BIOGRAFIA D’ARTISTA – SIMON SENN
Fermata Stratagemmi / Be Arielle F
Nato nel 1986 a Ginevra, in Svizzera, Simon Senn è un artista visivo e performer teatrale dal respiro internazionale: si laurea alla Haute École d’Art et de Design della sua città natale, per poi trasferirsi a Londra, dove continua i suoi studi alla London School of Journalism e al Goldsmiths’ College.
Allievo dell’artista e performer olandese Yan Duyvendak, Simon mutua dal suo maestro l’interesse per il sociale e per la psicologia comportamentale umana. Da qui nascono opere come Fawcett Street, la prima mostra personale dell’artista allestita presso la Northern Gallery for Contemporary Art di Sunderland nel Regno Unito nel 2015, dove Simon presenta una serie di foto di estranei fatte analizzare da uno psicologo per indagare i modelli comportamentali dei soggetti ripresi; o ancora Trespassages, esposta nello spazio Nest di Hauge, in Olanda, in cui attraverso foto e video girati in alcuni campi profughi sull’isola di Lesbo in Grecia, l’artista sfida i preconcetti del pubblico, mostrando scene di vita quotidiana ed episodi di violenza fisica, talvolta estrema, sospendendo ogni giudizio morale.
In molte delle sue opere, Senn usa la tecnologia come filtro d’indagare attorno al concetto dell’identità umana, interrogandosi sugli aspetti più svariati dell’esistenza fisica e mentale degli individui all’interno del contesto socio-politico e culturale in cui sono costretti. Nella performance dSimon, per esempio, creata in collaborazione con la programmatrice e ricercatrice di origine uruguaiana Tammara Leites e presentata nel 2021 al Théâtre Vidy-Lausanne di Losanna, Senn sviluppa un algoritmo di intelligenza artificiale modellandolo sulle sue email, sui suoi scritti e altre informazioni personali che danno vita a una creatura grottesca chiamata, appunto, dSimon. L’IA impara presto a conoscere i pensieri del suo autore e a precedere le sue intuizioni artistiche, provocando un senso di disagio e preoccupazione nella sua controparte umana. In quest’opera ibrida, tra realtà e finzione, Senn indaga i limiti della coscienza e del processo creativo, riportando il focus sulla sua identità umana filtrata dalla tecnologia.
Altra opera di recente creazione è proprio Be Arielle F, in scena sul palco di ZONA K K l’8 e il 9 novembre. In questo spettacolo, l’artista svizzero utilizza un visore 3D per abitare un corpo femminile che sfida i limiti della sua sessualità. Ancora una volta, l’intelligenza artificiale funge da strumento principale attraverso cui sondare le forme dell’identità e i limiti imposti dalla cultura.
Effetti Collaterali
Macchine come me (2019), ucronia dello scrittore inglese Ian McEwan ambientata negli anni ’80, in una linea temporale alternativa, in cui un androide di nome Adam si ritrova al centro di un triangolo amoroso con i suoi creatori, Charlie e Miranda. Il libro indaga il senso del rapporto tra umano e artificiale, sfocando i confini tra queste due forme di esistenza.
Io, Robot (2004) film diretto da Alex Proyas e ispirato alla raccolta di racconti dello scrittore di fantascienza Isaac Asimov in cui alcuni androidi sviluppano una coscienza umana e si ribellano al controllo dei loro creatori, invitando a riflettere sul senso dell’appartenenza e dell’autorità in una società che sfrutta forma di vita considerate “inferiori” per i propri interessi utilitaristici.
Build a B**ch (2021), canzone dell’americana Bella Poarch che attacca gli inarrivabili standard di bellezza imposti da una cultura di stampo patriarcale, presentando l’immagine di una donna-androide che si sottrae alla tendenza di uniformazione fisica voluta dallo sguardo sessualizzante della società.
AI: Artificial Intelligence (2023), mostra del Centre de Cultura Contemporània de Barcelona sulle possibilità creative e sui problemi etici e legislativi dell’intelligenza artificiale che esplora le opportunità evolutive del genio umano attraverso l’uso della tecnologia.
Claudio Favazza
Foto Martin Argyroglo