Ci siamo più volte innamorate come tutte le ragazze libere.
Il desiderio di capire, entrare nelle questioni, immaginare e scoprire nuovi modi di fare è rimasto quello di dieci anni fa. Il mondo per noi è ancora tutto da sfogliare, molte le urgenze da sondare, tante le domande da verificare anche se spesso le risposte ci stanno un po’ strette. E così andiamo avanti, sempre più convinte che mettere al centro dei progetti le persone e il loro agire sia un modo per ascoltare mille prospettive diverse e aprire nuovi sguardi sul mondo che ci circonda. Ci interessa il futuro. I prossimi dieci anni. Le sfide ci sono sempre piaciute. Crediamo nella pluralità del pubblico e nella coerenza del nostro lavoro, la cui visione si fonda sulla convinzione che la creazione artistica sia una leva attiva e attivatrice per la riflessione e l’azione collettiva sulle dinamiche sociali della vita contemporanea.
Gli spettacoli che presentiamo nascono e raccontano vite vissute, esperienze anche estreme, spesso lontane dalla narrazione urlata dei media e dei social. Alla base della ricerca artistica degli spettacoli in programma possiamo trovare sempre un dato reale, una testimonianza o un documento storico/scientifico, un’urgenza da raccontare. Perché sono l’insieme delle piccole storie, dei gesti audaci e delle scelte controcorrente che fanno la Storia. E questa continuerà a essere la nostra direzione.
10 – cifra doppia e cifra tonda – si apre già con un +1 per immaginare una nuova decade, raccontare mondi altri, sempre più convinte che la potenza dell’opera artistica possa trasformarsi in azione politica e incidere sul nostro futuro più prossimo.
Silke Huysmans & Hannes Dereere (BE)
– Season preview 2023 –
multimedia performance with English and Italian subtitles | duration 60 min
A meeting with the company will be held at the end of the performance on Friday 24 February.
c/o Out Off Theatre, via Mac Mahon 16
‘We know more about the surface of the moon than we do about the bottom of the ocean.’ This statement is often heard when talking about the deep sea. Worldwide, only 10 percent of the ocean floor has been mapped and explored. At a moment in history when the planet we live on seems to have been explored extensively, some places remain unstudied and untouched.
After their acclaimed performances Mining Stories and Pleasant Island, Silke Huysmans and Hannes Dereere present the final part of their trilogy on mining. This time, they focus on a completely new industry: deep sea mining. With resources on land becoming increasingly scarce and overexploited, mining companies turn towards the ocean. In the spring of 2021, three ships gather on a remote patch of the Pacific Ocean. One of them belongs to the Belgian dredging company Deme-Gsr. Four kilometres below the sea surface, their mining robot is scraping the seabed in search of metals. On another ship, an international team of marine biologists and geologists keep a close watch on the operation. A third ship completes the fleet: on board of the infamous Rainbow Warrior, Greenpeace activists protest against this potential future industry.
From their small apartment in Brussels, Silke and Hannes connect with the three ships through satellite. Each of the ships represents one pillar of the public debate: industry, science and activism. Through a series of interviews and conversations, an intimate portrait of this new industry emerges. The piece is an attempt to capture a potentially pivotal moment in the history of the earth. How much deeper can mining companies dig, and what are we as humankind actually digging towards? What are the challenges and risks? What opportunities potentially lay ahead?
by & with Silke Huysmans & Hannes Dereere dramaturgy Dries Douibi sound mix Lieven Dousselaere outside eye Pol Heyvaert technique Korneel Coessens, Piet Depoortere, Koen Goossens & Babette Poncelet production CAMPO coproduction Bunker (Ljubljana), De Brakke Grond (Amsterdam), Noorderzon – Festival of Performing Arts and Society (Groningen), Zürcher Theater Spektakel (Zürich), Beursschouwburg & Kunstenfestivaldesarts (Brussels), PACT Zollverein (Essen), Théâtre de la Ville (Paris) & Festival d’Automne à Paris (Paris) residencies Kunstenwerkplaats, Pilar, Bara142 (Toestand), De Grote Post, 30CC, GC De Markten & GC Felix Sohie special thanks to John Childs, Henko De Stigter, Patricia Esquete, Iason-Zois Gazis, Jolien Goossens, Matthias Haeckel, An Lambrechts, Ted Nordhaus, Maureen Penjueli, Surabhi Ranganathan, Duygu Sevilgen, Joey Tau, Saskia Van Aalst, Kris Van Nijen, Vincent Van Quickenborne & Annemiek Vink thanks to all conversation partners & the people who helped with the transcriptions
Silke Huysmans studied acting at the KASK School of Arts Ghent and Hannes Dereere theatre science at the University of Ghent. With their performances, the two Brussels-based artists investigate the use of journalistic and documentary elements within theatre. Underlying their work is extensive field research, which they use to shape their projects. Since 2016, they have been working on a trilogy involving long-term research on mining. For the first part entitled Mining Stories (2016), Silke and Hannes returned to where she grew up in Brazil. In 2015, a dam explosion flooded this place with toxic mining waste, causing one of the biggest ecological mining disasters in recent history. Mining Stories received the main prize at the Zürcher Theaterspektakel 2018 (Switzerland). From 2019 is the second part, Pleasant Island. In this performance, the tiny island state Nauru holds a mirror up to the whole world. Nauru was once a paradise in the Pacific. After decades of colonisation and mining, this island finds itself in grave danger, literally up to its neck in rising sea levels. Out of the Blue concludes the trilogy and premiered at the Kunstenfestivaldesarts in May 2022.
Babilonia teatri (IT)
– Season preview 2023 –
show-concert | duration 75 min
c/o Out Off Theatre, via Mac Mahon 16
On 25 January 2011, the Egyptian revolution began, which within a few days led to the ousting of Mubarak. One of the triggers was the killing of Khalid Said by two policemen, who was guilty of asking the reason for a sudden search of him inside an internet café. Khalid Said was beaten savagely and then taken to the barracks where he was tortured and killed. His body will be found lifeless in the middle of a street.
On 25 January 2011 in Tahrir Square was Ramy Essam, known in Egypt today as the voice of the revolution. Ramy in the square was singing for Khalid Said, for all the Khalid Saids, who before and after Khalid Said suffered the same fate. Ramy sang to depose Mubarak and, to this day, has never stopped singing against the successive regimes in Egypt.
Since 2014 Ramy has been living in exile, he can no longer set foot in Egypt, an arrest warrant for terrorism hangs over his head. The arrest warrant makes no reference to his art or the content of his songs, but it is clear that the Egyptian regime does not in any way welcome the call for freedom and justice for his people that he sings endlessly, and that the accusation of terrorism is completely unfounded.
Ramy’s songs, in Egypt and beyond, everyone knows them, his videos reach 10 million views, but he, for his people, cannot sing.
Not one note. Not a word. His mouth must remain shut. He can only connect with those who follow him through a screen. Ramy has opened our eyes. Every day Ramy asks us questions and demands answers.
Questions that alone we did not have the words to formulate, but which today, working on stage side by side with Ramy become deeply concrete, deeply human, deeply political, deeply authentic.
With this performance we want to give voice to these questions.
What does the state mean. What justice means. What power means. What police means. What is process. What legality means. What constitutes incarceration. What means torture. What public opinion means. What journalism and freedom of information means. What responsibility, humanity, strength means.
To tell it, with us, will be the voice of those who, like Ramy, live every day on their skin what dictatorship means. Ramy will sing and shout it with the grace, poetry, anger and nostalgia of those who pay a high price every day, exile, for their choices.
We want to expose the hypocrisy of certain politics. We want to tell how and to what extent the reason of state is ready to trample underfoot the inviolable rights of man, repeatedly enshrined in international conventions that, in practice, remain a dead letter. We want to question ourselves on our weakness. About the weakness of a state that does not know how to give transparent answers. We want to tell how our being free citizens in a free state encounters and clashes with the dynamics of victim and executioner. With dynamics that harm, offend and play with people’s dignity. We believe that this is never acceptable and that it is always worth repeating with strength and determination.
In order not to stop being free citizens in a free state.
by Valeria Raimondi and Enrico Castellani with Ramy Essam, Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Amani Sadat, Luca Scotton lights design Babilonia Teatri/Luca Scotton stage direction and video design Luca Scotton production Teatro Metastasio di Prato
Babilonia Teatri is a group that has entered the contemporary theatre scene with a decisive step, distinguishing itself for a language that has been defined as pop, rock, punk. The founders of the group, Enrico Castellani and Valeria Raimondi, compose dramaturgies with a unique pace, a sort of litany carved out of the contradictions of today, brought to the stage with a rebellious attitude.
They have investigated different angles of provincial life, crystallising it as a microcosm of a universal pain, tackled with desecrating courage. Courage that earned the group the prestigious Silver Lion at the Venice Biennale. Babilonia Teatri is characterised by its irreverent and divergent gaze on today's uncovered nerves. For an unconventional style that understands theatre as a mirror of society and reality. Through the use of new visual and linguistic codes it expresses the need and urgency of questioning, to bring out conflicts and tensions, with irony and cynicism, affection and indignation.
La terza edizione di Residenze Digitali, il progetto promosso dal Centro di Residenze della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt) in partenariato con AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto-Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale), la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, ZONA K di Milano, Piemonte dal Vivo / Lavanderia a Vapore e Fondazione RomaEuropa seleziona 6 progetti che vengono seguiti per sette mesi dalle strutture partner e dalle tre tutor, Anna Maria Monteverdi, Federica Patti e Laura Gemini.
Al termine del percorso, dall’8 al 13 novembre2022, i progetti avranno un momento di emersione e confronto con i pubblici all’interno de La Settimana delle Residenze Digitali.
La terza edizione di Residenze Digitali, il progetto promosso dal Centro di Residenze della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt) in partenariato con AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto-Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale), la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, ZONA K di Milano, Piemonte dal Vivo / Lavanderia a Vapore e Fondazione RomaEuropa seleziona 6 progetti che vengono seguiti per sette mesi dalle strutture partner e dalle tre tutor, Anna Maria Monteverdi, Federica Patti e Laura Gemini.
Al termine del percorso, a metà di novembre 2022, i progetti avranno un momento di emersione e confronto con i pubblici all’interno de La Settimana delle Residenze Digitali.
I PROGETTI SELEZIONATI
Whatever Happens in a Screen Stays in a Screen, della coreografa e danzatrice Chiara Taviani – fondatrice insieme a Carlo Massari di C&C Company – è un’indagine sulla trasformazione dell’immagine e sul senso dell’immagine stessa, tramite l’uso del green screen. Obiettivo del progetto è la realizzazione di un’opera semi-cinematografica realizzata con interpreti a distanza e creata integralmente da casa tramite computer, con l’esito di un mini-film trasmesso online.
Kamilia Kard con Toxic Garden – Dance Dance Dance: una performance partecipativa online che si svolge all’interno di Toxic Garden, una mappa di Roblox progettata da Kamilia Kard. In questo metaverso, gli avatar dei partecipanti – che accedendo all’ambiente perdono la propria individualità per essere rivestiti da skin customizzate – danzano insieme, sincronizzandosi automaticamente ai movimenti dell’avatar dell’artista. Riflettendo sui comportamenti tossici dell’essere umano e ispirandosi alle difese delle piante velenose, Kamilia, insieme a quattro ballerine professioniste, ha immaginato una coreografia in grado di parlare, avvertire e in qualche modo reagire agli atteggiamenti manipolatori. Al di fuori della performance questi passi, catturati ed elaborati da un’intelligenza artificiale, restano a disposizione sulla mappa dell’artista e possono essere utilizzati dai visitatori come unità singole di espressione, un pacchetto di emotes originali che consente a ciascuno di dare vita a una propria personale coreografia di passi e di emozioni.
ultravioletto con Hello Word! È un progetto che indaga il dualismo tra la vita e la morte attraverso un videogioco che offre agli utenti un’esplorazione interattiva in multiplayer: l’utente si muove in uno spazio virtuale e sonoro e viene stimolato anche cognitivamente attraverso l’incontro di messaggi sulla vita e la morte estrapolati grazie a un software di scraping che raccoglie i dati dai social. Hello world! è un videogioco che non ha obiettivi ma suscita la contemplazione e la cognizione di uno spazio dove vita e morte sono sullo stesso piano e spetta all’utente trarne un suo pensiero critico.
BOTH INDUSTRIES con STILL WALKING, ON AIR Una performance live multimediale che, con un tocco ironico e surreale, cattura istantanee fittizie del mondo digitale contemporaneo, in cui le dinamiche sociali sono guidate da algoritmi di controllo in uno stato di frenetica immobilità. La performance prende vita all’interno di una piattaforma di video streaming, resa popolare per la sua capacità di creare comunità attorno a dirette live grazie all’avanzato sistema di interazione tra gli streamer, ovvero i creatori di contenuti online, ed il loro pubblico. Il progetto scaturisce da un percorso di lettura e rielaborazione dei linguaggi estetici, regole compositive e formati performativi che accomunano molti prodotti audiovisivi diffusi in rete, coinvolgendo gli spettatori nell’esplorazione di scenari perturbanti scanditi dalla ripetizione di pattern visivi, modelli gestuali e temi musicali.
gruppo nanou con THEM [immagine-movimento] È un progetto che ha l’obiettivo di coreografare un movimento e un movimento di ripresa, di portare la telecamera all’interno del dispositivo coreografico così che lo sguardo e la dinamica della ripresa diventino l’oggetto della performance. Riflettendo sull’uso del video online, da sempre curiosi di mezzi e modi per indagare il linguaggio coreografico, proseguendo la ricerca e la relazione con il linguaggio cinematografico e visivo che contraddistingue l’operato di nanou, la compagnia indaga il video per sperimentare modalità di ripresa attraverso l’uso di action cam e trasformare la ripresa video in azione coreutica. L’immagine viene proposta come azione per determinare una immersività nella coreografia.
Teatrino Giullare con Drone tragico. Volo sull’Orestea da Eschilo a Pasolini. Un progetto di web serie teatrale il cui soggetto è tratto dall’Orestea di Eschilo, a partire dall’eccezionale traduzione che ne fece Pier Paolo Pasolini. L’Orestea è l’opera dei punti di vista a partire da quello degli dèi che osservano dall’alto, a quello del coro che osserva a distanza, fino a quello dei personaggi immersi nella tragedia. L’idea fondante del progetto è di ampliare la questione dei diversi punti di vista posti dal testo filmando le azioni e le situazioni con un drone e videocamera 360 gradi concedendo allo spettatore la possibilità di guardarsi attorno, anzi di scegliere il proprio punto di vista, di scegliere cosa guardare. Il video realizzato a 360 gradi viene caricato a puntate su YouTube e può essere visualizzato con cuffie VR, tramite il computer esplorando l’ambiente circostante mediante l’uso del mouse o tramite uno smartphone.
RESIDENZE DIGITALI 2023
Il Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora │ La Corte Ospitale), l’Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La Mama Umbria Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza lanciano il presente bando per la selezione di n° 4 progetti di Residenza Digitale da svilupparsi nel corso dell’anno 2023.
L’intento è quello di stimolare gli artisti delle performing arts all’esplorazione dello spazio digitale, come ulteriore o diversa declinazione della loro ricerca autoriale.
Dovrà trattarsi di progettualità artistiche legate ai linguaggi della scena contemporanea e della performance, che nascano direttamente per l’ambiente digitale o che in esso trovino un ambito funzionale ed efficace all’esplicitarsi dell’idea artistica. A titolo di esempio: non si tratta di presentare percorsi di lettura o riprese video di testi o spettacoli esistenti o da farsi, bensì di concepire progetti artistici che abbiano nello spazio web il loro habitat ideale, indicandone anche le modalità di fruizione e interazione da parte dello spettatore, che può anche prevedere la compresenza di una dimensione dal vivo, che affianchi quella digitale, che però deve restare prevalente. Gli artisti partecipanti dovranno anche specificare se può risultare utile l’eventuale concessione di un periodo di residenza dal vivo, negli spazi gestiti dai partner dell’azione, o durante il periodo di ricerca (per registrazioni di materiali video, o altro), o nel periodo finale di allestimento. In ogni caso, tutti i progetti devono prevedere una restituzione on-line aperta al pubblico, da tenersi nel corso del mese di novembre 2023.
Ciascuna delle 4 proposte vincitrici riceverà un contributo di residenza di 4.000 euro + iva + messa a disposizione dell’alloggio e di uno spazio di lavoro per l’eventuale periodo di residenza in presenza. Il compenso sarà pagato dietro la presentazione di regolare fattura.
I promotori del presente bando hanno individuato in Laura Gemini, Anna Maria Monteverdi e Federica Patti tre esperte nell’ambito della creazione digitale che saranno le tutor degli artisti durante lo sviluppo dei loro progetti: ciascuna di loro seguirà specificamente 2 dei 4 progetti vincitori.
I lavori vincitori potranno avvalersi anche di altri contributi produttivi forniti da ulteriori soggetti dello spettacolo, ovvero non si richiede loro alcun vincolo di esclusiva per ciò che riguarda la produzione che resta nell’assoluta disponibilità gestionale degli artisti.
Gli artisti interessati al partecipare alla selezione dovranno entrare nel portale www.ilsonar.it, selezionare le pagine relative a bando Residenze Digitali e compilare i campi richiesti dal modulo di partecipazione online. Verranno richiesti loro:
1) una presentazione dell’artista o della compagnia (massimo 1.000 battute);
2) una descrizione del progetto di Residenza Digitale che si intende realizzare, indicando anche se sono necessari uno o più periodi di residenza dal vivo presso gli spazi gestiti dai partner dell’azione (massimo 2.000 battute);
3) l’indicazione di un partner tecnico (programmatore, webmaster, fornitore di specifico know-how) e della piattaforma che supporti le necessità tecniche dell’opera;
4 l’indicazione se sia o meno necessaria una residenza in presenza, presso uno degli spazi gestiti dai partner dell’azione;
5) un allegato di tipo non testuale che possa illustrare le modalità di realizzazione on-line previste e/o immaginate (video, audio, pdf, PowerPoint), che potrà essere caricato come allegato o fornito come link esterno.
I materiali sopra descritti dovranno essere caricati online entro le ore dodici (mezzogiorno) di giovedì 16 febbraio 2023.
É possibile che gli organizzatori invitino alcuni degli artisti a un colloquio conoscitivo, da realizzarsi in videoconferenza, nel periodo 17-21 marzo, con i candidati che avranno superato la prima fase della selezione.
All’atto di invio dei propri materiali, gli artisti e le compagnie accettano implicitamente tutte le norme contenute nel presente bando.
Con il presente bando, il Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora │ La Corte Ospitale), l’Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La Mama Umbria Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza vogliono sviluppare un dialogo sempre più ampio e fruttuoso tra spettacolo dal vivo e pensiero creativo applicato allo spazio digitale, esplorando un’opportunità di creazione che apre nuove sfide formali e concettuali, produce contenuti artistici innovativi e affianca le forme consuete di fruizione dello spettacolo dal vivo.
Quattro settimane a Natale. Un centro di smistamento della Papua Inc., negozio online con sedi in metà del mondo. Nelle brevi pause fra gli estenuanti turni di lavoro affiorano le storie dei personaggi: tra loro si chiamano con soprannomi, perché i nomi non li ricordano più.
C’è Granata, comunista della vecchia guardia tifosissimo del Torino; c’è Quintacasa, astrologa dilettante che attende di riscuotere un credito dalle stelle; c’è Tamara, giovane artista che collezione ed espone oggetti con difetti di fabbricazione; e infine Stakanov, l’unico che a Papua non ci è finito ma ci è entrato consapevolmente, forse per paura di quello che c’era fuori. E poi i dipendenti degli uffici, gli stagisti, i camionisti, un medico killer che occulta le morti sul lavoro e un sindacalista passato dalla parte dei padroni.
Le assurde storie dei personaggi si intrecciano con quelle vere legate al mondo di Amazon. Come Jeff Lockhart Jr, morto a 29 anni di arresto cardiaco per la spossatezza durante un turno di lavoro. Telesfora Escamilla, investita e uccisa da un camionista costretto a recapitare più di 100 pacchi in un solo giorno. Gli ex dipendenti licenziati dopo la prima diagnosi di cancro, in quanto “improduttivi”.
Tra realtà e finzione verranno alla luce tutti i crimini della più grande multinazionale della nostra epoca, fino al delitto per eccellenza, l’Amazon Crime: il furto del tempo. Una consegna in 5 minuti viene pagata con l’intera vita di chi muore alla guida di un camion. E mentre i nostri personaggi, come gli elfi della Lapponia, impacchettano e consegnano i doni in tutto il mondo, la rivoluzione serpeggia tra chi non ne può più di abusi e sopraffazioni…
Il progetto è molto semplice e si fonda quasi unicamente sulla buona riuscita della recitazione. Buona parte del periodo di residenza verrebbe dedicata alla costruzione dei personaggi e alla ricerca dei tempi drammatici. La partenza sarebbe lo studio e l’analisi del testo, tramite una prima analisi a tavolino con la possibilità di effettuare tagli e modifiche o integrare idee emerse durante la lettura.
Va da sé: ogni spettacolo ha bisogno di un confronto con il pubblico. Bisogno doppiamente maggiore se si tratta di una commedia, triplamene se affronta tematiche politiche, rischiando nel primo caso di non far ridere, nel secondo di cadere nella retorica. Il lavoro in residenza sarà quindi orientato alla produzione di almeno un primo studio.
con Maria Bacci Pasello, Maria Canal, BR Franchi, Riccardo Vicardi, testo e regia: BR Franchi
Mixtape è una serata di prosa con musica in cui racconti di esistenze malandate e surreali si mischiano con atmosfere dance, house, electro, noise e post-core, in uno spettacolo in cui la forma classica del racconto breve incontra le atmosfere tribali delle discoteche e della club culture. I racconti si susseguono uno dopo l’altro come in una sorta di compilation, le storie prendono forma attraverso la musica, scavate nella voce e nel corpo del narratore, alla ricerca di una forma nuova del più tradizionale teatro-canzone.
regia e drammaturgia Daniele Turconi, musiche e design audio Gianluca Agostini, collaborazione ai testi Alice Provenghi, primo spettatore Stefano Cordella, con Daniele Turconi e Gianluca Agostini, una produzione Elsinor e Gli Scarti La Spezia
[Progetto in via di definizione] di Massimo Furlan
Massimo Furlan è stato invitato in residenza da ZONA K dopo un primo incontro nella primavera di quest’anno che ha messo in luce caratteristiche simili e complementari di ricerca e di interesse e soprattutto ha fatto scattare una scintilla tra il desiderio dell’artista di attivare un percorso di ricerca artistica a Milano e quello di ZONA K di continuare a stimolare la riflessione e la pratica di progetti partecipati e site specific. Una vera e propria tappa n. 0 di ricerca sul territorio, di conoscenza delle persone, di lunghi percorsi tra le strade cittadine, i luoghi storici e popolari, di ricerca di quell’anima aperta che per tanto tempo ha contraddistinto Milano. Una fase iniziale che s’interroga però su quali punti soffermarsi in dialogo con una serie di soggetti e di persone coinvolti.
Massimo Furlan, nasce da genitori italiani a Losanna. Il filo conduttore dei suoi progetti è la biografia. Il suo lavoro è incentrato sulla memoria: ogni opera affonda le sue radici in un aneddoto, una storia vera, fatta di elementi semplici. Dall’aneddoto si passa alla narrazione, alla costruzione della finzione. Mai infastidito dalla questione dei limiti tra gli stili, le sue performance consistono in «immagini lunghe». Sono immagini quasi immobili. Con gesti molto semplici che restano a lungo davanti agli spettatori, costringendoli a entrare, a diventare attivi, a dargli un senso: costruire la propria storia.
In residenza dal 31 ottobre – 6 novembre e dal 5 – 11 dicembre 2022
Che cosa significa viaggiare? Perché si viaggia? Per rispondere si può collegare l’idea della mobilità con la conoscenza: andare, per conoscere. E conoscere significa vedere, incontrare, sorprendersi… Ricercare il vero, l’incontro: l’autenticità. E poi tornare cambiati. Ma è ancora possibile oggi fare un’esperienza autentica? Oggi che il viaggio è irregimentato nelle logiche del turismo – oggi, che le mete hanno nomi e mitologie familiari, prefissate, standard. Verso di esse convergono voli, investimenti pubblicitari, pacchetti per week-end romantici, sciami di offerte su Airbnb e Groupon. Una volta arrivati, le strade sono contese dai marchi internazionali, uguali a Praga come a Dubai, senza respiro. Lasciarseli indietro è difficile: non ci sono mezzi di trasporto; ci sono i muri alti del villaggio vacanze, o semplicemente, nel programma capillare delle visite… non c’è tempo. E così nelle condotte forzate del Viaggio Organizzato si scivola fino al check-in della ripartenza. Ma quali sono gli ostacoli – fisici, economici e politici – che intralciano la possibilità di viaggiare davvero, di conoscere e di incontrare? Come si infrange la Bolla Turistica?
Proviamo per un attimo a capovolgere la prospettiva: e se il viaggio fosse non il movimento di un individuo attraverso lo spazio-tempo, ma il flusso di una catena di luoghi attraverso la nostra percezione – visiva, uditiva, olfattiva, sensoriale – nel tempo? Sarebbe possibile fare un’esperienza autentica in un tour attraverso Google Street View, o bevendo in silenzio un tè con una signora giapponese, su Zoom? Esistono nuove forme, ancora inviolate, ancora vergini, di autenticità?
Nel corso della residenza a ZONA K, Kepler-452 – attraverso dispositivi audiovisivi e remoti – si propone di affrontare i temi del viaggio e del turismo in un tempo in cui il viaggio e il turismo sono stati stravolti e rivoluzionati, e in un tempo in cui le bolle turistiche sono sempre più solide e difficili da infrangere, in cui i muri dei villaggi turistici sempre più alti e escludenti, in un tempo in cui aprire la porta a una persona sconosciuta è un atto dirompentemente politico.
In residenza dal 25 – 28 ottobre e dal 12 – 18 dicembre 2022
Una famiglia comune viene chiusa in una casa. Non è grande la casa, è comune. Una famiglia come tante, forse con pochi soldi, comune insomma. Hanno tutti bisogno di spazio, non comune.
Come si definisce lo spazio? Dove finisce la nostra comunità? Chi è questa famiglia comune?
Una tragedia moderna senza uscita.
Dopo questi due anni anomali in cui si è stati parzialmente chiusi in casa, molte persone si sono lasciate, trovandosi incapaci di vivere insieme, altre hanno avuto difficoltà nel riprendere i contatti sociali e per altre la situazione economica si è aggravata. In più la violenza domestica contro le donne, contro i bambini è aumentata tantissimo, come riportano frequentemente i giornali.
L’intento è quello di raccontare la storia di una famiglia disperata. A tavola. La situazione semplice di una cena e il pubblico seduto intorno a questa famiglia, praticamente attaccato, per dare ancora di più la sensazione di no escape. Un padre, una madre, una figlia, una nonna. Il finale è fatale.
di Marleen Scholten|Wunderbaum con Alessandro Riceci, Marleen Scholten, Elisabetta Bruni e Ludovica Callerio regista assistente Dafne Niglio
Installazioni per Audio Ibrida di Veronika Tzekova
In residenza dal 17 – 23 ottobre e dal 2 – 7 dicembre 2022
Nella sua pratica artistica Veronika Tzekova si occupa principalmente di intervento, appropriazione e partecipazione; si concentra sul ripensamento e sulla trasformazione di oggetti, situazioni e sistemi. Negli ultimi anni ha realizzato numerosi progetti nello spazio pubblico ed è entrata come artista della piattaforma In-Situ. Nel periodo di residenza Tzekova intende concentrarsi sullo studio di alcuni luoghi e spazi di Milano, conosciuti come spazi ibridi. Si tratta di spazi con vocazione socioculturale, con forte radicamento nel territorio e dislocati in varie zone della città. A partire dallo studio e dalla conoscenza di questi luoghi, Tzekova ha immaginato di creare un collante, una visione artistica che li unisca e che concretizzerà in una restituzione aperta al pubblico contemporaneamente alla fruizione di un’audioguida dedicata agli spazi.
Ho cercato l’essenza degli spazi ibridi. Ho cercato un’essenza da trasporre a parole. E dopo ci ho guardato dentro. L’ho guardata attraverso la lente di ingrandimento della teoria degli insiemi. L’ho decostruita per costruirla nuovamente, così da portare alla luce ciò che avevo visto nascosto in essa.
Lavoro con la costruzione visiva e la percezione del linguaggio per creare piccole scene che nel 90% dei casi contengono solo due parole e celebrano la sorpresa e la fascinazione che il linguaggio suscita.
Un approccio che ho usato è tratto dalla mia serie “CDoupbles” (parola passe-partout che include “couples” e “doubles”). Tipicamente, in CDoupble c’è una parola principale che ne contiene o un’altra o altre, che decisamente non fanno da radice e appaiono in maniera diversa, a seconda dell’oggetto, dell’installazione, del formato e del carattere. Ci sono molte di queste simbiosi di parole, ma io sono interessata a quelle che offrono terreno da gioco per la creazione di scene interessanti, speculazioni, associazioni, domande e via dicendo.
Un’altro approccio che ho usato è stato quello di “syllaBLEndings”, versi corti che fondono due (raramente più di due) parole, sistemate in tre righe; l’ultima sillaba della prima parola è la prima sillaba della seconda e di solito è sistemata nella riga centrale. Le due parole presenti in syllaBLEndings condividono, hanno qualcosa in commune, si appartengono, sono connesse, si mescolano, si amalgamano, si incontrano, si accavallano, si scontrano, si penetrano a vicenda. Sono insomma gemelle siamesi: l’una sviluppa e fa crescere l’altra, la fine di una è l’inizio dell’altra, esistono in simbiosi, si completano a vicenda. Il syllaBLEnding è un processo.
In entrambi gli approci che ho menzionato il senso è prodotto attraverso la coesistenza delle parole nell’immaginario degli spettatori e dipende dalle associazioni che esse provocano in loro.
Naturalmente, ho colto questa opportunità e ho affrontato la sfida di uscire dalla mia zona franca e sperimentare alcuni diversi modus-operandi, dedicandomi a un uso nuovo degli effetti tipografici del linguaggio, al fine di dissezionarlo per ricavare e restiruire significati.
Miro a ritratti concettuali degli spazi ibridi che ho ricercato, i quali siano intelletualmente e poeticamente sfidanti. Ritratti che mettano in evidenza con una chiave di lettura l’essenza di ognuno di loro.
Veronika Tzekova Graz 15 novembre 2022
QAnon Revolution – Tutto Quello che viene detto in Questo Spettacolo è Vero di Evoè Teatro con Riccardo Tabilio
QAnon Revolution è un progetto drammaturgico originale ideato e composto da Riccardo Tabilio per Evoè. Si propone di penetrare e raccontare attraverso gli strumenti del teatro il vasto fenomeno di complottismo internazionale detto QAnon.
Germinata nel 2017 a partire dalle profezie di Q (entità anonima del web che si presentava come un infiltrato nelle stanze del potere del governo degli Stati Uniti) la dottrina di QAnon ha radunato centinaia di migliaia di seguaci in tutto il mondo: accoliti e simpatizzanti di Q sono stati coinvolti in casi di cronaca di carattere violento e terroristico, tra cui spicca l’irruzione nel palazzo del Congresso degli Stati Uniti a Washington del 6 gennaio 2021, in protesta contro l’uscita di scena di Donald Trump, sconfitto alle elezioni presidenziali.
QAnon Revolution si propone di raccontare ciò che è stato QAnon, e ciò che è diventato: seguirà alcuni dei protagonisti assurti agli onori della cronaca (come Edgar Maddison e il suo assalto armato a una pizzeria di Washington, e come Ashli Babbit e Jake Angeli, lo «Sciamano di QAnon», protagonisti dell’effrazione del Campidoglio) raccontandone le gesta nei loro esiti farseschi, inquietanti o tragici, attraverso un montaggio alternato e un linguaggio tra l’epico e il drammatico, già sperimentato dall’autore in Leviatano.
