BIOGRAFIA D’ARTISTA – La scena a fumetti di Giulia Scotti

Fermata Stratagemmi / Quello che non c'è

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«Il mio modo di scrivere e di pensare funziona per immagini» racconta Giulia Scotti in un’intervista pubblicata su Banquo Magazine in occasione del debutto di Quello che non c’è, a ottobre 2024. Il suo nuovo lavoro ha fatto parte di Anni Luce, rassegna curata da Maura Teofili nel contesto di RomaEuropa Festival e dedicata agli artisti e alle artiste emergenti. In questo primo progetto totalmente autoriale, la regista, attrice e fumettista Giulia Scotti mette in pratica fino in fondo la commistione tra immagini, parole e movimento di scena. Pur essendo la sola autrice e interprete dello spettacolo, si tratta, come lei stessa racconta, di una creazione collettiva e plurale. L’incubazione e la costruzione del lavoro sono avvenute attraverso una stratificazione articolata in diverse fasi, realizzata grazie a momenti di confronto, collaborazioni e residenze artistiche, quali quella presso ZONA K (dove lo spettacolo andrà in scena dal 4 al 6 dicembre 2024). Fra coloro che hanno preso parte al processo, l’artista ricorda in particolar modo il contributo arrivato da Daria Deflorian che, in occasione del seminario tenuto alla Biennale di Venezia nel 2022 con Tagliarini, ha guidato le prime fasi della scrittura scenica e con cui Giulia Scotti ha lavorato anche come attrice in Elogio della vita a rovescio.

Molteplici e plurali sono anche gli elementi e i linguaggi che confluiscono nel lavoro di Scotti, coltivati per anni e qui intrecciati saldamente fra loro. La formazione attoriale avviene presso Grock – Scuola di Teatro, mentre la pratica della scrittura, non solo quella strettamente scenica, viene coltivata anche e soprattutto nei momenti di maggiore lontananza dal mondo teatrale. A tutto questo si aggiunge il linguaggio del disegno a fumetti, medium espressivo utilizzato non solo al servizio dei testi o della scena ma che porta la giovane artista prima a creare Fermata Rogoredo, una breve storia illustrata esposta durante il festival di Internazionale a Ferrara 2018, e poi a dare vita al suo primo vero fumetto Tutto quello che non ho dimenticato (vincitore del primo premio nella sezione libri di narrativa per adulti del Milano Pitch 2020). Ed è proprio l’ingrediente autobiografico ciò che permea e tiene intrecciate tra loro queste varie modalità espressive, come lei stessa racconta inquadrando il nucleo narrativo di Quello che non c’è: «Questa è la storia di mia zia come l’ho saputa da mio papà, è la storia di un uomo che vuole salvare sua sorella dalla morte ma non ci riesce. Quasi tutto è vero, alcuni pezzi sono inventati». Nel progetto si coglie la volontà di annodare tra loro tutti i risvolti della sua creatività, la varietà dei linguaggi da lei esplorati e la propria biografia privata e artistica. L’immaginario scenico si riempie così delle sue parole, dei suoi disegni e dei suoi ricordi, rielaborati in una sorta di interiorità collettiva. A questa tensione intimistica si affianca invece l’attività sociale condotta con Praxis, realtà fondata da Giulia Scotti insieme a Paola Galassi e Lucia Invernizzi. L’associazione (nonché collettivo artistico) si occupa di produzione di spettacoli basati sulla ricerca sul campo e di progetti laboratoriali e performativi plasmati sul territorio milanese, un’ulteriore declinazione della poliedrica personalità e professionalità dell’artista.


Effetti collaterali

Poema a fumetti di Dino Buzzati, per il desiderio di far fiorire immagini dalla scrittura come se le parole, a volte, non bastassero. E anche per la tensione condivisa nel cercare la traccia di qualcuno che non c’è più: l’Eura Storm amata da Orfi nel racconto di Buzzati, la zia sconosciuta di Giulia Scotti o qualsiasi altra Euridice da ritrovare.

Carissa dei Sun Kil Moon, una canzone che condensa la tristezza di una perdita vicina e lontana al tempo stesso. Carissa è solo una cugina di secondo grado sbiadita nei ricordi dell’infanzia, ma la sua morte insensata è un dolore che rinsalda un legame di sangue apparentemente sopito, che è necessario eternare attraverso la musica.

Mi rifiuto di essere più alta di un fiore – poesie brutte di Giovanna de Carli, per l’essenzialità dei suoi versi e dei disegni che li accompagnano. La poetessa racconta pensieri slegati e una quotidianità senza pretese, in grado di arrivare con immediatezza al lettore grazie anche al tratto scarno e deciso dei suoi schizzi.

L’amore molesto di Elena Ferrante, perché è un romanzo che riscopre un rapporto familiare molto vicino e al contempo misconosciuto. Qui si tratta della relazione fra una figlia e sua madre, nel caso di Giulia invece la perdita è quella di una zia dimenticata ma riscoperta attraverso i racconti del padre. In entrambi i lavori c’è una verità familiare custodita nel legame di sangue e riscoperta poco a poco, e un tratto impressionistico che condensa i sentimenti più profondi in immagini limpide che restano in superficie.

di Chiara Carbone

foto Sara Meliti

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