Sintonia, vicinanza e comprensione

di Elisabetta Evangelisti

People / Death and Birth in My Life

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Elisabetta Evangelisti, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, è stata coinvolta nella performance Death & Birth in My Life di Mats Staub come testimone, raccontando le sue esperienze legate ai temi della nascita e della morte. Questo è il racconto della sua esperienza.


L’esperienza di Death&Birth in my life arriva in un momento di rilettura dei miei ultimi anni, in particolare del mio ruolo di madre, di figlia (che ora ha dei figli suoi e che quindi non può più tanto “permettersi” di essere figlia), di compagna e più in generale di donna.
In questa rilettura ciò che ho provato (e ancora oggi provo) a cercare era (ed è) quello di un’uscita da un mio sguardo eccessivamente giudicante per arrivare a una piena accettazione dei miei limiti, delle mie imperfezioni e delle mie debolezze.

L’intervista con Mats si può quindi considerare come una delle tappe di questo percorso personale. 

In primo luogo è stato un lavoro di ricerca, di memoria, di introspezione. 

Nei giorni precedenti l’intervista, nel pensare a quali temi volessi portare nel dialogo con l’altro, spesso mi sono ritrovata a ricordare non l’esperienza completa ma dei dettagli, dei frammenti, fotogrammi sparsi che poi andavano ricuciti per poter condividere ciò che si era vissuto.

Su suggerimento di Mats e da brava progettista, mi sono costruita una scheda che mi aiutasse in questo esercizio e mentre la componevo ricordo lo sforzo di mettere insieme quei frammenti, di riconnetterli in un racconto che potesse arrivare a chi mi avrebbe ascoltata in maniera chiara e semplice.

È stato anche un lavoro di accettazione.

Rivivere delle esperienze che si era deciso in parte di rimuovere, ricordarne altre che si è custoditi gelosamente dentro di sé e dirsi di essere pronta a raccontarle, mettersi a nudo di fronte a una persona sconosciuta senza temere il suo sguardo giudicante.

È stato anche tutto il contrario di quello che mi ero immaginata sarebbe stato. Mi sono seduta con un mantra ben chiaro nella testa «non mi farò travolgere dalle mie esperienze di morte, io parlerò solo della vita» e invece ho dedicato lunghi momenti al tema del dolore e della perdita.

Non è stato necessariamente un male, perché mi ha costretta a un confronto aperto e diretto, un confronto che avevo sempre negato a me stessa, con il dolore e soprattutto con il dolore che avevo voluto cancellare e che invece adesso dichiarava la sua legittimità e la sua forza, il suo diritto a esistere.

L’esperienza non è certo finita con la conclusione dell’intervista. Rivedersi, rivedersi senza prestare troppa attenzione alle proprie parole, quanto ai dettagli (un sorriso, una lacrima, l’esitazione prima di parlare), rivedersi negli occhi di persone sconosciute, persone a cui ho però deciso di dare accesso ai miei ricordi, ai miei affetti, al mio dolore. La sorpresa nel vedere in questi sguardi non giudizio ma solo sintonia, vicinanza, comprensione.

Death and Birth in My Life

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