La drammaturgia, fondata su fonti giornalistiche e su saggi come l’imprescindibile La Q di Qomplotto di Wu Ming 1, racconterà l’ideologia su cui il movimento si fonda tentando di leggerne le radici profonde. Ma proverà soprattutto ad osservarne il magnetismo ad occhio nudo, rifiutando l’operazione più facile e più comune condotta dalle maggioranze di fronte alle fantasie del complotto: quella di rompere il giocattolo, di derubricare tutto quanto a bufala e chiunque ci creda a pazzo o idiota. Questo tipo di reazione è sbagliata e non basta, no: certamente non di fronte all’enormità della schiera di Q e della sua influenza. Perché QAnon, oltre ad essere la teoria del complotto più ricca e complessa della storia, una teoria capace di saldare tutte le mitologie complottistiche precedenti (templari + Savi di Sion + rettiliani + Nuovo Ordine Mondiale…) in una sorta di universo espanso da supereroi Marvel, oltre ad aver influenzato in modo documentato la traiettoria politica degli Stati Uniti degli ultimi anni, e quindi del mondo intero; oltre ad essere un fenomeno a noi vicinissimo, come testimoniano i numerosi e frequentati gruppi Telegram italiani dedicati alla causa, oltre a tutte queste cose racconta il mondo in cui viviamo in una chiave straordinaria.
di Riccardo Tabilio regia Silvio Peroni con Emanuele Cerra e due interpreti in via di definizione.
BÜRGERBÜHNE – La scena dei cittadini
Uno spazio di riflessione, partecipazione e azione performativa aperto ai cittadini di tutte le età. Un laboratorio permanente per portare in scena storie personali, questioni sociali o culturali urgenti, in un contesto professionale.
BÜRGERBÜHNE – La scena dei cittadini si ispira all’omonimo progetto dello Staatsschauspiel di Dresda e intende sviluppare percorsi annuali in cui i partecipanti lavoreranno alla creazione e alla realizzazione di una performance teatrale che verrà inserita nella stagione 2023 di ZONA K. I cittadini trasformeranno le loro istanze in linguaggio artistico per trovare così nuove forme di partecipazione attiva.
10+1: alla ricerca della pubblica felicità è il progetto a cui siete invitati a prendere. 10 come i 10 anni di attività teatrale di ZONA K e del suo percorso tra innovazione, attualità, ricerca 10 come il decalogo – tutto da inventare- del “buon cittadino”, tra obbedienza e disobbedienza civile 10 come le tappe per raggiungere la “pubblica felicità”, quella che in senso illuminista coincide col bene pubblico +1 perché possiamo immaginare come andare oltre +1 perché il primo numero di una decade numerica nuova indica il cambiamento +1 perché possiamo interrogarci sull’obiettivo 11 dell’agenda 2030 : “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili”
BÜRGERBÜHNE – La scena dei cittadini
· Quando: 25 incontri settimanali + una performance pubblica aperta a tutta la città. Gli incontri avranno una durata di due ore e si svolgeranno ogni martedì con orario 20.00 – 22.00 a partire dal 24 gennaio 2023 fino a giugno 2023.
· Dove: presso la sala teatrale di ZONA K, via Spalato 11 (M2 Garibaldi, Gioia – M3 Zara – M5 Isola)
· Quota di partecipazione: € 80,00
· Requisiti: per partecipare occorre avere compiuto 18 anni e garantire la presenza per almeno l’80% degli incontri.
· Come: entro il 20 dicembre invia all’indirizzo organizzazione@zonak.it i tuoi contatti e 10 righe (non una di più) per presentarti +1 punto che inseriresti nell’immaginario decalogo sulla ricerca della pubblica felicità (una descrizione/un titolo).
Il gruppo sarà formato da un numero massimo di 15 partecipanti che saranno selezionati sulla base del materiale inviato e a seguito di un breve colloquio individuale (17 gennaio). Nell’individuare i partecipanti, cercheremo di formare un gruppo il più vario possibile, che sia rappresentativo della città. L’esito dell’ammissione verrà comunicato il giorno 9 gennaio 2023.
L’emergenza climatica, il disastro ecologico, il futuro, il tempo che avanza, la responsabilità, le scelte e le azioni possibili: Bee Generation è una performance urbana che affronta questi temi dal punto di vista dei giovani, una generazione “bee” (ape), che come le api è preziosa e difficile da intercettare ma che ha un ruolo fondamentale per il futuro del pianeta. Il suo futuro però – come quello delle api- è a rischio.
Bee Generation è un ronzio che diventa suono e poi voce: si fa strada tra slogan e aspettative, paure e indifferenza. E’ un rumore che può pungere come una domanda, una provocazione, una messa in discussione dei ruoli.
La performance si svolge in cuffia e prevede un meccanismo di azione partecipata, in cui un coro di ragazzi si mette in gioco e guida il pubblico costringendolo a fare delle scelte. Fino a che punto sei disposto a lottare per salvare il pianeta? Quali contraddizioni ci sono in mezzo agli slogan ambientalisti che sentiamo ogni giorno? A cosa saresti disposto a rinunciare? E se non fosse abbastanza? Nessuna scelta sarà indolore, nessun’ azione sarà senza conseguenze.
Bee Generation è il capitolo 2 del progetto “Generazione gLocale” che nasce per dare voce alle nuove generazioni per promuovere pratiche di convivenza e dialogo e favorire integrazione e inclusione: è uno spazio creativo in cui i ragazzi si pongono come cittadini e costruttori di futuro, un format che ogni volta viene replicato in contesti diversi e arricchito dagli interventi dei ragazzi che partecipano.
Il progetto è stato realizzato in seguito a un laboratorio teatrale presso l’ex Convitto del Trotter, con i ragazzi della scuola secondaria di primo grado I.C. Francesco Cappelli (un grazie speciale per il supporto al prof. Luigi Metropoli) e grazie al supporto dell’associazione Project for People.
c/o mosso – ex Convitto Parco Trotter – Via Mosso 3, – ang. Via Padova (quartiere Turro)
Info: performance teatrale urbana itinerante e interattiva • in cuffia • durata 40 min. ca • consigliata dagli 8 anni in su
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria: 02.97378443 / 393.8767162 biglietti@zonak.it
Un progetto di ZONA K; drammaturgia, editing audio e regia di Federica Di Rosa e Davide Stecconi; creazione collettiva Cibele, Doa, Fatima, Malak, Ruben, Sara, Sarai, Youssef; laboratorio di street art per la realizzazione di elementi scenici a cura di Christian Gangitano; assistente allo spettacolo Leda Peccatori; con la partecipazione straordinaria di Flora Green People e Atelier Spazio Xpò’
Uno spettacolo per l’inclusione sociale, un fumetto teatrale
Superabile parla del mondo, di quel mondo che non si ferma alla prima occhiata, ma supera lo stereotipo della definizione. Racconta la disabilità, partendo dalla conoscenza intima delle persone, tutte così diverse e complesse. Superabile oltrepassa le barriere fisiche e culturali, e per questo fa riferimento al “super” che è il contrario di “dis”. Uno spettacolo dove un regista disegnatore dotato di lavagna magica creerà per il pubblico un mondo fatto disegni all’interno del quale gli attori della compagnia saranno immersi come in una sorta di fumetto vivente.
“E voi che ci guardate, come ci vedete?” chiedono i cinque attori, di cui due in carrozzina, che si raccontano, portando idealmente nel viaggio lo spettatore. Il loro quotidiano è lo spazio che racchiude i sogni, le gioie, ma anche gli sguardi degli altri, la necessità di essere accompagnati, la mancanza di intimità, la perdita di autonomia che è quindi la perdita di un privato. Si sorride e ci si commuove, con leggerezza e ironia, grazie alla possibilità data da questi ragazzi di fare entrare gli spettatori nelle loro vite, di aprire al loro mondo, con uno sguardo capace anche di irridere l’asprezza della realtà.
c/o e in collaborazione con Olinda onlus / TeatroLaCucina, ex. Ospedale psichiatrico Paolo Pini, via Ippocrate 45 – M3 Affori FN
Spettacolo rivolto alle scuole secondarie di I grado, ingresso gratuito
regia Michele Eynard; con Mathias Dallinger, Melanie Goldner, Paolo Grossi e Jason De Majo; rumorista Rocco Ventura; consulenza artistica Paola Guerra; in collaborazione con Lebenshilfe Südtirol; foto Marzia Rizzo
La classifica delle prime 20 squadre che hanno partecipato all'edizione 2022
Ibrida/o è chi ha spirito di avventura e capacità di adattamento. Ibrida/o è resistente e sa gestire gli imprevisti. Ibrida/o sa essere tante cose insieme senza perdere la sua identità. E tu, quanto sei ibrida/o?
AUDIO IBRIDA è un viaggio, un gioco urbano attraverso Milano, è una voce elettronica di un navigatore speciale che guida alla scoperta degli Spazi Ibridi Socioculturali che abitano la città.
Puoi partecipare da sola/o o in squadra. Puoi muoverti a piedi, in auto, motorino, col tram o in bicicletta. Dovrai darti tempo, camminare, ascoltare suggerimenti e storie che non immagini.
Scegli uno dei 3 percorsi a tema. Ogni percorso prevede 5 tappe. Noi ti sveliamo solamente quella di partenza. Le tappe successive le scoprirai volta per volta.
Accumula i punti di ogni tappa, ricorda, questo è un gioco e alla fine… c’è chi vince e chi perde. Tu, vincerai?
1. scarica subito l’app gratuita izi.TRAVEL da App Store o Google Play. Per far sì che l’app funzioni senza problemi, devi avere un sistema operativo attuale (5 o successivo per Android o 13 o successivo per iOS). Avrai bisogno di 64 MB di spazio di memoria sul tuo dispositivo per installare l’app.
2. AUDIO IBRIDA sarà disponibile dal 7 all’11 dicembre. Il percorso inizia alle 14 e termina alle 17 di ogni giorno.
3. acquista i biglietti online: € 5,00 per ogni partecipante.
4. alle ore 13.30 della giornata in cui hai deciso di partecipare, riceverai una mail da biglietti@zonak.it dettagliata con il link del percorso prescelto e potrai cominciare il gioco. Hai tempo fino alle ore 17.00 per completare il percorso e accumulare più punti possibili
5. indossa le tue cuffie, porta un notes, una penna e una powerbank/caricatore per lo smartphone e una piccola torcia
Scegli il tuo percorso.
PAESAGGI IBRIDI: per esplorare il paesaggio, tra campagna e città Da percorrere in macchina, in motorino… o in bici, per i più sportivi. Partenza: Cascina Sant’Ambrogio – CasciNet via Cavriana 38
IBRIDO VISTA MARE: per attraversare le stagioni, tra meteo e teatro Da percorrere in bici o in metro. Partenza: East River – Via Jean Jaurès, 22 Milano –
SPIRITO IBRIDO: per guardare oltre le apparenze, tra realtà e immaginazione Da percorrere in bici, con i mezzi pubblici o a piedi… per i più resistenti. Partenza: Casa degli Artisti – via Tommaso da Cazzaniga angolo Corso Garibaldi, 89/A Milano
Percorsi consigliati dai 10 anni in su.
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Il progetto prosegue l’importante lavoro di ricerca, mappatura e relazione che la rete degli Spazi Ibridi Socioculturalista portando avanti da qualche anno per produrre welfare generativo, fare cultura e partecipare al rinnovamento di un patrimonio culturale di una città in continua trasformazione come Milano.
Un progetto di ZONA K; testi Federica Di Rosa; registrazioni e sound design Luca De Marinis; installazioni di parole Veronika Tzekova; coordinamento artistico, organizzazione e comunicazione a cura di ZONA K; in collaborazione con Stecca3 e Temporiuso; con la partecipazione di BASE Milano, Casa degli Artisti, Cascina Cuccagna, CasciNet – Cascina Sant’Ambrogio, Eastriver, Giardini in Transito per il Giardino Comunitario ‘Lea Garofalo’, Il Cinemino, mare culturale urbano, Nuovo Armenia, Olinda onlus, Rob de Matt, Spirit de Milan, Stecca3, Terzo Paesaggio e ZONA K; con il sostegno del Comune di Milano
AUDIO IBRIDA fa parte del palinsesto di
BOTH industries. Diario di bordo per “Still Walking, on air”
Abbiamo iniziato il periodo di residenza artistica con l’idea di sviluppare una performance partecipativa online all’interno della sfera concettuale, estetica e metodologica di Ambulacri, un nostro progetto transdisciplinare composto da una serie di opere video e performance multimediali. Con un tocco ironico e surreale, Ambulacri cattura istantanee fittizie del mondo digitale contemporaneo, dove le dinamiche sociali sono governate da algoritmi di controllo in uno stato di frenetica immobilità. Gli scenari che abbiamo costruito rappresentano in chiave spaziale il fenomeno delle Echo Chambers, ambienti virtuali chiusi in cui le linee di pensiero tendono a radicalizzarsi a causa della ripetizione di modelli comunicativi all’interno di una comunità omogenea. Tutti i video presentano gruppi di persone in perenne cammino, dove le figure umane sono moltiplicate sullo schermo con tecniche di collage video. Solo due performer che camminano su tapis roulant interpretano tutte le molteplici figure che animano gli spazi delle Echo Chambers, come se fossero modelli umani in una simulazione digitale. I loro corpi sono l’elemento fondante della composizione visiva generale: l’ambiente rappresentato è vuoto e i suoi tratti emergono dalla sola giustapposizione degli individui che vi interagiscono.
Per la creazione degli elaborati audiovisivi abbiamo sviluppato un sistema compositivo aleatorio che ci permette di progettare la configurazione spaziale dei nostri scenari, i ruoli dei soggetti che li abitano, le tempistiche delle loro azioni e delle generali dinamiche del gruppo. Il metodo progettuale e produttivo si è dimostrato particolarmente duttile e ludico, e cosí abbiamo pensato che poteva essere adattato per il coinvolgimento del pubblico all’interno del processo creativo: inseriti nel gruppo di regia, i partecipanti avrebbero potuto influire su alcuni dei parametri che modulano la performance durante la riprese.
Il periodo di residenza si è diviso in due momenti principali: una fase di ricerca sul funzionamento delle piattaforme di live video streaming, sui loro contenuti e sul loro linguaggio estetico; una seconda fase di sperimentazione di nuovi formati performativi fruibili online che guidano il pubblico in un percorso multimediale attraversando gli ambiti dell’immagine movimento, della recitazione teatrale, della musica elettronica e della progettazione informatica.
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La prima fase ha incluso sessioni di discussione online tra i membri dell’associazione e con le tutor, e una settimana di residenza presso ZONA K nel mese di Luglio.
Nell’intento di trovare una piattaforma ideale per ospitare la nostra performance e consentire una fluida partecipazione del pubblico, la fase iniziale fu dedicata alla ricerca di servizi di live streaming sul web. Esiste una grande varietà di siti che danno spazio agli utenti per caricare contenuti audiovisivi o video in diretta. Ogni piattaforma ha un focus tematico, un formato audiovisivo specifico ed un’interfaccia leggermente differente, progettata per aumentarne l’attrattività tramite l’ottimizzazione dei sistemi di condivisione di contenuti e dei mezzi di comunicazione tra gli utenti che la animano.
Pur mantenendo uno sguardo ampio per prendere ispirazione da varie fonti, selezionammo come ambiente di lavoro una delle piattaforme di live video streaming che avevamo individuato, a causa del suo elevato livello di interattività tra gli streamer e gli utenti collegati, e la sua capacità di creare comunità attorno ad ambiti di interesse condivisi e a figure carismatiche. Seguì quindi un approfondimento sul funzionamento della piattaforma, sui caratteri fondanti dei video trasmessi, sui sistemi di comunicazione tra utenti e sulle dinamiche sociali ed economiche che si instaurano tra l’azienda che gestisce la piattaforma e gli streamer, cioè coloro che creano e presentano contenuti audiovisivi sulla piattaforma, tra gli streamer ed il loro pubblico, nonché tra gli stessi membri del pubblico.
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Una volta selezionati gli elementi chiave su cui lavorare, la fase di sperimentazione ha coinvolto tutto il team di lavoro che comprende i membri dell’associazione ed il nostro collaboratore Martin Obrist, invitato ad unirsi per lo sviluppo dell’architettura informatica che consente l’interazione con il pubblico. Abbiamo installato il nostro studio di registrazione con teli verdi all’interno di ZONA K e testato un sistema di ripresa multi-camera, che permette di dividere lo spazio della performance in stanze separate e di riprendere le stesse scene da punti di vista complementari. I primi giorni di residenza sono stati dedicati alla messa a punto di un sistema logistico che mette in comunicazione riprese video, suono, lettura ed elaborazione dei dati forniti dalla chat. In seguito abbiamo lavorato sulla reinterpretazione in chiave visiva, performativa e sonora dei formati video presenti sul web, appropriandoci dei principi compositivi più comuni come il remix, la citazione, il collage, l’iterazione, la ripetizione e variazione.
La performance è strutturata per moduli, ed è tuttora in via di sviluppo. Al termine del percorso di residenza avremo l’occasione di mostrare una prima forma del lavoro che comprende una serie di capitoli selezionati. Il pubblico è invitato a prendere parte al gioco di composizione delle scene e ad interagire con noi e gli altri utenti tramite la chat, assumendo così il ruolo fluido di audience, giocatore, performer e regista.
ZONA K lancia una nuova call ai cittadini di Milano per “NON SIAMO NIENTE, SAREMO TUTTO”, progetto di teatro partecipato con la direzione artistica di Jens Hellie (drammaturg Leone d’oro alla Biennale 2019) e di Alessandro Renda (Teatro delle Albe di Ravenna).
Stiamo cercando lavoratrici e lavoratori di qualunque professione che abbiano voglia di essere coinvolte/i in un percorso artistico di indagine e di testimonianza sul tema del lavoro oggi.
“Il lavoro definisce veramente chi siamo? Quanto risponde alle nostre aspettative? Può rappresentare oggi un punto di osservazione sullo stato di salute della società, soprattutto dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria?”
Previsti tre incontri presso la sala teatrale di ZONA K – via Spalato 11 (M2 Garibaldi, Gioia + M3 Zara + M5 Isola) Giovedì 3 novembre tra le ore 19.00 e le ore 22.00 Sabato 5 e Domenica 6 novembre tra le ore 16.00 e le ore 19.00
Non è richiesta alcuna esperienza teatrale pregressa e la partecipazione è gratuita.
Per aderire o chiedere informazioni scrivere a stagione@zonak.it. Deadline adesioni di partecipazione venerdì 28 ottobre 2022.
Con il progetto “STOP” ZONA K si aggiudica un posto tra i vincitori del Bando “Milano è viva” del Comune di Milano, dedicato alle periferie. Partner del progetto sono Project for People, Olinda onlus, ADA Stecca e ATELIER SPAZIO XPO’.
Il progetto STOP prevede la realizzazione di una serie di azioni di rafforzamento dell’offerta culturale, di inclusione sociale e culturale e di formazione secondo quelle pratiche performative che ZONA K sperimenta ormai da 10 anni. Percorsi itineranti, spettacoli partecipati, spettatori che diventano attori, non professionisti che contribuiscono al processo creativo. E’ in questo ambito che STOP trova una coerenza non solo artistica ma anche territoriale, concentrandosi nei Municipi 9 (zona Affori/Comasina e Isola) e Municipio 2 (ex convitto Trotter, via Padova), ma prevedendo anche un’azione diffusa in un territorio “senza confini” che vuole coinvolgere i numerosi Spazi Ibridi presenti in città.
STOP è una fermata di pensiero sulla necessità del teatro, sul valore del coinvolgimento del pubblico, sulle nuove modalità artistiche, sui margini della società e della città, sul presente nel quale viviamo. E’ il filo conduttore di progetti performativi e teatrali che si muovono su temi diversi – dal lavoro alla cura delle persone, dall’ambiente alla protesta politica, dalla ridefinizione della socialità alla riformulazione degli spazi urbani.
Per la modalità di lavoro di ZONA K le azioni si intrecciano. Quasi tutti gli spettacoli/performance lavorano sulla qualità e sull’innovazione dei linguaggi e al contempo racchiudono in sé azioni di inclusione sociale, di rafforzamento dell’offerta culturale e di formazione.
Il pubblico legge una raccolta di risorse emotive e ispiratrici: storie di attivisti, tattiche, strumenti e strategie, registrate come testi scritti o trascritte da racconti orali per formare un archivio dell’attivismo contemporaneo.
Una chiamata pubblica, decine di lavoratrici e lavoratori che rispondono. È l’inizio del progetto che si è concretizzato nell’ultimo anno con incontri, laboratori teatrali, ricerca, video documentari, canzoni di protesta, cortei, un pretesto (America di Kafka), tre attori, un regista e un dramaturg.
Una performance urbana guidata dalla voce elettronica di un navigatore personale. Un’audioguida creativa, un gioco che diventa urbano e che attraversa il territorio di Milano alla scoperta degli Spazi Ibridi Socioculturali che lo abitano.
Superabile parla del mondo, di quel mondo che non si ferma alla prima occhiata, ma supera lo stereotipo della definizione. Racconta la disabilità, partendo dalla conoscenza intima delle persone, tutte così diverse e complesse.
Bee Generation è una performance partecipata creata dai giovani rivolta agli adulti che affronta dal loro punto di vista temi urgenti, una generazione “bee” (ape), che come le api è preziosa e difficile da intercettare ma che ha un ruolo fondamentale per il futuro del pianeta.
Laboratorio di scrittura creativa ed espressività vocale per over 60!
Cosa ci raccontano gli alberi? Costruiamo insieme frammenti di storie da ascoltare e diamo voce ai personaggi nascosti nella natura.
Il workshop prevede un lavoro di scrittura e di espressività vocale volta alla realizzazione di un racconto audio che verrà poi inviato ai partecipanti.
In collaborazione e presso BAM Biblioteca degli Alberi – Milano ideato e condotto da Federica Di Rosa per la giornata di festa BAM! Il parco si fa Isola Partecipazione gratuita con prenotazione obbligatoria.
Per partecipare compila il modulo che trovi ➡︎ QUI
60+ Corso di teatro, scrittura e movimento creativo di ZONA K
Il corso di teatro, scrittura e movimento creativo 60+ quest’anno è all’insegna della TRASGRESSIONE: andare oltre, superare i limiti, gli ostacoli, le linee tracciate. Esploriamo il tema della trasgressione attraverso spunti testuali, musicali, artistici e attraverso la nostra esperienza… reale o immaginaria. Il teatro, la scrittura drammaturgica, il movimento ci condurranno in questo viaggio per costruire insieme una performance oltre ogni confine!
Il corso prevede lezioni di teatro, improvvisazioni sceniche, scrittura collettiva e individuale, movimento creativo.
Al termine del corso è prevista una restituzione scenica del lavoro.
Le lezioni di 90 minuti si svolgono il lunedì dalle ore 14.00 alle ore 15.30.
Costo € 400,00
Agevolazioni:
Sconto del 10% per iscrizioni entro il 15/09/21
Sconto del 5% per iscrizione unica soluzione e per iscritti anni precedenti
Possibilità di suddividere la quota in due rate durante l’anno
Gli sconti non sono cumulabili.
Il corso si attiverà al raggiungimento del numero minimo dei partecipanti.
Lezione di prova gratuita 3 ottobre solo su prenotazione.
Contatti: organizzazione@zonak.it – 02.97378443
Il percorso è strutturato in 20 lezioni di 1h30 ciascuna da ottobre a marzo 2022 e prevede una restituzione pubblica finale.
Sarà condotto da una drammaturga/regista e da un’insegnante di movimento creativo.
In caso di sospensione delle lezioni in presenza il modulo sarà completato con incontri online della stessa durata: i corsi sono stati pensati e strutturati prevedendo questa possibilità. Le eventuali lezioni online saranno al massino 3. Se la sospensione dovuta all’emergenza sanitaria dovesse perdurare, non verranno attivate ulteriori lezioni in modalità online. Le lezioni annullate verranno quindi recuperate in presenza e -se questo non fosse possibile per motivi legati all’Associazione- rimborsate. Non è previsto alcun rimborso per assenze o per mancata partecipazione alle lezioni online previste.
Alessandro Renda e Jens Hillje raccontano Non siamo niente, saremo tutto
Alessandro Renda: Tutto è iniziato da una chiamata di ZONA K che mi ha elettrizzato per la sua particolarità. Mi si chiedeva di collaborare con Jens Hillje e di lavorare con i cittadini di Milano e di La Spezia. La singolarità della richiesta stava anche negli aspetti tematici che mi si chiedeva di approfondire e tenere insieme: il mondo del lavoro, il 150° anniversario del testo dell’Internazionale e la possibilità di lavorare in maniera corale con professionisti e non professionisti.
Come si sono intrecciate le vostre competenze?
Jens Hillje: Alessandro ha sempre chiaro dove vuole arrivare ed è importante perché costringe chi lavora con lui a trovare una nuova prospettiva, un nuovo linguaggio, tralasciando volutamente ciò che già si conosce. Il mio compito è stato cercare cosa non era stato ancora detto, trovare ciò che non era stato indagato su un palcoscenico e individuare cosa avrebbe pottuto essere interessante rappresentare. Si cerca sempre una combinazione tra un’idea prestabilita e qualcosa che non si sa.
Qual è la vostra urgenza rispetto al tema trattato?
A.R. Con Jens abbiamo subito definito un orizzonte di interessi comuni per creare un “combattimento”, seppur piacevole, con le richieste che ci aveva fatto la produzione. Ci siamo chiesti sin da subito come trattare la questione di fondo, il mondo del lavoro, in un modo più ampio: non ci attirava, infatti, l’dea di esplorare problematiche dei vari comparti lavorativi, ma piuttosto di approfondire quanto noi siamo, a nostra volta, responsabili delle problematiche del lavoro degli altri o perlomeno quanto possiamo rispecchiarci nelle scelte altrui per avere maggiore consapevolezza dei nostri desideri o frustrazioni. Con la volontà di creare qualcosa senza risposte, ma con tante domande da poter condividere.
Come si è svolta la chiamata per coinvolgere i non professionisti?
A.R. All’inizio abbiamo deciso di indagare i lavori non produttivi (care work) legati alla cura del prossimo: insegnanti, corpo scolastico, infermieri, medici, badanti. Però, quando si fa una chiamata aperta, non è detto che rispondano le persone che ci si aspettava e così è stato: si sono presentati disoccupati, studenti, professionisti di altri ambiti, pensionati, tutti accomunati da diverse esperienze teatrali, e così abbiamo iniziato ad ascoltare le storie di questi lavoratori, storie di scelte fatte o non fatte, di vocazioni seguite o di necessità della vita.
Cosa avete chiesto ai lavoratori? Quali sono state le prime fasi del processo creativo con i partecipanti?
J.H. Abbiamo lavorato molto sulle domande, perché il modo in cui chiedi qualcosa determina la risposta delle persone. Abbiamo fatto richieste molto concrete e le persone hanno iniziato a parlare delle loro professioni in modo inconsueto: non si lamentavano — come ci saremmo aspettati — delle condizioni lavorative, ma ci hanno invece raccontato un rapporto molto intimo con il proprio lavoro e con i colleghi, con cui passano quasi più tempo che in famiglia. La domanda più interessante è stata “cosa volevi fare da grande?”, perché porta a parlare molto apertamente della propria idea di vita e della propria vocazione, in un modo spesso fragile e vulnerabile.
Qual è la struttura dello spettacolo?
A.R. Abbiamo lavorato in contemporanea su tre drammaturgie: una drammaturgia scenica per attori professionisti; un corteo poetico, per esplorare ciò che hanno ancora da dirci le parole del poeta anarchico Eugène Pottier ne L’Internazionale e una restituzione video delle storie raccolte, una parte documentaria, che comunque abbiamo da subito ritenuto necessaria per il progetto. È un lavoro di vera sinergia, costruito strada facendo. La sfida è diventata quella di tenere insieme letteratura e documentario, finzione e realtà, teatro e reale.
Sono tantissimi gli spunti che sono confluiti durante il percorso: ci sono anche dei riferimenti a America di Kafka. In che modo quest’opera ha influenzato il vostro lavoro?
A.R. Avevamo bisogno di uno sprofondamento in un mondo altro che potesse legare e far leggere questi racconti in maniera diversa, non solo documentaristica, e così siamo arrivati al Teatro Naturale di Oklahoma, l’ultimo capitolo di America, romanzo inconcluso di Kafka. Lo scopo è stato quello di restituire una struttura, anche enigmatica, che potesse racchiudere alcune delle questioni che abbiamo indagato.
A questo proposito, in che modo le storie dei singoli possono trasformarsi in un quadro collettivo?
J.H. La parte interessante è stata proprio trasformare l’esperienza individuale in una testimonianza che rappresentasse un’esperienza condivisa. Abbiamo lavorato con un gruppo molto variegato che ha una differenza d’età consistente, dai 15 ai 70 anni. Tutti hanno toccato gli stessi problemi, anche se accompagnati da sentimenti diversi: i più giovani con maggiore speranza e i più anziani con disillusione. Ascoltando le risposte si comprende come il lavoro diventi per ciascuno di noi, indipendentemente dall’età, espressione di chi siamo come esseri umani. Di tutto questo materiale volevamo restituire una visione veritiera, un’immagine filtrata dal teatro, illuminando una prospettiva nuova sul lavoro attraverso le possibilità della messa in scena.
Una chiamata pubblica, decine di lavoratrici e lavoratori che rispondono. È l’inizio del progetto che si è concretizzato nell’ultimo anno con incontri, laboratori teatrali, ricerca, video documentari, canzoni di protesta, cortei, un pretesto (America di Kafka), tre attori, un regista e un dramaturg.
Il “lavoro” come fil rouge. Il lavoro come aspirazione, come scelta obbligata, come fonte di sostentamento, ma soprattutto come motore che delinea le traiettorie, definisce autostima e convinzioni personali, rischia di plasmare i nostri valori e determina dove e con chi trascorriamo la maggior parte del tempo.
Ma il lavoro definisce veramente chi siamo? Quanto risponde alle nostre aspettative? Quanto peso ha nella nostra vita e nelle scelte che facciamo? Può oggi rappresentare un punto di osservazione sullo stato di salute della società, soprattutto dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria?
Non siamo niente, saremo tutto è la traduzione letterale di un verso de L’internazionale scritto dal poeta e rivoluzionario Eugène Pottier 150 anni fa. Non siamo niente, saremo tutto è anche il progetto teatrale prodotto da ZONA K, in cui Jens Hillje e Alessandro Renda hanno coinvolto lavoratrici e lavoratori di diversi settori, per esplorare storie individuali e affrontare il tema da differenti prospettive: possiamo specchiarci nelle storie lavorative altrui per sentirci più interconnessi? Quanto condiziona le nostre esistenze il rispetto di una volontà o di una vocazione? Comprendere felicità o insoddisfazioni individuali ci aiuta a valutare il benessere collettivo? Il concatenamento di storie diventa uno strumento di indagine per trasformare l’esperienza collettiva in una narrazione condivisa, un coro pensato come opera d’arte totale e scultura sociale per riabbracciare un desiderio di comunità e, attraverso il teatro, trovare nuove forme di rappresentazione della realtà.
c/o e in collaborazione con Teatro degli Impavidi di Sarzana (SP)
regia: Alessandro Renda; dramaturg: Jens Hillje; con: Roberto Corradino, Milena Costanzo, Matteo Gatta, i cittadini e le cittadine della chiamata pubblica di La Spezia e Milano e con i cori Four Steps Choir, Coro F.de André, Batebalengo, diretti da Gloria Clemente e Pietro Sinigaglia; scenografia: Denise Carnini e Francesca Pedrocchi; disegno luci: Mario Loprevite; editing e visual effect video: Francesco Tedde (Antropotopia); foto: Luca Del Pia; produzione ZONA K (MI); co-produzione: Pergine Festival (TN), Associazione 47|04 (GO); produzione esecutiva Valentina Picariello e Renata Viola; organizzazione Federica Bruscaglioni; con il sostegno e la collaborazione di Fuori Luogo La Spezia/Gli Scarti; in collaborazione con Olinda onlus, Project For People, Stratagemmi Prospettive Teatrali
Il progetto è realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito di Art Waves Produzioni di cultura contemporanea e con il sostegno di Fondazione Cariplo e del Comune di Milano
Alessandro Renda è attore, regista e filmmaker nel Teatro delle Albe di Ravenna. Si avvicina alla compagnia fin da adolescente partecipando ai laboratori della non-scuola, pratica teatral-pedagogica antiaccademica creata da Marco Martinelli. Nel 1998 viene scelto per interpretare uno dei dodici “palotini” dello spettacolo I Polacchi, testo e regia di Martinelli e da allora è attore e regista della compagnia. Dal 2001 è guida nei laboratori non-scuola. Dal 2003 si occupa di video, realizzando proiezioni per la scena o “traduzioni” in video di molti spettacoli del Teatro delle Albe e documentari su esperienze teatrali in giro per il mondo della compagnia.
