THEATRE AS A REMAKE OF THE PAST
L’arte può essere un modo per far rivivere il passato? In che modo la realtà e la finzione si sovrappongono? Cosa sottintende l’espressione arte documentaria? Che tipo di processi di scrittura consentono questo tipo di progetti?
Attraverso i video e i materiali delle sue opere, la regista argentina Lola Arias parla della sua esperienza nel campo dell’arte documentaria e dei progetti interdisciplinari utilizzando il teatro, il cinema e le arti visive nell’ultimo decennio. Arias affronta diversi aspetti della genesi e dello sviluppo delle sue opere, dove lei problematizza il rapporto tra estetica e politica, realtà e finzione, opera d’arte ed esperimento sociale.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
Per info e prenotazioni: biglietti@zonak.it
Durata: 90’
c/o ZONA K
Lola Arias (1976) è una scrittrice, regista teatrale e performer. Collabora con artisti di diverse discipline in progetti musicali, cinematografici e artistici. Le sue produzioni giocano con le zone di sovrapposizione tra realtà e finzione. Lavora con attori, poliziotti, mendicanti, musicisti, ballerini, prostitute, bambini e animali. In Striptease (2007) il protagonista è un bambino, che striscia sul palco mentre i suoi genitori litigano al telefono. In El amor es un francotirador (2007), gli artisti raccontano storie d’ amore vere e fittizie mentre una rock band suona dal vivo. In Mi vida después (2009), sei artisti ricostruiscono la giovinezza dei loro genitori negli anni’ 70 in Argentina con foto, lettere, cassette e vecchi vestiti. In Cile ha messo in scena L’ anno in cui sono nata (2012), sulla base delle biografie di persone nate durante la dittatura di Pinochet. La sua opera L’ arte di fare soldi(2013) è stata eseguita da mendicanti, prostitute e musicisti di strada dalla città di Brema. I suoi progetti con Stefan Kaegi sono Chácara Paraíso (2007) che coinvolge agenti di polizia brasiliani, e Airport Kids (2008) con nomadi di età compresa tra i 7 e i 13 anni. Tra il 2010 e il 2012, insieme hanno curato un Festival di interventi urbani Ciudades Paralelas a Berlino, Buenos Aires, Varsavia, Zurigo, Singapore e altre città. I suoi testi sono stati tradotti in più di sette lingue e le sue opere teatrali sono state realizzate in diversi festival tra cui Steirischer Herbst, Graz; Festival d’ Avignon; Teatro Spektakel, Zurigo; Wiener Festwochen; Spielart Festival, Monaco di Baviera; Alkantara Festival, Lisbona; Radicals Festival, Barcellona, Under the radar, New York. E in luoghi come: Theatre de la ville Paris, Red Cat LA, Walker Art Centre Minneapolis, Museum of Contemporary Art Chicago. Insieme a Ulises Conti compone e suona musica e ha pubblicato diversi album.
FOCUS PEOPLE
Il potere delle persone, della gente comune. La forza e la propulsione autentica che arrivano dal basso. “People have the power”, “Power to the people”, canzoni e slogan degli anni Settanta che ancora resistono in un mondo così diverso da allora. Eppure, nonostante tutto, si continua pensare che la gente abbia ancora il potere di cambiare il mondo.
PEOPLE racconta i punti di forza e le contraddizioni che permeano la nostra società: la forza dei sentimenti, lo scambio tra le generazioni, i rapporti di solidarietà; ma anche i rapporti tra individui dove i giochi di potere si fanno più ambigui e talvolta spietati. Soprattutto parla delle persone: giovani, adolescenti, donne curiose, indipendenti, aggressive ma sempre e comunque attuali.
26 APRILE | 19 MAGGIO
MAMMALIAN DIVING REFLEX / DARREN O’DONNELL (CA)
TEENTALITARIANISM con 3 appuntamenti + 1
- 26 | 27 APRILE
Seminario con DARREN O’DONNELL - 9 | 12 MAGGIO
NIGHTWALKS WITH TEENAGERS
Un progetto ZONA K e Triennale Teatro dell’Arte - 18 MAGGIO
SEX, DRUGS AND CRIMINALITY - 19 MAGGIO
ASK FOR THE MOONS
23 | 24 MAGGIO
GUINEA PIGS (IT)
ATTI DI GUERRA
25 MAGGIO
BARBARA MIELE (IT)
FOREVER YOUNG, I SOGNI DEL SESSANTOTTO
In collaborazione con PHOTO FESTIVAL MILANO
30 | 31 MAGGIO
MARTA DALLA VIA (IT)
PERSONALE POLITICO PENTOTHAL – Opera rap per Andrea Pazienza
5 | 6 GIUGNO
SHE SHE POP (DE)
SACRIFICIO DI PRIMAVERA
Un progetto ZONA K e Teatro Franco Parenti
FOCUS CITIES
Che ruolo giocano oggi le città? Aperte, cosmopolite, incubatori di domani migliori, memoria di culture passate, terreni di sfide ecologiche e sociali? O caotiche, chiuse, provinciali anche se europee, esempio di non-integrazione, uniformate e senza poesia? Le strade sono diverse, si sovrappongono, corrono parallele a ricordarci che siamo noi a determinare i luoghi che viviamo.
E così torniamo a dedicare un focus alle città, non solo come simboli del potere economico e politico ma soprattutto come esempio della ricchezza del patrimonio culturale tutto italiano e della diversità del tessuto urbano. E di questo patrimonio vogliamo ri-appropriarci: invadendo gli spazi, segnando mappe del paesaggio, costruendo connessioni, abitando luoghi spesso sconosciuti. Usciamo ancora una volta allo scoperto in modo insolito e necessario.
