Per restare immersi nella sostanza delle cose

Acrobazie Critiche / Siamo Ovunque

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Una grande sala. Pedane, sgabelli, sedie accatastate. Spazi e volumi su cui accomodarsi in un dis-ordine che invoglia a entrare.

Un invito, quello dei collettivi che hanno ideato e prodotto la performance partecipata Siamo ovunque, a escludere ogni idea di forma per restare immersi nella sostanza delle cose. Ospiti di ZONA K, i referenti del progetto, accolgono con sorrisi generosi spettatrici e spettatori, fornendo loro un cospicuo plico di fogli che contiene 40 testi scritti da voci miste: testimonianze di antifascisti, transfemministe, anticapitalisti, hacker, persone che lottano per i diritti LGBTQIA+, contro gli ecocidi, contro la violenza della polizia… Tutti e tutte accomunate da un unico scopo: esprimere dissenso rispetto al monopolio del rigido involucro del pensiero dominante, patriarcale e moralista. 

In scena nessun performer professionista ma solo gli spettatori e le spettatrici, disposti attorno a tavoli, o seduti per terra, che, chiedendo il microfono, leggono ad alta voce (o semplicemente ascoltano seguendo il cartaceo) testi di denuncia scritti da altr* — l’asterisco non è aggiunto per maniera ma per precisa volontà dei collettivi che li hanno prodotti.

Nessuno spettacolo inteso in senso tradizionale, ma anche nessun dibattito: al massimo quattro chiacchiere al termine della serata, condividendo una zuppa calda o bevendo una tisana.

Questo progetto artistico militante — concepito durante un tour a Hong Kong nel 2019, dove uno degli ideatori ha incontrato alcuni manifestanti del movimento pro-democrazia — agisce in tre direzioni: la pratica politica dal basso, l’azione sul tempo presente e il focus sul territorio. 

Non c’è alcuna volontà di fare teoria politica dietro questo lavoro, ma solo l’esigenza di creare, attraverso esperienze condivise da altri esseri umani, un terreno di incontro con il pubblico, chiamato in causa in modo più che mai diretto. L’occasione, indipendentemente dalle differenze di vissuto e di formazione del singolo spettatore presente in sala, è preziosa. Quanti di loro senza questo spettacolo sarebbero potuti venire a conoscenza, in modo così diretto, dell’esistenza di un sottobosco di cittadini che agisce sul confine del lecito (così per come la società lo percepisce) per combattere ingiustizie e difendere diritti che troppo spesso vengono deliberatamente violati? 

Nonostante qualche perplessità sull’efficacia dell’ascolto durante la lettura collettiva, non ci sono dubbi sull’intento di sensibilizzare una platea — quasi certamente democratica e progressista, ma anche (non colpevolmente) elitaria — alla scomodità delle azioni ruvide e alle parole dirette di una massa critica che non si arrende.

Altro intento, apertamente dichiarato, è quello di raccogliere fondi a sostegno dei numerosissimi collettivi coinvolti (che hanno concesso la divulgazione dei testi in licenza creative commons, reperibili quindi gratuitamente sul sito del progetto https://www.noussommespartout.org/): in questo modo i pensieri si fanno anche azione e, ancora una volta, obbligano lo spettatore a domandarsi: ha ancora senso tentare di definire i confini di ciò che definiamo performance? 

Ivan Colombo
Milanese di nascita (classe 1984) prima si forma come attore-performer poi si laurea in Lettere Moderne presso l’Università Statale di Milano. Collabora con la redazione di “Stratagemmi- Prospettive Teatrali” dal 2020 contemporaneamente a percorsi di insegnamento, regia e scrittura teatrale.

Foto di Grutli Dorothee Thebert Filliger

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