Jens Hillje (Germania, 1968) dal 1989 al 1995 studia Arti applicate all’Università di Perugia, studi che prosegue a Hildesheim e a Berlino. Dal 1990 lavora nella scena del teatro indipendente tedesco come attore, autore e regista. Nel 1996 ha fondato insieme a Thomas Ostermeier lo spazio ‘Barracke’ al Deutsches Theater. Dal 1999 fino al 2009 è Chief-dramaturg e membro della direzione artistica della Schaubühne di Berlino con Thomas Ostermeier e la coreografa Sasha Waltz: con loro crea un ensemble permanente di danza e prosa di rilievo internazionale. In qualità di dramaturg lavora con i maggiori esponenti del teatro europeo: oltre a Ostermeier, Yael Ronen, Falk Richter, Luk Perceval, Sebastian Nübling, Nurkan Erpulat. Durante il suo periodo alla Schaubühne, Jens Hillje ha creato il F.I.N.D Festival nel 2000. Il festival per la drammaturgia internazionale e contemporanea ha presentato autori emergenti della scena teatrale e oggi è uno dei più rinomati festival in Germania. Dalla stagione 2013/14, Jens Hillje è co-direttore artistico e Chief-dramaturg del Gorki, insieme a Shermin Langhoff. Dal 2021 è free dramaturg. Nell’estate 2019 è stato insignito del Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia.
A cosa servono, ancora, i miti greci? in occasione della pubblicazione del numero 194 della rivista “Engramma”
c/o Bolzano29, via Bolzano 29A, Milano (Metro M1 Rovereto)
Intervengono: Monica Centanni (direttore di “Engramma” e professore ordinario di Lingua e Letteratura greca, Università Iuav di Venezia e Università di Catania), Maddalena Giovannelli (docente Storia del Teatro presso USI-Università della Svizzera Italiana, Lugano), Daniela Sacco (ricercatrice e docente presso l’Università Iuav di Venezia), Gianpiero Borgia (Regista).
Conduce Oliviero Ponte di Pino (presidente di Ateatro).
“What’s Hecuba to him?” Che cos’è Ecuba per lui, cos’è lui per Ecuba? Perché dovrebbe piangere per lei? Fa chiedere Shakespeare ad Amleto.
Questo numero della rivista “Engramma”, incentrato sull’esperienza teorica e pratica di Teatro dei Borgia, è nato per tentare di rispondere a una domanda: “A cosa servono, ancora, i miti greci?”. Rilanciamo la domanda di Amleto: “Cosa sono Medea, Filottete, Eracle per noi?”. “Perché dobbiamo piangere per loro? Servono ancora i nomi, le storie, le figure del mito? Possono i miti greci dire il nostro presente?”. La stessa domanda che dà il titolo al Seminario di studi che si è tenuto a Trani il 21 e il 22 maggio 2022 per iniziativa di Teatro dei Borgia e della rivista “Engramma”.
Puoi inventare. Puoi rappare. Puoi girare la città come in un video musicale.
E allora cosa aspetti? Rap in the city! Un campus per trasformare la città in un rap e realizzare un videoclip.
Una giornata al campus “Rap in the City”
ore 9.00 – 9.30
Benvenuti piccole/i rapper! Giochi di accoglienza
ore 9.30 – 10.30
Rap ritmo e parole. Inventa una canzone e prova a rappare
ore 10.30 – 11.00
Merenda al sacco
ore 11.00 – 12.30
Video, elementi di regia. Ideazione videoclip, ricerca location
ore 12.30 – 14.00
Pranzo al sacco e gioco libero
ore 14.00 – 15.00
Visione video musicali e analisi del linguaggio video
ore 15.00 – 16.30
Rap & Video: registrazione audio e/o riprese video
ore 16.30
Uscita
Merende e pranzo al sacco sono a carico delle famiglie. Se il meteo lo consente verranno consumati all’aperto in uno dei parchi cittadini vicini a ZONA K (via Confalonieri, via De Castillia)
Il campus prevede la realizzazione e il montaggio di un videoclip musicale che verrà proiettato a ZONA K dopo le vacanze estive.
Il campus: – è a numero chiuso, si attiva al raggiungimento del numero minimo di iscritti richiesto – le iscrizioni si chiudono il giorno 21 luglio o al raggiungimento del numero massimo di iscritti previsto – prevede la realizzazione e il montaggio di un videoclip musicale che verrà inviato alle/ai partecipanti nelle settimane successive la proiezione di settembre a ZONA K
Costo: € 190,00 Agevolazioni: sconto 10% per secondogeniti sconti non cumulabili
MOLTING Faccio la muta. / Perdo: / grani / chili / foto / candele / souvernirs / mutande col pizzo / pagine e pagine / di precetti /giudizi / pensieri / big bubbles fiori secchi / calcinacci / conchiglie / mattoni e / cordoni. / Cordoni. / Perdo / cordoni. / Ombelicali. / Li lascio andare. / Ecco, piano piano / vi lascio andare, miei cari. / Vi perdo. / Ma io. / Io. / Non mi perdo.
Giulia Asselta (1994, Milano) Laurea in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano, consegue a pieni voti il Master of Arts in Languages and Literatures all’Università di Friburgo (CH), con tesi su Mariangela Gualtieri. Collabora come assistente alla regia in teatro, cura adattamenti drammaturgici e piccoli progetti performativi e lavora come organizzatrice di eventi. Scrive poesia. Ogni forma d’arte la entusiasma e le restituisce libertà. Le sta a cuore dar voce con l’arte ai movimenti più profondi dell’animo umano.
MA ANCHE SE NON FOSSE SUCCESSO NIENTE, SAREBBE STATO QUELLO CHE CI SI ASPETTAVA In un parossismo d’indecisione le aveva fatto domande a cui lei non poteva rispondere, ricevuto silenzi che non poteva tollerare. Così continuava a sfogliarla, tirando sterilmente i suoi petali retrattili: una tortura piena di grazia. Esitante e temporeggiante, eternamente titubante, discendeva una spirale di dilemmi rodendosi dall’interno come una tèrmite affamata.
Mara Callegaro (1994, Varese) Vive e lavora a Milano. Si laurea in Arti Visive, indirizzo Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Prosegue gli studi frequentando il Biennio di Fotografia alla scuola Cfp Bauer, Milano. Dal 2020 è assistente di Francesco Jodice e docente al Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Nella sua ricerca tiene allenato uno sguardo leggero e meditabondo.
UN GIORNO SAREBBE DIVENTATO TUTTO BELLISSIMO Dinamiche relazionali in cui “dare” diventa un imperativo incorporato. Dare sempre, dare tanto, dare tutto. Animali relazionali in relazione al concetto del proprio sé.
Se cadi ti rialzi, se sbagli ricominci, se muori muori.
Alessio Cerfeda (1986, Gallipoli) è un artista transmediale nato in provincia di Lecce. La sua pratica deriva in maniera organica da una formazione onnivora che va dalla sceneggiatura all’antropologia, dalla composizione elettroacustica all’universo dell’outsider art, passando per il lavoro nella scuola pubblica come bidello.
CREATURE_AU COEUR DE L’INTIMITÈ Scivolare via da una vecchia pelle, imprimersi, venire alla luce e andare verso.
Da Antigone a Creatura un filo unisce passato e presente in una lenta, costante e inesorabile ridefinizione.
Si può vivere senza l’obiezione di morire? Si può vivere accettando di morire?
Miriam Giudice (1984, Milano) Formazione teatro e danza. Lavora dal 2008 come performer, attrice e modella d’arte nell’ambito dello spettacolo e del video. Dal 2013 porta avanti la sua ricerca interpretativa e performativa con taglio autorale e una commistione di modalità e linguaggi che includono movimento, parola poetica, scrittura, canto e fotografia. Indaga il percorso di individuazione dell’essere umano in relazione a sé, alla collettività e all’ambiente attraverso atti performativi dove il corpo diviene chiave per la creazione e veicolo di significati e immagini.
MUTA REVERSE E’ il processo di costruzione del senso interno di appannamento e di presenza-assenza che mi abita, nel tentativo di attivare un dialogo con la parte in trasformazione di me. I muri del cuore non sono visibili ad occhio nudo ma sanno creare distanze siderali. Desidero abitare questo muro interno ed esplorarlo; alcuni muri sanno difenderci e io ho bisogno di una pelle.
Chiara Marini Ferretti (1991, Livorno) Documentarista, video artista e performer. Dopo una formazione umanistica e teatrale si specializza in regia documentaristica presso la Civica Scuola di Cinema di Milano. Individua l’arte come mezzo per indagare l’essere umano, nella sua dimensione sociale, intima e politica; è attraverso la relazione che cerca di rivelare l’intrinseca verità che abita se stessa e gli altri.
HOMEWORLD Bi,enVENu!E CHEZ Moi# En”-joy0!1
Sathya Nardelli (1997, Trento) Attrice, performer, educatrice teatrale. Si diploma a Venezia come attrice professionista per il Teatro Stabile del Veneto e a Milano come Formatrice. È parte della comunità teatrale Dopolavoro Stadera, per cui è attrice e autrice per progetti di teatro sociale, tra cui la Brigata Brighella. Si concentra su scrittura, movimento e performing art. “PLAYBACK”, la sua opera prima, è in vista di debutto. Il venerdì mattina va in terapia, il sabato a francese.
SANA SANA Sana Sana nasce da una nostalgia, da un blocco, da un’ostruzione, è una richiesta, un istinto, una pretesa.
SANA SANA COLITA DE RANA, SI NO SANAS HOY, SANARAS MAÑANA è la mia guarigione, la voce di mia madre che consola il mio utero
Lorena Santamaria (2000, Genova) Nel 2019 dopo essersi diplomata al liceo artistico Paul Klee si trasferisce a Milano per frequentare il biennio di fotografia al CFP Bauer. Una volta concluso, comincia un percorso come assistente di studio. Contemporaneamente ai suoi studi matura un interesse nei riguardi dell’arte performativa portandola a frequentare il corso The Momentary Now.
LUNARIO Affiorano parole. E’ iniziato il Lunario, un coro che instilla nell’aria perline di assenza.
Una piccola pratica di ossessione e liberazione. C’è di mezzo la Luna, ognuno ha la propria, che custodisce ciò che di assoluto si trova nell’umano.
Mancanze e presenze costanti. Una persona, un tempo, uno slancio.
Un quadro di nostalgia cosmica.
Valeria Spera Dopo gli studi in Cinema e Produzione Multimediale, lavora come autrice di programmi TV e progetti audiovisivi e cura videoinstallazioni per il teatro. È docente di Linguaggio del Cinema a Milano. Coltiva da sempre un amore discreto per l’arte e la danza, che le ha suggerito di affacciarsi nel mondo della performance. Ama le cose e le persone di una volta, ma corre dietro alla curiosità per ciò che ancora non è accaduto.
RICAMO Atto d’amore, omaggio alla madre e ai suoi ricami a punto croce. I fili colorati si intrecciano, non in una minuscola tela aida, ma in uno spazio gigante fra alberi e arbusti del giardino. Nessuno schema predefinito, nessun disegno premeditato. Solo una semplice danza, guidata dalla stessa cura che impiega un aracnide per tessere la sua tela.
Monica Turri (1993, Milano) Attrice e performer. Da sempre innamorata dell’arte prova a soddisfare la sua curiosità per questo vasto campo laureandosi in Scienze dei Beni Culturali. La sua esigenza di stare sul palco la porta a frequentare l’accademia MTS-Musical! The School. Prosegue la sua formazione con il corso di laurea magistrale in Scienze della Musica e dello Spettacolo, mentre frequenta anche un corso di Alta Formazione in Mercati dell’Arte.
MERVE RÈMINE Le parole verme e inerme non sono anagrammabili senza che si perda il senso dei termini, per questo i due neologismi creati, che danno titolo alla performance, non formano nessun nuovo significato. Il bozzolo nero, soffocante, pesante ed estremamente scomodo da indossare e spostare, in cui mi infilo e trascino per pochi metri, è l’insensatezza del dolore che mi lascia esausta, sporca e infradiciata. Portare il mio corpo e la mia mente allo stremo della sopportazione è una dinamica che attuo quotidianamente nella creazione delle mie sculture che, ora, per la prima volta indosso.
Federica Zianni (1993, Roma) docente di Tecniche di Fonderia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dove si è laureata al biennio di Scultura nel 2018. Ha partecipato a residenze artistiche rilevanti come In-edita 2 e Arte Laguna Prize 16 presso la Fonderia Artistica Versiliese. È stata finalista a 17 premi dirilievo nazionale tra cui: Premio Arte, Premio Combat, Premio Comel, Exibart Prize, Premio Cramum e Premio di Scultura Gabbioneta, ricevendo molti riconoscimenti. È in corso la realizzazione della sua prima monografia per Vanillaedizioni.
ZONA K lancia un grande progetto internazionale di teatro partecipato in collaborazione con Gli Scarti/Fuori Luogo di La Spezia.
Una “chiamata” alla cittadinanza di Milano per partecipare direttamente e in prima persona: “Abbiamo bisogno di persone del territorio, di lavoratori e lavoratrici di alcuni settori che abbiano voglia di essere coinvolte all’interno di un percorso di indagine e di testimonianza che porterà ad una grande performance finale e che vuole coinvolgere direttamente le comunità cittadine sul tema del lavoro e dei suoi cambiamenti dopo l’esperienza della pandemia”.
La direzione artistica è di Jens Hillje (dramaturg berlinese, Leone d’oro alla Biennale 2019) e di Alessandro Renda (Teatro delle Albe di Ravenna) ideato e prodotto da ZONA K.
A CHI è rivolta la call?
– Lavoratrici/lavoratori del mondo della SCUOLA E ISTRUZIONE (insegnanti, personale ata, studenti/studentesse)
– Lavoratrici/lavoratori del mondo della SANITA’ e ASSISTENZA SOCIALE (infermieri/e, farmacisti/e, OSS, medici, caregivers etc)
– Lavoratrici/lavoratori del mondo FOOD/DRINK, DELIVERY e COMMERCIO (ristoratori/trici, baristi/e, camerieri/e, riders, commessi/e di supermercato)
Oltre alle persone appartenenti alle suddette categorie possono partecipare anche coloro che abbiano voglia di condividere testimonianze indirette e la propria esperienza rispetto alle tematiche del progetto.
*NON è richiesta alcuna preparazione o esperienza teatrale pregressa e la partecipazione è gratuita
Domenica 22 maggio 2022 ore 18.30 – 20.30 ci troveremo a ZONA K (Via Spalato 11, vicino ple Lagosta, quartiere Isola) per raccontare il progetto e le differenti modalità di partecipazione:
Semplice raccolta di testimonianze (anche video)
Partecipazione ai successivi incontri del 30 maggio e 6 giugno (ore 18.30 – 20.30)
Partecipazione performance finale (in autunno, data da definire)
Deadline adesioni di partecipazione venerdì 20 maggio 2022.
IL PROGETTO Soprattutto in questi ultimi 30 anni di libero mercato e privatizzazioni sono state deluse molte possibilità di una società più giusta e la competizione è diventata la condizione che definisce le relazioni umane, trasformando i cittadini in consumatori, frantumando il tessuto sociale e le identità individuali. L’esperienza della pandemia ha messo fortemente in discussione l’idea di economia e società neoliberista. Ma se da un lato questa fase ha ulteriormente evidenziato gli squilibri sociali e provocato sofferenze e contrasti tra lavoratori, dall’altro ha sviluppato e fatto riemergere desideri di solidarietà, promuovendo la ricerca di buone pratiche. Come raccontare questa fase così confusa? Il teatro ci consente di evitare le strettoie del quotidiano, sprofondando storie, volti e esperienze in mondi “altri” capaci di leggere la realtà in tutta la sua complessità.
Il coro è alle origini del teatro, da rito a vero e proprio personaggio collettivo. Il coro nel teatro greco antico ha fondato il teatro europeo, rappresentando la cittadinanza della polis. Attraverso il coro possiamo manifestarci nella nostra individualità ma anche nello spirito più profondo di appartenenza a un gruppo.
Non siamo niente, saremo tutto è un progetto teatrale prodotto da ZONA K che si svilupperà tra il territorio di La Spezia e altre località italiane tra cui Milano, Pergine, Ravenna. L’idea è quella di lavorare con cori di non professionisti appartenenti a alcune categorie specifiche di lavoratori. Per affrontare le storture dei meccanismi lavorativi e lo sfruttamento alla base di tanti processi economici e non solo della nostra società, si è deciso di scegliere gruppi di lavoratori in grado di riflettere lo smantellamento delle politiche welfare avvenuto in maniera sostanziale negli ultimi decenni. Non si tratta di raccontare questi lavoratori lasciandoli nelle loro categorie di appartenenza, ma di esplorare delle storie individuali per affrontare il tema da una differente prospettiva: quanto siamo consapevoli degli effetti delle nostre scelte? Delle nostre responsabilità? Quanto siamo coinvolti nei processi che spesso condanniamo? Il coro diventa strumento di indagine che permette di trasformare l’esperienza collettiva in una narrazione condivisa, un coro pensato come opera d’arte totale e scultura sociale. Un ensemble vivo che unirà le esperienze lavorative contemporanee, mentre l’Internazionale, l’inno di emancipazione e liberazione, depositario di memorie ed esperienze di 150 anni di lotta per il giusto riconoscimento economico e politico del lavoro, sarà un puntello per verificare l’attualità di quei versi.
Un campus per trasformare la città in un rap e realizzare un videoclip.
Una giornata al campus “Rap in the City”
ore 9.00 – 9.30
Benvenuti piccoli rapper! Giochi di accoglienza
ore 9.30 – 10.30
Rap ritmo e parole. Inventa una canzone e prova a rappare
ore 10.30 – 11.00
Merenda al sacco
ore 11.00 – 12.30
Video, elementi di regia. Ideazione videoclip, ricerca location
ore 12.30 – 14.00
Pranzo al sacco e gioco libero
ore 14.00 – 15.00
Visione video musicali e analisi del linguaggio video
ore 15.00 – 16.30
Rap & Video: registrazione audio e/o riprese video
ore 16.30
Uscita
Se il meteo lo consente, merenda e pranzo al sacco verranno consumati all’aperto, in uno dei parchi cittadini vicini a ZONA K (via Confalonieri, via De Castillia)
Il campus prevede la realizzazione di un videoclip musicale girato in quartiere, che verrà proiettato a ZONA K.
Il campus:
– è a numero chiuso, si attiva al raggiungimento del numero minimo di iscritti richiesto
– le iscrizioni si chiudono il giorno 29 luglio o al raggiungimento del numero massimo di iscritti previsto
– è organizzato in modo da rendere felice e piacevole l’esperienza a tutte le ragazze e tutti i ragazzi e da rispondere alle normative nazionali in relazione all’attuale situazione sanitaria
– prevede la realizzazione e il montaggio di un video che verrà inviato ai partecipanti nelle settimane successive
Costo: € 190,00. Acconto entro il 29 luglio di € 100,00 e Saldo entro il 5 settembre di € 90,00
Agevolazioni: sconto 10% per secondogeniti sconti non cumulabili
ZONA K e Casa degli Artisti Milano annunciano una CHIAMATA PUBBLICA PER OVER 60 per partecipare a
“BLUE TIRED HEROES” DI MASSIMO FURLAN performance urbana fuori dal comune intorno all’immagine del supereroe
termine invio candidature: 10 maggio 2022
E se Superman fosse invecchiato?
Massimo Furlan è un artista svizzero multidisciplinare che ama creare immagini, quadri viventi, in cui l’occhio vaga, osservando la composizione, l’equilibrio, i colori e la stravaganza.
Questo suo lavoro, presentato all’interno della stagione teatrale di ZONA K, mostra con grande umorismo e ironia corpi invecchiati che interpretano un Superman che finalmente può vivere la sua età reale, in contrasto con l’immagine di eterna giovinezza tipica dei supereroi.
Blue Tired Heroes è una performance urbana in cui un gruppo di anziani supereroi gioca con l’immobilità e le azioni quotidiane: cammina lentamente tra le strade di Milano, si siede sulle panchine, entra nei supermercati, si appoggia agli alberi dei parchi, attende il tram alla fermata…
CERCHIAMO 11 PERSONE tra i 60 e i 70 anniCHE VOGLIONO CONDIVIDERE UN’ESPERIENZA DIVERTENTE E INTENSA.
NON È RICHIESTA NESSUNA QUALITÀ PARTICOLARE NELL’INTERPRETAZIONE. OCCORRE SOLO ESSERE SE STESSI E POSSEDERE UNA BUONA DOSE DI AUTOIRONIA E SENSO DELL’UMORISMO.
UNICA CARATTERISTICA RICHIESTA: AVERE PIU’ DI 60 ANNI (SUPERMAN È DEL 1934!)
Vuoi partecipare e diventare un Superman? Ecco cosa fare! Manda la tua candidatura scrivendo una mail a stagione@zonak.it allegando una tua foto a figura intera e il tuo numero di cellulare entro e non oltre il 10 maggio 2022.
È richiesta la presenza su tutti e 3 i giorni del progetto, 27, 28 e 29 maggio 2022.
La partecipazione si svolge su base volontaria. Verranno rimborsate eventuali spese di trasporto di A/R per e dal luogo delle prove e della performance.
LE PROVE SI SVOLGERANNO NEL POMERIGGIO DI VENERDÌ 27 MAGGIO Ci troveremo presso Casa degli Artisti (zona Garibaldi) per conoscerci e incontrare il regista Massimo Furlan. Cammineremo lungo il percorso individuato (3 km circa tra Garibaldi e Sarpi), provando le pose da supereroe suggerite dai luoghi che incontreremo lungo il tragitto.
Durata dell’impegno, 4 ore circa.
LA PERFORMANCE SI TERRA’ SABATO 28 E DOMENICA 29 MAGGIO, NEL POMERIGGIO Si va in scena! Si indossano i costumi da Superman e si percorre il tragitto compiendo le azioni e le pose provate. Il pubblico sarà formato da passanti, abitanti delle vie delle zone Garibaldi e Sarpi, e ovviamente da tutti gli amici che vorranno assistere alla performance.
Durata impegno, 3 ore circa al giorno.
IL PROGRAMMA IN BREVE
Venerdì 27 maggio ore 15.00 – 19.00 (indicativo): incontro e prove con il regista, ritrovo c/o Casa degli Artisti, Corso Garibaldi 89/A, angolo via Tommaso da Cazzaniga – M2 Moscova –
Sabato 28 e Domenica 29 maggio ore 16.30 – 19.30 (indicativo): 1 passeggiata di circa 1h30 al giorno in città, ritrovo c/o Casa degli Artisti.
Durata dell’impegno, 3 ore circa al giorno.
Domenica 29 maggio, dopo lo spettacolo, festeggeremo insieme con un bell’aperitivo!
TG ISOLA è un TG realizzato dai bambini per i bambini: notizie di cronaca vere o immaginarie, curiosità, storie e interviste in giro per il quartiere.
Con videocamera, microfono e fantasia costruiamo il primo telegiornale dell’Isola.
Piccoli reporter, vi aspettiamo per andare alla scoperta di notizie e storie da raccontare.
Una giornata al campus “TG ISOLA”
ore 9.00 – 9.30
Benvenuti piccoli reporter! Giochi di accoglienza
ore 9.30 – 10.30
Inventiamo il nostro TG ISOLA: ideazione, costruzione redazioni, notizie
ore 10.30 – 11.00
Merenda al sacco
ore 11.00 – 12.30
Si gira! Sopralluoghi in quartiere e riprese
ore 12.30 – 14.00
Pranzo al sacco e gioco libero
ore 14.00 – 15.00
Visione film e analisi del linguaggio video
ore 15.00 – 16.00
Davanti alla videocamera: giochi teatrali e improvvisazioni
ore 16.00 – 16.30
Riunione di redazione: a che punto siamo e cosa faremo domani
ore 16.30
Uscita
Se il meteo lo consente, merenda e pranzo al sacco verranno consumati all’aperto, in uno dei parchi cittadini vicini a ZONA K (via Confalonieri, via De Castillia)
Il campus prevede la realizzazione e il montaggio di un video che verrà proiettato presso ZONA K dopo le vacanze estive.
Il campus:
– è a numero chiuso, si attiva al raggiungimento del numero minimo di iscritti richiesto
– le iscrizioni si chiudono il giorno 30 maggio o al raggiungimento del numero massimo di iscritti previsto
– è organizzato in modo da rendere felice e piacevole l’esperienza a tutte le bambine e tutti i bambini e da rispondere alle normative nazionali in relazione all’attuale situazione sanitaria
– prevede la realizzazione e il montaggio di un video che verrà inviato ai partecipanti nelle settimane successive
Costo: € 190,00
Agevolazioni: sconto 10% per secondogeniti sconti non cumulabili
Extremophile (‘extreme’ with the suffix -philos, from the Greek philéô, to love) is the adjective assigned to those organisms capable of growing and thriving in extreme conditions, i.e. in hostile environments, due to high temperature, acidity or salt concentration. They are therefore those who, as ‘lovers’ of extreme habitats, live differently from the rest of the living.
This is what happens to the protagonists of Alexandra Badea’s work – as the title suggests – which traverses three (or more) stories of love and restlessness. A ministry chief of staff falls in love with a left-wing militant, while a teacher blows himself up in front of a school; a marine biologist is torn between working as a researcher and working for a powerful multinational corporation that devastates the seabed; an Israeli soldier, who pilots drones from a distance, watches his enemies make love on the terraces of their homes.
Rodríguez stages the text by bringing into dialogue the faults and the forgotten dreams, the intimate and the political, and says: “when these characters talk about their work and link it to love, in some way they are also talking about a world that is becoming unbearable”.
At the end of the first performance on 19 May, the company and the director will meet the audience.
a project by Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, presented in the festival “Presente Indicativo”
show ● national premiere ● in Spanish ● duration 80 min.
by Alexandra Badea directed by Lisandro Rodríguez with Ariel Bar-On, Anabela Brogioli, Zoilo Garcés, Lisandro Rodríguez music “Mundo cruel”: Guillermo Rodríguez lights Matías Sendón production Débora Staiff, Estudio Los Vidrios in collaboration with ZONA K. Thanks to the Instituto Cervantes for their collaboration.
E’ nata un’officina nel quartiere Isola!
Qui costruiamo alberi per far crescere i sogni, case per far riposare gli uccelli, vasi per raccogliere i desideri, oggetti per trasformare la città.
Giriamo per il quartiere con la macchina fotografica e inventiamo nuove idee per trasformare i luoghi. Poi, nella nostra officina, realizziamo le nostre opere. Di cosa ha bisogno la città intorno a noi? Cosa vorrebbe ricevere uno scoiattolo? Il bambino della casa vicina? E tu?
Ogni creazione ha una storia: possiamo scriverla vicino alle opere come in una mostra, immaginare delle domande da fare alla città e poi tenere un diario di bordo della nostra avventura.
Il campus si svolge in tedesco: esercitiamolo divertendoci con la fotografia, l’arte, l’architettura e la creazione di storie.
Una giornata al campus
ore 8.30 – 9.30
Benvenuti nell’Officina (giochi di accoglienza e riscaldamento)
ore 9.30 – 10.30
Ideazione e realizzazione opere (arte e architettura)
ore 10.30 – 11.00
Merenda al sacco
ore 11.00 – 12.30
In giro per il quartiere! (fotografia e sopralluoghi)
ore 12.30 – 14.00
Pranzo al sacco e gioco libero
ore 14.00 – 15.00
Guardiamo un film!
ore 15.00 – 16.00
Inventiamo le storie delle nostre opere e scriviamo il nostro diario (ideazione e scrittura)
ore 16.00 – 16.30
Arrivederci! (giochi di gruppo)
ore 16.30
Uscita
Se il meteo lo consente, merenda e pranzo al sacco verranno consumati all’aperto, in uno dei parchi cittadini vicini a ZONA K (via Confalonieri, via De Castillia)
Il campus:
– è a numero chiuso, si attiva al raggiungimento del numero minimo di iscritti richiesto
– le iscrizioni si chiudono il giorno 13 giugno o al raggiungimento del numero massimo di iscritti previsto
– è organizzato in modo da rendere felice e piacevole l’esperienza a tutte le bambine e tutti i bambini e da rispondere alle normative nazionali in relazione all’attuale situazione sanitaria
Costo: € 190,00
Agevolazioni: 10% sconto per secondogeniti sconti non cumulabili
WerkStadt ZONA K
Multidisziplinäres Camp in deutscher Sprache für Kinder im Alter von 6 bis 11 Jahren
von 28/6 bis 1/7
Im Isola-Viertel eröffnet eine WerkStadt!
Hier bauen wir Bäume, in denen Träume wachsen, Häuser, in denen sich Vögel ausruhen, Gefäße, in denen Wünsche gesammelt werden, Objekte, die die Stadt verändern. Wir gehen mit unseren Kameras durch unser Viertel und entwickeln neue Ideen, um Orte zu verändern.
Dann stellen wir in unserer WerkStadt unsere Werke her.
Was braucht die Stadt um uns herum? Was würde ein Eichhörnchen gerne bekommen? Das Kind aus dem Nachbarhaus? Was ist mit Dir?
Zu jedem Werk gibt es eine Geschichte: Wir können sie – wie in einer Ausstellung – neben die Werke schreiben und uns Fragen ausdenken, die wir der Stadt und ihren Bewohnern stellen können und führen Tagebuch über den Verlauf unserer Woche.
Der Campus findet auf Deutsch statt: Wir üben Deutsch und haben Spaß an Fotografie, Kunst, Architektur und dem Erfinden von Geschichten.
Ein Tag auf dem Campus
ore 8.30 – 9.30
Willkommen in der WerkStadt (Begrüßungsspiele und Aufwärmen)
ore 9.30 – 10.30
Wir entwerfen und bauen unsere Werke (Kunst und Architektur)
ore 10.30 – 11.00
verpackter Imbiss
ore 11.00 – 12.30
Uhr Rund um die Nachbarschaft! (Fotografie und Erkundung)
ore 12.30 – 14.00
Mittagessen und freies Spielen im Park
ore 14.00 – 15.00
Wir schauen einen Film
ore 15.00 – 16.00
Wir erfinden Geschichten zu unseren Werken und schreiben ein WerkStadt Tagebuch (Konzeption und Schreiben)
ore 16.00 – 16.30
Auf Wiedersehen! (Gruppenspiele)
ore 16.30
alle zu Hause
Wenn das Wetter es zulässt, werden die Snacks und Lunchpakete im Freien, in einem der Stadtparks in der Nähe von ZONA K (Via Confalonieri, Via De Castillia) eingenommen.
Der Campus
– eine begrenzte Teilnehmerzahl hat, beginnt sie, wenn die Mindestteilnehmerzahl erreicht ist
– Anmeldeschluss ist der 13. Juni oder wenn die maximale Teilnehmerzahl erreicht ist
– so organisiert ist, dass das Erlebnis für alle Kinder fröhlich und vergnüglich ist und die nationalen Vorschriften in Bezug auf die aktuelle Gesundheitssituation eingehalten werden
AA.VV.
SPECIAL PREVIEW
I Bohémien features one of Milan’s most fascinating pieces of history: the story of Brera and the young artists who lived there in the late 19th and early 20th centuries.