5 | 7 OTTOBRE
OHT (IT)
PROJECT MERCURY – Performance n°3
9 OTTOBRE
MILANO TRA PASSATO E FUTURO
Incontro + Proiezione
14 OTTOBRE
ELEONORA PIPPO (IT)
LE RAGAZZINE DI MILANO STANNO PERDENDO IL CONTROLLO. La società le teme. La fine è azzurra.
20 – 21 + 24 – 28 OTTOBRE
DOM – (IT)
L’UOMO CHE CAMMINA
Un progetto ZONA K e Danae Festival
FINE NOVEMBRE
DANCE MAKERS (IT)
LONG-LASTING LANDSCAPES – Itinerari coreografici urbani
Un progetto ZONA K e Stanze
LE RAGAZZINE DI MILANO STANNO PERDENDO IL CONTROLLO.
LA SOCIETÀ LE TEME. LA FINE É AZZURRA
“We are not girls.
We are silver bullets for your middle-class brains!”
L’amicizia tra Motta e Castracani – due ragazzine delle medie con la comune passione per le analisi mediche – racconta la perdita di controllo, la confusa ricerca di un’identità, l’incoscienza, la sfida verso sè stesse e il mondo, l’indagine del proprio corpo, comuni a tante adolescenti.
Ispirato all’omonimo teen drama a fumetti di Ratigher, il lavoro di Eleonora Pippo arricchisce la trama con il vissuto delle ragazzine in scena. Una narrazione parallela fatta di brevi interviste, canzoni live scelte dalle stesse ragazze e lettere indirizzate ad una sé del futuro rivela le risorse delle Post-Millennial Girls intrecciando finzione e realtà che si avvalorano a vicenda.
Il progetto teatrale si fonda sulla formazione di una compagnia locale temporanea composta da ragazze tra i 13 e i 18 anni, che – nel tempo record di sette giorni – lavorano insieme alla regista alla creazione di una performance originale.
Lo spettacolo, arricchito dall’installazione La fine azzurra, ad opera della stessa Eleonora Pippo, va in scena una sola volta con partecipazione attiva del pubblico.
UN PROGETTO ZONA K e STANZE
c/o ZONA K, via Spalato 11, 20124 Milano
Creazione people-specific per ragazze under 18 e la loro comunità – Durata 60 min.
Ingresso: 15,00 € (intero) / 10,00 € (ridotto under 30/over 65/gruppi)
Per accedere allo spettacolo occorre tesserarsi a ZONA K. Leggi qui come.
ACQUISTA IL TUO BIGLIETTO (con d.p.)
In ogni piazza in cui lo spettacolo è programmato viene formata una compagina locale temporanea di ragazze adolescenti non professioniste. La lavorazione avviene in sette giorni. Lo spettacolo va in scena una sola volta con partecipazione attiva del pubblico. @le_ragazzine_project di Eleonora Pippo è co-prodotto da Teatro della Tosse di Genova e Eleonora Pippo con il supporto di Coconino Press FANDANGO EDITORE + Kilowatt Festival ufficio stampa Antonella Bartoli
Le ragazzine + coraggiose di Milano sono
Camilla Bonati, Clara Topputo, Elena Rieux, J. Gilda Pucci, Matilde Rosati, Paola Ricchiuto, Sara Guttadauro
Eleonora Pippo (Pordenone, 1976). Allieva di Giancarlo Cobelli e Marisa Fabbri alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, attrice con Valerio Binasco, Tim Stark, Claudio Longhi, Elio De Capitani e Franco Branciaroli, è la regista di “Cinque allegri ragazzi morti IL MUSICAL LO-FI”, il musical sperimentale indipendente tratto dall’omonima saga a fumetti di Davide Toffolo, che ha conquistato i più prestigiosi palcoscenici italiani. Lavora sulla rottura del linguaggio teatrale tradizionale, rifugge l’illusione scenica, per entrare in un territorio di intima condivisione con il mondo interiore dei personaggi e del pubblico al quale riconosce il ruolo di protagonista. Ha diretto Cinque allegri ragazzi morti IL MUSICAL LO-FI L’alternativa, La festa dei morti e #tuttonuovo, Marburg, Save your wish, Come fu che in Italia scoppiò la rivoluzione ma nessuno se ne accorse di Davide Carnevali, Ulisse chatta con gli dei Amleto gioca alla playstation, Raskolnikov legge fumetti, Sotterraneo), Cinque donne con lo stesso vestito Yumiura. Ha vinto il Premio Scintille ad Asti Teatro Festival (2010). Ha perfezionato la sua formazione presso la compagnia ViaNegativa di Lubiana, con Thomas Ostermeier, Agrupación Señor Serrano e con Richard Maxwell/ New York City Players.
PROJECT MERCURY
Performance n°3
“Lo spazio siderale per indagare lo spazio dei desideri”
Fiora e Chiara si allenano per diventare astronaute e affrontare quella che, a tutti gli effetti, è un’odissea spaziale. L’incapacità di affermarsi è latente in ogni loro gesto e parola, eppure non demordono e lottano per conquistare la loro porzione di spazio.
È la loro totale assenza di cinismo a trasformare un asettico studio fotografico nello spazio siderale.
A partire da Mercury 13, il fallimentare progetto americano per mandare tredici donne nello spazio, lo spettacolo indaga le conseguenze emotive di non avere l’opportunità di fare ciò che vorresti fare. Oscillando in quest’impasse, lo spettacolo mette in dialogo le due aspiranti astronaute con John Fitzgerald Kennedy, Jerrie Cobb (la prima astronauta mancata) e l’unico sciopero avvenuto nello spazio.
