Invincibili ma stanchi

di Mauro Meanti

People / Blue Tired Heroes

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Tu sei Superman. Sei pelato e con la pancia ma sei Superman. Non sei solo, sei il secondo di dieci Superman, tutti in fila, faticosamente allineati. Tu sei il Numero Due. Molti sono nonni e si chiedono se i loro nipoti li stiano guardando.

Non lo possono sapere, perché la missione che ci ha dato Massimo è chiara: nessun contatto visivo con gli umani. Superman non guarda nessuno negli occhi. Solo visione periferica.

Quindi tu non sai se tuo nipote o la tua compagna ti stiano guardando. Ma con la visione periferica (che è potentissima trattandosi di Superman) vedi un ubriaco; un ubriaco con una bottiglia di birra quasi vuota in mano; un ubriaco con una bottiglia di birra quasi vuota in mano che si sta sedendo esattamente al centro della panchina dove dovremmo sederci noi per il nostro primo tableau vivant.

Lui (l’ubriaco) guarda questi dieci antichi Superman appena usciti dalla casa degli Artisti ed è contrariato. Parecchio contrariato. Fa per agitare la bottiglia. Apre le braccia, come a sfidarci.

Numero Uno, davanti a te, ormai a solo un metro dalla panchina, oscilla. Tu sbandi. Massimo era stato chiaro: non abbiate paura degli umani: se li trovate sulla vostra strada accerchiateli con supereroica gentilezza. Ma non è così facile, se l’umano si mostra aggressivo. In dieci, in quell’istante, pensiamo in contemporanea che potremmo usare la nostra superforza. Massimo non ce l’ha vietato. Non esplicitamente.

L’ubriaco sente le vibrazioni, realizza che la sua bottiglia non è fatta di kriptonite e si alza, caccia una bestemmia antica e si sposta di dieci metri, fino alla fontanella.  Noi dieci ci ammucchiamo sulla panchina e riposiamo. Siamo invincibili, ma stanchi.

E non è che l’inizio.

Foto di copertina di Giancarlo Pastonchi

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