The writing work started with historical research, the city archives and the reconstruction of early 20th century Milan and the places dear to the artists of the time. It is not an audio guide but a podcast, halfway between radio drama and documentary research, which reveals to the visitor, the spectator, the curious patron, a now vanished and unseen world experienced by the artists who began to frequent Casa degli Artisti, built in 1909, and Brera, helping to build the reputation of the artistic quarter that still survives today.
I Bohémien is the first chapter, which we present as a preview, of a narrative of Milan’s history through the artists’ twentieth century.
Working on the podcast are students and ex-students of the Brera Academy of Fine Arts; playwright Luca Scarlini; sound designer Luca De Marinis.
The podcast will be available as a preview only on 18 and 19 December 2021
A vocazione interdisciplinare e internazionale, ha come missione la promozione della ricerca, della formazione e della produzione artistica; lo sviluppo di una dimensione personale e corale del lavoro; la produzione di progetti culturali rivolti ad un pubblico il più ampio possibile.
1250 mq su tre piani, 11 atelier destinati al lavoro degli artisti, uno spazio espositivo al pianterreno aperto al pubblico, un bistrot, uno spazio esterno affacciato sul verde, Casa degli Artisti lavora come luogo di connessioni per favorire lo scambio tra i diversi attori dell’arte, della società e dell’impresa e per stimolare un dialogo sulla sfera pubblica e sullo spazio urbano.
Il gruppo di lavoro è composto da artisti, organizzatori culturali, formatori, architetti, galleristi, cittadini, con conoscenze puntuali del panorama culturale cittadino, italiano e internazionale. Undici professionisti, appartenenti a cinque associazioni, che si sono incontrati sulla base di una visione comune e con la volontà di intrecciare risorse, competenze e connessioni.
In seguito all’aggiudicazione del bando di gestione dell’immobile, indetto dal Municipio 1 del Comune di Milano, è stata costituita un’Associazione Temporanea di Scopo (ATS) – comprendente le cinque realtà no profit che hanno partecipato al bando: ZONA K, capofila, That’s Contemporary, Atelier Spazio XPO’, NIC Nuove Imprese Culturali e Centro Itard Lombardia, con Future Fond, come partner esterno.
Valentina Picariello / Valentina Kastlunger / Giulia Restifo / Christian Gancitano / Matteo Bianchi / Mattia Bosco / Mariavera Chiari / Francesco Piccolomini / Lorenzo Vatalaro / Susanna Ravelli / Lorenzo Castellini
STORIA Casa degli Artisti nasce nel 1909 su iniziativa dei Fratelli Bogani, due mecenati innamorati dell’arte, per ospitare laboratori e atelier. Fin dai primi anni vede un’intensa frequentazione di artisti di varie discipline. Alla fine degli anni ’30 la Casa viene espropriata dal Comune di Milano con l’intento di demolirla, nell’ambito di un ampio progetto di rinnovamento urbanistico della zona, poi abbandonato con lo scoppio della guerra.
Nel dopoguerra l’attività riprende e vive un nuovo slancio soprattutto alla fine degli anni Settanta, quando la Casa viene gestita da artisti di fama internazionale come Luciano Fabro, Hidetoshi Nagasawa e la critica e storica dell’arte Jole De Sanna.Tra le azioni di quel periodo si annoverano mostre collettive dedicate a giovani artisti emergenti, relazioni con altri spazi no profit della città e il restauro de “I bagni misteriosi” di Giorgio De Chirico del 1994.
Nel 1988 una parte del piano terra viene occupata da Csoa Garibaldi, mentre negli altri spazi della Casa continuano ad operare gruppi di artisti, artigiani e liutai. Nel 2007 la casa viene sgomberata e quindi messa in sicurezza a causa delle condizioni di precarietà strutturale in cui versava.
Nel 2015 inizia il percorso di riqualificazione dell’edificio grazie al Municipio 1. La ristrutturazione è effettuata da La Ducale SpA del Gruppo Tecnocasa, a scomputo degli oneri di urbanizzazione relativi alla costruzione del condominio privato di Corso Garibaldi 95. Su indicazioni della Soprintendenza, il recupero della Casa ha visto un intervento più consistente sulle facciate esterne e un approccio più filologico negli interni, dove sono stati mantenuti i mattoni a vista e le originali strutture in cemento armato.
Media partner of POST, the theatre season, could only be Q code Magazine, an independent magazine that prefers multimedia. It is geopoetic, that is, it tells geopolitics through stories, it is an open place for those who have passion, competence and ability to say it, it is a quarterly paper magazine to return to a slow and thoughtful reading. It is resistant, stubborn and abrasive. It believes in collaboration and sharing between sister organizations. It is edited by Angelo Miotto and Christian Elia, and in its nine years of life has hosted hundreds of signatures from all over the world.
Post, il tempo delle domande is the name of the Q Code podcast for ZONA K .
We have chosen keywords, related to the shows of the season.
The audio essays are by Angelo Miotto.
Etymologically the answer is easy, something that comes later in time or conceptual terms. The society we live in seems to be an endless catalogue of posts. We are in a post-democracy, citizens are post-materialist, capitalism has become post-capitalism, not to go into the more complex and philosophical definitions of post-structuralism, post-modernism and deconstructionism. Even the very concept of truth can no longer be separated from post-truth, voted by the Oxford Dictionary as word of the year for 2016. Everything is questioned, reconsidered, studied in its continuous evolution. It is as if certain principles and doctrines, which formed the basis of a certain culture in the second half of the 20th century, can no longer keep up with the times without having made room for a new political, cultural and social sensibility. Is it fair to ask whether a new progressive culture is possible for the 21st century? Is politics capable of formulating a new, compelling vision that (re)brings people together and is not just an expression of power?
We are not in a position to give answers, for us POST is still the time of questions that every change brings. It is the moment we find ourselves living. The ‘after’ of which the contours are not yet clear. It is not the criticism or the overcoming of what we have done and experienced so far, it is the time of uncertainty, of the need to reconsider positions and choices made so far without fully seeing the next step. It is more than a season’s headline, a well-crafted claim by a good copywriter. It is our present that we continue to look at with an artistic and political eye. It is looking for a new position, finding a new balance between creativity and proximity, between artistic research and audience engagement, between relationships and growth. POST is the start of a new path of openness, a broader view, reflections and comparisons. It is a stimulus for other thoughts, not necessarily our own.
And in this reservoir of suggestions, we started to measure ourselves with new possibilities, parallel actions, not substituting but complementary to the presentation of a theatre season. The first step was to call Jens Hillje as visiting dramaturg. A leading figure of European theatre, Golden Lion for Lifetime Achievement in 2019, Hillje has accompanied months of reflection and will be dramaturg of the new production of ZONA K that will be staged in November.
Therefore, the necessary awareness has matured – this is political and social – not to give up the centrality of people, whether they are spectators, artists, non-professionals, workers, students. Participatory and urban shows, productions and co-productions that arise from the direct involvement of citizens, training of younger targets, storytelling of artistic processes, meetings with artists, networks with other theatres thanks to common visions and synergic work, are all elements of the same puzzle that will be built in future years.
In this outlined framework, enclosed in the POST hat, Gob Squad and their latest production find their place 1984: Back to No Future, a nostalgic and pop look at the past and the future; the shouted words of Pasolini brought to the stage by Anagoor, the old men in tights of Massimo Furlan‘s “Superman”, Mats Staub with the delicacy of his interviews; the urban shows of Elisabetta Consonni and Teatro dei Borgia; the new production Non siamo niente, saremo tutto by Jens Hillje and Alessandro Renda on the distortions of society that brings a chorus of workers on stage, to close with a participatory performance on contemporary activism by Dreams Come True, Hichmoul Pilon, anthropie, collettivo Siamo ovunque. Eight shows, eight complex projects to present and narrate.
To close POST is also – much more simply – “a communication tool, a textual message with the function of opinion, comment or intervention”.
Mariano Pensotti/Grupo Marea (AR)
– COLLABORATIONS SECTION–
El Público (Buenos Aires), The Audience (Athens) and The Public/Het Publiek (Brussels) are three films about a theatre audience and the city they live in. They are also three plays that we only know through the narration of the spectators. The starting point of the three films is the same: there is an audience going to see a performance in a theatre. The audience takes their seats before the performance starts, they read the programme, they chat.
The show starts but we do not see it.
There is an ellipsis. We see the audience leaving the theatre immediately after the end of the performance. Apparently the play they saw was incredible, an extremely complex performance about a real story hidden in the recent history of the city. All the spectators are moved by what they saw.
We follow some people leaving the theatre. We will see the stories of these 11 people during the 24 hours after they have seen the performance and to what extent what they have seen has influenced their lives. Each story is a short film.
The personal stories of the audience are very different and have a variety of conflicts, there are some stories with a strong plot and others that are more focused on everyday life. But at some point everyone talks to another person about the play they have seen and we have not. They all tell a different scene from the play. By following their stories and listening to their narration of the play, the real audience can reconstruct the play that the fictitious audience has seen.
What are the stories of the people who go together to see a play? How much are their lives transformed by that experience? To what extent is what they have seen modified by their memories? What is it like to become a character in your own city? What is the effect of transforming the audience into protagonists?
projection:
12 May THE AUDIENCE – length 80 min
13 May EL PUBLICO – length 90 min
14 May HET PUBLIEK – length 80 min
in collaboration with Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Written and Directed by Mariano Pensotti Art Director Mariana Tirantte Music Diego Vainer Cinematography/DOP María Soledad Rodríguez Artistic Production Florencia Wasser Assistant Director Agustín Gagliardi. THE AUDIENCE was commissioned and produced by Onassis Stegi. EL PUBLICO is a co-production between Festival Internacional de Buenos Aires and Grupo Marea. HET PUBLIEK was commissioned by Kunstenfestivaldesarts in co-production with Wrong Men, Théâtre des Martyrs and Shelter prod.
Mariano Pensotti (Buenos Aires, 1973) studied cinema, visual arts and theatre. His performances have been presented in Argentina and in major international festivals around the world. He has received numerous prizes and awards including: the Rozenmacher, Clarin and F Prizes; and grants from Unesco-Aschberg, Rockefeller Foundation, Fundación Antorchas and Casa de América de Madrid. He founded Grupo Marea together with set designer Mariana Tirantte, musician Diego Vainer and producer Florencia Wasser.
Wundertruppe (IT)
ATTENTION: EVENING DEPARTURE TIME HAS BENNE BROUGHT FORWARD TO 19.00
– SECTION OUT OF MILAN –
It is a sound path with headphones that will take place in the town of Baranzate, a group walk, an experience at the same time personal and shared inhabited by voices, sounds, literary fragments and testimonies around the theme of loneliness. The performance crosses significant places in the city that are identified in the days leading up to it, thanks to the study of the topography and history of the city and (when possible) thanks to encounters with local people. Two figures accompany the public: the first is a point of reference, guiding the route; the other crosses the space, directs the gaze, gets lost, plays with the limit. The route follows the sun and its light.
The performance takes place at dawn and/or at dusk: at dawn the city wakes up, a few people inhabit it with their silent and solitary presence; at dusk, on the other hand, it can swarm with passers-by and within this collectivity a sense of solitude can arise, willingly or unwillingly. The reality of the landscape becomes part of the performance, resonates with the words in the headphones and allows the unexpected to manifest itself and become a story. One walks, at the same time, alone and in company to find oneself at the end in a temporary square and express a desire.
Baranzate was chosen by the collective because of the intense social activities born in the area over the years, and it is also a place of affection and growth for one of the members of the collective.
in collaboration with Associazione Quarantasettezeroquattro in Gorizia
BASIC INFORMATION TO PARTICIPATE:
A document will be requested as a deposit for the use of the navigator.
As this is a route with obligatory stages, the departure time cannot be postponed. The walk takes about 80 minutes and will be done on foot. The place of arrival is 10 min. walk from the place of departure. It is recommended to wear comfortable shoes and a waterproof jacket in case of light rain; in case of heavy rain the event will be cancelled.
Conceived and directed by Collettivo Wundertruppe: Natalie Norma Fella, Marie-Hélène Massy Emond and Giulia Tollis with the voices of Natalie Norma Fella Marie-Hélène Massy Emond and Giulia Tollis, Sandro Pivotti and people met in Italy, Canada and online original music Marie-Hélène Massy Emond sound design Renato Rinaldi special thanks to Luca Oldani, Riccardo Tabilio and Jonathan Zenti for their help on stage and in the studio production Wundertruppe in co-production with Petit Théâtre du Vieux Noranda (Rouyn Noranda, QC -Canada) / Associazione Quarantasettezeroquattro – Gorizia with the support of MOVIN’UP Performing Arts of MiBACT and GAI – Giovani Artisti Italiani / ARTEFICI – Residenze Creative FVG 2019 di Artisti Associati – Gorizia / Conseil des Arts du Canada (Canada) / Associazione IFOTES | ARTESS – Udine. Project supported with funds from the Otto per Mille della Chiesa Valdese
Wundertruppe is a person and a collective at the same time. Wundertruppe is the name under which, since 2016, Natalie Norma Fella has presented her projects. Each work makes use of the collaboration of artists, technicians, consultants, thinkers; the principle of this collective is to combine skills and interests according to the nature and needs of the various projects. The works of Wundertruppe are: “40 A.D. | Etiquette for an Earthquake”, “WK -Wunderkammer,” and “Piazza della Solitudine”.
photo Alvise Crovato
Dreams Come True, Hichmoul Pilon, anthropie, collettivo Siamo ovunque
A participatory performance in which the audience reads aloud the testimonies from anti-fascists, feminists, anti-capitalists, anti-racists, anti-specialists, hackers, and people fighting for the rights of migrants, against all forms of social oppression, for the rights of LGBTQIA+ people, against ecocides, for the rights of sex workers, against police violence, for the rights of undocumented immigrants, for self-determination and empowerment of all workers, against job insecurity, against the current prison system and for Zone to Defend.
The project was conceived during a tour in Hong Kong in 2019, where where one of the promoters of the project mets some protesters of the pro-democracy movement: within 20 years Hong Kong will be entirely Chinese and their freedom of expression is rapidly diminishing. From their stories came the desire to share aspects of political engagement: the act of courage, which gives the strength to fight your way out of an oppressive or precarious situation, and the tools, tactics and practical advice useful to all activists, here or elsewhere.
Siamo Ovunque is a collection of emotional and inspirational resources: activists’ stories, tactics, tools and strategies, recorded as written texts or transcribed from oral histories to form an archive of contemporary activism.
info participatory performance ● in Italian ● duration 120 min.
c/o ZONA K – admission with prior 2022 membership
A project conceived and produced by: Dreams Come True, Hichmoul Pilon, anthropie; with the contributions of: Many anonymous persons; Collettivo Bida; Jupiter; Raffa; Rete appenninica femminista; Samba; Asia Usb – Associazione inquilini e abitanti – Unione sindacale di base; Una militante del collettivo R con documenti svizzeri; Craaazi – Centro di ricerca e archivio autonomo transfemministaqueer°; “Alessandro Zijno”; D(i)ritti alla Città – Rete per gli spazi pubblici dismessi ; Debs; Elena & Rina; Franco Sicilia; Flores Magón; Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani”; Csi – Centro di salute internazionale e interculturale; Osa* – Opposizione studentesca d’alternativa; Viola; Militant* di Extinction Rebellion in Svizzera; El.; Vincenza Perilli; Mars on Pluto; Mujeres libres Bologna; Vivaietto; Collettiva Elettronika; Mattia Robertiello (on going); Administrative Direction Creative Production, Touring: Marine Magnin; Communication: Charlotte Terrapon; Tour Production: Colette Raess; Publishing house: Abrüpt; Coproduction: Le Grütli, Geneva ; République Ephémère, Geneva ; l’Abri, Geneva ; Aargauer Kunsthaus, Aarau ; Santarcangelo Festival; With the support of: Pro Helvetia – Swiss Art Council, Office fédéral de la culture and République et Canton de Genève; Ville de Genève ; Loterie Romande; Fondation Ernst Göhner ; Migros pour-cent culturel; Fondation Jan Michalski pour l’écriture et la littérature ; Fondation suisse des artistes interprètes SIS ; CORODIS.
AA.VV.
Since 2021 ZONA K is among the partners who joined the Call for Digital Residencies conceived and promoted by Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partnership with Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, Cooperativa Anghiari Dance Hub, ATCL Lazio for Spazio Rossellini, the Emilia-Romagna Residency Centre (L’Arboreto Teatro Dimora di Mondaino – La Corte Ospitale), the Fondazione Luzzati Teatro della Tosse in Genoa, joined this year by Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore and Fondazione Romaeuropa.
Now in its third edition, the call aims at stimulating performing arts artists to explore the digital space, as a further or different declination of their authorial research.
The selected artistic projects will be presented to the public during the Digital Residencies Week at the end of November.
Jens Hillje, Alessandro Renda (DE/IT)
A ZONA K project
A public call, dozens of workers responding. This is the beginning of the project that has taken shape over the past year with meetings, theatre workshops, research, video documentaries, protest songs, marches, a pretext (Kafka’s America), three actors, a director and a dramaturg. Work’ as a fil rouge. Work as an aspiration, as a compulsory choice, as a source of livelihood, but above all as an engine that delineates trajectories, defines self-esteem and personal convictions, risks shaping our values and determines where and with whom we spend most of our time. But does work really define who we are? How well does it meet our expectations? How much weight does it have in our lives and in the choices we make? Can it today represent a point of observation on the state of health of society, especially after the acute phase of the health emergency?
Non siamo niente, saremo tutto (We are nothing, we will be everything) is the literal translation of a line from L’Internationale written by poet and revolutionary Eugène Pottier 150 years ago. A text that may be dated, sometimes still sung as a workers’ hymn, but now has almost no relevance to today and the state of the world of work. We are nothing, we will be everything is also the theatrical project produced by ZONA K, in which Jens Hillje and Alessandro Renda involved workers from different sectors, to explore individual stories and approach the theme from different perspectives: can we mirror ourselves in the work stories of others to feel more interconnected? How much does the realisation of a will or vocation condition our lives? Does understanding individual happiness or dissatisfaction help us to assess collective well-being? Are we still able to see ourselves as a collection of people striving for a common good or are we a sum of individuals, monads in our own right? The concatenation of stories becomes an investigative tool to transform the collective experience into a shared narrative, a chorus conceived as a total work of art and social sculpture to re-embrace the desire for community and, through theatre, find new forms of representation of reality.
show ● in Italian ● running time 90 min.
c/o and in collaboration with Olinda onlus, ex. Osp. Psic. Paolo Pini, via Ippocrate 45 Milano – M3 Affori FN
IMPORTANT Show up at least 15 min. before the performance to collect tickets c/o Bar Jodok, via Ippocrate 47 Milano – M3 Affori FN (via Ciccotti exit) Maximum punctuality is required. Access is not guaranteed once the show has started.
direction: Alessandro Renda; dramaturg: Jens Hillje; with: Roberto Corradino, Milena Costanzo, Matteo Gatta and with the citizens of a public call from Milan and La Spezia and with the Micene chorus from Milan; lighting design: Mario Loprevite; scenographic elements Denise Carnini and Francesca Pedrocchi editing and visual effect video: Francesco Tedde and Alessandro Tedde (Anthropotopia); photos: Luca Del Pia; production: ZONA K (MI); co-production: Pergine Festival (TN), Association 47|04 (GO); executive production: Valentina Picariello and Renata Viola; organisation: Federica Bruscaglioni; with the support and collaboration of Fuori Luogo La Spezia/Gli Scarti; in collaboration Project For People, Stratagemmi Prospettive Teatrali, Olinda onlus
The project is realized with the support of Fondazione Compagnia di San Paolo in the context of Art Waves Produzioni di cultura contemporanea and with the support of Fondazione Cariplo and the Municipality of Milan and presented within STOP project presented for Milano è Viva
Alessandro Renda is an actor, director and filmmaker. Since 1998 he has been a member of Teatro delle Albe in Ravenna. He has taken part in numerous shows of the company, from I Polacchi (1998) to L’isola di Alcina (2000), from Salmagundi (2004) to Stranieri (2008) from Inferno (2017) and Purgatorio (2019) among others. He has been staging the monologue written by Marco Martinelli Rumore di acque (2010) for over a decade, with several tours in Europe and the United States. Since 2001, he has been a ‘guide’ in the workshops of the non-school, an anti-academic theatrical-pedagogical practice of the Albe, with various experiences in Italy and abroad. Since 2003 he has been involved in video, making projections for the stage or video ‘translations’ of many of the company’s shows or documentaries around theatrical experiences.
Jens Hillje (Germany, 1968) has worked in the German independent theatre scene since 1990 as actor, author and director. In 1996 he founded the space ‘Barracke’ at the Deutsches Theater together with Thomas Ostermeier. From 1999 until 2009 he was chief dramaturg and member of the artistic direction of the Schaubühne in Berlin with Thomas Ostermeier and choreographer Sasha Waltz. As dramaturg, he works with the leading figures of European theatre. He created the F.I.N.D Festival in 2000 at the Schaubühne, one of the most renowned festivals in Germany. Since the 2013/14 season, Jens Hillje has been co-artistic director and Chief-dramaturg of the Gorki, together with Shermin Langhoff. Since 2021 he has been a free dramaturg. In summer 2019, he was awarded the Golden Lion for Lifetime Achievement at the Venice Biennale.
NON SIAMO NIENTE, SAREMO TUTTO is part of the schedule of
Anagoor (IT)
A poetic text by Pasolini, little known but with a disruptive expressive force, a non-finite in the author’s magmatic laboratory, a jumble of words and images, of sound and pain, an expression of power and the ways in which man succumbs to it, with the emblematic title: L’italiano è ladro (The Italian is a Thief). Here the voice and the poetic word, accompanied by the sound design of the staging, reach the public in their increasingly lacerating and at times disturbing symbolic significance.
In 1955, a fragment of Pier Paolo Pasolini’s L’Italiano è ladro (The Italian is a Thief) was published in a fascicle of the literary magazine “Nuova Corrente”, the only printed trace of a multi-lingual poem of long gestation composed between 1947 and the second half of the 1950s. Because of its openness to the representation of the popular classes and its tendency towards narrativity, this work, despite having passed almost unnoticed, is undoubtedly a representative witness to the poetic season of the 1950s and the cultural and literary political history in which it is embedded. Anagoor attempts to restore the fervour and complexity of a boiling writing, of a thought and a language that were then becoming a system and a vision, illuminating the theatrical virulence that seems to pulsate beneath the poetic verse. The company chooses to mediate this complexity by comparing the different versions of the text and illustrating the workshop of the Friulian poet, before leaving the language free to break the banks and overwhelm the ear like a torrent that drags along recent transformations and ancient pain.
Voices: Luca Altavilla, Marco Menegoni Mediation: Lisa Gasparotto Sound: Mauro Martinuz Direction: Simone Derai Production Anagoor 2016 Co-production Stanze 2016, Centrale Fies
The Anagoor company, which takes its name from Dino Buzzati’s short story Le mura di Anagoor (The Walls of Anagoor), was founded in 2000 in Castelfranco Veneto on the initiative of Simone Derai and Paola Dallan, who were later joined by Marco Menegoni, Moreno Callegari, Mauro Martinuz, Giulio Favotto, Silvia Bragagnolo and many others, making the experience a community project. Since 2008, Anagoor has been based in the Treviso countryside, at La Conigliera, a burrow farm converted by the company into its own atelier. With this choice, the desire to preserve the architecture of the place and the wish to keep a name that would reveal its history, Anagoor experiments with the possibility of stopping pieces of a changing civilization to graft them into a new vision. Anagoor’s theatre responds to an iconic aesthetic that precipitates into different final formats where the performing arts and the hypermedia scene enter into dialogue; it penetrates the territories of other artistic disciplines and yet forcefully claims, by virtue of the nature of this art, to remain theatre.
Swiss-Italian multidisciplinary artist Massimo Furlan brings a new poetic and non-conformist performance to Milan. In Blue Tired Heroes, a group of “supermen seniors” roam the city to impose, in a series of tableaux as burlesque as they are delicate, the physical tests of ageing on this superhero figure trapped in his eternal youth… with “performer” inhabitants.
Superman was born in 1933. Since then, the character of Clark Kent has remained frozen in his eternal youth as a “superhero”, passing from one decade of glory to the next. But what if he finally assumed his true age? Wearing only pyjamas and blue trousers, red socks and a cape as accessories, Massimo Furlan answers the question by unleashing a strange commando of about fifteen elderly people from the city who take over the public space. Aged bodies and wrinkled faces shake our imagination to show, with humour, the evidence of the passage of time. Embodied by fifteen volunteer residents, these “tired blue heroes” play with humour and self-irony, their age and their image, which is far removed from the build of a bodybuilder.
In the continuum of a series of works experimented in the public space around the figure of Superman (Superman Cosmic Green, Love Story Superman), Blue Tired Heroes questions the notion of the heroic figure and the ghost of the superman accepted in the popular imagination, substituting a profoundly humanist incarnation of the passing of time. Funny, intense, tender, this extraordinary journey of ordinary men tells us a lot about the ability of the “superhero” to save the world, perhaps through a smile, a burst of laughter, a burlesque vision and a poetic and collective appropriation of public space?
in collaboration with Casa degli Artisti di Milano
Direction Massimo Furlan; Dramaturgy Claire de Ribaupierre; Costumes Severine Besson; Distribution and production Jérôme Pique; Administration Noémie Doutreleau; Production Numero23Prod.
After studying at the Ecole des Beaux-Arts in Lausanne, Swiss set designer and visual artist Massimo Furlan worked with various dance and theatre companies. In 2003, he founded his own company dedicated to the performing arts, Numéro23Prod., to question the act of representation outside the confines of genres. His multiple performances, essentially articulated around humour and contrast, question popular manifestations and the notion of the team, the themes of image, duration, childhood, memory and play.
The City of Myths is a metropolitan poetic dream. It is a trilogy composed of three stories, Eracle, l’invisibile Filottete dimenticato e Medea per strada, which can be seen individually or in succession.
In these stories Medea, Eracle and Filottete are three heroes of the contemporary world. However, they are not heroes from above, they are not descendants, they are not children of gods. On the contrary, they are heroes of the margins, of the periphery, who speak to us of their real tragedies: prostitution, the fall into poverty and abandonment. Elena Cotugno and Gianpiero Borgia have worked on this trilogy for a long time together with many people: social workers, doctors, health workers and psychologists. They have come a long way with them, until the road began to work on them. The result is a trilogy of performances in which the mythical figures of Eracle, Filottete and Medea are projected into the contemporary world and identified respectively with a separated parent, an incurably ill abandoned person and a foreign prostitute.
The trilogy is a political art action that crosses the city and accompanies spectators to places of marginalization, illuminating corners of the urban landscape through the cone of light of Myth.
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23 + 24 + 28 + 30 September + 1 + 2 October h. 16.45 ERACLE, L’INVISIBILE by Euripide
A disturbing parallelism between the classical hero, Heracles, divine in his proverbial strength, and a marginalised figure in contemporary society, the homeless. Christian Di Domenico plays the role of a separated parent and brings to the stage the economic, social and psychological hardships that have dragged him into the darkest despair. An immersive performance that, starting from myth and Euripides’ tragedy, comes straight to our days.
Duration 65 mins. With Christian Di Domenico; Words by Fabrizio Sinisi; Project and direction Gianpiero Alighiero Borgia; Sociological advice Domenico Bizzarro; Production Teatro Dei Borgia; In co-production with Centro Teatrale Bresciano and Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
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23 + 24 + 28 + 30 September + 1 + 2 October h. 18.15 FILOTTETE DIMENTICATO by Sofocle
In Sofocle’ tragedy, Ulisse returns after ten years to look for Filottete, left alone on the island of Lemnos after seriously injuring his leg. For the Teatro dei Borgia, the contemporary PhiloFilottetectetes we have to deal with is a sick person suffering from a neurodegenerative disease and left alone in a nursing home. Daniele Nuccetelli gives body and voice to the feelings of someone who, in a situation of great suffering, is left to his own devices, staging a delicate and complex theme that touches on the family realities of today.
Duration 60 mins. With Daniele Nuccetelli; Words by Fabrizio Sinisi; Project and direction Gianpiero Alighiero Borgia; Clinical advice Laura Bonanni; Production Teatro Dei Borgia; In co-production with Centro Teatrale Bresciano and Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
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20 + 21 + 27 + 28 September h. 19.30
23 + 24 + 30 September + 1 + 2 October in the Trilogy of Myths* formula MEDEA PER STRADA by Euripide
This is the tragedy of the foreigner, reinterpreted through the strength of the myth of Medea interpreted by Elena Cotugno. The performance tells the story of a woman who escaped from her own country, arrived in Italy and ended up as a prostitute for the love of a man with whom she has two children. As with Medea, hope, love and faith in a better destiny are extinguished in an obsessive despair that culminates in a tragic epilogue.
Duration 70 mins. With Elena Cotugno; Words by Fabrizio Sinisi and Elena Cotugno; Project and direction Gianpiero Alighiero Borgia; Production Teatro Dei Borgia; In co-production with Centro Teatrale Bresciano and Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
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23 + 24 + 30 September + 1 + 2 October h. 15.15 and h. 16.45 TRILOGIA DEI MITI (Medea per strada + Eracle, l’invisibile + Filottete dimenticato)
On these dates the performances can be enjoyed in succession in the Trilogy formula.
The route, lasting a total of 3 hours and 30 minutes, is reserved for 7 spectators only.
To take part, reservations must be made at biglietti@zonak.it
The performances can be seen individually or in the Trilogy formula.
WHEN Medea per strada
20 + 21 + 27 + 28 September h. 19.30
23 + 24 + 30 September + 1 + 2 October in the Trilogy of Myths* formula
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Eracle, l’invisibile
23 + 24 + 28 + 30 September + 1 + 2 October h. 16.45 ___________________________________________ Filottete dimenticato
23 + 24 + 28 + 30 September + 1 + 2 October h. 18.15 ___________________________________________ *Triology of Myths (Medea per strada + Eracle, l’invisibile + Filottete dimenticato) 23 + 24 + 30 September + 1 + 2 October h. 15.15 and h. 16.45
Duration 3 hours 30 min. For 7 spectators only.
WHERE c/o Olinda onlus, ex. Osp. Paolo Pini, via Ippocrate 47 Milano – M3 Affori FN
ONLINE TICKET OFFICE
Single show: full price ticket € 10,00 + € 1,00 pre-sale
Eracle, l’invisibile + Filottete dimenticato: € 7.50 + € 0.50 pre-sale, for each performance on the same evening
COMPULSORY BOOKING ON biglietti@zonak.it
Trilogy: € 24.00 to be paid in advance by bank transfer
IMPORTANT
Please arrive at Olinda onlus at least 15 min. before the performance to collect your tickets.
Punctuality is required. Access is not guaranteed once the performance has started.
Teatro dei Borgia is a theatre company founded by Gianpiero Alighiero Borgia and Elena Cotugno based in Barletta. Gianpiero Borgia is director, theatre actor and co-director of Teatro dei Borgia. Over the years, in addition to having signed numerous shows, he has worked as an acting coach and created and directed numerous workshops and cultural projects. Elena Cotugno is an actress, theatre author and co-director of the company. Her training is defined as nomadic and international: in 2007 she attended a course at the London Academy of Music and Dramatic Art (L.A.M.D.A.). Since then he has continued his training, researching with the masters Jurij Alschitz and Anatolij Vasil’ev and also beginning his first collaborations with Gianpiero Borgia. He is twice, in 2017 and 2019, a finalist for the Ubu Prize. In 2021 he received the Le Maschere del Teatro Award as best emerging actor/actress.
Mats Staub (CH)
AZONA K/Mittelfest2022 production
Mats Staub’s artistic projects take us on a journey to the four corners of the world, inviting us to take time to listen and watch. Without resorting to facile spectacle, Mats Staub has over the years developed an exceptionally coherent poetry that gives us portraits of intense humanity. With refined delicacy and meticulous formal rigour, his works explore our most intimate and personal dimension, confronting us with the multilayered complexity of our time.
Which deaths and which births have influenced and changed my life so far? Who have I welcomed, who have I lost and said farewell to – and what has happened to me in the process?
