Uno sciame compatto

di Anna Doneda

People / Bee Generation

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COS’E’ STATO BEE GENERATION? UN LABORATORIO? UNA PERFORMACE URBANA? UNO SPAZIO DI RELAZIONE? UN’OPPORTUNITA’ DI RISCATTO? UN’ESERCIZIO DI CITTADINANZA?

Difficile trovare le parole per dire cosa è stato “Bee Generation”.

Un gruppo di ragazzi, 2 professionisti di teatro, 1 professore con la P maiuscola e 1 facilitatrice educativa, la sottoscritta, insieme ad alcuni giovani collaboratori e volontari.

Uno sciame composito, all’inizio da comporre.
Poi da ri-comporre, di continuo, ogni volta che un fattore esterno lo scompigliava. 

Non era semplice l’impresa: radunare un gruppo di ragazzi, nella periferia di zona 2, ragazzi che non conoscono il teatro, ragazzi difficilmente abituati a fruire cultura. Tenerli insieme per 3 mesi con l’obiettivo di stimolare in loro il senso di appartenenza alla comunità, progettando attività condivise, esercitando collaborazione, dialogo, per favorire la loro crescita emotiva, individuale, relazionale e sociale e per formare cittadini attivi e partecipi. Alla fine del percorso, una performance aperta alla cittadinanza.

Il filo conduttore: la sostenibilità ambientale, il futuro, il tempo che scorre, le conseguenze delle nostre azioni individuali e collettive. Immaginare, partecipare, chiamare a raccolta più persone possibili e desiderare insieme un mondo migliore.

Una sfida enorme per un gruppetto di una decina di ragazzi.

All’inizio, quando abbiamo iniziato, me lo chiedevo se questo lavoro fatto insieme avrebbe fatto davvero una qualche differenza.

Sapevo che il teatro, l’arte sono strumenti potentissimi, ma qui partivamo da zero.

Da tanti anni con Project for People realizziamo interventi di “arteducazione”, strumento operativo della Pedagogia del Desiderio. Nata a Salvador de Bahia, in Brasile, si tratta di un’azione strutturale e non emergenziale, ispirata al pensiero di Paulo Freire e alla sua “educazione alla libertà”. L’arteducazione rappresenta nelle situazioni più difficili una pratica educativa preferenziale che consente ai più giovani di uscire dalla condizione di difficoltà, di passività e dall’astenia del desiderio.

Obiettivo di educare attraverso l’arte è quello di promuovere l’inclusione sociale di bambini e ragazzi provenienti da contesti di svantaggio socio-economico o da situazioni di disagio e garantire ai giovani a rischio di esclusione sociale e dispersione scolastica di partecipare alla vita culturale della comunità e di esprimere la loro stessa identità culturale attraverso la metodologia dell’arteducazione.

Ecco quindi la volontà e la decisione insieme a ZONA K di sperimentare questo approccio anche nelle periferie di Milano, offrendo al nostro piccolo gruppo di ragazzi un’opportunità di apprendimento e inclusione in un momento storico complesso come quello della pandemia in cui è sempre più difficile coltivare i sogni, i desideri e sviluppare i talenti dei ragazzi, ciascuno con le sue specificità.

Cos’è il desiderio infatti se non un sogno riguardante la propria vita, una vocazione?

La sfida che BEE GENERATION ha vinto è stata proprio quella di creare un luogo reale dove questo desiderio è potuto emergere e ha trovato vigore. In questa impresa hanno giocato un ruolo chiave gli attori, gli educatori, i docenti e le figure adulte di riferimento.

Loro compito è stato quello di permettere a ragazze e ragazzi di riconoscere ed esprimere il proprio desiderio, scoprendo così la propria strada e la propria vocazione.

La loro azione ha permesso di stimolarli, permettendo loro di recuperare la capacità di desiderare e sognare: attraverso la fruizione del Bello e la sperimentazione dei linguaggio del teatro partecipato, quei ragazzi trasparenti, costretti a identificarsi con un futuro inesorabile e senza speranza, sono diventati capaci di scoprire e riconoscere la bellezza, di diventarne loro stessi artefici e così di intraprendere un percorso di trasformazione volto alla costruzione della loro identità e del loro futuro.

Il lavoro è stato duro e nessuno presagiva che la performance finale sarebbe stata una magia. Tutto ciò che era scomposto si è ricomposto. Ogni piccola ape ha fatto il suo minuzioso lavoro, ognuno ha dato se’ stesso e lo spettacolo è stato un successo.

Il bello e l’arte rappresentano il fulcro vitale dell’educazione e, piuttosto che un metodo per intrattenere i ragazzi, sono essi stessi educazione. Non un mezzo a servizio di quest’ultima, ma sue fondamenta imprescindibili.

Questo gruppo di api laboriose, a distanza di diverse settimane, ancora è uno sciame compatto. Ci sentiamo spesso, c’è il desiderio di reincontrarci e di continuare insieme a costruire, attraverso l’arte e la partecipazione, un mondo migliore.

LE PAROLE CHE MEGLIO ESPRIMONO TUTTO QUESTO FORSE SONO SEMPLICI: BEE GENERATION E’ STATO BELLO.

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