Con Project Mercury, OHT prosegue la sua Performance Series ispirata dalla ricerca sociologica di Richard Sennett sugli scarti emotivi dovuti alla propria condizione lavorativa. La prima performance (Autoritratto con due amici) affronta il fallimento in uno spazio privato. La seconda (Debolezze) vira sull’esposizione delle proprie debolezze in un luogo pubblico. Infine la terza (Project Mercury) ruota attorno all’assenza di privilegi nello spazio siderale.
c/o ZONA K
In italiano – Durata 50 min.
Ingresso: 15,00 € (intero) / 10,00 € (ridotto under 30/over 65/gruppi)
ACQUISTA IL TUO BIGLIETTO (con d.p.)
Idea, regia, scenografia Filippo Andreatta di e con Chiara Caimmi, Fiora Blasi drammaturgia Filippo Andreatta e Charles Adrian Gillott esperto spaziale Paolo Giuseppe Bianchi costumi Andrea Ravieli direttore palcoscenico Massimiliano Rassu costruzione pedana Giovanni Marocco produzione Laura Marinelli una produzione OHT con il supporto di Fondazione Caritro, PAT residenza artistica Centrale Fies, Residenze IDRA, Teatro Cantiere Florida
OHT | Office for a Human Theatre nasce nel 2008, dopo la vittoria di Nuove Sensibilità, premio nazionale per giovani registi al Napoli Teatro Festival Italia, ha ottenuto collaborazioni italiane e internazionali coi i più prestigiosi istituti di cultura europei e importanti istituzioni culturali nel mondo. Infine, Centrale Fies e MART museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, sono frequenti partner.
Spettacolo realizzato nell’ambito del progetto Teen Time con il contributo di Regione Lombardia.
L’UOMO CHE CAMMINA
«segui l’uomo che cammina / accorda il tuo passo al suo
mantieni una certa distanza / affonda nel paesaggio che attraversi»
ATTENZIONE: L’ORARIO DI INIZIO DELLA PERFORMANCE È ALLE 16.00
Un uomo – umbratile e sfuggente – percorre la città passeggiando. Oltrepassa una varietà di spazi urbani ed extraurbani che si susseguono – una stazione, un campo incolto, una casa occupata, un monastero, un circolo ricreativo e in mezzo strade, piazze, binari. Il pubblico lo segue a distanza, quasi a spiarlo, in bilico tra identificazione e distacco.
“L’uomo che cammina” a Milano è Antonio Moresco, scrittore, autore di opere narrative, teatrali e saggistiche. Sarà lui che i partecipanti dovranno seguire dal centro alla periferia, da spazi aperti a quelli chiusi. Meravigliosa esperienza per gli spettatori/camminatori, un’occasione rara per guardare alla propria città con altri occhi.
A partire dalla graphic novel L’uomo che cammina di Jiro Taniguchi, DOM- costruisce una drammaturgia di spazi in cui esplorare il confine tra urbano e terzo paesaggio, quelle aree abbandonate a margine della realtà abitata. Addentrandosi sempre più profondamente nella sostanza dei luoghi l’esperienza viva del cammino diventa il pretesto per una tensione ineliminabile col reale e la presenza dello spettatore diventa il centro stesso della performance.
Un progetto ZONA K e DANAE Festival
Camminata urbana per 18 spettatori a replica.
In italiano – Durata 4h e 30 min.
Il luogo di partenza sarà comunicato via sms a ciascun partecipante il giorno prima della performance prenotata, pertanto verrà chiesto un contatto telefonico. La performance prevede un percorso a piedi di circa 4 ore, si raccomanda di indossare abbigliamento e scarpe comodi. Non è adatta a persone con capacità motoria ridotta.
Ingresso: 15,00 € (intero) / 10,00 € (ridotto under 30/over 65/gruppi)
per le repliche del 21 e del 24 ottobre
per le repliche dal 25 al 28 ottobre
intero € 15,00 / ridotto under30/over65 € 10,00
Per le istruzione sulla partecipazione alla performance clicca qui
creazione, drammaturgia spaziale e regia DOM- Leonardo Delogu, Valerio Sirna con Antonio Moresco e con Paola Galassi, Isabella Macchi con la partecipazione degli allievi di ITAS Giulio Natta grazie a Studio Azzurro prodotto da Teatro Stabile dell’Umbria, Danae Festival, Zona K organizzazione Francesca Agabiti liberamente ispirato al fumetto di Jiro Taniguchi – L’uomo che cammina documentazione audiovisiva Studio Azzurro musiche originali Fabio Zuffanti elaborazione suono Lorenzo Danesin
Un ringraziamento particolare alla associazione Terzo Paesaggio
DOM- è un progetto nato nel 2013 dalla collaborazione tra gli artisti Leonardo Delogu, Valerio Sirna ed Hélène Gautier. Indaga il linguaggio delle performing arts, con una particolare attenzione alla relazione tra corpo e paesaggio, e si impegna nella trasmissione di peculiari pratiche di abitazione, legate allo spazio e al tempo della creazione artistica. DOM- costruisce eventi performativi, seminari, camminate, scritti, giardini, installazioni, video, reportage fotografici.
Antonio Moresco, Scrittore italiano [Mantova, classe 1947]. Dopo aver compiuto un difficile apprendistato di cui dà conto in Lettere a nessuno (1997) documentando criticamente la
difficoltà di emergere dalla condizione di scrittore sotterraneo e rifiutato dal mondo editoriale italiano, ha pubblicato nel 1993 la raccolta di racconti Clandestinità, in cui sono già presenti i temi che sostanziano la sua opera, resi in uno stile asciutto e iperrealista che ne accresce l’impatto drammatico: quello della solitudine, in primo luogo, attraversata da una dimensione del sogno come straniamento da sé, cui si affianca il motivo ricorrente di una ricerca affannata di senso che si dipana attraverso percorsi obliqui e instabili. Il fulcro dell’opera di Moresco ruota intorno alla vasta opera Giochi dell’eternità, scritta nell’arco di 35 anni, costituita da Gli esordi (1998), Canti del caos (edito in due volumi nel 2001 e 2003) e Gli increati (2015). Tra le sue altre opere: La cipolla (1995), Lo sbrego (2005), Scritti di viaggio, di combattimento e di sogno (2005), Merda e luce (2007), La lucina (2013), Fiaba d’amore (2014), I randagi (2014), Piccola fiaba un po’ da ridere e un po’ da piangere (2015), L’addio (2016), Fiabe da Antonio Moresco (2017) e, entrambe nel 2018, L’adorazione e la lotta e Il grido.