The latest long-term project by Mats Staub asks about existential experiences. It approaches universal themes through individual experiences and in relation to local contexts. In every place it is presented it brings people together to talk to each other about their experiences of death and birth.
Death and Birth in My Life by Mats Staub is being made for the first time in Italy with the co-production of ZONA K and Mittelfest. The Italian version began with research work in Milan and Lombardia, and at the same time in Friuli Venezia Giulia: through the involvement of associations, specific categories of workers, and through more or less close contacts, about 30 people of different ages were identified who were willing to tell their personal stories. The aim of the research was to identify five possible pairs of interviewees who could discuss these issues by exchanging experiences, memories and considerations: people who did not know each other and who could meet for the first time on this occasion. This meeting gave rise to a free conversation, based on simple guidelines provided by the director: Gaia and Guido, Ambra and Fabrizio, Giovanna and Jana, Elisabetta and Elena, Massimo and Diego talked for a couple of hours, filmed by a video camera but in a situation made intimate by the lights and the two chairs placed opposite each other.
An immersive experience in which you will have the impression of being with them: a small group of strangers who meet to listen to stories, in a suspended time where you can allow yourself to reflect on death and birth.
From 23 to 31 July 2022, the video installation will be presented at Mittelfest2022.
info video installation for 20 viewers
Sunday and Monday off ● in Italian and original language with subtitles ● duration 120 min. with a break
c/o ZONA K – entry with 2022 membership
Idea, Concept, Direction: Mats Staub; With Sharon & Hlengiwe, Ahmed & Basso, Erika & Charlotte, Avril & Eric, Giovanna & Jana, Fabrizio & Ambra, Elena & Elisabetta, Massimo & Diego; Camera: Benno Seidel, Matthias Stickel; Scenography: Monika Schori; Dramaturgical Associate: Simone von Büren, Elisabeth Schack; Collaboration Milan: Cinzia Schincariol; Research: Tim Harrison (Manchester), Maia Marie (Magaliesburg), Patrick Mudekereza (Lubumbashi), Dada Kahindo (Kinshasa), Marcus Rehberger (Basel), Nele Beinborn (Frankfurt), Wolfram Sander (Hannover), Leo Saftic (Perg), Celya Larré (Paris), Justin Murphy (Dublin), Federica Di Rosa (Milan); Technical Direction: Hanno Sons, Stefan Göbel; Postproduction: Benno Seidel; Translation, Subtitles: Simona Weber, Cinzia Schincariol, Matthias Stickel, Benno Seidel; Interpreter for Milan: Laura Canonica; Production Management: Barbara Simsa, Elisabeth Schack; Production: zwischen_produktionen; Co-production: Kaserne Basel, SICK! Festival Manchester, Künstlerhaus Mousonturm Frankfurt, Festival Theaterformen Hannover, Festival der Regionen, Spielart Festival Munich, Centre culturel suisse Paris, Migros-Kulturprozent, Dublin Theatre Festival, zona_k Milan, Mittelfest2022; Funding: Fachausschuss Tanz und Theater BS/BL, Pro Helvetia Swiss Arts Council, Christoph Merian Stiftung, Ernst Göhner Stiftung, con il sostegno di Fondazione Cariplo
Azione performativa inserita in “IntercettAzioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e ZONA K, Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, con il contributo di Regione Lombardia, MiBACT e Fondazione Cariplo.
Mats Staub (1972) was born and educated in Switzerland but now lives and works in Berlin. He studied theatre, journalism and religious studies in Bern, Fribourg and Berlin. He worked as a journalist for various publications (1996-2001) and as a dramaturgical consultant at the Neumarkt Theater in Zurich (2002-2004). Since 2004 he has been developing his own artistic projects that combine the codes of theatre and art, literature and science. The ever-expanding audio installation My Grandparents | Memory Bureau (2008) was presented among others at the Wiener Festwochen in Vienna (2009) and the Historisches Museum in Frankfurt (2012). The video installation 21 – Memories of Growing Up also grows as it travels from city to city and is continuously presented in new forms, for example at the Künstlerhaus Mousonturm in Frankfurt (2012), the Museum of Communication in Bern (2013), the Wiener Festwochen in Vienna (2015), the Adelaide Festival (2018) and the Edinburgh Festival Fringe (2019). In 2020 he is honoured with the Swiss Theatre Award.
“The first man who, having fenced in a piece of land, thought to say ‘this is mine’ and found people stupid enough to believe him, was the true founder of civil society. How many crimes, how many wars, how many murders, how much misery and error would mankind have been spared if, tearing out the pegs or filling in the ditch, he had shouted to his fellows: ‘Beware of listening to this impostor! If you forget that the fruits belong to everyone and the earth belongs to no one, you are lost!'” (J.J. Rousseau , Origin of Inequality, 1754)
Ti voglio un bene pubblico is an urban game that reflects on dividing infrastructures such as gates, walls, fences. So much of what surrounds us is made up of walls and fences; understanding their meaning, from time to time, is a necessary civic practice. It is significant to note that the article of the civil code that regulates the construction of fences on land to define private property is called ‘ius escludendi alios’: to determine one’s own by excluding the other. When does a wall stop protecting and start dividing, segregating and excluding? And when a public space is fenced off and access to it is restricted, how much of that public space remains? When a wall is put up, how much of what is behind it can we not know?
In collaboration with Farout_Festival
urban performance ● in Italian ● duration 120 min. ● in the event of heavy rain the event will be cancelled
c/o Barona district Polisportiva Le Lumache A.D.S. Via Bari, 20/1, 20143 Milano MI
A project by Elisabetta Consonni for BASE Milano in collaboration with and ZONA K.
Concept and direction: Elisabetta Consonni, in collaboration with Sara Catellani, sociological consultancy: Adriano Cancellieri, artistic consultancy: Cristina Pancini, organisation: Chiara Panceri.
Co-production: BASE Milano, Fattoria Vittadini and ZONA K
Project winner OPEN /// CONTEMPORARY [URBAN] CREATION 2019. It has been produced and realized by: Pergine Festival 2019 // Gorizia, In/visible Cities 2019// Terni, Indisciplinarte, 2019 // Milan, Zona K, 2019 // Padua, La Città che Verrà 2020 // 2020 PIA| Palazzina Indiano Arte-Florence: Exhibition. TVUBP- Esposizione Attraversabile di Materiali // Quartiere Celadina- Bergamo. Orlando Festival 2021 // Modena, Villaggio artigiano, Periferico Festival 2021.
Elisabetta Consonni received a writing grant from IN SITU, the European platform for artistic creation in public space, in the framework of the (UN)COMMON SPACES project, co-funded by the Creative Europe programme of the European Union.
Elisabetta Consonni choreographs everything, human and inhuman beings, mobile and immobile objects, maps, interstices and spatial holiday groups. She weaves networks of relationships, subtle and strong, like sugar glass.Graduated in Communication with a final thesis on the social construction of the body in dance and graduated from The Place-London, Elisabetta Consonni then deepened her research in performing art living in Holland (2004-2009) and Poland (2013-2015). Her works aim to expand the practice of choreography by looking for performative devices to incorporate social dynamics and issues. Her activism in the social and civic sphere, takes the artistic form of a research process (documented in ergonomicaproject.wordpress.com) that since 2013 investigates the use and social meaning of public space and the declination of choreographic skills in community practices.
Photo by Samantha Cinquini
Gob Squad (GB/DE)
“Who controls the past controls the future. Who controls the present controls the past.” George Orwell: “Nineteen Eighty-Four”
Gob Squad travel back to 1984, back to the good old analogue days when life was simple and there were only three channels on TV. It’s a perilous journey: they might get lost in music, lost in nostalgia or both. But once they arrive, they discover their younger selves: caught up in the Cold War, fearful of nuclear catastrophe, trying to shape who they might become.
As they sift through the fragments of their teenage bedrooms, they reconstruct their own personal past, and the music drags them into a psychedelic virtual world of disembodied avatars. Under surveillance and under pressure, they fight, dance, build a nuclear shelter and try to dismantle what may have been written into their programming codes. Were these teenagers in control of their bodies, their fate and their ability to change things? Or were they following ready-made templates, part of a larger plan? Can they re-programme their own story, and influence the currents of history? Or at least see it through different eyes? As Gob Squad warp time and go back to a past which saw ‘No Future’, are they able to shed light on the present, and gain a perspective on what lies ahead?
The new production follows in the tradition of other works by Gob Squad, which reimagine and recast YouTube videos, Hollywood films and Andy Warhol art movies. The project brings to a head the company’s ongoing examination of the mechanisms of power inherent in our image-saturated world and the relationship of personal experience to political reality. In Gob Squad’s work, everyday life and magic, banality and utopia, reality and entertainment are all set on a collision course. The audience is invited into a world of light and shadow to bear witness to an experiment in performative science-fiction and imaginary time-travel. Nothing less than the future itself is at stake…
Concept and Direction Gob Squad; Performance Johanna Freiburg, Sean Patten, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Bastian Trost, Simon Will, Damian Rebgetz and Tatiana Saphir; Sound Design Sebastian Bark, Catalina Fernandez; Sound Mix Isabel Gonzalez Toro; Video Design Miles Chalcraft, Noam Gorbat; Costume Design Ingken Benesch; Set Design Amina Nouns; Lighting Design and Technical Management Chris Umney, Max Wegner; Dramaturgy and Production Management Christina Runge; VR Consultancy, Development and Design Joris Weijdom; Artistic Collaboration Mat Hand; Directing Assistant Valeria Germain; Costume Assistant Simon Kernen; Set Design Assistant Stella Nikisch; VR Assistant Diede Tap; Directing Intern Rodrigo Zorzanelli Cavalcanti; Gob Squad Management Eva Hartmann; PR/Communications Alexandra Lauck; UK Producer Ayla Suveren. A production by Gob Squad. In co-production with HAU Hebbel am Ufer Berlin, The Public Theater NY (USA), Schauspiel Leipzig, Anuja Ghosalkar / Drama Queen & Goethe-Institut/Max Mueller Bhavan Mumbai (India), HELLERAU – European Center for the Arts Dresden, Sort / Hvid Copenhagen and Teater Momentum Odense (Denmark).
GOB SQUAD is a bisexual, binational and bilingual (English/German) art collective. They have been devising, directing and performing together since 1994, working where theatre meets art, media and real life. Gob Squad have been looking for new ways to combine media and performance, producing theatre, video installations, radio plays, interactive live films and urban interventions.
Founded in Nottingham in 1994, while its members were still at Nottingham Trent and Giessen Universities, Berlin has been the group’s creative home since 1999. The main members are Johanna Freiburg, Sean Patten, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Bastian Trost and Simon Will. Other artists are invited to collaborate on particular projects. The group is managed by Eva Hartmann.
under the patronage of
Gob Squad (DE/GB)
This is a workshop aimed at anyone who wants to present themselves on stage: performers, actors, dancers and also visual artists or writers who have an interest to be on stage but have not yet tried
A few years before Gob Squad was founded, almost 30 years ago, one of the performers auditioned for a place at drama school. During an audition they said to her:
“Have you ever actually been in a theatre? Because what you are doing here has nothing to do with acting – you’re just playing yourself!”. She didn’t get the place, and went on to found the company with other like-minded non-actors. In Gob Squad’s work, everyone always plays themselves. Roles are sometimes tried on or tried out briefly, but like a child in an ill-fitting mask, the real person is always visible behind it, with their hopes, desires and insecurities.
In this workshop, two members of the collective will share some methods for putting themselves into their work, blending the personal, political and performative. The session will explore Gob Squad’s approach to text, improvisation and game-play.
The workshop will take place
– at Teatro Out Off (via Mac Mahon 16 – Milan)
– in English language
– if reached the minimum number of participants
Cost € 60,00. Registration deadline 14 March 2022.
GOB SQUAD is a bisexual, binational and bilingual (English/German) art collective. They have been devising, directing and performing together since 1994, working where theatre meets art, media and real life. Gob Squad have been looking for new ways to combine media and performance, producing theatre, video installations, radio plays, interactive live films and urban interventions.
Founded in Nottingham in 1994, while its members were still at Nottingham Trent and Giessen Universities, Berlin has been the group’s creative home since 1999. The main members are Johanna Freiburg, Sean Patten, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Bastian Trost and Simon Will. Other artists are invited to collaborate on particular projects. The group is managed by Eva Hartmann.
pic. Garrett Davis / Capture Imaging
Bozkurt, Campara, Oglialoro, Tabilio, Venturi con Rimini Protokoll
Due to the Covid19 emergency, replays are suspended from 28 October 2020.
The pandemic emergency led to a division of the social components into systemically relevant and not relevant. For many it was also a psychological polarization: between what is essential and what is superfluous. The artistic professions are not among those socially necessary.
Should we think of a world in which art will no longer play a role? Can we imagine a reality that cancels the existence of art and of those who work there? What relationship can art have with each of us in this state of crisis? Is something that has long since gotten stale about to end? Can such a profound crisis be an opportunity?
FASE NOVE || Assolo Urbano invites us to ask ourselves these questions in the context of the city. Nine important places for art in Milan – some iconic, others unusual – become the stage for nine audio installations which, through interviews with various experts, are confronted with a provocative question: why does art exist and not nothing?
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opening hours: Wednesday to Friday from h. 13.30 to 16.30 every 10 minutes, Saturday from h. 10.00 to 13.00 every 10 minutes
departure Casa degli Artisti, Corso Garibaldi, 89/A – via Tommaso da Cazzaniga -M2 Moscova-.
Info: urban walk for 1 person – in Italian – closed on Monday
Tickets can be picked up on the day of the walk 15 minutes before the start at Casa degli Artisti, Corso Garibaldi, 89/A – via Tommaso da Cazzaniga -M2 Moscova-.
BASIC INFORMATION FOR PARTICIPATING
A document will be requested as a deposit for the use of the navigator. As this is a route with mandatory stops, the departure time cannot be postponed. The walk takes about 120 minutes and will be covered on foot. The place of arrival is close to the place of departure. It is recommended to wear comfortable and waterproof shoes in case of light rain; in case of heavy rain the event will be canceled. ________________________
** Performative action included in “IntercettAzioni” – Artistic Residence Center of Lombardy: a project by Circuito CLAPS and ZONA K, Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, with the contribution of the Lombardy Region, MiBACT and Fondazione Cariplo. **
Artists Ekin Bozkurt, Chiara Campara, Giulia Oglialoro, Riccardo Tabilio and Francesco Venturi Artistic supervision Aljoscha Begrich and Jörg Karrenbauer (Rimini Protokoll) Project management Valentina Kastlunger (ZONA K) Audio coordination and mixing William Geroli Multimedia implementation Stripes Digitus Lab In collaboration with Eataly Smeraldo, Goethe-Institut Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Giardini in Transito – Giardino Comunitario Lea Garofalo, Anteo Palazzo del Cinema, Piccolo Teatro di Milano Main partner Casa degli Artisti BNP Paribas Thanks to Feltrinelli bookshop in viale Pasubio, Il Barettino in via Solferino, Armonium Galvan Photo Luca Del Pia WithGiuliana Bonifati, Christian Gangitano, Laura Pugno, David Bidussa, Marta Alessandri, Mauro Ferraresi, Silvia Vizzardelli, Wu Ming 2, Palma Rivetti (Mina), Roberta Carpani
BIO
Ekin Bozkurt (sound designer), Chiara Campara (filmmaker), Giulia Oglialoro (author, journalist), Riccardo Tabilio (author and dramaturg) and Francesco Venturi (composer) are the artists that the second open call of Casa degli Artisti on the theme “Work” Selected in March 2020 for the artistic project shared with the German collective Rimini Protokoll.
The work, coordinated and followed by Jörg Karrenbauer and Aljoscha Begrich of Rimini Protokoll in the role of mentors, was completely rethought during the months of lockdown. The theme of work remained central, but he decided to focus in particular on work in the world of culture and art, a theme made even more urgent by the crisis caused by the pandemic. It was decided to work precisely on contingency, considering it an opportunity, investigating the changing perception of spaces and cultural operators.
Rimini Protokoll was founded in 2000 by Stefan Kaegi, Helgard Haug and Daniel Wetzel and over the years has collaborated with various constellations of artists. The goal is to expand the means of the theater in order to create new perspectives on reality. Rimini Protokoll avails itself of the collaboration of experts, whose knowledge and skills go beyond the theater, to produce shows, radio productions and urban interventions that often translate urban spaces and social structures into theatrical formats.
Il Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto Teatro Dimora – La Corte Ospitale), la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, ZONA K di Milano, la Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, la Fondazione Romaeuropa, lanciano il presente bando per la selezione di n° 6 progetti di Residenza Digitale da svilupparsi nel corso dell’anno 2022.
L’intento è quello di stimolare gli artisti delle performing arts all’esplorazione dello spazio digitale, come ulteriore o diversa declinazione della loro ricerca autoriale. Dovrà trattarsi di progettualità artistiche legate ai linguaggi della scena contemporanea e della performance, che nascano direttamente per l’ambiente digitale o che in esso trovino un ambito funzionale ed efficace all’esplicitarsi dell’idea artistica. A titolo di esempio: non si tratta di presentare percorsi di lettura o riprese video di testi o spettacoli esistenti o da farsi, bensì di concepire progetti artistici che abbiano nello spazio web il loro habitat ideale, indicandone anche le modalità di fruizione e interazione da parte dello spettatore, per il quale prevedano un accesso attraverso il pagamento di un biglietto, di modo da valorizzare il lavoro dell’artista, non come una gratuità. Il progetto deve prevedere una restituzione on-line aperta al pubblico, da tenersi nel corso del mese di novembre 2022.
Ciascuna delle 6 proposte vincitrici riceverà un contributo di residenza di 3.500 euro + iva, che sarà pagato dietro la presentazione di regolare fattura.
I promotori del presente bando hanno individuato in Laura Gemini, Anna Maria Monteverdi e Federica Patti tre esperte nell’ambito della creazione digitale che saranno le tutor degli artisti durante lo sviluppo dei loro progetti: ciascuna di loro seguirà specificamente 2 dei 6 progetti vincitori.
I 6 lavori vincitori potranno avvalersi anche di altri contributi produttivi forniti da ulteriori soggetti dello spettacolo, ovvero non si richiede loro alcun vincolo di esclusiva per ciò che riguarda la produzione che resta nell’assoluta disponibilità gestionale degli artisti.
Oltre ai 6 progetti vincitori, è prevista l’eventualità che i promotori del presente bando segnalino un numero ristretto di altri progetti, per portarli all’attenzione del sistema teatrale e coreografico nazionale, con l’auspicio che altre istituzioni possano a loro volta sostenerli, alle medesime condizioni del presente bando.
La seconda edizione di Residenze Digitali, il progetto promosso dal Centro di Residenze della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt) in partenariato con AMAT, Anghiari Dance Hub, ATCL Lazio per Spazio Rossellini, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto-Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale), la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova e ZONAK di Milano, seleziona 7 progetti che vengono seguiti per sette mesi dalle strutture partner e dalle tre tutor, Anna Maria Monteverdi, Federica Patti e Laura Gemini.
Al termine del percorso, i progetti hanno un momento di emersione e confronto con i pubblici all’interno de La Settimana delle Residenze Digitali, dal 22 al 28 novembre 2021.
Urban Stories brings together three urban performance projects, realised and presented in 2021.
Fase Nove//Assolo urbano [90-minute urban walk for one person at a time]
Previously produced and presented last year, in 2021 Fase Nove//Assolo urbano is re-proposed with some modifications and improvements. The walking tour goes through 9 cultural spaces in the centre of Milan, key places in the city’s culture, accompanied by interviews with artists and experts in cultural promotion, and questions our relationship with culture and its need to exist.
The walk was presented to the audience from 21 September to 3 October 2021
I Bohémien [podcast]
I Bohémien
retraces some of the stages in the history of the Brera District and the young artists who lived there in the late 19th and early 20th centuries.
The project was born thanks to the encouragement of the Brera Academy as part of the didactic project La Bohème, which ran throughout the 20/21 academic year. While continuing as an autonomous production, the involvement of some students and ex-students of the Academy was maintained, who worked together with the playwright Luca Scarlini and the sound designer Luca De Marinis.
The podcast was presented to the audience on 18 and 19 December 2021.
The Walks
[Audioguide collection]
Nine short audio guides for urban walks collected in an app created ad hoc by the award-winning Berlin-based collective Rimini Protokoll. Each track corresponds to a different walk that invites you to rediscover and interact with the urban environment. The title of each walk indicates the type of place in which to walk: Park, Water, Roundabout, Cemetery, Theatre, Street, Supermarket, Traffic Light, etc. In this case the audio content is not tied to a specific city: the stories and soundscapes of the audio guides can be heard anywhere in the world. The Walks connects people around the globe in a local experience through the human act of walking, understood as a theatrical action. In each city, voices, sounds and music transform familiar places into stages and landscapes into sets: through narrations, dialogic situations, choreographic explorations or rhythmic and musical variations of walking.
The audioguides have been presented to the audience from 8 September 2021.
The two urban walks with audio guide and the podcast project are the result of an in-depth study of audio and urban modalities, of the desire to explore new forms of artistic research, based on a careful analysis of the territory, on the activation and participation of citizens, on the proposal to experience urban spaces in a different way and on the application of audio technology to the proposed contents.
Urban Stories is a project realised with the contribution of
Uno spazio pubblico, un gruppo di persone,
una voce in cuffia che pone domande, istruzioni, suggerimenti.
Chi sono oggi le tribù globali e locali delle città? Dove sono ora mentre tu sei qui?
Pubblico e Attori si muovono nello spazio.
Una squadra è il riflesso dell’altra. Uno specchio, uno scontro, una differenza.
Una battaglia d’identità. Una lotta di classe generazionale.
Azioni senza parole, gesti e movimenti. Una linea che divide.
Ora tocca a te, che fai?
Generazione gLocale è una performance urbana e partecipata, specchio della società globale di oggi.
In quale contesto viviamo? Siamo a Milano, a Toronto o a Manila? Ci riconosciamo e differenziamo per la provenienza o per come abitiamo le città? Come si difende la propria appartenenza locale in un mondo senza confini?
Pubblico e Attori si guardano, si muovono nello spazio, seguono le istruzioni di una voce in cuffia.
80 persone che avanzano e indietreggiano fino a mescolarsi o ad allontanarsi sempre più.
E’ una questione generazionale?
Produzione artistica di ZONA K, Generazione gLocale pone interrogativi sull’identità delle società di oggi nel tentativo di svelare falsificazioni, mistificazioni, paure, ideologie insite in ognuno di noi.
Una visione gLocale che si appropria del termine introdotto dal sociologo Bauman per indicare i fenomeni derivanti dall’impatto della globalizzazione sulle realtà locali e viceversa e che racconta il dialogo tra piccole comunità e sistemi via via sempre più complessi.
Info: performance teatrale urbana e interattiva • durata 40 min. ca • in cuffia
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria: 02.97378443 / 393.8767162 biglietti@zonak.it
Per partecipare è necessario essere in possesso di Green Pass nominativo in formato digitale e/o cartaceo (decreto legge 23/07/21 n. 105) ________________________
progetto ZONA K regia Andrea Ciommiento workshop realizzato in collaborazione con Federica Di Rosa e Davide Stecconi creazione collettiva Anna, Angela, Kirollos, Marco, Martina, Nicole, Riccardo con Anna, Angela, Kirollos, Marco, Martina, Nicole, Riccardo coordinamento Coop. Diapason contributo Municipio 9 del Comune di Milano
DIARIO DI BORDO DI CHIARA TAVIANI // RESIDENZE DIGITALI
ABITARE UN’IMMAGINE CON IL GREEN SCREEN Intervista a Chiara Taviani
Come nasce e da quale urgenza nasce il progetto “Whatever happens in a screen stays in a screen”?
Più che urgenza, direi che il progetto nasce per esigenza. Una produzione, che era stata selezionata dal progetto Aerowaves, è stata interrotta dalla pandemia e ci hanno proposto, come alternativa, di creare un lavoro in digitale. Avrei dovuto realizzare il lavoro con un interprete portoghese, Henrique Furtado Vieri: sarebbe stato comunque un lavoro a distanza, che è diventato ancora più a distanza a causa della pandemia. Perciò ho proposto a Henrique di lavorare con il green screen perché era l’unica cosa che avevo in casa. Abbiamo presentato il lavoro ad Aerowaves – un medio metraggio interamente creato al computer tra Italia e Portogallo – ma l’esperienza non mi sembrava completa. Poi ho letto il bando delle Residenze Digitali e ho deciso di partecipare, pensando maggiormente al tema dell’abitare l’immagine, mentre quello che avevo fatto con Henrique era stato strutturare una visione del lockdown attraverso il film. Tornando alla domanda, diciamo che la vera urgenza era lavorare ed essere attivi creativamente.
L’obiettivo è la realizzazione di un mediometraggio realizzato interamente al pc, con il blue screen: come funziona?
L’idea era quella di chiedere a un performer di lavorare da casa sua, procurandosi il green screen che io chiamo blue screen perché abbiamo fatto questa scelta cromatica del blu. Ho filmato a distanza i performer che non potevo filmare dal vivo, dopo la fine del lockdown: ho filmato con il mio pc che registra e il loro computer che li filma in diretta. Poi ho cambiato il background, creando un’immagine con all’interno una persona. Ho girato anche dal vivo. Ho invitato a casa i performer, ho fatto diventare il mio salotto un set cinematografico, ho ricoperto tutto di blu e li ho filmati con il computer. La realizzazione è stata piuttosto straniante perché tu da fuori vedi un corpo in mezzo a un colore, e il corpo non vede quello che tocca, va guidato. Il mio obiettivo era realizzare il film con quello che avevo, volevo fare art-house: un lavoro artigianale fatto da casa con i mezzi a disposizione.
Quali le tappe del processo creativo durante i mesi di residenza digitale?
La prima tappa è stata quella di capire chi avrebbe potuto interpretare il film. Ho cercato danzatori, attori, interpreti che potessero avere un volto e un corpo cinematografico, che mi erano rimasti impressi per la loro performatività a livello cinematografico. Penso a Giselda Ranieri o a Simone Zambelli, ad esempio. Poi c’è stata una fase molto lunga, da maggio a fine giugno/metà luglio, di ricerca di immagini da usare, perché mi ero imposta di usare solo immagini gratuite, libere da copyright, di bassa qualità, e questo l’ho fatto anche per una questione di stile, nel senso che scegliere un fotografo mi avrebbe imposto di seguire solo una linea stilistica. Da lì è iniziato tutto un lavoro di archiviazione. Ho catalogato le immagini per temi e parole chiave (natura, cultura, arte, casa, prodotto, società), le ho archiviate anche in base agli algoritmi che cercavo sul web: io cercavo spazio aperto e un sito mi dava effettivamente l’immagine di uno spazio aperto, un altro, per qualche motivo, magari mi dava una lattina aperta. Ecco, ho trovato interessante seguire le associazioni algoritmiche. Mi sono divertita, perché capisci il potere delle immagini, ci sono immagini che tornano, che si ripropongono.
A luglio ho iniziato a filmare: i primi performer sono stati l’attore Marco Quaglia e l’attrice Ambra Chiarello. Loro li ho filmati da casa mia; poi sono arrivati Simone Zambelli, Giselda Ranieri, Lorenzo De Simone, Natalia Vallebona, che ho filmato ad agosto a Zona K. A settembre ho continuato a filmare e da fine settembre ho iniziato a montare. Anche le musiche che utilizzo sono libere da copyright, ho esplorato anche in ambito musicale.
Da coreografa e danzatrice, qual è il tuo rapporto con il cinema e l’immagine?
Sono sempre stata influenzata dal cinema, nutre la mia creatività. Mi capita spesso di guardare un film e pensare cosa mi ha lasciato per poi crearne una performance. Per quanto riguarda il movimento mi ha ispirato tanto, ci sono dei registi cinematografici che lavorano con molta precisione utilizzando la scenografia, il colore dell’immagine, e quella precisione è fonte di ispirazione anche per il teatro. Penso a Roy Andersson, ad esempio.
Quale la sfida più grande che avete affrontato in questi mesi con i tuoi collaboratori e i protagonisti di questo lavoro?
Sicuramente la sfida più grande è stata riprendersi dal lockdown e dalla pandemia. Non ci giriamo attorno. È stato un blocco pazzesco perché ha interrotto un flusso difficile da recuperare. C’è stato un impigrimento creativo, fisico. Siamo stati in una bolla, rimettersi a lavorare creativamente è stato difficile.
Perché, data la moltiplicazione delle piattaforme online, uno spettatore dovrebbe vedere il film? Un invito allo spettatore
Essendo un film fatto in stile art house ha una qualità: è un film contemplativo, lento, e questa contemplazione è rara. Tutto quello che guardiamo è veloce, la contemplazione è più vicina alla lettura di un libro. Quindi, vi invito a vederlo, perché apre la possibilità di guardare qualcosa in modo diverso. Ha un tempo a cui non siamo abituati nel guardare lo schermo.
Crowdfunding. Teatro partecipato: la parola ai ragazzi e alle ragazze
Obiettivo della campagna è attivare laboratori teatrali nelle scuole superiori
di Milano e provincia per realizzare
una performance urbana partecipata insieme agli adolescenti.
Perché sostenere Generazione gLocale
Oggi più che mai i ragazzi e le ragazze hanno bisogno di esprimersi, di farsi sentire. Generazione gLocale dà loro voce.
Identità, diritti, lavoro, ambiente: il presente, il futuro.
Ma cosa ne pensano le nuove generazioni?
Generazione gLocale è un format che dà la possibilità ai ragazzi e alle ragazze di esprimersi attraverso le arti performative: teatro, video, audio sono strumenti che aiutano a interrogarsi per raccontare la società in cui viviamo.
ZONA K da sempre considera il teatro come una lente d’ingrandimento sul presente: proprio da questa visione nasce nel 2017 Generazione gLocale, progetto multidisciplinare realizzato con giovani milanesi di seconda generazione.
Ora ci proponiamo di sviluppare il lavoro, coinvolgere le comunità scolastiche e ampliare il più possibile il numero dei partecipanti per stimolare la creatività e il pensiero critico dei ragazzi sui temi più urgenti.
Dopo questi lunghi e difficili mesi di instabilità e di isolamento, è importante che tornino ad appropriarsi dello spazio urbano e che facciano sentire la loro voce attraverso la mediazione del teatro.
Generazione gLocale intende raggiungere anche i contesti scolastici più complessi e creare le condizioni migliori perché questo avvenga.
Ecco perché chiediamo il vostro aiuto.
Generazione gLocale nelle scuole superiori
Chi sono oggi le tribù globali e locali delle città?
Apparteniamo alla nostra città o siamo cittadini di un mondo senza confini?
Il termine gLocale – introdotto dal sociologo Bauman per indicare i fenomeni derivanti dal reciproco impatto della globalizzazione sulle realtà locali – racconta il dialogo tra piccole comunità e sistemi via via sempre più complessi.
Con i ragazzi e le ragazze lavoreremo sull’appartenenza a un gruppo, a una comunità e sui codici che ne segnalano un’inclusione o un’esclusione.
I laboratori approfondiranno le regole e la forma della performance partecipata, il lavoro sullo spazio teatrale, la creazione di setting (campi di gioco), l’interazione di movimenti collettivi e la scrittura di narrazioni per cuffie audio wi-fi.
La fine del percorso laboratoriale vedrà gli studenti diventare creatori, ideatori e organizzatori di una performance urbana partecipata.
Cos’è Generazione gLocale
Generazione gLocale è una produzione artistica di ZONA K nata a Milano nel 2017 dal giovane regista torinese Andrea Ciommiento con la supervisione di Roger Bernat, artista catalano tra i più noti dell’avanguardia internazionale. Il progetto è stato reso possibile grazie al sostegno del bando MigrArti del MIC (Ministero Italiano della Cultura) e alla collaborazione di cooperative sociali e altri partner territoriali di ZONA K.
Da allora, Generazione gLocale è stata presentata nei festival teatrali di 4 città italiane (Forlì, Milano, Udine e Gradisca d’Isonzo) coinvolgendo più di 400 ragazzi con 7 performance pubbliche partecipate.
