SGUARDI – LUCI DI VERITÀ

Fermata Stratagemmi / El Pacto Del Olvido

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«Por mucho que se la intente silenciar, la historia humana se niega a callarse la boca». Ossia: «Per quanto si cerchi di silenziarla, la storia umana si rifiuta di tacere». È con questa frase dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano che Pedro Almodóvar chiude il suo meraviglioso ultimo lungometraggio: Madres paralelas (2021). E c’è qualcosa di quel film, del racconto che Almodóvar fa della memoria della guerra civile spagnola e del franchismo, che risuona quando assistiamo a El pacto del Olvido del giovane regista e performer catalano Sergi Casero Nieto (1991). 

Solo in scena, in un intricato groviglio di fili elettrici, prese e interruttori, con un proiettore e una lavagna luminosa, contornati da piccole luci che costellano lo spazio scenico, Casero affronta il rimosso della guerra civile spagnola e della dittatura franchista. El pacto del olvido, “il patto dell’oblio”, fu un accordo siglato tra tutti i partiti del Paese iberico dopo la morte del caudillo nel 1975. Quando ci fu da ricostruire una Spagna democratica, dopo quarant’anni di dittatura, si scelse di dimenticare per legge, in nome dell’unità nazionale e di un processo di riconciliazione, gli orrori del franchismo con una vera e propria amnistia, che andasse a obliterare tutti i reati di matrice politica compiuti prima del 1977.

Da questo dato storico, prende avvio un’indagine condotta in seno al proprio nucleo familiare da Sergi Casero Nieto, nato più di vent’anni dopo questi eventi. È il privato di una famiglia qualsiasi, non direttamente schierata, ad assumere un ruolo di memoria collettiva: sentiamo, così, la voce della nonna di Sergi raccontare degli anni della guerra civile, quando era una bambina, e degli uomini della sua famiglia chiamati al fronte; di sua madre che ancora rivendica la scelta di condonare i crimini della dittatura come unica possibilità per poter ricostruire – velocemente – un futuro libero, confondendo la violenza e la vendetta con la giustizia. 

Ma quel silenzio è diventato un urlo soffocato: nella gente spagnola cresce la necessità di fare luce su quel momento storico; sono le urla dei discendenti dei desaparecidos durante la guerra civile, il riscatto di chi ha sofferto a causa della dittatura e l’ha combattuta, la verità reclamata dalle generazioni successive che comprendono le ingiustizie del passato con distanza storica ma vicinanza emotiva. 

Ecco perché ci è balenata Penelope Cruz in Madres paralelas, nelle vesti della fotografa Janis, il cui bisnonno fu trucidato durante la guerra civile e gettato, forse, in una fossa comune. E quel suo fondamentale incontro con Arturo (Israel Elejalde), antropologo forense, con cui decide di scavare in un sito in cui potrebbe essere sepolto proprio il suo avo.

È la Storia che non riesce a tacere, che necessita di chiarire i punti di verità. Sarebbe però ingenuo non considerare che anche la Storia è un fatto umano e sono le persone a scriverla. In che modo, ancora oggi, si racconta la guerra civile spagnola? Per esemplificarlo, Sergi Casero proietta la pagina di un suo sussidiario che ne illustra in poche righe i passaggi: il performer evidenzia e corregge le parole utilizzate, mettendone in ridicolo le scelte semantiche che edulcorano, sminuiscono, ridimensionano l’accaduto. Su tutte, il franchismo non è mai definito una dittatura.

El pacto del Olvido è uno spettacolo capace di far vibrare l’essenza della microstoria e creare cortocircuiti per far esplodere la memoria collettiva. Noi osserviamo dalla prospettiva di italiani che guardano a quei fatti da stranieri ed estranei senza identificarci direttamente con la memoria familiare e nazionale rappresentata: in realtà, però, quegli eventi riverberano la dittatura nostrana, la lotta partigiana, il nuovo incedere delle destre con il rigurgito di quel fascismo che muta la sua forma. Un foglio di alluminio a poco a poco bucherellato e illuminato da una luce retrostante diviene un enorme cielo stellato proiettato su una parete: sono tutte quelle ferite che non ha senso oscurare, la cui esistenza potrà illuminare di nuova consapevolezza l’umanità che verrà. 

Andrea Malosio

foto Alessandro Sala

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