Fondatore nel 2003 del blog Nazione indiana, nel 2005 ha creato la rivista telematica e cartacea Il primo amore.
FOCUS MEDIA
“Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole.”
(Philip K. Dick)
Una riflessione sul rapporto tra mezzi di comunicazione e potere e sul potere della comunicazione di condizionare il pensiero della società, di stravolgere il passato, di leggere un solo presente e immaginare futuri incredibili.
Siamo vittime della comunicazione, asservita alle strategie di manipolazione dei poteri economici e politici, secondo la formula comunicazione=potere=controllo sociale? Oppure esistono ancora margini per utilizzare i media come una forza positiva, strumento e strada verso il cambiamento?
A guardare l’assalto di dispositivi elettronici che oramai corredano le nostre esistenze come protesi irrinunciabili, pare evidente quanto l’uso dei nuovi strumenti ci offra un diverso modo di percepire la realtà, sempre più in bilico tra un’informazione diretta, onesta e una falsificazione della stessa, priva di controllo.
Ancora una volta, gettiamo uno sguardo alla forza positiva della comunicazione che non è solo “quarto potere” o “potere 4.0”, ma è anche la forza dei diversi linguaggi che la compongono e che ci offrono sguardi e letture differenti.
17 | 20 OTTOBRE
BERLIN (BE)
PERHAPS ALL THE DRAGONS
+
REMEMBER THE DRAGONS
Un progetto ZONA K e Triennale Teatro dell’Arte
15 | 18 NOVEMBRE
CIRCOLO BERGMAN (IT)
BILDERATLAS
20 NOVEMBRE
LOLA ARIAS (AR)
THEATRE AS A REMAKE OF THE PAST
Masterclass
20 | 23 NOVEMBRE
LOLA ARIAS (AR)
VETERANS
24 NOVEMBRE
LOLA ARIAS (AR)
MY DOCUMENTS
1 | 2 DICEMBRE
MILO RAU/IIPM (CH)
HATE RADIO
In collaborazione con Olinda / TeatroLaCucina
REMEMBER THE DRAGONS…
“nelle nostre vite ci sono principesse che non attendono
altro che vederci agire, solo una volta, con bellezza e coraggio …”
30 storie affascinanti, raccontate da bambini provenienti da 21 paesi diversi e in 15 lingue. Un gruppo eterogeneo che incontra il pubblico seduto a un grande tavolo.
Anche in Remember the dragons … BERLIN ci immergono in un mare di storie che sembrano troppo assurde per essere vere. Una ragazza del Marocco che non ha mai fame, non sente dolore e difficilmente sente il bisogno di dormire. Un ragazzo danese che già al suo quarto compleanno gli sarebbe piaciuto diventare una ragazza. Un ragazzo sudafricano della stessa età che ha fatto dozzine di cerchi di grano con suo nonno. Una notte, in segreto.
Vero o falso? E da dove arriva improvvisamente questo piccolo uomo spaziale? Remember the dragons…è una performance adatta a bambini dagli 11 anni in su. Un grande tavolo con 30 schermi e 30 postazioni per il pubblico. Ogni giovane spettatore porterà un adulto con il quale potrà condividere le avventure. Remember the dragons…mostra le stesse storie sia ai bambini che agli adulti da diverse prospettive facendoli vivere dei ricordi condivisi e dando loro in dono una bellissima pietra lunare scintillante.
Le lingue che si ascolteranno sono: olandese, ucraino, tedesco, spagnolo, inglese, russo, arabo, gujarati, francese, croato, cinese, danese, italiano, ebraico, rumeno.
Un progetto ZONA K e Triennale Teatro dell’Arte
PRIMA NAZIONALE
c/o Triennale Teatro dell’Arte – viale Alemagna, 6
Perfomance per adolescenti dagli 11 anni in su – Durata: 65 min.
30 spettatori per ogni replica.
Ingresso: 11,00 € (ragazzi) – gratuito (adulti).
I prezzi qui indicati non sono comprensivi di prevendita (10%).
Prenotazione obbligatoria su biglietteria.teatro@triennale.org
Guarda anche PERHAPS ALL THE DRAGONS…
ideazione e creazione: BERLIN (Bart Baele, Yves Degryse, Tom Struyf) una produzione di BERLIN, HETPALEIS, Kopergietery ricerca Frien Leysen musica Eric Thielemans video Geert De Vleesschauwer scenografia BERLIN, Manu Siebens camera Geert De Vleesschauwer produzione Celeste Driesen, Jelte Van Roy costruzione set Manu Siebens, Robrecht Ghesquière, Bregt Janssens, Koen Ghesquière costruzione filmset HETPALEIS in coproduzione con Rotondes, Tweetakt festival con il supporto del Flemish Government
Fondatori di BERLIN nel 2003, i registi Bart Baele e Yves Degryse decisero di non scegliere un genere in particolare, ma di avventurarsi nel regno del documentario e lasciare che fossero i luoghi delle loro incursioni a guidare la loro ispirazione. Questa filosofia ha dato vita a due cicli progettuali: Holocene (l’attuale era geologica) dove il punto di partenza è sempre una città o un altro luogo del pianeta, e Horror Vacui (paura del vuoto) nel quale storie vere e toccanti vengono delicatamente districate attorno ad una tavola. Il ciclo Holocene comprende Jerusalem, Iqaluit, Bonanza, Moscow e Zvizdal. I primi tre episodi di Horror Vacui sono invece Tagfish, Land’s end e Perhaps all the dragons. I BERLIN sono tuttora al lavoro su entrambi i cicli. Holocene terminerà nella città di Berlino (da qui il nome del gruppo) con la creazione di un progetto di docu-fiction che coinvolgerà gli abitanti delle città protagoniste degli episodi precedenti. La compagnia ha lavorato in 27 paesi diversi negli ultimi anni, all’interno di vari circuiti: dai teatri agli spazi espositivi, dai festival alle location speciali.