Ogni performance è stata una versione site & people specific nata da laboratori di “creazione partecipativa” con i ragazzi del luogo che ne sono diventati ideatori e creatori.
Come ci potete aiutare
Potete sostenere il nostro progetto facendo una donazione libera oppure una donazione con ricompensa. Ad ogni cifra indicata nella colonna a destra corrisponde un ringraziamento particolare pensato per farvi sentire parte del nostro progetto. Inoltre il vostro nome e cognome comparirà nell’elenco dei sostenitori sul nostro sito.
Come saranno utilizzati i fondi raccolti
Per coinvolgere più classi di diverse scuole superiori e compiere il primo step di un percorso che immaginiamo ampio e duraturo, abbiamo bisogno di 10.000€. Parteciperanno direttamente al progetto un centinaio di ragazzi e ragazze tra i 14 e i 19 anni. Indirettamente saranno coinvolti i genitori, ragazzi di altre classi delle scuole coinvolte (più di 1000 utenti potenziali), insegnanti (circa 15), cittadini, istituzioni.
La voce più importante riguarderà i collaboratori (insegnanti di teatro, video e rap) che, guidati da ZONA K, lavoreranno con i ragazzi e le ragazze nelle scuole.
Più nel dettaglio, questo importo include i costi relativi alle seguenti voci:
insegnanti di teatro e altre discipline artistiche
piattaforma di crowdfunding e transazioni
premi per i donatori, gli studenti e i docenti
Spargi la voce!
Abbiamo bisogno del tuo aiuto per spargere la voce. Generazione gLocale coinvolge genitori, insegnanti, studenti, start-up e associazioni che vogliono introdurre la visione gLocale nelle scuole.
Ecco come puoi aiutarci:
Chiedi alla tua scuola (secondaria) di aderire al progetto Generazione gLocale
Parla di Generazione gLocale sulla chat di gruppo della tua classe o su Facebook
patria – che cos’è per te?
dov’è che ti senti a casa?
cosa c’è di particolare nel posto dove sei cresciuto?
che cosa lo caratterizza?
cos’è lì che ti metteva a disagio?
puoi descrivermi questo posto?
[…] se torni oggi nel posto dove sei diventato grande, ti ci senti ancora al sicuro?
la tua relazione per te è una casa?
[….] la patria è davvero collegata a un posto, è un sentimento, un ricordo, un odore, un sapore, un rumore, un’immagine, una serie di avvenimenti, una vaga sensazione che tutto sia alla tua portata, che non ci sia niente che ti confonde, che stai tenendo ogni cosa sotto controllo, che hai tutto a vista, che NON HAI PAURA?
che cos’è personalmente per te: la patria? qualcosa che un tempo avevi e ora si è rotto? è qualcosa che vai cercando? è un concetto a cui possiamo rinunciare?
che cos’è: la tua patria? […]
[Dall’incipit sul concetto di “patria” del testo di Falk Richter]
Paura del diverso, paura dello straniero, paura di scomparire, paura di venire rimpiazzati. La paura dilaga in Germania già da qualche tempo, in particolare da quando i flussi migratori verso l’Europa si sono nettamente intensificati. Durante le manifestazioni dei partiti Pegida e AfD (Alternative für Deutschland) si urlano slogan razzisti. La paura dello straniero si mischia alla paura del diverso in toto, gli slogan xenofobi si alternano a slogan omofobi.
Con Fear Richter si propone di ritrarre una paura che fuori controllo si tramuta in odio, xenofobia e sciovinismo. Bersaglio delle critiche mosse da Richter sono innanzitutto due donne della scena politica tedesca attuale, Beatrix von Storch e Hedwig von Beverfoerde, rispettivamente vicepresidentessa di AfD e organizzatrice della manifestazione cattolica Demo für alle.
La messa in scena (2016) è valsa a Richter una serie denunce da parte delle due politiche in questione per lesione dei diritti personali, oltre a proteste e minacce nei confronti del teatro Schaubühne. Il tribunale ha tuttavia dato ragione a Richter, respingendo le denunce: Fear continuerà ad andare in scena nella versione originale.
Al termine della rappresentazione Falk Richter, in collegamento diretto da Berlino, converserà con il regista e con il pubblico. L’intero evento verrà trasmesso contemporaneamente anche in diretta streaming sulle pagine FB di Goethe Institut di Milano e Zona K.
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c/o ZONA K
Info: lettura scenica + incontro con l’autore • durata 120 min. ca • in lingua italiana e tedesca con traduzione simultanea
Falk Richter, nato ad Amburgo nel 1969, è uno dei più importanti autori e registi contemporanei. Dal 1994 lavora per molti famosi teatri nazionali e internazionali, tra cui il Deutsches Schauspielhaus di Amburgo, il Schauspielhaus di Zurigo, il Schauspiel di Francoforte, la Schaubühne e il teatro Maxim Gorki di Berlino, l’Opera di Amburgo, l’Opera Nazionale di Oslo, il Toneelgroep di Amsterdam, il Teatro Nazionale di Bruxelles, il festival musicale Ruhrtriennale, il festival di Salisburgo e il festival di Avignone.
Tra i suoi testi più noti, ricordiamo Dieu est un DJ, Electronic City, Sous la glace e Trust. Le sue opere teatrali, specchio di una scottante attualità, sono tradotte in più di trenta lingue e messe in scena in tutto il mondo. Negli ultimi anni ha sviluppato un numero sempre crescente di progetti indipendenti, basati sulle sue stesse opere, in collaborazione con una compagnia di attori, musicisti e ballerini. Con la coreografa Anouk van Dijk, ha dato vita a una serie di progetti che mescolano la danza al teatro e che fondano una nuova estetica, collegando in modo originale testo, musica e danza. Nel 2013 ha vinto il premio Friedrich-Luft per il suo spettacolo For the disconnected child. Complexity of Belonging con la compagnia ChunkyMove/Melbourne Theater Company al Melbourne Theatre Festival in Australia; Never forever in collaborazione con il coreografo Nir de Volff alla Schaubühne di Berlino e presentato nel 2015 alla Biennale di Venezia. Zwei uhr nachts è progettato nello Schauspiel di Francoforte. Falk Richter insegna regia in qualità di professore ospite nella scuola di arte drammatica Ernst Busch di Berlino. Falk Richter è anche uno dei fondatori del movimento civile contro le destre: Wir sind viele – jede*r einzelne von uns / We are many * every single one of us.
Salvino Raco, Regista-Drammaturgo
Dopo un periodo di formazione alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano diventa assistente alla regia/stagista al Piccolo Teatro di Milano con Carlo Battistoni e Giorgio Strehler e al Teatro dell’Odéon di Parigi, Teatro d’Europa con Lluis Pasqual. Ha alternato la sua attività di regista e di attore con Bob Wilson, studiando all’Università Sorbonne di Parigi, dove ha conseguito una laurea in Studi teatrali, e una Laurea all’Università di Nanterre a Paris10 in Regia e drammaturgia. Inizia la sua ricerca di regista con la performance “Da Auschwitz a Sarajevo” presentata in varie città d’Italia e a Parigi. I suoi spettacoli sono stati presentati in Italia alla Biennale di Venezia, Fabbrica Europa (Firenze), Festival Contemporanea Teatro Metastasio (Prato), Festival Da vicino nessuno è normale di Olinda (Milano), Ansaldo Milano, Triennale di Milano, Festival di Asti, Festival di Radicondoli, XXII International Exhibition Triennale di Milano, Piccolo Teatro di Milano, (Festival Tramedautore). A Parigi ha collaborato a un workshop con Giulia Lazzarini all’Arta Cartoucherie di Parigi. Nel giugno del 2019 ha presentato al Teatro La MaMa ETC di New York la performance “GG” per i cinquant’anni delle celebrazioni di Stonewall.
DI_segno nero: il Goethe-Institut Mailand in collaborazione con Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, ha dato inizio a un confronto in tre tappe (da aprile 2021) con esperti, giornalisti, ricercatori, giuristi, attivisti e attori della società civile italiani e tedeschi, sull’estremismo di destra e il terrorismo neonazista. “Di_segno nero” è una delle iniziative del progetto internazionale del Goethe-Institut “Uncivil Society – Società incivile“. Sullo sfondo del manifestarsi in tutta Europa di populismi, discorsi di odio e razzismo, e in molti paesi anche di violenza e terrore di destra, i Goethe-Institut di Bruxelles, Budapest, Milano e Oslo hanno lanciato per il 2021 il progetto “Uncivil society”, per trovare risposte europee a un tema che spesso viene trattato solo in contesto nazionale.
Bambini, genitori e nonni, insieme per raccontare il quartiere Isola attraverso le immagini.
Come trasformeresti questa piazza? Che albero sei? Vorresti sdraiarti su un petalo di rosa o nuotare in mezzo a un prato? Il Bosco Verticale ti sembra piccolissimo visto da una nuvola? Attraversiamo l’Isola con uno sguardo nuovo e catturiamo le immagini per trasformarle in un racconto visivo da costruire insieme.
Ogni bambino dovrà essere accompagnato da un genitore, nonno, zio, amico, fratello maggiore.
Non dimenticate di portare con voi il vostro smartphone!
A cura di Elisa Canfora, attrice e operatrice di teatro sociale e di comunità
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c/o BAM Biblioteca degli Alberi Milano, area frassini
Per bambine e bambine dalle elementari in su con loro accompagnatrice/accompagnatore
Posti limitati a 5/6 coppie
Partecipazione gratuita con prenotazione obbligatoria registrandosi aQUESTO FORM
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Il laboratorio è inserito nel programma della giornata Il parco si fa Isola! promossa da BAM Biblioteca degli Alberi in collaborazione con ZONA K, Rete Distretto Isola, Casa della Memoria, Stecca 3, Fattorie didattiche Coldiretti, Associazione +BC, Coldiretti e Salumeria del Design.
C’è una cavità al centro della terra, una fossa che collega il mondo dei vivi a quello dei morti, un buco che chiama, che attrae, che ci mette in ascolto sul ciglio del burrone, a contemplare il pozzo oscuro del tempo. Ma la buca suggerisce anche una via di fuga, un passaggio per un altrove possibile.
A partire dall’immagine della buca, DOM- si immerge in un percorso di ricerca che tiene insieme ricerca filosofica e scenica, pratiche di pensiero e pratiche performative, sempre alla ricerca, nel paesaggio urbano, di luoghi in grado di incarnare la tensione.
In questo nuovo lavoro appositamente pensato per la città di Milano, il collettivo prosegue la sua indagine sui concetti di giardino, sugli spazi di reclusione e sull’erranza postindustriale.
Il fondo del buco riflette lo stato di paura e depressione dentro il quale l’umanità si è immersa, il controllo dei corpi che avanza e prende possesso dello spazio pubblico a grandi accelerazioni. Allo stesso tempo dal buco fuoriescono visioni altre: storie di lotta e resistenza, corpi umani desideranti, comunità multispecie, corpi ibridati con altre vivenze, umanità-piante, umanità-insetti, umanità-minerali e giardini selvatici che sfondano i recinti. Nella buca tutto si mischia e si contamina, si immerge e fuoriesce. Il teatro, il rito, la coreografia, sono lì a tentare l’organizzazione spaziale e ritmica di questa materia.
foto Francesco Pititto
DOM- è un progetto di ricerca nato nel 2013 dalla collaborazione tra gli artisti Leonardo Delogu e Valerio Sirna. Nel corso degli anni altr* artist* hanno allargato e trasformato la conformazione del collettivo a seconda del progetto: Hélène Gautier, Mael Veisse, Arianna Lodeserto. DOM- indaga il linguaggio delle arti performative, contaminandolo con l’approccio militante delle Environmental Humanities e con le istanze e gli immaginari delle pratiche eco-anarco-queer. La ricerca ruota attorno al rapporto tra corpi e territori, investigando il nodo della permeabilità e osservando come potere, natura, cultura e marginalità interagiscono nello spazio pubblico. DOM- costruisce eventi performativi, seminari, camminate, scritti, giardini, installazioni, video, reportage fotografici. Nel 2019 a DOM- viene assegnato il Premio Rete Critica come miglior progetto artistico e di compagnia.
Il progetto DOM- è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Progetto di residenza (titolo ancora da definirsi) di Mats Staub
L’ultimo progetto a lungo termine di Mats Staub si interroga sulle esperienze esistenziali. Si avvicina a temi universali attraverso esperienze individuali e in relazione ai contesti locali. In ogni luogo in cui viene presentato, riunisce le persone per parlare l’una con l’altra delle loro esperienze di morte e di nascita – mentre presenta anche conversazioni da altre regioni e stabilisce connessioni da una parte all’altra del mondo. Come installazione video in spazi teatrali mira a creare luoghi che permettano l’intimità e allo stesso tempo facilitino un’esperienza comune.
Idea, Concept, Direction Mats Staub Camera Benno Seidel, Matthias Stickel Scenography Monika Schori Dramaturgical Associate Simone von Büren, Elisabeth Schack Research Tim Harrison (Manchester), Maia Marie (Magaliesburg), Patrick Mudekereza (Lubumbashi), Dada Kahindo (Kinshasa), Marcus Rehberger (Basel), Nele Beinborn (Frankfurt), Wolfram Sander (Hannover), Leo Saftic (Perg), Celya Larré (Paris) Technical Direction Hanno Sons, Stefan Göbel Postproduction Benno Seidel Translation, Subtitles Simona Weber, Martin Thomas Pesl, Matthias Stickel, Benno Seidel Production Management Barbara Simsa, Elisabeth Schack Production zwischen_produktionen Co-production Kaserne Basel, SICK! Festival Manchester, Künstlerhaus Mousonturm Frankfurt, Festival Theaterformen Hannover, Festival der Regionen, Spielart Festival Munich, Centre culturel suisse Paris, Migros-Kulturprozent Funding Fachausschuss Tanz und Theater BS/BL, Pro Helvetia Swiss Arts Council, Christoph Merian Stiftung, Ernst Göhner Stiftung
Mats Staub, artista svizzero. Si è formato in studi teatrali, giornalismo e studi religiosi a Berna, Fribourg e Berlino. In passato, ha lavorato come giornalista per diverse testate (1996-2001) e come drammaturgo al Theater Neumarkt di Zurigo (2002-2004). Dal 2004 ha creato progetti artistici in aree di transizione tra teatro, esibizione, giornalismo e scienza. I suoi progetti a lungo termine crescono in modo incrementale da un luogo all’altro. Nel 2020 viene premiato con uno Swiss Theatre Award: “I progetti artistici di Mats Staub ci portano in un viaggio ai quattro angoli del globo, invitandoci a prenderci del tempo per ascoltare e guardare. Senza ricorrere a facili spettacoli, Mats Staub ha sviluppato negli anni una poesia eccezionalmente coerente che ci regala ritratti di intensa umanità”. I suoi lavori sono stati presentati in teatri, musei e festival internazionali.
Mats Staub è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Progetto di residenza (titolo ancora da definirsi) di Kepler-452
In residenza online e a ottobre 2021, date da definire
Che cosa significa viaggiare? Perché si viaggia? Una risposta semplice potrebbe collegare l’idea della mobilità con la conoscenza e con l’incontro. In ultima istanza con la scoperta del vero, dell’autentico: nell’Altro e in sé. Ma se scomponiamo in fattori il concetto di viaggio come farebbe un matematico si potrebbe arrivare a una formula minima come «l’attraversamento, da parte di un individuo o di un gruppo, di una serie di spazi in un lasso di tempo».
E se capovolgessimo la prospettiva? Se un viaggio fosse non il movimento di un individuo attraverso lo spazio-tempo, ma il flusso di una catena di spazi attraverso la nostra percezione – visiva, uditiva, olfattiva, sensoriale – nel tempo? E le merci? Una definizione aperta espande e problematizza il concetto di viaggio: che differenza c’è allora tra un viaggio di persona e un tour attraverso Google Street View? Tra una visita guidata a un palazzo storico disabitato e l’invito a bere il tè in nella casa di una persona in cui non si era mai stati? E poi non è un «viaggio» anche quello delle merci, solo che deprivato del fattore «individuo»? Quali sono gli ostacoli – fisici, economici e politici – che rendono difficile o impediscono i vari processi del viaggiare, del conoscere e dell’incontrare? Come si infrange la bolla turistica, e come si oltrepassa il filtro della distanza remota? È possibile?
Nel corso della residenza a ZONA K, Kepler-452 si propone di affrontare i temi del viaggio e del turismo in un tempo in cui il viaggio e il turismo sono stati stravolti e rivoluzionati, e in un tempo in cui le bolle turistiche sono sempre più solide e difficili da infrangere, in cui i muri dei villaggi turistici sempre più alti e escludenti, in un tempo in cui aprire la porta a una persona sconosciuta è un atto dirompentemente politico.
Kepler-452 nasce nel 2015 a Bologna dall’incontro tra Nicola Borghesi, Enrico Baraldi, Paola Aiello e, per l’organizzazione, Michela Buscema. Kepler, fin dalla sua nascita, ha avuto un’ambizione, un desiderio, un’urgenza: aprire le porte dei teatri, uscire, osservare, attraverso la lente della scena, ciò che c’è fuori, nell’incrollabile convinzione che la realtà abbia una forza drammaturgica autonoma, che aspetta solo di essere organizzata in scena. Gli spettacoli della compagnia sono: La rivoluzione è facile se sai come farla, con Lo Stato Sociale; la trilogia di performance urbane audioguidate Lapsus Urbano, scritta con l’autore Riccardo Tabilio; il progetto Comizi d’Amore, e poi La grande età, Il giardino dei ciliegi – Trent’anni di felicità in comodato d’uso, F. – Perdere le cose. In ascolto e in reazione alla pandemia, Kepler-452 ha realizzato le performance Consegne // Una performance da Coprifuoco e Coprifuoco // Spedizioni notturne per città deserte, che sperimentano un originale formato itinerante per una fruizione in remoto, anch’esse scritte in collaborazione con Riccardo Tabilio, e la performance trans-nazionale Comizi d’Amore #BuenosAires. A maggio 2021 la compagnia presenta il monologo Gli Altri. Indagine sui nuovissimi Mostri, dedicato all’odio sociale e social, scritto da Riccardo Tabilio e Nicola Borghesi, che ne è anche interprete a solo, in tournée a partire da giugno 2021.
Kepler-452 è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Buoni a nulla. Un’indagine etnografica teatrale sulle persone senza dimora di e con Praxis
In residenza dal 7 al 12 settembre 2021 e altre date da definire per residenza online
4 attori, un regista e uno scenografo. Sono i Buoni a nulla che hanno intrapreso questa ricerca. Sei storie per molti aspetti diverse, diverse le origini geografiche, diversi gli orientamenti politici, diversi i percorsi artistici, accomunati dalla condivisione di uno stato, di un tempo e un luogo: il precariato della classe cognitivo-artistica, in una metropoli italiana. Volevamo indagare l’impatto della situazione socio-economica sulle nostre esistenze. La pandemia ha fatto esplodere una serie di contraddizioni e disuguaglianze che erano già sul piatto. Viviamo in città in costante accelerazione, immersi nella paura di non farcela, di non trovare il nostro posto alla grande festa. Riflettendo su questi temi, ci siamo chiesti se davvero sappiamo cosa significhi rimanere indietro, chi sono gli esclusi, gli emarginati, se ci sono dei punti di contatto tra noi e loro, qual è il senso di distinguere tra noi e loro?
A gennaio 2020, siamo entrati in contatto con diverse realtà che si occupano, con approcci diversi, di persone senza dimora a Milano: la Caritas e le sue strutture, il Centro Aiuto Stazione Centrale del comune di Milano, la Comunità di Sant’Egidio, il NAGA e CODICI, Ricerca e intervento. In questi mesi, anche durante il lockdown, abbiamo affiancato le unità di strada nella distribuzione pasti in stazione Garibaldi. Presentandoci a fianco dei volontari, come ricercatori teatrali, abbiamo conosciuto le persone che abitano la strada cercando un rapporto di fiducia reciproca dove era possibile, ascoltandone le storie, i bisogni, le opinioni e confrontandoci anche con i volontari che da anni portano avanti questi servizi.
In parallelo abbiamo cominciato ad andare nei luoghi dove sono solite stazionare le persone senza dimora, ci siamo presentati e con il supporto di un registratore audio abbiamo parlato della condizione di vivere senza un tetto sicuro. Abbiamo incontrato anziani e giovani, uomini e alcune donne, italiani e migranti. Inoltre ci siamo fermati in luoghi della città come piazze, mezzi pubblici, parchi e abbiamo semplicemente osservato lo scorrere della vita cittadina e le strategie di sopravvivenza degli emarginati.
A partire da queste uscite, che continuano tuttora, abbiamo steso dei diari che costituiscono il materiale di partenza del nostro lavoro insieme alle registrazioni e alle loro sbobinature.
Ciò che alla fine porteremo in scena sarà un reportage della nostra esplorazione. Un racconto che si snoderà tra gli incontri, le parole, le immagini, le letture e le riflessioni che questa esperienza ha provocato.
Di e con Marko Buqakeja, Tobia Dal Corso, Paola Galassi, Francesca Muscatello Regia di Lorenzo Ponte Scena di Davide Signorini Dramaturg Paola Galassi
PRAXIS è un collettivo artistico che si distingue per la commistione delle arti performative con la disciplina antropologica e metodi di ricerca sociale; si occupa dal 2019 di progetti artistici partecipativi che coinvolgono la cittadinanza, rivolgendosi in particolar modo a categorie cosiddette fragili, e della creazione di spettacoli dalla drammaturgia originale, basati su ricerche ed esperienze svolte sul campo. L’obiettivo formale di PRAXIS è l’empowerment di comunità attraverso la diffusione di pratiche artistiche. Ad oggi ha ideato SeguiMi!, progetto intergenerazionale di narrazione ed esplorazione urbana, realizzato con gli abitanti del quartiere di edilizia popolare di San Siro e che vedrà una seconda edizione nel quartiere di via Padova, Milano; Ethiotaly, spettacolo di narrazione sull’esperienza sul campo di tre donne, attrici ed operatrici di teatro sociale in Etiopia.
Lorenzo Ponte, membro di Praxis, del 1992. Si laurea con lode nel 2015 in Lettere classiche all’Università cattolica di Milano. Nel 2015 inizia il corso di Regia alla Paolo Grassi, in cui si diploma nel 2018. Dal 2018 è assistente alla regia presso il Teatro alla Scala dove segue spettacoli di Livermore, Michieletto e della Fura del Baus. Dalla stagione 2018/19 affianca come assistente Andree Ruth Shammah nelle produzioni del Teatro Franco Parenti. Come regista esordisce al Teatro Parenti con Confabulazioni di Eleonora Paris nell’aprile del 2018. Nella stagione successiva riscrive e mette in scena Tu sei Agatha dal testo di Marguerite Duras, prodotto dal Teatro Franco Parenti. Inoltre firma la regia insieme a Clio Saccà di Can you hearT me? di Marco Sinopoli, spettacolo musicale vincitore della seconda edizione del concorso Macerata Opera 4.0. Nel 2020 inizia un percorso di indagine delle gravi marginalità abitative a Milano. La ricerca sta avanzando tra residenze e bandi verso un momento di restituzione che vuole mettere in discussione il modello di città che Milano propone. A ottobre 2020, è tra i registi selezionati da Carmelo Rifici per il workshop di regia presso il Lac di Lugano.
PRAXIS e Lorenzo Ponte sono inseriti in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
In residenza dal 21 al 23 ottobre 2021 e altre date da definire
C’è un tratto significativo, alla base della costruzione identitaria italiana, che è teso all’esaltazione di un passato classico e dei suoi fasti gloriosi. Un tratto che prescinde dalla lettura della storia. Una presenza. Una sorta di figura, sempre prestante, che si allena nella palestra delle narrazioni ufficiali. Un culturista delle tradizioni. Una specie di monumento perennemente in fase di “restauro”. Un fantasma che si aggira tra le rovine di una qualche auctoritas, sempre aggiornata e difesa, o un sacerdote che ne celebra perennemente il suo culto. Questo segno, questa macchia, a volte assume la forma di un animale, arrampicatore tra i rami di pretestuose discendenze. Altre volte lo riconosci come un bastone, un manganello, che percuote l’albero del potere.
AMOЯ di Salvo Lombardo nasce dal desiderio di indagare proprio il concetto di potere. Cos’è il potere? O meglio, come si manifesta il potere? Qual’è la sua micro-fisica? Come il potere muove e trasforma i corpi? Quali sono le sue articolazioni? Quali le sue rappresentazioni ufficiali, le sue genealogie, e quali, soprattutto, le contro narrazioni che oggi reagiscono alla sua figura?
AMOЯ, d’altronde, è una locuzione ambivalente, una parola che ci restituisce l’immagine di un qualcosa che si guarda allo specchio: AMOЯ è bifronte di ROMA.
Roma non fu costruita in un solo giorno.
ideazione, coreografia e regia Salvo Lombardo performance Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Pieradolfo Ciulli, Maura Di Vietri, Daria Greco, Riccardo Olivier, MariaGiulia Serantoni voci Lucia Cammalleri, Gabriele Ingrà, Salvo Lombardo riferimenti drammaturgici ispirati a Elias Canetti, Byung-chul Han, James Hilmann, Carl Schmitt, William Shakespeare scenografia e video Daniele Spanò luci e direzione tecnica Giulia Pastore drammaturgia sonora Salvo Lombardo musiche originali Fabrizio Alviti citazioni musicali da Asaf Avidan, Las Bistecs, Trias God consulenza culturale Viviana Gravano e Giulia Grechi costumi Chiara De Fant boxe coach Gaia Pagnini supporto alla direzione tecnica Maria Elena Fusacchia produzione esecutiva Chiasma e Fattoria Vittadini coproduzione MilanOltre con il sostegno di Teatro di Roma – Teatro Nazionale e con il sostegno di Compagnia Versiliadanza | Teatro Cantiere Florida; Progetto IntercettAzioni: Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K; Cross Project; Lavanderia a Vapore; Scenario Pubblico – Compagnia Zappalà Danza; OSTUDIO; Spazio Fattoria; Attitudes – Spazio alle arti Realizzato con il contributo di MiC – Ministero della Cultura, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo
Salvo Lombardo è performer, coreografo e regista. Negli anni ha approfondito gli interstizi tra la danza, il teatro, la musica elettroacustica e la video arte. È impegnato nella realizzazione di azioni e manufatti in ambito performativo e artistico assieme al suo gruppo di lavoro Chiasma, riconosciuto dal MIBAC come Organismo di Produzione della Danza “Under 35”. Fino al 2015 è stato co- fondatore e regista di Clinica Mammut. Nel 2015-2016 è stato coreografo residente ad Anghiari Dance Hub. Nel 2018 vince il bando di Residenze coreografiche Lavanderia a Vapore 3.0 di Piemonte dal Vivo e lavora al progetto L’esemplare capovolto. Nel 2019 è stato impegnato nel progetto di creazione Bodies Moemories sviluppato per la compagnia Attakkalari Dance Company di Bangalore (India), nell’ambito del progetto Crossing the sea realizzato da una rete di partner tra Italia, Asia e Medio Oriente col supporto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e con il progetto Opacity è stato selezionato alla NID – New Italian Dance Platform. E’ ideatore, assieme a Silvia Albanese, della Under 35 Italian Alliance, un rete di compagnie che operano nell’ambito della danza e della performance, finalizzata alla promozione e diffusione dei propri lavori all’estero.
Fattoria Vittadini nasce nel 2009 dalla volontà di 11 allievi diplomati al corso di TeatroDanza della Scuola Paolo Grassi di Milano. Grazie alla pratica di mettersi in gioco con artisti esterni, la compagnia ha avuto l’opportunità di lavorare con Ariella Vidach, Lucinda Childs, Yasmeen Godder, Virgilio Sieni, Alessandro Certini, Maya Weinberg, matanicola, Giulio D’Anna, Maya Carrol, Daniel Abreu. Nel 2015 vince il Premio Franco Abbiati per la partecipazione alla 40° edizione del Festival della Valle D’Itria come compagnia ufficiale. Il 2018 riceve il prestigioso premio Hystrio – Corpo a Corpo. Oltre all’attività di produzione la compagnia è promotrice di eventi e festival, tra cui il Festival del Silenzio, festival internazionale di performing arts con focus sulle Lingue dei Segni e la cultura segnante, premiato con la Medaglia del Presidente della Repubblica; Th!nk P!nk, rassegna dedicata al femminile, il progetto di residenza theWorkroom, il progetto di danza senza esclusione SIIATE e All Inclusive training, percorso di formazione inclusiva. Per queste attività in dialogo con il territorio nel 2019 arrivano il Premio Incontro con la danza assegnato da Basilicata ArteDanza e il Premio Rete Critica per le strategie comunicative.
Salvo Lombardo e Fattoria Vittadini sono inseriti in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
In residenza il 28, 30, 31 gennaio e dal 3 al 7 febbraio 2021
Sviluppato intorno alla figura mitologica della Baccante e realizzato a partire da un’indagine antropologica svolta all’interno della Scuola Civica Paolo Grassi rivolta ad aspiranti artisti tra i 18 e i 35 anni, Èidos è un progetto coreografico in cui tre danzatrici interrogano il proprio corpo nel tentativo di dar vita a un rituale che lo celebri.
Ricalcando la struttura drammaturgica della tragedia greca (suddivisa in prologo, parodo, episodi, esodo) e amalgamandola coi linguaggi del contemporaneo (performance, videoproiezione, contaminazione sonore) la narrazione si articola a partire da una dimensione solitaria che via via si frammenta e frantumandosi genera gradualmente l’incontro con l’altro.
I temi indagati sono l’isolamento, la frammentazione del corpo, il rapporto tra dimensione privata e sociale, il rito come forma di degenerazione e rigenerazione. Utilizzando come pretesto narrativo le Baccanti che nel mito sfuggono all’ordine prestabilito dalla società e riproponendone gli stessi interrogativi “A che vivi? Che fai? Chi sei?”, il progetto intende così indagare la dimensione rituale e ripetitiva con l’obbiettivo di invitare lo spettatore a immaginare una nuova comunità e a ripristinare quell’ancestrale, ormai perduto, sentimento di collettività.
In scena ci sono tre stanze dentro le quali sono appesi tre pannelli che fungono da finestre.
Al progredire della narrazione, i pannelli si rivelano specchi, il disegno luci cambia forma e, dopo un apice di commistioni musicali, si realizza uno spazio vuoto dove il corpo delle danzatrici genera una drammaturgia sonora che viene catturata e amplificata da diversi microfoni disposti ai lati. Durante l’intera scena, nel frattempo, il videoproiettore si fa deus ex machina e, dialogando coi vari linguaggi, modifica, distorce e ricrea lo spazio.
Regia Valeria Fornoni Dramaturg Bruna Bonanno Interpreti Alessandra Cozzi, Agnese Gabrielli, Camilla Neri. Sound e Video Designer Fabio Brusadin Scene Marina Conti
La Compagnia è formata da Valeria Fornoni, Alessandra Cozzi, Agnese Gabrielli, Camilla neri e Fabio Brusadin. Ci siamo conosciuti all’interno del progetto Laboratorio dell’idee della Scuola Civica Paolo Grassi. Nasce con l’esigenza di interrogarsi sul rapporto tra gesto ed azione, tra forma e contenuto. Il campo d’indagine è la commistione tra tre tipi di linguaggio quello della danza, quello teatrale e quello delle tecniche multimediali laddove il linguaggio diviene mezzo per comprendere le possibilità dell’espressività. Il processo del lavoro si fonda su domande e viene sviluppato attraverso l’improvvisazione fondante per comprendere il dialogo che intercorre tra vari tipi di linguaggio. Pertanto quello che si viene a creare è un processo di continue relazioni tra punti di vista differenti cercando di costituire una forma che contenga un contenuto definito dall’insieme delle visioni poste.
La Compagnia è inserita in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Fuga dall’Egitto di Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio
In residenza dal 16 al 22 dicembre 2020 dal 4 al 10 e dal 13 al 15 gennaio 2021
Fuga dall’Egitto è una performance teatrale che unisce il teatro documentario alla musica, in un intreccio tra parola, cinema del reale e sonorità orientali live.
