APPUNTI DI VIAGGIO – TAPPA #8

di Sathya Nardelli

People / Audio Kids

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Dai depositi del Mudec – Museo delle Culture di Milano ai primi incontri con le classi terze dell’IC Rinnovata Pizzigoni: Sathya Nardelli – attrice e formatrice – ripercorre l’inizio di questo percorso, tra parole e immagini.

Ecco il primo oggetto in assoluto che incontriamo nel deposito del Mudec: la maschera. Il primo oggetto è accompagnato dalla prima introduzione della custode, Giulia, sui rituali e sui significati della maschera africana. I suoi racconti mi fanno tornare in mente tutto quello che anch’io ho studiato anni fa in accademia, con la Commedia dell’Arte, e che (pensavo) di aver dimenticato: dietro ad una maschera sta uno spirito a cui viene data vita, indossarla è una responsabilità e bisogna essere pronti. Ancora mi stupisce vedere che queste regole valgono per ogni tipo di maschera, ma forse proprio perché derivano tutte dalla madre di tutte le maschere: quella africana.
Il mio stupore nel ricordare qualcosa che è sedimentato nella mia memoria si mescola allo stupore più sonoro ed emozionato dei bambini. In questo momento, in cui siamo tutti stretti stretti tra due scaffali di un deposito di un museo, e ci conosciamo da appena dieci minuti, accade la magia, con il fiato sospeso e la stessa espressione di questa maschera che tengono in mano, siamo già un gruppo affiatato.

Gli scaffali però devono rimanere sempre chiusi – come si dice: guardare ma non toccare! Capiamo fin da subito però che le vetrine ci daranno qualche problema visto il mix letale di luci e riflessi. Alla fine, ciò che vediamo più spesso, più degli gli oggetti, sono le nostre facce sugli oggetti.

Quando arriviamo nel reparto Cina il ghiaccio è stato rotto da un pezzo, la timidezza iniziale è ormai un ricordo lontano e l’attività che Giulia propone cade a fagiolo. Una fase della Gonfucha, la cerimonia del thé, è fare cinque grandi respiri, in attesa dell’infusione: li facciamo tutti insieme. Un ottimo esercizio per schiarirsi le idee e diffondere la calma, che ho già ampiamente rubato alla nostra Custode.

Altro continente altra attività. La forza di questa visita è sicuramente il coinvolgimento continuo dei bambini. Questa volta l’esercizio è sensoriale: bisogna riconoscere del caffé solo dall’odore e distinguere dei chicchi solo usando il tatto. La vista, negli scaffali del Sud America, non è contemplata. Ecco che tutti e 24 i bambini se ne stanno ad occhi chiusi e si passano dei piccoli bicchierini. Io penso: a parte il caffé, non ne indovinerei neanche uno, voglio proprio vederli a distinguere un seme di quinoa da uno di cous cous. Sorpresa: 20 su 24 indovinano e gli altri 4  nominano dei semi che non saprei neanche dire come sono fatti. Ferita e sconfitta, tengo per me la mia inferiorità in ambito botanico. Durante i laboratori a scuola avrò molte conferme: i bambini di Rinnovata ne sanno tantissime (… in più di me).

Eccoci a scuola: primo incontro, prima ora di laboratorio. Porto loro la mappa con i continenti, insieme ripercorriamo gli oggetti che abbiamo visto e mostro loro delle figurine che abbiamo preparato a ZONA K, dopodiché le attacchiamo sul relativo continente. Saranno i colori della mappa, saranno le figurine plastificate che ricordano le carte Pokemon o le figurine Panini (chissà se anche i bambini di Rinnovata hanno questi passatempi comuni) ma questo momento è accompagnato da grande entusiasmo e slancio da parte di tutti i bambini, che sentono di aver ricevuto un regalo speciale. Anche le maestre ne sono entusiaste: si capisce quanta preparazione e attenzione ci sia in ogni aspetto di questo progetto, e iniziare insieme in classe, ora, è una gran gioia.

Se fossi un oggetto del Mudec sarei l’elmo samurai giapponese.
Lucido, ordinato, simmetrico, facilmente suscettibile.
I bambini, dandogli voce, hanno imitato quella di Dart Fener dicendo: attenti a non farmi arrabbiare o vi taglio la testa.
Ecco, uguale.

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