PERHAPS ALL THE DRAGONS…
“Mozzafiato! Ed eccitante, perché ognuno dei personaggi
racconta una storia vera. Una raccolta di storie collettive.
Questo lavoro è una discesa nel cuore dell’umanità.” Le Figaro
Per la prima volta a Milano il gruppo belga acclamato in tutta Europa con un’istallazione teatrale esteticamente irresistibile e dai contenuti intelligenti.
Una famosa pianista si rende conto sul palco di aver studiato il concerto sbagliato – un neurochirurgo scambia testa e corpo di due esemplari di scimmie, esse sopravvivono – in Giappone ci sono 700.000 persone che vivono come hikikomori, chiusi nelle loro stanze da letto per almeno un anno, completamente avulsi dalla vita sociale – Sei gradi di separazione, una teoria che prevede che ogni individuo possa entrare in collegamento con un altro attraverso non più di 6 intermediari nel mondo.
Trenta storie, trasformate in altrettanti monologhi video con una costruzione drammaturgica che crea coerenza fra loro. La durata di ogni intervento sarà esattamente la stessa. Diverse interazioni avverranno in vari momenti. I registi Bart Baele e Yves Degryse hanno incontrato persone, fatti, aneddoti, avventure, intrighi e pensieri interessanti. I temi emersi da queste storie sono eclettici: da ipotesi filosofiche, al dettaglio scientifico fino agli aneddoti, ecc. Una grande struttura ovale sul cui perimetro sono montati 30 schermi/storie, ospita 30 spettatori.
Un progetto ZONA K e Triennale Teatro dell’Arte
c/o Triennale Teatro dell’Arte – viale Alemagna, 6
30 spettatori per ogni replica
ACQUISTA IL TUO BIGLIETTO (con d.p.)
Ingresso: 22,00 € (intero) – 16,00 € (ridotto possessori tessera ZONA K 2018 / under30 / over65 / gruppi) – 11,00 € (studenti).
I prezzi qui indicati non sono comprensivi di prevendita (10%). Biglietti acquistabili con diritto di prevendita su VivaTicket.
Spettacolo sovratitolato in italiano e in inglese – Durata: 65 min.
Guarda anche la versione teen: REMEMBER ALL THE DRAGONS
Ideazione BERLIN (Bart Baele, Yves Degryse) Scenografia BERLIN, Manu Siebens Testo Kirsten Roosendaal, Yves Degryse, Bart Baele Editing Bart Baele, Geert De Vleesschauwer, Yves Degryse Soundtrack e mixing Peter Van Laerhoven Camera Geert De Vleesschauwer Direzione tecnica Robrecht Ghesquière Ricerca e drammaturgia Natalie Schrauwen con Derek Blyth, Sergey Glushkov, François Pierron, Juan Albeiro Serrato Torres, Rinat Shaham, Shizuka Hariu, Shlomi Krichely, Jonas Jonsson, Nirman Arora, Suneet Chhabra, Luci Comincioli, Roger Christmann, Regina Vilaça, Pat Butler, Walter Müller, Adela Efendieva, Andrew Mugisha, Ramesh Parekh, Nico Mäkel, Wim Mäkel, Tamas Sandor, Philippe Cappelle, Romik Rai, Brecht Ghijselinck, Vladimir Bondarev, Andrei Tarasov, Matsumoto Kazushi, Bob Turner, Geert-Jan Jansen, Kurt Lannoye, Robrecht Ghesquière, Laura Fierens, Patryk Wezowski, Hilde Verhelst, Christina Davidsen produzione BERLIN in coproduzione con Deutsches Schauspielhaus Hamburg [DE], KunstenfestivaldesArts [Bruxelles – BE], le CENTQUATRE [Parigi – FR], Dublin Theatre Festival [IE], Centrale Fies [Dro – IT], Noorderzon Performing Arts Festival [Groningen – NL], La Bâtie – Festival de Genève [CH], Zomer van Antwerpen [BE]
progetto coprodotto da NXTSTP, con il supporto del Programma Cultura dell’Unione Europea e ONDA – Office national de diffusion artistique BERLIN è artista associato a CENTQUATRE [Parigi – FR] con il supporto del Governo Fiammingo
VETERANS
“Incredibilmente potente” Indipendent
In questo progetto del 2014 Lola Arias indaga la questione di cosa significhi essere un veterano di guerra del conflitto delle Malvinas.
La video installazione è composta da cinque video che raccontano di come viene ricordato il conflitto da coloro che nel 1982, all’età di 18 anni diventarono soldati e di come oggi, all’età di 50 anni, si sentano dei veterani. Ognuno di loro ricostruisce la propria esperienza in un luogo che vive giornalmente: uno psicologo rivive l’esplosione di una bomba nell’ospedale psichiatrico in cui lavora, un campione di triathlon rivive la morte del suo partner in una piscina dove si allena tutti i giorni…
Tutti loro rivivranno i loro ricordi come se una macchina del tempo avesse riportato all’oggi il loro passato.
c/o ZONA K, via Spalato 11, 20124 Milano
Videoinstallazione per 12 persone, in spagnolo con sottotitoli in italiano
Durata 50 min.
