SGUARDI – Dal podcast alla scena: le rivoluzioni di Mauro Pescio e Lorenzo S.

Fermata Stratagemmi / Non è la storia di un eroe

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Spesso ascoltiamo i podcast mentre ci dedichiamo anche ad altre attività: percorrendo, pendolari, interminabili ingorghi di traffico, sminuzzando le verdure per la cena, oppure riordinando, pulendo, ribaltando le nostre abitazioni. Forse ci piacciono tanto anche per questo: non intaccano la nostra produttività multitasking. Le voci dei podcast disegnano una bolla sonora in cui troviamo comodamente rifugio, sollievo per gli occhi e nutrimento per l’immaginazione: un luogo in cui, però, c’è posto per una persona alla volta.

La storia di Lorenzo S., raccontata da lui stesso e dall’attore, regista, autore teatrale e radiofonico Mauro Pescio nel podcast Io ero il milanese (RaiPlay Sound, 2022) è stata ascoltata singolarmente da due milioni di utenti. La potenza del vissuto che schiude, però, riesce a trovare un proprio spazio di significazione anche sulla scena, nella trasposizione teatrale del podcast attuata da Pescio in Non è la storia di un eroe. Grazie alla dimensione collettiva del teatro, il racconto può essere accolto dalla presenza simultanea – non solo dall’ascolto – di più persone: questo incontro risulta particolarmente importante viste le sue implicazioni civili.

In occasione delle repliche a ZONA K di Non è la storia di un eroe, Pescio non è solo in scena: insieme a lui ci sono il coro e i musicisti degli Amici della Nave di San Vittore diretti da Paolo Foschini, un gruppo composto da ex detenuti e volontari dell’omonima associazione attiva dal 2018 nel reparto del carcere milanese con progetti di cura nel segno della cultura e dell’arte.

«Non è la storia di un eroe», afferma nell’incipit del podcast Lorenzo S., che di questa storia è protagonista, «ma della rivoluzione di un uomo», attesta nelle prime battute dello spettacolo Mauro Pescio, che di questa storia ha deciso di essere testimone dal 2017, anno dell’incontro. Al centro, dunque, il profondo cambiamento grazie al quale Lorenzo S. si è liberato dalla prospettiva di una vita dentro e fuori dal carcere, responsabile di una lunga serie di rapine, come lo era stato suo padre. Si tratta di una trasformazione irreversibile, dall’impatto anche identitario: Lorenzo S. è stato “il milanese” (soprannome affibbiatogli dalle bande di Librino, quartiere di Catania dove lui, nato a Milano nel 1976, si trasferisce ancora bambino insieme ai genitori, in seguito alla scarcerazione del padre); adesso, non lo è più.

Mauro Pescio nell’adattamento teatrale ripercorre le tappe più significative della vita dell’ex rapinatore, utilizzando come fonte la voce registrata di Lorenzo S., capace di ricostruire la propria biografia con una lucidità disarmante. Assumendo il ruolo di narratore-testimone, Pescio guida gli spettatori nella comprensione del racconto e degli eventi; maneggia le parole con cura e invita il pubblico a dedicare alla vicenda un ascolto profondo in grado di andare oltre alle reazioni immediate – dall’incontrollabile fascinazione per un’esistenza romanzesca da bandito all’altrettanto frettolosa condanna per la serialità delle rapine commesse a discapito di tutto, affetti compresi. In questo modo, gli spettatori sono messi nella condizione di compiere un esercizio di empatia collettiva.

Alle spalle del narratore, di tanto in tanto, si animano illustrazioni in bianco e nero – realizzate da Lorenzo Terranera – a sottolineare i momenti di svolta della vita di Lorenzo S.: dal viaggio verso Catania all’adrenalina degli scassinamenti, alla scoperta del potere del racconto e dell’amore. Le grafiche combinano elementi realistici e alterazioni fantastiche suggerendo agli spettatori un ulteriore spunto immaginativo, questa volta di natura visuale.

Nel frattempo, il coro commenta la vicenda umana con ciò che potremmo chiamare “canti parlati” – una sorta di narrazione ritmica appena colorata di note musicali che riprende le parole del protagonista –, oppure interviene nel corso dell’azione interpretando le voci dei personaggi evocati, nel solco della tradizione del teatro antico. Questa, però, non è la storia di un eroe tragico: Lorenzo S. riesce a scardinare il destino di rapinatore iniziando a raccontare la propria vita durante l’ultimo periodo di reclusione a Padova. Fondamentale, infatti, è l’incontro con la redazione della rivista “Ristretti Orizzonti” diretta da Ornella Favero, grazie alla quale Pescio e l’ex “milanese” si conosceranno: in questa dimensione impara ad articolare, parola per parola, il proprio vissuto. Così facendo ne prende coscienza, condizione necessaria per cominciare a concepire un futuro diverso. Grazie a questo processo di riconoscimento di sé,  avvenuto in una comunità in ascolto, Lorenzo S. nasce una seconda volta.

Lo spettacolo Non è la storia di un eroe è una matrioska di rivoluzioni. Mauro Pescio consegna al pubblico un racconto in cui è cruciale il potere trasformativo della narrazione e dell’ascolto, una forma di energia capace di travolgere gli spettatori. La vita rinnovata di Lorenzo S. testimonia come sia possibile, anche nelle situazioni più ineluttabili, sconvolgere la propria esistenza; ma parla anche di come, affinché questo possa succedere, sia necessario incontrare una comunità disposta a prendersi cura della delicatezza della metamorfosi. Quasi a voler dire: ci si può salvare, sì, ma solo se si è insieme.

Mauro Pescio riesce a tramutare la fruizione solitaria e privata dei podcast in un’esperienza collettiva e civile. In uno spazio popolato, in un intreccio di umanità così differenti tra loro unite dalla dedizione all’ascolto, questa rivoluzione si riverbera, potente, in una condivisione comunitaria.

Ginevra Portalupi Papa

foto Davide Stecconi

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