Sguardi – Attraverso il tempo e lo spazio
Fermata Stratagemmi / Borderline Visible
All’ingresso in sala, il pubblico è invitato a prendere posto su alcune sedie disposte in maniera scomposta nello spazio, occupandolo quasi totalmente. A ciascuno spettatore viene consegnato un libro dal titolo Borderline Visible, punto focale dell’intera esperienza performativa. All’interno del volume si alternano immagini stilizzate di uccelli e paesaggi, foto, poesie e frammenti letterari che si uniscono per comporre un racconto epico capace di connettere le zone marginali dell’Europa, viste attraverso il procedere del corso della Storia, dall’età moderna fino a oggi.
In scena il 16 e il 17 maggio 2024 sul palco di ZONA K, Borderline Visible dello scrittore e performer britannico-tedesco Ant Hampton è uno spettacolo multimediale dalla natura ibrida, che unisce forme di rappresentazione tradizionali a schemi narrativi inediti in un esperimento di lettura collettiva mediata da una traccia audio. La voce di Astrid Casali, alter ego di Hampton nella versione italiana dello spettacolo, guida i presenti nella lettura/consultazione del testo, saltando avanti e indietro in questo labirinto di media così differenti e variegati. Nel corso della narrazione, un ruolo fondamentale è affidato ai suoni e alle luci, che talvolta si fanno soffuse o si spengono del tutto, lasciando il pubblico al buio, stimolando una totale immersione nella storia raccontata.
Lo spettacolo ripercorre un itinerario capace di attraversare il tempo e lo spazio, accompagnando gli spettatori in una traversata storica del continente europeo che dal 1492 giunge fino al nostro presente; un pellegrinaggio costruito attraverso memorie sfumate, tracce di un passato comune e schizzi di vita privata. Tutto prende avvio da un viaggio compiuto dall’artista, iniziato a Losanna e conclusosi in Turchia, a Smirne, passando per l’Italia e la Grecia. Le sue vicende biografiche costituiscono e definiscono l’ossatura del racconto, intrecciandosi con i rimandi storico-politici e i diversi riferimenti letterari che, pur complicando l’essenzialità di un percorso lineare, ne universalizzano la portata. Questa odissea contemporanea è radicata in una serie di eventi passati che riemergono nel corso della narrazione: la diaspora degli ebrei sefarditi del XV secolo, cacciati dalla Spagna dalla regina Isabella I di Castiglia, o la guerra turco-greca del 1919-1922 diventano un’occasione per indagare il tema del “confine visibile”; una linea di demarcazione arbitraria spesso usata come barriera per lasciare fuori gli indesiderati “altri”. Lo scrittore si interroga sulla fragilità di questo limite: gli accidenti storici e le spinte culturali non di rado hanno provocato un’infrazione della fisicità del confine, portando intere comunità o singoli individui a ridefinirne le coordinate. Questo è il caso di ciò che è avvenuto agli ebrei sefarditi che nel 1492 hanno lasciato la propria terra per ampliarne le frontiere, trapiantando parte della loro essenza e identità socio-culturale nei luoghi occupati dopo il loro espatrio, primo fra tutti la città di Salonicco, in Grecia.
Nell’opera, Hampton rintraccia i fili che compongono le trame di questi spostamenti, ripercorre le cause seguendo le tracce dei popoli che ne sono stati protagonisti, intrecciando le loro storie con la propria e con la vicenda editoriale del lungo poema La terra desolata del poeta statunitense T. S. Eliot che, spesso involontariamente, durante la composizione dell’opera, ha abitato gli stessi luoghi attraversati da Hampton nel suo viaggio. Le parole di Eliot diventando così una sorta di fil rouge necessario per collegare fra loro i fatti narrati, estendendo allo stesso tempo l’universo di senso del poema di Eliot: «What is that sound high in the air / Murmur of maternal lamentation / Who are those hooded hordes swarming / Over endless plains, stumbling in cracked earth / Ringed by the flat horizon only». Ed ecco che le «orde incappucciate che sciamano sulle piane infinite» descritte dal poeta si trasformano, alla luce del racconto dell’artista tedesco-britannico, nella massa dei migranti che abbandonano la propria terra, sfidando norme giuridiche e politiche con la sola forza della loro presenza. Questi Ulisse del mondo moderno e contemporaneo trovano uno spazio di rappresentazione nello spettacolo/volume di Ant Hampton che, attraverso un pellegrinaggio nello spazio e nel tempo, riesce a riportare l’attenzione collettiva sulle esistenze sociali periferiche.
Claudio Favazza
Foto: DocLab