Ingresso unico € 5,00
Prenotazione obbligatoria: biglietti@zonak.it
Per accedere occorre tesserarsi a ZONA K. Leggi qui come.
Ideazione e regia: Lola Arias Con i veterani argentini della Guerra delle Malvinas: Guillermo Dellepiane, Daniel Terzano, Marcelo Vallejo, Dario Volonté, Fabián Volonté Messa in scena: Nele Wohlatz, Ignacio Masllorens Riprese: Manuel Abramovich Camera: Manuel Abramovich, Ignacio Masllorens Suono: Francisco Pedemonte, Facundo Moreno Produzione: Sofía Medici, Luz Algranti Editing: Alejo Moguillansky Assistente all’editing: Nele Wohlatz Traduzione: Daniel Tunnard
Lola Arias (1976) è una scrittrice, regista teatrale e performer. Collabora con artisti di diverse discipline in progetti musicali, cinematografici e artistici. Le sue produzioni giocano con le zone di sovrapposizione tra realtà e finzione. Lavora con attori, poliziotti, mendicanti, musicisti, ballerini, prostitute, bambini e animali. In Striptease (2007) il protagonista è un bambino, che striscia sul palco mentre i suoi genitori litigano al telefono. In El amor es un francotirador (2007), gli artisti raccontano storie d’ amore vere e fittizie mentre una rock band suona dal vivo. In Mi vida después (2009), sei artisti ricostruiscono la giovinezza dei loro genitori negli anni’ 70 in Argentina con foto, lettere, cassette e vecchi vestiti. In Cile ha messo in scena L’ anno in cui sono nata (2012), sulla base delle biografie di persone nate durante la dittatura di Pinochet. La sua opera L’ arte di fare soldi(2013) è stata eseguita da mendicanti, prostitute e musicisti di strada dalla città di Brema. I suoi progetti con Stefan Kaegi sono Chácara Paraíso (2007) che coinvolge agenti di polizia brasiliani, e Airport Kids (2008) con nomadi di età compresa tra i 7 e i 13 anni. Tra il 2010 e il 2012, insieme hanno curato un Festival di interventi urbani Ciudades Paralelas a Berlino, Buenos Aires, Varsavia, Zurigo, Singapore e altre città. I suoi testi sono stati tradotti in più di sette lingue e le sue opere teatrali sono state realizzate in diversi festival tra cui Steirischer Herbst, Graz; Festival d’ Avignon; Teatro Spektakel, Zurigo; Wiener Festwochen; Spielart Festival, Monaco di Baviera; Alkantara Festival, Lisbona; Radicals Festival, Barcellona, Under the radar, New York. E in luoghi come: Theatre de la ville Paris, Red Cat LA, Walker Art Centre Minneapolis, Museum of Contemporary Art Chicago. Insieme a Ulises Conti compone e suona musica e ha pubblicato diversi album.
MY DOCUMENTS
“My Documents è un lavoro sul fallimento” Lola Arias
My Documents è il risultato del workshop condotto da Lola Arias con un gruppo di artisti italiani, che prende spunto dall’omonimo ciclo di conferenze-spettacolo dove artisti di diversi ambiti raccontano la loro ricerca, un’esperienza che hanno vissuto in modo radicale e una storia che li ossessiona.
Sul palco ci sarà solamente l’artista con i suoi appunti: un modo per portare alla luce il tipo di ricerca che spesso si perde in una cartella senza nome in un computer.
Questo genere di conferenze-spettacolo fu creato negli anni ’60 da Joseph Beuys e da Robert Smithson, un modo di trasformare un discorso in opera d’arte. Negli ultimi anni, questo formato è proliferato nel teatro, nella danza e nelle arti visive, diventando una delle modalità del teatro concettuale. Artisti come Rabih Mroué, Tim Etchells and Jérôme Bel hanno reinventato il genere, rendendo queste conferenze non accademiche un modo per presentare e parlare di ricerche ed esperienze.
c/o ZONA K
Durata 60 min.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, prenotazione consigliata.
Per accedere allo spettacolo occorre tesserarsi a ZONA K. Leggi qui come.
Ideazione e a cura di Lola Arias Produzione di Luz Algranti Direzione tecnica di Marcos Medici
BILDERATLAS
Cosa c’è in gioco quando mettiamo in circolo una nostra immagine? Con cosa è profondamente connesso questo gesto?
Ogni giorno, nello spazio aperto del Web, vengono postate milioni di foto attraverso le quali le persone tentano di comporre un’immagine della propria identità. Luoghi, ritratti, selfies creano un infinito Atlante del contemporaneo, quasi una versione odierna dell’opera incompiuta Atlante della memoria, composta dallo storico dell’arte Aby Warburg all’inizio del XX secolo. Warburg era convinto che gli archetipi attraversassero la storia incarnandosi nelle immagini e, nelle immagini, cercava quella formula di pathos che gli rivelasse lo spirito profondo che connette il nostro immaginario alle sue origini.
Le tavole del Bilderatlas Mnemosyne assomigliano a una versione analogica di un profilo Instagram, nel quale si cerca una costante che le connetta tra loro: la foto di una ragazzina in un locale traghetta ai nostri giorni l’archetipo della Ninfa; le foto analogiche di un giovane attore cercano di ricomporre l’archetipo dell’Eroe.