Il progetto trae ispirazione dal libro “Fuga dall’Egitto inchiesta sulla diaspora del dopo-golpe” della giornalista Azzurra Meringolo Scarfoglio, che getta luce sul fenomeno della diaspora egiziana composta dagli esuli di ultimissima generazione. Più o meno giovani, giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani che, traditi e minacciati di repressione in Egitto, sono stati costretti a scegliere la via precaria e dolorosa dell’esilio, quando, dopo il golpe dell’estate 2013, i militari sono tornati al potere.
I nuovi esuli egiziani sono scappati dal loro Paese per sfuggire al carcere, a sommari processi di massa, a tentativi di cooptazione, alla censura di chi non voleva che raccontassero – ad esempio- dettagli scomodi sulla tragica fine di Giulio Regeni. Per alcuni l’esilio è arrivato dopo lunghi periodi di detenzione, segnati da torture fisiche e psicologiche.
La situazione dei diritti civili in Egitto è una delle peggiori al mondo.
Sugli account Facebook delle persone che avevano partecipato alla rivoluzione del 2011, si è diffusa una domanda: come resistere a questo potere autoritario e corrotto senza farsi uccidere o arrestare e perdere la battaglia in partenza?
Per realizzare lo spettacolo siamo partiti da queste storie raccolte nel libro di Azzurra, abbiamo scelto alcune testimonianze, e analizzato l’archivio di audio, riprese, scatti, interviste che l’autrice ha messo insieme negli anni di lavoro in Egitto, prima, e inseguendo gli esuli per il mondo, poi. Il passo successivo è stato quello di incontrare alcuni dei protagonisti delle storie, per raccogliere dal vivo le loro testimonianze attraverso l’uso del video documentario. Abbiamo incrociato in questo nostro percorso di studio e di raccolta di materiale, una musicista esule Jasmine Baramawy che ha lasciato l’Egitto per poter portare avanti il suo attivismo e la sua ricerca sonora che esplora sia la tradizione acustica dell’oud che la sperimentazione elettronica. Abbiamo deciso di coinvolgerla, non volevamo rinunciare alla possibilità di avere fisicamente in scena una figura che con la sua personalità potesse essere rappresentativa di un ampio spettro della diaspora egiziana. Questa è la funzione che svolge la musica nel nostro progetto, quella di raccogliere in una sola, più voci possibili, espandendo un messaggio di resistenza. Ciò che accomuna la ‘fuga’ di molti degli esuli non è la paura, ma la voglia di poter continuare a vivere, lavorare, trovare vie di crescita e di realizzazione. Ha un valore fondamentale per noi avere sul palco un artista che con la sua musica e le sue parole possa portare una testimonianza diretta incarnando il ponte tra il pubblico e ciò che lo spettacolo racconta.
L’intento è quello di creare un unico grande archivio di materiale multimediale da selezionare e elaborare in una drammaturgia composita di testi, video, registrazioni audio e musica. Con l’obiettivo di dare vita a uno spettacolo di teatro documentario, ovvero uno spettacolo dove la narrazione dal vivo si avvale di dispositivi tecnologici come camere in diretta, cellulari e proiezioni, dialogando con il video documentario e con la musica live, per tenere accesa l’attenzione su un Paese, l’Egitto, che proprio il prossimo anno celebrerà i 10 anni dalla rivoluzione di piazza Tahrir. Momento certamente di cambiamento sociale, che non ha però lasciato i frutti sperati, come ben sappiamo noi italiani che pur continuiamo a fare affari, facendo finta di niente.
Miriam Selima Fieno Attrice, autrice e regista. Si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali. Nel 2012 fonda il collettivo teatrale La Ballata dei Lenna con cui realizza alcune produzioni che ottengono importanti riconoscimenti tra cui: “Libya. Back home” 2019 un monologo autobiografico di teatro documentario di cui è interprete e autrice (finalista In-box, vincitore Bando Ora! Compagnia di San Paolo e del Premio Scintille); “Human animal” 2017 tratto da “Il re pallido” di David Foster Wallace di cui è interprete e regista (vincitore del bando Funder35 e del bando Hangar Creatività); “Cantare all’amore” 2013 di cui è autrice, interprete e regista (vincitore Next, vincitore Premio In-Box, vincitore E45 Napoli Fringe Festival). Si avvicina al teatro documentario e al cinema del reale con i registi Lola Arias e Andrea Segre. Viene selezionata alla Biennale Teatro di Venezia per il college con Roberto Latini. È attrice con Acti Teatri Indipendenti, Compagnia del Suq, Bottega degli Apocrifi, Assemblea Teatro, Teatro della Tosse, Festival delle Colline Torinesi, Teatro Piemonte Europa. Nell’ultimo periodo la sua produzione è legata al teatro documentario e tratta tematiche che abbracciano il Nordafrica e il Medioriente. Nel 2020 vince la menzione al Premio Scenario Infanzia con il progetto From Syria: is this a child? e il Bando IntercettAzioni con il progetto Fuga dall’Egitto
Miriam Selima Fieno è inserita in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
In residenza dal 5 al 14 settembre e dal 18 al 22 settembre 2020 Restituzione pubblica autunno 2021
Se chiudo gli occhi e cerco di definire la mia immagine, cosa vedo? Una specchio cieco, una mancanza. Nessuno è padrone della propria immagine poiché questa implica una co-relazione. Ciò che è immediato – il mio corpo, la mia immagine – è distante da me.
Con Curva Cieca Muna Mussie rappresenta questa mancanza assieme a Filmon Yemane, un ragazzo non vedente dall’età di dodici anni. Fulcro della performance è la scoperta della lingua materna di Muna, in un dialogo tra la parola, segno, forma e significato. In scena, la voce di Filmon tiene delle lezioni di lingua tigrigna con l’ausilio di immagini provenienti da un abbecedario. Il corpo dell’artista performer tenterà di dirigersi dentro la sinuosità di questo alfabeto in una sorta di mimesi dinamica, provando ad attraversare il segno e incorporarlo per estrarne un senso altro.
con Muna Mussie e le parole di Filmon Yemane editing video Lino Greco produzione Short Theatre, ZonaK, Santarcangelo Festival, Spazio Kor, Città di Ebla con il supporto di Xing con il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Muna Mussie è un’artista bolognese di origine eritrea, il cui percorso artistico inizia nel 1998 con il Teatrino Clandestino, e prosegue fondando il collettivo di ricerca Open. Indaga i modi dello stare in scena tra gesto, visione e parola, per dare forma alla tensione che scaturisce tra differenti poli espressivi. Filmon Yemane (Eritrea 1995), vive dal 2008 a Bologna. Partecipa a diverse attività culturali e a progetti artistici, tra cui la realizzazione di un docu-film con il collettivo ZimmerFrei all’interno del progetto Atlas of Transitions Bologna.
Muna Mussie è inserita in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Fase nove di E. Bozkurt, C. Campara, G. Oglialoro, R. Tabilio, F. Venturi con Rimini Protokoll
In residenza dal 28 giugno al 5 luglio e dal 13 al 19 luglio 2020 Restituzione pubblica autunno 2021
L’emergenza pandemica ha comportato una divisione delle componenti sociali in sistemicamente rilevanti e non rilevanti. Per molti è stata una polarizzazione anche psicologica: tra ciò che è essenziale e ciò che è superfluo. Le professioni artistiche non sono rientrate tra quelle socialmente necessarie.
Dobbiamo pensare a un mondo nel quale l’arte non avrà più un ruolo? Possiamo immaginare una realtà che annulli l’esistenza dell’arte e di chi vi lavora? Che relazione può intrattenere l’arte con ognuno di noi in questo stato di crisi? Sta per finire qualcosa che è diventato da tempo stantio? Una crisi così profonda può essere un’opportunità?
Fase Nove invita a porsi queste domande nel contesto della città. Nove luoghi importanti per l’arte a Milano – alcuni iconici, altri insoliti – diventano il palcoscenico di nove installazioni audio che, attraverso interviste a diversi esperti, si confrontano con la domanda provocatoria: Perché esiste l’arte?
Il lavoro dei 5 artisti selezionati, coordinato e seguito da Jörg Karrenbauer e Aljoscha Begrich di Rimini Protokoll nel ruolo di mentori, ha come tema il lavoro – in consonanza con “Work”, titolo che guida la programmazione di Casa degli Artisti del 2020. Si concentra in particolare sul lavoro nel mondo della cultura e dell’arte, tema reso ancora più attuale e urgente dalla crisi provocata dalla pandemia. Il lavoro è stato completamente ripensato durante i mesi di lockdown: si è deciso di lavorare proprio sulla contingenza, considerandola un’opportunità, indagando la mutevole percezione degli spazi e degli operatori culturali. Un percorso urbano multimediale per singolo spettatore che si sviluppa a partire dal vuoto, dallo stato di incertezza e dalla crisi di valori attuale, per ragionare in forma artistica sul valore dell’arte, della cultura, dell’innovazione, sul significato di tempo libero e sul suo ruolo nel mercato.
Artisti Ekin Bozkurt, Chiara Campara, Giulia Oglialoro, Riccardo Tabilio e Francesco Venturi Supervisione artistica Aljoscha Begrich e Jörg Karrenbauer (Rimini Protokoll) Project management Valentina Kastlunger (ZONA K) Coordinamento e mixing audio William Geroli Implementazione multimedia Stripes Digitus Lab In collaborazione con Accademia di Belle Arti di Brera, Eataly Smeraldo, Goethe-Institut Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Giardini in Transito – Giardino Comunitario Lea Garofalo, Anteo Palazzo del Cinema, Piccolo Teatro di Milano
Ekin Bozkurt (sound designer), Chiara Campara (filmmaker), Giulia Oglialoro (autrice, giornalista), Riccardo Tabilio (autore e dramaturg) e Francesco Venturi (compositore) sono gli artisti che la seconda open call di Casa degli Artisti a tema “Work” ha selezionato nel marzo 2020 per il progetto artistico condiviso con il collettivo tedesco Rimini Protokoll.
Rimini Protokoll è un collettivo teatrale berlinese fondato nel 2000 da Stefan Kaegi, Helgard Haug e Daniel Wetzel e negli anni ha collaborato con diverse costellazioni di artisti. L’obiettivo è quello di espandere i mezzi del teatro al fine di creare nuove prospettive sulla realtà. Rimini Protokoll si avvale della collaborazione di esperti, le cui conoscenze e competenze vanno oltre il teatro, per produrre spettacoli, produzioni radiofoniche e interventi urbani che spesso traducono spazi urbani e strutture sociali in formati teatrali.
Gli artisti Ekin Bozkurt, Chiara Campara, Giulia Oglialoro, Riccardo Tabilio e Francesco Venturi sono inseriti in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
In residenza dal 10 al 16 gennaio, 20 e 21 gennaio, e dal 29 al 4 ottobre 2020 Restituzione pubblica autunno 2021
Il corpo politico è il soggetto principe del nostro ultimo progetto performativo LORO – sono come tu mi vuoi. Il lavoro cerca di interro- gare il potere narrativo della rappresentazione di sé e dell’altro, da un lato, e la natura politica dei corpi nella loro stessa presenza e posizionamento all’interno della rappresentazione, attraverso la lente dell’ironia e l’oscillazione tra realtà documentale e dichiarata finzonalizzazione. “Can the subaltern speak?”si chiedeva Gaiatri Spivak in un celebre intervento del 1988 su marxismo e interpretazione della cultura. Definire chi ha il diritto di parlare nella sfera pubblica è oggi più che mai un tema centrale nella ridefinizione dei ruoli di potere che caratterizzano il rapporto con i soggetti che vengono considerati minori. La narrazione occidentale ha una precisa agency di potere, che definisce l’Altro a partire dalle proprie categorie: per questa ragione, definire chi parla e lo spazio autoriale che occupa sono temi centrali di una pratica performativa che si vuole contemporanea e politica.
LORO è un dialogo acido, un lavoro ironico e scanzonato sulla percezione dell’altro, un dispositivo scenico svelato che si muove in un territorio ibrido: immagini e canzoni banali, volgari, dirette si alternano a storie radicate nel profondo della nostra mentalità e identità nazionale. Un gioco irriverente intorno all’eredità coloniale che riverbera la nostra tradizione come la nostra scena contemporanea.
In sottile equilibrio tra finzione e realtà, LORO espone il dispositivo di potere che sottende la rappresentazione orientalista
dell’altro a partire dalla rappresentazione per eccellenza, la finzione scenica, che contribuisce a creare e rafforzare le narrazioni del pre- sente attraverso l’inserzione di un corpo altro, di una presenza che si espone al pubblico, cercando di adeguarsi ad una rappresentazio- ne sempre storta, mai aderente, sempre sbagliata. Una voce fuori campo commenta, dà istruzioni, ricorda limiti e modalità del suo pre- sentarsi davanti a noi, il pubblico, il destinatario primo della rappresentazione e parte integrante del gioco.
LORO è narrazione minore che fa della sua stessa fragilità l’elemento centrale della propria esposizione davanti al pubblico, partecipan- te attivo, elemento drammaturgico fondante di questo lavoro performativo partecipato.
Grazie ad un dispositivo che mescola senza soluzione di continuità finzione e realtà, LORO vuole svelare il buonismo che si cela sotto mentite spoglie e al contempo riaffermare il diritto alla propria necessaria presenza sulla scena.
con Rabii Brahim concept Anna Serlenga e Rabii Brahim Drammaturgia Bruna Bonanno Cultural advisor Viviana Gravano spazio scenico e luci Manuel D’Onofrio documentazione visuale Luca Centola organizzazione Ginevra Bocconcelli regia Anna Serlenga progetto semifinalista a Premio Scenario 2019 con il sostegno di ZONA K / Circuito Claps /mareculturale urbano/ Qui e Ora residenza teatrale/ MACAO, COX 18
Corps Citoyen è un collettivo artistico pluridisciplinare basato tra Tunisi e Milano. La pratica del collettivo si compone di diversi strumenti disciplinari (danza, teatro, poesia, video, animazione, scrittura e ricerca antropologica) per creare nuove narrazioni contemporanee. L’obiettivo del gruppo è quello di rafforzare i valori della cittadinanza attraverso la pratica artistica, la formazione, la ricerca e la partecipazione attiva della società civile al fine di promuovere un cambiamento politico e sociale. Il collettivo si raccoglie intorno all’idea di fare dei linguaggi artistici strumenti di resistenza, di cambiamento, di recupero di coscienza ma anche di condivisione e divertimento, di pratica della cultura e della performance come strumento di riflessione sulla cittadinanza e sulla politica. L’attuale gruppo di lavoro italo-tunisino è composto da giovani professionisti nell’ambito del teatro e dell’arte, siamo: Rabii Brahim, attore e musici- sta; Lilia Ben Romdhane, poetessa ed architetto; Alessandro Rivera Magos, ricercatore antropologo e fotografo; Francesca Cogni, artista visiva e vi- deomaker; Anna Serlenga, regista e ricercatrice.
Il collettivo Corps Citoyen è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
In residenza dal 22 al 26 gennaio e dal 6 al 16 febbraio 2020 Restituzione pubblica autunno 2021
#nuovipoveri è un’indagine sviluppata con gli strumenti del teatro e della video-arte intorno alla percezione dei concetti di ricchezza e povertà.
La compagnia partite da dati economico-statistici per superarli e arrivare a mettere in relazione le parole ricchezza e povertà con “capitali” di altra natura: capitali sociali, culturali, emotivi, relazionali, etc… Chi sono oggi i nuovi poveri? Come si raccontano a se stessi? Alla società? E ancora come raccontano la società a se stessi?
E quanto c’è di vero in questa auto-narrazione?
L’Istat parla di 5 milioni di poveri su una popolazione che supera i 42 milioni di abitanti: i poveri superano l’11% della popolazione totale. Ci sono i poveri assoluti che non hanno le possibilità di far fronte a una spesa mensile minima necessaria per acquistare beni e servizi di prima necessità; i poveri relativi che vivono con una spesa media mensile pari o inferiore ai 667,05 euro – la cifra calcolata come spesa media mensile “accettabile” pro-capite in Italia nel 2018. Quindi l’Istat afferma che un povero è chi non riesce a soddisfare gli standard minimi di consumo, chi non riesce a spendere perché non ha.
I #nuovipoveri non vivono nell’indigenza più profonda ma neppure nell’agio che permetterebbe loro di soddisfare tutti i loro desideri. La nuova povertà di cui parliamo è anche una condizione sociale e psicologica, ha a che fare con il senso di inadeguatezza, che si trasforma nell’amara sensazione di essere rimasti indietro o di essere stati esclusi dalla festa cui gli altri invece sono ammessi. Quindi #nuovipoveri è anche uno spettacolo sul denaro, su come sembri ancora fare la felicità, sulle sue contraddizioni, sul potere che ha di modificare equilibri e dinamiche di relazione, di decidere della salute e della realizzazione dei singoli, della felicità di una coppia e di una famiglia, della costruzione dell’identità di un’intera società.
di e con Letizia Bravi e Marco De Francesca drammaturgia Giulia Tollis regia Riccardo Mallus video Julian Soardi set design Stefano Zullo sound design Gianluca Agostini light design Martino Minzoni set design assistant Giulia Meduri una produzione Ecate Cultura in collaborazione con Guinea Pigs con il sostegno di ZONA K e Next – Laboratorio delle idee per la produzione e distribuzione dello Spettacolo dal Vivo Lombardo – Edizione 2019/2020 e con il sostegno di Teatro delle Moire
Guinea Pigs nasce nel 2014 a Milano. Il primo progetto artistico è lo spettacolo Atti di Guerra (2016). Nel 2017, in collaborazione con il Teatro Out Off di Milano, produce lo spettacolo Casca la terra di Fabio Chiriatti, con il quale vince il bando Siae Sillumina 2016. Sempre nel corso del 2017 avvia il percorso di ricerca e creazione per progetti site specific tra installazione e performance In lotta con la realtà. La prima tappa, Sovra/Esposizioni, viene presentata all’interno di IT Festival. La seconda tappa, Il futuro è una trappola?, viene coprodotta dal Festival Castel dei Mondi e vede la collaborazione di Guinea Pigs con Equilibrio Dinamico Dance Company e con Anelo1997 laboratorio di architettura e scultura romano. Nel 2019, in collaborazione con Museocity, hanno realizzato interventi teatrali e performativi all’interno di alcuni musei di Milano nell’ambito del progetto AMUSE di Fondazione Cariplo.
La compagnia Guinea Pigs è inserita in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
YOU FIGHT! di e con Ana Shametaj/Kokoschka Revival
In residenza dal 9 al 19 settembre 2019, 20 e 21 ottobre e 27 e 28 novembre 2019 Restituzione pubblica 29 e 30 novembre 2019
E’ uno spettacolo multimediale che si confronta con alcuni tra i più evidenti fenomeni del contemporaneo: lo spazio virtuale e le nuove forme di intrattenimento, la promozione e monetizzazione della propria immagine attraverso i media, il logoramento delle relazioni umane nella distopia tecno-capitalista. E’ la storia di due ragazze che lavorano e vivono il loro quotidiano nello spazio virtuale: due fighters che non si guardano mai negli occhi, pur condividendo, per assurdo, lo stesso spazio del reale. Nell’era del branding del sé, dell’individualismo dominante, dello smartphone intimo e inseparabile…You Fight! Per cosa stai combattendo?
Ci sono le tre S per cui in molti combattono: Soldi, Sesso, Successo. Quello dei lavoratori dello spettacolo online è un fenomeno in costante espansione. Dalle Camgirls, passando per i Gamers, fino agli influencers: si muovono su Instagram, Youtube o Twitch, producono contenuti audiovisivi in live-streaming o pre registrati, gratis o a pagamento.
YouFight! è una piattaforma, dove ogni utente combatte per vivere e guadagnare soldi, che riceve in forma di credito/Like dal suo pubblico (chiamiamo questa moneta Energy Coin). Ognuno può proporre il gioco di combattimento che vuole, e le nostre due protagoniste si sfidano a chess Boxing: uno sport nel quale si alternano un round di Boxe e uno di scacchi. Nella stessa piattaforma di YouFight! si può spendere il tempo libero in altri servizi di intrattenimento immersivi, da fruire in solitudine ma sempre sotto gli occhi di un pubblico.
Le due protagoniste si chiamano Kasparov e Deep Blue, nomi chiave per il transumanesimo. Nel 1997 lo scacchista Garry Kasparov sfidò il computer IBM Deep Blue. Si dice che Deep Blue fece una mossa particolare, dovuta a un errore di calcolo, e questa mossa mandò in tilt Kasparov, che iniziò a pensare che la macchina fosse troppo creativa, troppo umana per essere un computer, e abbandonò la partita. Anche la nostra Deep Blue fa un errore, non di calcolo, ma di umanità. La riparazione di questo errore è un atto poetico.
Interpretato da Alice Raffaelli Ondina Quadri Diretto e Ideato da Ana Shametaj Design del suono Interaction design Composizione Andrea Giomi Visual design Interazioni video Grafica Fabio Brusadin Mentor progettazione sistemi interattivi Stefano Roveda Costumi Set design Giulio Olivero Marialuisa Bafunno Design delle luci Dramaturg Riccardo Calabrò Sviluppo mobile app m0k1.pw Prodotto da Kokoschka Revival
Kokoschka Revival è un collettivo artistico interdisciplinare fondato a Milano nel 2013, la cui ricerca si muove trasversalmente in un dialogo tra teatro, cinema e musica sperimentale. Ad oggi le produzioni consistono in spettacoli teatrali, performance, film sperimentali e feste/happening. Gli spettacoli del collettivo sono stati prodotti in residenze nazionali e internazionali, soprattutto in Francia e Danimarca. Dal 2015 al 2017 il collettivo ha organizzato numerose feste e eventi performativi a Macao (Milano), proponendo una sua idea di programmazione artistica.
Il collettivo Kokoschka Revival è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
The last minutes before Mars di e con Mammalian Diving Reflex
The Last Minutes Before Mars è una combinazione di video 360 e performance dal vivo che include un gruppo di giovani: la prima squadra inviata per colonizzare Marte.
La compagnia performativa Mammalian Diving Reflex lavorerà con i giovani milanesi locali (un gruppo composto da alcuni studenti del Liceo Giulia Natta) per intervistare e documentare le loro vite reali – creando uno sguardo alla semplice banale bellezza della loro vita quotidiana sulla terra.
È una critica di coloro che suggeriscono che il futuro dell’umanità dipende dalla diffusione di se stesso in tutto l’universo.
Il progetto sostiene che è improbabile che si possano trovare soluzioni ai problemi terrestri su pianeti distanti con condizioni ostili. L’attuale ossessione per la colonizzazione di Marte è considerata una risposta in preda al panico per i difficili problemi che l’umanità deve affrontare sulla terra: i cambiamenti climatici, un ecosistema in collasso e il fatto che molti scienziati credono che siamo nel mezzo di un’altra estinzione di massa della vita sulla Terra , ecc. Ma piuttosto che cercare di superare i nostri problemi e, probabilmente, produrre una serie completamente nuova di problemi ancora più difficili, potrebbe essere meglio sistemarsi e capire come “terraformare” la terra, rendendola un habitat più ospitale per gli esseri umani e tutte le altre vite su cui facciamo affidamento. Perché rendere Marte più simile alla Terra quando c’è il compito di rendere la Terra più simile alla Terra?
La compagnia lavorerà intervistando e girando con i giovani, per poi tornare all’inizio del 2020 per creare gli elementi di performance dal vivo che accompagnano il video 360.
Di Mammalian Diving Reflex Creazione e regia Darren O’Donnell Co-Direzione Konstantin Bock e Alice Fleming Consulenza Video 360° Fi Nicholson Assistenza Artistica Chiara Prodi Produzione Tina Fance Co-produzione ZONA K e FOG Triennale Milano Performing Arts con il supporto del Canada Council for the Arts Arts Abroad Co-Production
Mammalian Diving Reflex è una compagnia di Toronto conosciuta per l’ideazione di performance intellettualmente stimolanti. Nata nel 1993 sotto la direzione artistica dello scrittore e regista Darren O’Donnell, Mammalian Diving Reflex opera sulla dimensione privata e sociale del linguaggio, del pensiero e dell’informazione. La compagnia ha prodotto diversi lavori in Canada Giappone, Australia, Singapore, India, Stati Uniti, Irlanda, Inghilterra e in molti altri paesi d’Europa. Tra i loro progetti, vi sono Diplomatic Immunities, pppeeeaaaccceee, The Children’s Choice Awards, Who Shot Jacques Lacan?, Dare Night, Slow Dance with Teacher, Nightwalks with Teenagers. Haircuts by Children, presentato a Milano nel 2009 da Uovo performing arts festival, ha coinvolto i bambini di tutto il mondo in un workshop e in un’azione di taglio dei capelli in un vero salone da parrucchiere. La pratica artistica della compagnia riconosce una dimensione performativa in ogni gesto quotidiano ed esplora estetica e società, creando insolite alleanze tra il mondo dell’arte e quello dei giovani. La ricerca di Mammalian Diving Reflex si concretizza in performance, esperienze collettive, testi teorici e happening.
La compagnia Mammalian Diving Reflex è inserita in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Padre d’amore, padre di fango di e con Cinzia Pietribiasi
In residenza dal 25 agosto al 1 settembre, dall’11 al 15 ottobre 2019 Restituzione pubblica 21 e 22 novembre 2019
La “storia” di un padre filtrata dalla memoria di una figlia. Nessuna rappresentazione, nessun personaggio: una storia senza racconto, perché Padre d’amore, Padre di fango è vita presente.
È un porre domande, un problematizzare, attraverso il processo creativo. Non c’è alcuna interpretazione univoca, alcuna sintesi.
Si tratta di una visione/presentazione per frammenti, per immagini e suoni.
Un atmosfera onirica ma non distante.
La nuova tecnologia (dall’animazione digitale all’elaborazione in real time di dati, all’uso delle possibilità offerte dalla rete) garantisce immersione e interattività nella convinzione che lo spettatore/agente debba essere “accolto” e partecipe.
Se esiste un senso, l’unica salvezza risiede in un’inno collettivo alla vita.
concept Cinzia Pietribiasi
Cinzia Pietribiasi è nata a Vicenza nel 1979, ma vive in Emilia. E’ un’artista performativa che utilizza la multimedialità e soprattutto il linguaggio e le tecniche video sia come artista visiva, sia nel suo lavoro di regista con studenti delle scuole primarie e secondarie e con utenti psichiatrici. Nel 2012 il suo assolo Io sono qui è tra i semifinalisti di Premio Gd’A Emilia Romagna. Nello stesso anno ha fondato col marito Compagnia Pietribiasi/Tedeschi, una realtà indipendente ed autoprodotta. Le produzioni spaziano dal teatro multimediale al teatro civile: #MEMORIEDELSUOLO (2015-18) progetto site-specific sulle comunità e i luoghi; PUNTO TRIPLO (2015) uno spettacolo multimediale sul concetto termodinamico del punto triplo dell’acqua; BIOS (2014) una performance multimediale ispirata agli scritti di Julio Cortázar; FREEZE(2013) un dramma ispirato al lavoro dello psichiatra Ronald D. Laing.
Cinzia Pietribiasi è inserita in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
R 500 – Safari nel labirinto urbano #studio I e II. L’Isola che non c’è di e con Michele Losi/ Pleiadi Art Productions
In residenza dal 27 maggio al 3 giugno 2019 e dal 23 settembre al 2 ottobre 2019 Restituzione pubblica dal 3 al 6 ottobre 2019
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In residenza dal 13 al 22 ottobre 2020 Restituzione pubblica dal 23 al 25 ottobre 2020
Il progetto radius R500 è un esperimento con un esito. In questo esperimento scienza teatro e arte si fondono in un unico progetto. Siamo stati ispirati dal lavoro del professore di botanica. dr. Joop Schaminée. Egli ha indagato un miglio quadrato per un anno intero nella provincia di Zeeland, in Olanda. Insieme ad altri scienziati provenienti da diversi campi e facoltà, e anche alla gente locale, ha creato un libro. In questo libro tutto si è unito a tutte le storie e tutto ciò che è stato studiato. Tutti i fatti sono stati pubblicati e condivisi con la popolazione locale. Ne sono scaturiti un documentario e altre opere. Da fuori del miglio quadrato Joop Schaminee ha evidenziato collegamenti con il resto del mondo. Storia e passato si sono uniti e la gente ha visto come quel piccolo mondo avesse legami con il resto del mondo.
Con i progetti Radius 500 facciamo la stessa cosa, lavorando con cultura e scienza, esperti locali e gente del posto. Stiamo mappando l’intero raggio di 500 metri. La mappatura del cerchio viene fatta con le persone che vivono qui e con studenti e artisti. La mappatura avrà forme e risultati diversi. Stiamo raccogliendo storie, manufatti e tutto ciò che c’è. Cerchiamo di creare più dati con diversi oggetti di ricerca su ciò che le persone possono fare da sole. Proviamo a vedere se ci sono collegamenti con il resto del mondo. Con tutti i materiali che troviamo e raccogliamo. Faremo mostre, opere d’arte e teatro raccontando storie, realizzando passeggiate sonore e molto altro. Condividiamo tutte le cose che troviamo e le lasciamo nell’R500 perché le abbiamo trovato qui. Ogni luogo è unico al mondo, devi solo cercarlo.
R500 in 7 passaggi
Per raccogliere: raccogliamo ogni tipo di informazione (storie, fotografie, libri, etc).
Per articolare: cerchiamo di articolare ciò che abbiamo raccolto e decidiamo dove zoomare. Questo è l’inizio della realizzazione della trasformazione artistica del progetto.
Per collegare: creiamo un collegamento con le persone, le associazioni, le istituzioni, i commercianti e gli imprenditori rilevanti nel raggio.
Per rappresentare: creiamo e sviluppiamo interventi teatrali e artistici.
Per mostrare: mostriamo ciò che abbiamo trovato e lo condividiamo con le persone locali che iniziano a loro volta una propria produzione.
Causa: indaghiamo ciò che abbiamo scoperto con degli scienziati, riflettendo con le comunità ed i principali stakeholder. Ci sarà una valutazione di ciò che è stato già realizzato e di ciò che è opportuno indagare per il futuro.
Per continuare: cosa abbiamo provocato e come potremo procedere in futuro? Dobbiamo decidere insieme alla comunità locale e agli scienziati su come continuare.
Un progetto di Pleiadi, Campsirago Residenza in collaborazione con ZONA K (I), The Intrnational Accademy for Natural Arts (NL), BAM – Biblioteca degli Alberi Milano (I) Con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia (un progetto di Circuito CLAPS e ZONA K, Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire) Artistic and scientific team Michele Losi, Sjoerd Wagenaar, Sofia Bolognini, Liliana Benini, Luca Maria Baldini, Emilio Padoa Schioppa, collettivo Studio Pasta Madre
Pleiadi Art Productions nasce nel 2015 in seno a Campsirago Residenza. È un progetto di produzione aperto e multidisciplinare che prende vita dall’esperienza teatrale e performativa di Michele Losi e dall’esperienza artistica dell’attrice Mariasofia Alleva, insieme a Riccardo Calabrò, drammaturgo, Marialuisa Bafunno, scenografa, Stefania Coretti, costumista e artista visiva, Alberto Sansone, videomaker, Diego Dioguardi, sound designer, musicista e dj. È incentrato sulla sperimentazione nell’ambito della performing art, del teatro nel paesaggio e delle produzioni site-specific. Pleiadi è un luogo aperto ad artisti di diverse discipline e provenienze che condividono l’intento di creare Arte anche per coloro che non sono soliti frequentarla: per chi, ad esempio, a teatro non è mai entrato o ha smesso di entrare.