Circolo Bergman, partendo dalle immagini personali dei suoi performer, si interroga – come Warburg – sulla presenza degli archetipi nel nostro tempo. Un’azione scenica modulare, divisa in tavole autonome e interdipendenti, che possono essere montate, smontate e ricostruite in spazi teatrali e non, alla ricerca di un Atlante pervasivo in cui lo spettatore possa specchiarsi e moltiplicarsi.
c/o ZONA K, via Spalato 11, 20124 Milano
Spettacolo in italiano – Durata 60 min.
QUI la biglietteria online
Ingresso: 15,00 € (intero) / 10,00 € (ridotto under 30/over 65/gruppi)
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concept Paolo Giorgio un progetto di Sarah Chiarcos Paolo Giorgio Marcello Gori regia Paolo Giorgio musica originale Marcello Gori allestimento Circolo Bergman luci Sarah Chiarcos consulenza scenografica Erika Sambiase visual Dario Serio foto di scena Jo Fenz produzione Circolo Bergman testi intimamente condivisi con Sarah Ātman e Alberto Baraghini – primo studio: IT Festival 2017 – secondo studio: Hors, Teatro Litta, 6-8 Ottobre 2017 – terzo studio: Teatro Magro 6 Gennaio 2018
Circolo Bergman è un collettivo composto da: Paolo Giorgio, regista e drammaturgo; Sarah Chiarcos, drammaturga e responsabile degli allestimenti; Marcello Gori, musicista, drammaturgo, responsabile del suono. che si muove fra la creazione di un repertorio di drammaturgia contemporanea e la sperimentazione in area performativa, declinando nuovi formati di scrittura attraverso diversi media, con un particolare interesse per progetti site-specific. Agisce in diversi territori, partendo dallo spettacolo dal vivo per abbracciare percorsi curatoriali, espositivi o editoriali. A seconda della natura specifica di ogni progetto, il collettivo si apre alla collaborazione con altri professionisti (videomaker, curatori, artisti, critici, attori, performer, danzatori), così come con non-professionisti. Ha prodotto gli spettacoli: Werther, o dell’assoluto (2014), La cosa peggiore che possa capitare a un cane (2015), Fondamenta (Teatro Ringhiera, 2015), Calcografia (2016), Macinante (commissione del Festival Pergine Spettacolo Aperto, 2016), Pergine, via San Pietro 4 (commissione del Festival Pergine Spettacolo Aperto, 2017)
HATE RADIO
“Teatro politico d’alto calibro.”
★★★★★’ De Theaterkrant
Hate Radio racconta la storia della RTLM/Radio-Télévision Libre des Mille Collines, stazione radio ruandese che giocò un ruolo cruciale nel genocidio della minoranza Tutsi nel 1994, nel quale morirono circa 1 milione di persone.
Fu proprio la radio il più potente strumento di propaganda violenta. Gli operatori della stazione radio prepararono il genocidio per mesi integrando nella propria programmazione: musica, sport, comunicati politici e autentiche istigazioni all’omicidio.
Hate Radio si incentra sulla messa in scena di uno show della RTLM condotto da 3 estremisti di etnia Hutu e dall’italo-belga Georges Ruggiu, ricostruendone filologicamente il contesto e portando in scena superstiti del genocidio stesso. Come funziona il processo di affermazione dell’ideologia razzista? Come è possibile epurare l’individuo della sua umanità?
L’opera del regista Milo Rau si avvale di documenti e testimonianze dirette per dare una risposta a questi interrogativi lasciando che le persone facciano esperienza diretta di quanto accaduto nella storia.
c/o e in collaborazione con
Olinda/TeatroLaCucina – Ex O.P. Paolo Pini – via Ippocrate, 45
Spettacolo in francese e Kinyarwanda con sovratitoli in italiano – Durata 110 min.
Ingresso: 15,00 € (intero) / 10,00 € (ridotto under 30/over 65/gruppi)
TUTTO ESAURITO con
liste d’attesa chiuse
una produzione THE INTERNATIONAL INSTITUTE OF POLITICAL MURDER – IIPM
testo e regia Milo Rau drammaturgia e ideazione Jens Dietrich scene e costumi Anton Lukas
video Marcel Bächtiger suono Jens Baudisch con (live) Afazali Dewaele, Sébastien Foucault, Diogène Ntarindwa, Bwanga Pilipili; (video) Estelle Marion, Nancy Nkusi assistente alla regia Mascha Euchner-Martinez assistente alla produzione esecutiva e drammaturgia Milena Kipfmüller public-relation Yven Augustin collaborazione alla documentazione Eva-Maria Bertschy corporate design Nina Wolters web design Jonas Weissbrodt academic counselling Marie-Soleil Frère, Assumpta Mugiraneza & Simone Schlindwein Casting Bruxells/Ginevra: Sebastiâo Tadzio Casting Kigali: Didacienne Nibagwire
HATE RADIO is a production by IIPM Berlin/Zürich with Migros-Kulturprozent Schweiz, Kunsthaus Bregenz, Hebbel am Ufer (HAU) Berlin, Schlachthaus Theater Bern, Beursschouwburg Brüssel, migros museum für gegenwartskunst Zürich, Kaserne Basel, Südpol Luzern, Verbrecher Verlag Berlin, Kigali Genocide Memorial Centre and Ishyo Arts Centre Kigali. Supported by von Hauptstadtkulturfonds (HKF), Migros-Kulturprozent Schweiz, Pro Helvetia – Schweizer Kultur-stiftung, Kulturelles.bl (Basel), Bildungs- und Kulturdepartement des Kantons Luzern, Amt für Kultur St. Gallen, Ernst Göhner Stiftung, Stanley Thomas Johnson Stiftung, Alfred Toepfer Stiftung F. V. S., GGG Basel, Goethe- Institut Brüssel, Goethe-Institut Johannesburg, Brussels Airlines, Spacial Solutions, Commission Nationale de Lutte contre le Génocide (CNLG), Deutscher Entwicklungsdienst (DED), Contact FM Kigali, IBUKA Rwanda (Dachorganisation der Opferverbände des Genozids in Ruanda) and the Hochschule der Künste Bern (HKB), Friede Springer Stiftung.
Milo Rau è un regista di teatro e cinema, giornalista e saggista. Studia sociologia, filologia e letteratura romanza e germanica a Parigi, Berlino e Zurigo, con mentori come il sociologo Pierre Bourdieu e il filosofo Tzvetan Todorov. Nel 2007 fonda la casa di produzione International Institute of Political Murder (IIPM). I suoi spettacoli e film sono stati presentati in oltre venti paesi. Nel 2014 riceve il premio del teatro svizzero, il premio Hörspielpreis der Kriegsblinden per il miglior radiodramma (con “Hate Radio”), il premio della giuria al Festival Politik im Freien Theater (con “The Civil Wars”) e il premio speciale della giuria al German Film Festival (con “The Moscow Trials”). Nel 2015 gli viene assegnato l’importante premio Konstanzer Konzilspreis e nel 2016 il premio dell’International Theatre Institute, nell’ambito della Giornata mondiale del teatro. Tra i suoi lavori più rappresentati, “Last Days of the Ceausescus” (2009), spettacolo/film che ripercorre il processo farsa contro il dittatore Nicolae Ceausescu e sua moglie, “Hate Radio” (2011), sul ruolo dell’emittente radiofonica RTLM nel genocidio ruandese del 1994, “The Civil Wars” (2014), che analizza i presupposti dell’insurrezione e dell’impegno politico attraverso il vissuto degli attori in scena, “The Moscow Trials” e “The Zurich Trials” (2013), in cui sperimenta il format dei processi teatrali. Dal 2017 è direttore artistico del centro teatrale NTGent.
PENDIENTE
DE VOTO
“Uno spettacolo che dovrebbe essere obbligatorio
in tutti gli MBA e i congressi dei partiti” [Bernat Puigtobella, Nuvol]
Il TEATRO si trasforma in un PARLAMENTO dai colori politici ancora indefiniti, mentre gli spettatori, muniti di un telecomando con cui votare, ne diventano i rappresentanti. Cosa succede se improvvisamente, in assenza di un potere effettivo, il ruolo della parola torna a essere squisitamente, originariamente, politico?
Forse l’ultima spiaggia della vera politica è in quella totale assenza di potere. Pendiente de voto è uno spettacolo che cerca di essere quell’ultima spiaggia. Non una versione falsa del dibattito parlamentare, ma una versione reale dell’attuale falso dibattito. Non più una politica fittizia, ma una politica della finzione: autentici politici contro i veri politici o vera politica contro tutte le forme di realpolitik.
Teatro immersivo? Forse più teatro dell’emergenza….
Una riflessione politica che affronta con humor i meccanismi di potere in tutte le democrazie e le derive totalitarie in germe nella collettività. Altresì una riflessione sulla parola cittadinanza e sulla democrazia partecipativa che non può non ricordarci le prossime elezioni politiche
c/o ZONA K, via Spalato 11, 20124 Milano
Spettacolo in italiano – Durata 140 min. ca.
Ingresso: 15,00 € (intero) / 10,00 € (ridotto under 30/over 65/gruppi)
di Roger Bernat. Drammaturgia: RobertoFratini. Dati visuals: Mar Canet. Dati dispositivi and software: Jaume Nualart. Musica: “The Sinking of the Titanic” di Gavin Bryars, PatchWorks, etc. Sound design: Juan Cristobal Saavedra. Luci: Ana Rovira. Assistente e direzione tecnica: Txalo Toloza. Stagegraphic design: Marie-Klara González. Effetti speciali: Cube.bz. Programming assistants: Pablo Argüello, David Galligani e Chris Hager. Consulenti ai contenuti: Oscar Abril Ascaso e Sonia Andolz. Producer: Helena Febrés Fraylich. Ringraziamenti: David Cauquill, Raquél Gomes, Marcela Prado e Magda Socias. Coordinamento: Helena Febres. Una coproduzione di Centro Dramático Nacional (Madrid), FundacióTeatre Lliure/Festival NEO and Elèctrica Produccions (Barcelona) with Manège de Reims-Scène Nationale/Reims Scènes d’Europe, Manège de Mons/CECN, TechnocITé in the Transdigital project supported by the european program Interreg IV. Foto: BLENDA
Roger Bernat – Si laurea nel 1996 e riceve il Premio Extraordinario dell’Institut del Teatre di Barcellona. Lavora con Thierry Salmon e Xavier Albertí. Tra il 1998 e il 2001 fonda e dirige, insieme a Tomás Aragay, la General Elèctrica, centro di produzione per il teatro e la danza. E’ autore e regista dei suoi primi spettacoli, tra i quali 10.000 kg (Premio speciale della Crítica de Catalunya 96/97), Confort Domèstic (Premio della Crítica al Text Dramàtic 97/98), Àlbum, Trilogia 70, Bones Intencions, Bona Gent, LALALALALA, Amnèsia de Fuga, Tot és perfecte o Rimuski. Dal 2008 inizia a creare dispositivi scenici nei quali il pubblico occupa la scena e si fa protagonista dello spettacolo esso stesso. “Gli spettatori sono inseriti in un meccanismo che li invita a obbedire o cospirare, in ogni caso a mettersi in gioco e con il proprio corpo e prendere posizione.” I suoi spettacoli, tra i quali Domini Públic (2008), Pura coincidència (2009), La consagración de la primavera (2010), Please Continue: Hamlet (2011), Pendiente de voto (2012) Desplazamiento del Palacio de la Moneda (2014) o, Numax Fagor plus (2015), sono stati presentati in una ventina di paesi diversi. www.rogerbernat.info
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