Il progetto Pleiadi Art Productions è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Ti voglio un bene pubblico di e con Elisabetta Consonni
In residenza dal 19 al 22 maggio, dal 22 al 27 luglio e dal 21 al 27 settembre 2019 Restituzione pubblica 28 e 29 settembre 2019 – Via Padova e limitrofe –
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In residenza dal 26 luglio al 1 agosto e date da definire a ottobre 2021 Restituzione pubblica nel 2022 – quartiere Isola e zone limitrofe –
“Il primo che, avendo cintato un terreno, pensò di dire ‘questo è mio’ e trovò delle persone abbastanza stupide da credergli, fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quanti assassinii, quante miserie ed errori avrebbe risparmiato al genere umano chi, strappando i piuoli o colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: ‘Guardatevi dal dare ascolto a questo impostore! Se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno, siete perduti!’” (J.J. Russeau Origine della disuguaglianza, 1754)
Ti voglio un bene pubblico è un gioco urbano che riflette su infrastrutture di divisione quali cancelli, muri, recinti. Tanto di quello che ci circonda è fatto di muri e recinzioni; capirne il senso, di volta in volta, è una pratica civile necessaria. Significativo osservare che l’ articolo del codice civile che regola la costruzione di recinzione di fondi per definire la proprietà privata viene definito ‘ius escludendi alios’: determinare il proprio escludendo l’altro.
Quando un muro smette di proteggere e comincia a dividere, segregare ed escludere? E quando ad essere recintato è uno spazio pubblico di cui si limita l’accessibilità quanto di pubblico rimane di quello spazio pubblico? Posto un muro, quanto di quello che c’e’ dietro non possiamo conoscere?
Ideazione e direzione Elisabetta Consonni In collaborazione con Sara Catellani Consulenza sociologica Adriano Cancellieri Consulenza artistica Cristina Pancini Sviluppo e promozione Vittoria Lombardi/cultureandprojects
Elisabetta Consonni è attiva nella riflessione e pratica di come l’arte possa essere detonatore di cambiamento sociale a partire dal 2014 con Ergonomica, contenitore di ricerca per la relazione del corpo con lo spazio urbano. Nell’ambito di tale ricerca, accompagna lo studio teorico alla realizzazione di azioni come: “We want to become architecture” e “Go with the flow” ( Polonia, 2014), la costruzione coreografata di “Pompenpurg Park” (Rotterdam, Biennale di Architettura 2014), “Il secondo Paradosso di Zenone” ( Milano, 2016), “Abbastanza Spazio per la più tenera delle attenzioni” (progetto per la Biennale Danza 2016). Cura il simposio Spazio Ergonomico presso la Biennale Danza 2016.
Elisabetta Consonni è inserita in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Trials of money (Preliminary Hearing) di e con Christophe Meierhans
In residenza dal 26 marzo al 9 aprile 2019 Restituzione pubblica 31 marzo 2019
Trials of Money trasforma il teatro in una corte di giustizia che non esiste ancora. Il lavoro vuole invitare il suo pubblico a prendere parte al Tribunale Speciale per le Persone Semi-Umane per intraprendere il processo, non di un soggetto umano, né di un’entità legale, ma di una “cosa” – la cosa molto complessa che più comunemente chiamiamo “denaro”.
Il denaro che usiamo quotidianamente può essere ritenuto responsabile dello stato disastroso del mondo di oggi? Trials of money sfida l’idea che il denaro sia solo uno strumento, o un mezzo al servizio delle intenzioni umane. Propone un’altra lettura del rapporto che l’uomo ha con il sistema monetario che ha inventato per se stesso.
Il denaro è una rete, un insieme di leggi e convenzioni, una fiducia istituzionalizzata, un mezzo, un fine, carta, metallo, carte di plastica, debito, potenziale, desiderio… L’imputato in questo processo può essere indicato, ma risiede anche dentro di noi tutti. È fatto dei valori che gli assegniamo; esiste e agisce solo attraverso di noi, per procura. Come facciamo a fare un processo se tutti i presenti in aula sembrano essere coinvolti con l’accusato? Come possiamo chiamare il denaro a rispondere dei suoi atti se non può parlare con la propria voce? Trials of Money è un tentativo di guardare alla nostra responsabilità collettiva come un unico essere identificabile.
Il lavoro è strutturato intorno alle testimonianze di dieci testimoni: uno psicologo, un ex banchiere, un impiegato della Banca Nazionale Svizzera, un senzatetto, un ricco filantropo, un nativo americano, un professore di economia, un abitante di un kibbutz e un criminologo. Il processo al denaro è condotto come un esercizio collettivo che coinvolge sia gli interpreti che il pubblico nell’esame del caso. Basandosi su interviste a una grande varietà di persone, gli interpreti consegnano le loro testimonianze rispondendo a qualsiasi domanda che gli spettatori vogliano porre loro.
Tutti i presenti nel Tribunale Speciale per i Semi Umani prendono liberamente la posizione di accusa o di difesa, in base alle loro convinzioni e influenzati dal corso del procedimento. Il denaro viene processato di nuovo ad ogni esibizione, con le accuse di frode, estorsione, non assistenza ad una persona in pericolo, incitamento all’odio e schiavitù. Se il denaro viene riconosciuto colpevole, ci lascia con la problematica questione di quale possa essere la giusta condanna per esso.
Concetto e realizzazione Christophe Meierhans Performance Christophe Meierhans, Luca Mattei Drammaturgia Bart Capelle Con la partecipazione di Shila Anaraki, Jochen Dehn, Adva Zakai Scenografia Decoratelier Jozef Wouters Disegni Giammarco Falcone Microfoni a spada laser Alexis Pawlak, Gaia Carabillo Costumi Sofie Durnez, Valerie Le Roy Disegno Luci Luc Schaltin Consulenza monetaria Olivier Auber Produzione HIROS, Elisa Demarré Co-produzione AUAwirleben (Berna), BIT Teatergarasjen (Bergen), BUDA (Kortrijk), FAR° (Nyon), Kaaitheater (Bruxelles), Nouveau Théâtre de Montreuil (Parigi), Teatro Maria Matos (Lisbona), Vooruit (Gent), ZONA K (Milano) Con il sostegno di Vlaamse Gemeenschap, ProHelvetia
Christophe Meierhans (Geneva; Brussels) lavora con e attraverso la performance, lo spazio pubblico, l’installazione, il suono, la musica e il video. Il suo lavoro consiste soprattutto nello sviluppare strategie di intervento nella vita quotidiana, attraverso la manipolazione di convenzioni accettate, abitudini sociali o usi semplici. I frammenti di realtà diventano la cornice per operazioni artistiche in grado di ridirezionare la banalità al fine di farla riapparire sotto angolazioni inattese. Il suo lavoro solleva questioni sulle norme e le convenzioni, confondendo un contesto casuale con altri diversi, e mettendo a confronto lo spettatore con qualcosa di altro, con la stranezza di essere nel posto “sbagliato”, o la possibilità che il luogo possa diventare qualcosa di diverso. Nel 2015, presenta a Santarcangelo il progetto Some use for your broken clay pots.
Christophe Meierhans è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
In residenza nei giorni 1, 2, 4, 8, 9, 10, 12, 13 novembre e 4, 6, 7, 8, 13, 20, 21 dicembre 2018 Restituzione pubblica dal 15 al 18 novembre 2018
La memoria è una storia di fantasmi per adulti. Aby Warburg
La vita privata altro non è che quella zona di spazio, di tempo, in cui io non sono un’immagine, un oggetto – ma ciò che devo difendere è il mio diritto politico di essere un soggetto. Roland Barthes
Alla sua morte nel 1929 lo storico dell’arte Aby Warburg lasciò un’opera incompiuta: l’Atlante della Memoria (Bilderatlas Mnemosyne): una serie di pannelli composti da montaggi fotografici, riproduzioni di opere d’arte, fotografie autografe e pagine di libri. Warburg era convinto che gli archetipi attraversassero la storia incarnandosi nelle immagini.
Oggi cerchiamo di comporre l’archetipo che vorremmo essere sulla tavola virtuale di Instagram. Di fronte alla moltiplicazione dei corpi in una galleria di riproduzioni, inseguiamo i fantasmi del desiderio. L’immagine ci sottrae alla morte ed entra in cortocircuito con il tempo.
Bilderatlas di Circolo Bergman è un’azione scenica modulare, divisa in tavole autonome e interdipendenti, che possono essere montate, smontate e ricostruite in spazi teatrali e non, alla ricerca di un atlante pervasivo in cui lo spettatore possa specchiarsi e moltiplicare sé stesso. Partendo dal dato biografico e dal rapporto con l’immagine dei performer coinvolti, lo spettacolo compie un viaggio confrontandosi coi diversi media che riproducendo il mondo creano il nostro immaginario.
Il rapporto di una “ninfa contemporanea” con la propria autorappresentazione sui social apre uno sguardo a ritroso nel tempo: dalle immagini visualizzate sullo schermo del nostro smartphone si passa alla definizione dei corpi nelle fotografie analogiche e negli strumenti di riproduzione istantanea come le Polaroid; dalla fotografia come mezzo di riproduzione della realtà che ha caratterizzato il Novecento si arriva a inseguire l’origine della visione nel colore e nelle opere pittoriche d’arte antica.
Il riflesso della rappresentazione ha sempre una risonanza nel corpo. In questa amplificazione della soggettività Bilderatlas va alla ricerca degli archetipi del nostro tempo.
concept Paolo Giorgio un progetto di Sarah Chiarcos, Paolo Giorgio, Marcello Gori regia Paolo Giorgio musica originale Marcello Gori allestimento e luci Sarah Chiarcos visual Dario Serio foto di scena Jo Fenz produzione Circolo Bergman _ Casa degli Alfieri testi intimamente condivisi con Sarah Ātman (e altre figure in corso di definizione)
Circolo Bergman È un collettivo che si muove fra la creazione di un repertorio di drammaturgia contemporanea e la sperimentazione in area performativa, declinando nuovi formati di scrittura attraverso diversi media, con un particolare interesse per progetti site-specific. La modalità di lavoro parte da una progettazione orizzontale condivisa fra artisti e professionisti coinvolti in ciascun progetto, per arrivare in un secondo tempo a una definizione dei compiti e delle responsabilità operative.
Agisce in diversi territori, partendo dallo spettacolo dal vivo per abbracciare percorsi curatoriali, espositivi o editoriali. A seconda della natura specifica di ogni progetto, il collettivo si apre alla collaborazione con altri professionisti (videomaker, curatori, artisti, critici, attori, performer, danzatori), così come con non-professionisti. Ha prodotto gli spettacoli: Werther, o dell’assoluto (Teatro i, 2014), La cosa peggiore che possa capitare a un cane (esperimento di scrittura collettiva di Sarah Chiarcos, Festival Mixitè, 2015), Fondamenta (Teatro Ringhiera, 2015), Calcografia (produzione Circolo Bergman-Teatro i), Macinante (produzione Circolo Bergman- Casa degli Alfieri, commissione del Festival Pergine Spettacolo Aperto, 2016), Pergine, via San Pietro 4 (produzione Circolo Bergman- Casa degli Alfieri, commissione del Festival Pergine Spettacolo Aperto, 2017).
Circolo Bergman è composto da: Paolo Giorgio, regista e drammaturgo; Sarah Chiarcos, drammaturga e responsabile degli allestimenti; Marcello Gori, musicista, drammaturgo, responsabile del suono.
Il collettivo Circolo Bergman è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
L’uomo che cammina di e con DOM- Leonardo Delogu e Valerio Sirna
In residenza dal 30 marzo al 13 aprile 2018 Restituzione pubblica 20 – 21 e dal 24 al 28 ottobre 2018
L’arte sta in far si che tutto sia falso e paia vero. L’arte sta in far si che tutto sia vero e paia falso. « il realismo è l’impossibile » – W. Siti
Un uomo percorre la città passeggiando. Attraversa una varietà di spazi che si susseguono all’interno di un ininterrotto piano sequenza – una stazione, una caverna, un campo incolto, una piscina pubblica, un centro commerciale, una fabbrica abbandonata, un lunapark, un night club, un orto, un cavalcavia, il letto di un fiume, un caseggiato popolare, una piazza – e che si ricompongono in un trittico quasi ultraterreno.
Durante questo tragitto il frammento di una vita si dispiega: un pomeriggio d’estate dall’andamento sospeso, la figura di un uomo umbratile e sfuggente, calato in un gioco di apparizioni e depistaggi narrativi. Attraverso il suo viaggio il paesaggio si apre e si svela agli occhi del pubblico che lo segue a distanza, come a spiarlo, in bilico tra identificazione e distacco.
A partire dalla graphic novel L’uomo che cammina di Jiro Taniguchi, DOM- costruisce una drammaturgia di spazi in cui esplorare il confine tra urbano e terzo paesaggio: addentrandosi sempre più profondamente nella sostanza dei luoghi, l’esperienza viva del cammino diventa il pretesto per una tensione ineliminabile col reale.
creazione e drammaturgia spaziale a cura di DOM- Leonardo Delogu, Valerio Sirna, Helene Gautier regia Leonardo Delogu, Valerio Sirna prodotto da Teatro Stabile dell’Umbria, Sardegna Teatro, ternifestival, santarcangelo 16, Teatri di Vetro con il sostegno di OSM/occhisulmondo con Dario Guardalben o Maurizio Lupinelli o Alberto Massazza nel ruolo del protagonista e con Helene Gautier collaborazione Maël Veisse e Vincenzo Scalera organizzazione Francesca Agabiti, Giulia Mereghetti grafica Valerio Sirna, Francesca Mautone liberamente ispirato al fumetto di Jiro Taniguchi – L’uomo che cammina
ogni allestimento, a seconda delle caratteristiche del territorio, si avvale anche della collaborazione con associazioni culturali, comitati di quartiere, centri anziani, scuole, centri per il sostegno ai migranti, corsi di danza e di teatro, bambini, gatti e piccioni
DOM- è un progetto nato nel 2013 dalla collaborazione tra gli artisti Leonardo Delogu, Valerio Sirna ed Hélène Gautier. Indaga il linguaggio delle performing arts, con una particolare attenzione alla relazione tra corpo e paesaggio, e si impegna nella trasmissione di peculiari pratiche di abitazione, legate allo spazio e al tempo della creazione artistica. DOM- costruisce eventi performativi, seminari, camminate, scritti, giardini, installazioni, video, reportage fotografici.
Il progetto DOM- è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
In residenza dal 29 al 31 gennaio, dal 7 al 14 febbraio, dal 26 al 27 febbraio e dal 10 al 12 maggio 2018 Restituzione pubblica dal 2 al 4 marzo 2018
Between me and P. nasce dalla radicale esigenza di riappropriazione di una storia famigliare.
Pietro sparì volontariamente nel 1987 all’età di 22 anni, senza lasciare tracce.
Dopo venticinque anni Filippo, il fratello minore, ha avviato una lunga ricerca per tentare di avvicinarsi a lui e capire cosa lo portò alla decisione di sparire. La ricerca è un tentativo di portare luce su un’assenza silenziosa e pervasiva, e la sua elaborazione scenica una possibilità di trasmettere questa storia, che parla profondamente al presente individuale e collettivo.
Filippo siede a una scrivania nella parte anteriore dello spazio scenico. Da lì opera sul computer, lo scanner e sui materiali visivi contenuti in un faldone.
Il pubblico segue la narrazione della storia attraverso la proiezione sulla parete di fondo, che riproduce lo schermo del computer. Brevi testi vengono scritti, file audio e video vengono riprodotti: riprese realizzate da Filippo, stampe d’epoca realizzate da Pietro, autoritratti e testimonianze rilasciate da amici e parenti. Attraverso questi contenuti un ritratto di Pietro è tracciato passo dopo passo, aspetti divergenti della sua storia emergono e la sua decisione di lasciarsi tutto alle spalle diventa leggibile.
Nel corso della performance Filippo dispone sul pavimento oggetti provenienti dal faldone e da una borsa. Fotografie scattate da Pietro, i suoi libri e altri materiali visivi sono usati per costruire lo spazio scenico e alla fine della performance il pubblico viene invitato a dare uno sguardo ravvicinato a questa composizione.
Between me and P. vuole diventare una performance che include video, fotografia, registrazioni audio, musica, danza e manipolazione dal vivo di materiali d’archivio.
di e con Filippo Michelangelo Ceredi tutorDaria Defloriannell’ambito della residenza artistica Officina LachesiLAB accompagnamento alla realizzazione Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani accompagnamento alla coreografia Cinzia Delorenzi assistenti al progetto Clara F. Crescini, Sara Gambini Rossano, Francesca S. Perilli produzione Filippo Michelangelo Ceredi, Teatro delle Moire / Danae Festival – 2016 con il sostegno di ZONA K
Filippo Michelangelo Ceredi è nato a Locarno nel 1982. Cresce e studia a Milano, dove si laurea in filosofia con una tesi sulla “Funzione delle passioni e della violenza nella tragedia greca”. Lavora con Karta Film, come assistente alla regìa di Marco Bechis nel film Il sorriso del capo (2011), in collaborazione con Istituto Luce, e nella serie-web Il rumore della memoria (2014). Collabora con Iacopo Patierno alla realizzazione dei video per Il teatro fa bene (2016), progetto finalizzato alla diffusione di messaggi sanitari in Mozambico attraverso il teatro. Accanto all’attività di videomaker, sviluppa una formazione da performer seguendo i laboratori del Teatro delle Moire e lavorando come assistente di progetti teatrali (Remote Milano dei Rimini Protokoll, 2014-2015; Sante di scena di Teatro delle Moire e Cinzia Delorenzi, 2015). All’Isola Kult Festival 2016 presenta Staring Backwards, il suo primo progetto performativo collettivo in collaborazione con Alessio Calciolari e Cinzia Delorenzi e nello stesso anno a Danae Festival debutta con la performance solista “Between Me and P.”, presentata successivamente a Santarcangelo Festival 2017.
Filippo M. Ceredi è inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia, MiBAC e Fondazione Cariplo.
Muna Mussie (IT)
If I close my eyes and try to define my image, what do I see?
A blind mirror, a lack.
No one is master of their own image because it implies a co-relation.
What is immediate – my body, my image – is distant from me.
With Curva Cieca Muna Mussie represents this lack together with Filmon Yemane, a boy blind since the age of twelve. The fulcrum of the performance is the discovery of Muna’s mother tongue, in a dialogue between the word, sign, form and meaning. On stage, Filmon’s voice gives lessons in the Tigrigna language with the help of images from an alphabet book. The performer’s body will attempt to move within the sinuosity of this alphabet in a sort of dynamic mimesis, trying to cross the sign and incorporate it to extract another meaning.
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Info: performance – duration 40 min. – in Italian with English subtitles
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with Muna Mussie and words by Filmon Yemane video editing Lino Greco production Short Theatre, ZONA K, Santarcangelo Festival, Spazio Kor, City of Ebla with the support of Xing with the support of Fondazione Nuovi Mecenati and Teatro di Roma – Teatro Nazionale
**Performance included in “IntercettAzioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: a project by Circuito CLAPS and ZONA K, Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, with the contribution of Regione Lombardia, MiBACT and Fondazione Cariplo.
BIO
Muna Mussie (Eritrea 1978) began her artistic career in 1998, training and working as an actress-performer with Teatrino Clandestino until 2001. In 2002 she attends the European Course of high formation for the actor, conducted by Cesare Ronconi of Teatro Valdoca and continues the collaboration as actress until 2010. From 2001 to 2005 she was a founding member of the research collective Open, where, following the performance “opentolikemunamussie” (2005), she began to develop a desire to investigate stage modes. Muna Mussie’s work, between gesture, vision and words, investigates the languages of the stage and the performing arts to give form to the tension that arises between different expressive poles. Her productions include: Più che piccola, media (2007), Con Permesso (2008), site-specific project Galata Perform Istanbul, Ti ho sognato, ma non eri il protagonista (2010). Together with Flavio Favelli she is the author of the FFMM clothing collection (2007-2009). Among her international projects: Monkey See, Monkey Do (Chapter I-II, 2011-2012); followed by the installation and performance Milite Ignoto (2015) and the performance Oasi (2018), which investigate ghostly apparitions and minor history. Among her object-based interventions, the project Punteggiatura (2018) based on the practice of sewing, which sees language as a political-affective space, is noteworthy. Curva (2019), Curva Cieca (2021), Bologna St.173 (2021), Bientôt l’été (2021), Oblio (2021).
Her work has been presented at Art Fall/PAC Ferrara, Xing Raum and Live Arts Week Bologna, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino, Museo Marino Marini Firenze, Workspace Brussels, MAMbo Bologna, Màntica Cesena, proprio dello stare in Santarcangelo Festival, Viafarini Milano, Ipercorpo Festival, Museion Bolzano, Festival Pergine Spettacolo, Sale Docks Venezia, ERT Bologna, Biennale Atlas of Transitions, Vie Festival Modena, Artcity Bologna, Manifesta 2020 Marsiglia, Archive Books Milano, SAVVY Contemporary, Short Theatre.
Filmon Yemane has been living in Bologna since 2008 and holds a degree in International and Diplomatic Sciences. He also took part in several cultural activities and artistic projects, such as a docu-film with the ZimmerFrei collective within the project Atlas of Transitions.
Corps Citoyen (IT/TN)
An audition.
An actor alone in a western scene.
Rehearsing, singing, training.
Rehearsing for the role of the hero.
But the role is not written for him.
The Others لخرین is an acid dialogue, a light and ironic work on the perception of the Other than us that moves in a hybrid territory: banal, vulgar and direct images and songs alternate with stories rooted deep in our western mentality and identity.
In a subtle balance between fiction and reality, it exposes the power device underlying the Orientalist representation of the Other, starting from the representation par excellence, stage fiction. An off-screen voice comments, gives instructions, reminds of limits and modalities. The audience is an integral part of the game. Crossing different genres, from cinema to docu-fiction, from classical theatre to advertising, Corps Citoyen reveals colonial paternalism hidden in disguise while reaffirming the right to its presence on stage of a different possible narration.
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Info: performance – duration 45 min. – in Italian and Tunisian language
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With Rabii Brahim, Marko Bukaqeja, Anja Dimitrijevic Voice-off Marko Bukaqeja, Carmelo Crusafulli, Anja Dimitrijevic, Giacomo Martini, Anna Serlenga, Chiara Stoppa, Ilaria Zanotti Performers on video Wassim Ghrioui, Alesa Herero, Nidhal S’hili, Nour Zrafi Scenic space Manuel D’Onofrio and Paola Villani Lights and video Manuel D’Onofrio Dramaturgy Bruna Bonanno Costumes Salah Barka Cultural advisor Viviana Gravano Organisation and promotion Vittoria Lombardi / cultureandprojects Set photos Luca Centola, Matteo Ceschi, Federico Garibaldi Direction Anna Serlenga With the support of IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia, mare culturale urbano/ Qui e Ora residenza teatrale / COX 18 Crowdfounders Roberta Bruzzechesse, Ferdinando Brunetti, Giada Cipollone, Aurora Diotti, Chiara Giubilaro, Erica Grossi, Virginia Martinez Ojosnegros, Anna Kasten, Marta Paoletti, Letizia Paoletti, Carla Tulipano
**Performance included in “IntercettAzioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: a project by Circuito CLAPS and ZONA K, Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, with the contribution of Regione Lombardia, MiBACT and Fondazione Cariplo**.
BIO Corps Citoyen is a multidisciplinary artistic collective based in Tunis and Milan. The collective’s practice is composed of different disciplinary tools (dance, theatre, poetry, video, animation, writing and anthropological research) to create new contemporary narratives. The aim of the group is to strengthen the values of citizenship through artistic practice, training, research and the active participation of civil society in order to promote political and social change. Corps Citoyen because the main objective of the group is to activate social reflection through the expressive potential of art and the body in particular, the territory of a biopolitical battle and space for creative resistance.
Marilyne Grimmer (FR)
Marilyne Grimmer is a French photographer and visual artist living in Brussels (Belgium).
Saluti da… (Greetings from…) is a participatory photographic project that investigates the relationship of each and every one of us with the here and the elsewhere.
Grimmer met with the inhabitants of Pergine Valsugana, Milan, Modena, Gradisca and Campsirago (Lecco), immortalising them in public space and teleporting them to memories of the past or places of dreams through photo montage.
The result is an exhibition of images that can be admired in the foyer of ZONA K and a series of surreal postcards to collect.
Tiziana Freti, Maria Luisa Galelli, Melitta Manca and the legendary Michele Giammello were photographed for the Milan stage.
***People-specific creation for OPEN CONTEMPORARY CREATION***
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Vernissage: Wednesday, 20 October, 19.00 hrs. Exhibition opening times: from 10.00 to 13.00 and from 15.00 to 20.00 – closed on Mondays
Admission to the exhibition is limited and free of charge, reservation is mandatory on biglietti@zonak.it
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Photo Marilyne Grimmer
BIO Marilyne Grimmer is a French visual artist living in Brussels, Belgium. She alternates between personal projects as a photographer, participatory projects with diverse audiences, collaboration as a scenographer for theatre companies, installations and performances with the Repondeur automatik collective. The construction of mental and physical space and the issues of participation, collaboration and accessibility to all audiences have an important place in her work.
La Settimana delle Residenze Digitali
After a year of work carried out in close contact with the project tutors, Laura Gemini, Anna Maria Monteverdi and Federica Patti, experts in digital creation, the winning artists of the 2021 Digital Residencies call Chiara Taviani, Lilliú – ØNAR – Lapis Niger, Jan Voxel, Lorenzo Montanini with Simona Di Maio and Isabel Albertini, Margherita Landi and Agnese Lanza, fuse*, Mara Oscar Cassiani, open their creative process to the audience.
From Monday 22 to Sunday 28 November, one episode per day, 4 p.m. Lorenzo Montanini, Simona Di Maio, Isabel Albertini Into The Woods – la finta nonna duration: 10 min per episode
Project for the younger generation, aged 7 and over
With a single ticket you can access all the episodes which, once published, will remain available on the following days until 28 November.
From Monday 22 to Sunday 28 November, one episode a day, at 6 p.m. ChiaraTaviani Whatever Happens in a Screen Stays in a Screen duration: 8 min per episode
With a single ticket you can access all the episodes which, once published, will remain available on the following days until 28 November.
Monday 22 November, 7 pm Margherita Landi and Agnese Lanza Dealing with Absence duration: 20 min
The content will remain accessible until Sunday 28 November.
Wednesday 24 November, 21:00 Jan Voxel (Lorenzo Belardinelli, Cinzia Pietribiasi and Lidia Zanelli) Olga legge i critters
extract from the project “The critters room
duration: 30 min
in collaboration with Mikroradio
The Digital Residencies project was born in 2020 from an idea of the Centro di Residenza della Toscana (Armunia, CapoTrave/Kilowatt), which since then has extended the partnership to Cooperativa Anghiari Dance Hub, Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, ATCL Associazione Teatrale dei Comuni del Lazio per Spazio Rossellini, Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna (L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale di Rubiera), Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, Associazione ZONA K di Milano.
The aim is to stimulate performing arts artists to explore the digital space, as a further or different declination of their authorial research.
GIACOMO LILLIÙ, LAPIS NIGER, COLLETTIVO ØNAR, MALTE: DIARIO DI BORDO
FUSE*: DIARIO DI BORDO
JAN VOXEL (Lorenzo Belardinelli, Cinzia Pietribiasi e Lidia Zanelli): DIARI DI BORDO
Rimini Protokoll (DE)
THE WALKS is an app with a series of walks by German theatre company, Rimini Protokoll. Each walk is a short audio experience for a specific place in your city, and an invitation to rediscover and interact with your environment.
It takes approximately 20 minutes to do an audio walk. Get going whenever you want. You decide how many of the walks you’d like to do and in what order. The stories and soundscapes in the short audio experiences are global in scope. “The Walks” connects people around the world in a local experience via the fundamental human action of walking.
Walking in public gained new meaning with the COVID-19 pandemic. An ancient, daily ritual became an integral part of the new normality. People meet, walk, stroll through neighborhoods, play in landscapes, and perceive their environment anew with every stride.
THE WALKS understands walking as a theatrical scenario – an audio-guided walk in parks, a staged walk in supermarkets or timed interactions on riverbanks. In every city, voices, sounds, and music turn familiar places into sites and landscapes into stages step by step through storytelling, dialogical situations, choreographic discoveries, or musical and rhythmic variations on walking. The title of every walk indicates where or how to do it: “Walk for a cemetery,” “Walk along the water,” or “Walk around a roundabout.”
THE WALKS is a production of Rimini Apparat co-produced by ZONA K
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App info: “The Walks” is a smartphone app that you can download from the App Store or Google Play at a cost of xxxx euro. To start The Walks, you will receive an activation code when you purchase your ticket, which you will enter into the app.
Technical requirements: In order for the app to run smoothly, you need to have a current operating system (5 or later for Android or 13 or later for iOS). You will need 100 MB of storage space on your device to install “The Walks” app.
“The Walks” is an invitation to walk at different speeds and intensities. More detailed information on each walk is available in the app.
Access code for the walks: only on zonak.co.uk, ticket €6. After purchasing, you will receive an access code for the walks in the app by email.
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Text, direction Helgard Haug, Stefan Kaegi , Daniel Wetzel Concept, dramaturgy Cornelius Puschke App development Steffen Klaue , Alexander Morosow Sounddesign/Mastering Frank Böhle Music/Composition Frank Böhle et al. (see individual walks) Graphic design Ilona Marti Voice recordings Rimini Protokoll, studio lärm and Lorenz Rollhäuser Production manager Maitén Arns Production assistant Steven Sander App development assistant Gaétan Langlois- Meurinne
Translation Panthea (Naomi Boyce , Aurélien Foster, Anna Galt, Erica Grossi, Vivian Ia , Adrien Leroux , Lianna Mark, Samuel Petit, Yanik Riedo, Lorenzo de Sabbata ) Experts/Directors Erdem Gunduz , Stephanie Haug, Katja Otto, Martin Schmitz, Antonio Tagliarini Contributions/Vocals Bente Bausum, Melanie Baxter-Jones, Lena Bruun Bondeson, Lene Calvez, Maimouna Coulibaly, Louisa Devins, Margot Gödros, Melissa Holroyd, Christiane Hommelsheim, Stéphane Hugel , Timur Isik, Mmakgosi Kgabi, Kraffira, Alexandra, La Koffick Max Lechat, Joshua Lerner, Steve Mekoudja, Lara-Sophie Milagro, Kamran Sorusch, Antonio Tagliarini, Lucie Zelger Documentation/Trailer Expander Film (Stefan Korsinsky , Lilli Kuschel)
Thanks to Barcelona Cicle de l’Aigua , Milagro Alvarez, Ignasi Batalle Barber, Aljoscha Begrich, Andreas Fischbach, Jannis Grimm (Institute for the Study of Protest and Social Movements), Ant Hampton, Lilli Kuschel, Jan Meuel , Barbara Morgenstern, Ricardo Sarmiento, Hilla Steiner, Enric Tello, Valentin Wetzel, SA, Gustavo Ramon Wilhelmi
A production by Rimini Apparat in co-production with creart/Teatrelli, BorderLight – International Theatre + Fringe Festival Cleveland, European Forum Alpbach, Fondazione Armonie d’Arte, HAU – Hebbel am Ufer, Hellerau – Europäisches Zentrum der Künste, Internationales Sommerfestival Kampnagel, ZONA K, Festival PERSPECTIVESSupported by Fonds Darstellende Künste with funds from the Commissioner of the Federal Government for Culture and Media and the Department for Culture and Europe of the German Senate
BIO Helgard Haug, Stefan Kaegi and Daniel Wetzel founded the theatre-label Rimini Protokoll in 2000 and have since worked in different constellations under this name. Rimini Protokoll often develop their stage-works, interventions, performative installations and audio plays together with experts who have gained their knowledge and skills beyond the theatre. Furthermore, they like to transpose rooms or social structures into theatrical formats. Many of their works feature interactivity and a playful use of technology.
On top of that, Rimini Protokoll received the Mülheimer Dramatikerpreis for “Karl Marx: Das Kapital, Erster Band”, the German theatre award Faust, the Grand Prix Theatre from the Swiss Federal Office for Culture, the European Theatre Award, the Silver Lion at the Theatre Biennale in Venice, as well as the German Audio Play Award and the War Blinded Audio Play Prize.
Since 2003, the production office of Rimini Protokoll is in Berlin.