Ciao, grazie, è stato bello.

di Ilaria Marino

People / Non siamo niente, saremo tutto

E chi se li scorda. Gli sguardi, le voci, i gesti delle mie compagne e dei miei compagni di viaggio. Chi se le scorda le loro parole, dense perché raccontano sconfitte, traguardi, fragilità, vittorie. Mi ha detto alla prima un’altra cittadina (nome che ci distingueva dagli attori professionisti): “Qui ho condiviso cose di me che molte persone che mi vedono tutti i giorni non sanno”. È proprio così: in questo percorso abbiamo messo sul tavolo le nostre storie personali, oggetti fragili e preziosi. I racconti degli altri sono stati uno specchio, oppure ci hanno aperto nuovi mondi, o ancora ci hanno messo davanti a tanti interrogativi, a volte scomodi, incastrandoci. Il tema era quello, delicatissimo, del lavoro, e di tutti i sentimenti che ci legano alla nostra attività: amore e disamore, necessità e passione, realizzazione e frustrazione. La potenza di queste storie è confluita nello spettacolo finale, si è fatta gesti, mimica, voci. 

Cosa mi è rimasto? Innanzitutto, una reazione inaspettata: le ferite più profonde, quelle personali, non sono venute fuori nell’intervista video, in un ambiente tutto sommato protetto, intimo. Si sono aperte sul palco, la sera dell’ultima rappresentazione, mentre improvvisavo davanti a varie decine di sconosciute e sconosciuti. 

Poi, una sensazione di gratitudine piena: nel costruire lo spettacolo abbiamo attraversato un tema su cui ho tanto riflettuto, che mi tocca nel profondo. Per due volte ho lasciato il mio lavoro, anche prestigioso, costruito con fatica, perché ho scoperto che non mi ci ritrovavo, non mi corrispondeva più. Scelte che ho pagato con l’incertezza e il precariato. Quest’esperienza, il confronto con gli altri, la riflessione collettiva che abbiamo condiviso, sono stati la conferma di quanto le scelte, soprattutto quelle difficili e apparentemente insensate, siano state quelle giuste. 

In ultimo, la rivelazione di vivere il teatro dall’altra parte. Un conto è essere una spettatrice, anche appassionata. Ma partecipare alla creazione di un’opera, assistere alla sua crescita graduale, camminare sul palcoscenico, sono state esperienze realmente illuminanti! E catartiche. E come catarsi ho vissuto il momento in cui, conclusa l’ultima rappresentazione, senza dircelo e senza deciderlo, siamo finiti tutti a ballare, a scatenarci sul palco. È stato il nostro modo intenso – con il linguaggio senza parole della musica e del corpo – di dirci “ciao, grazie, è stato bello”. 

foto di Luca Del Pia©

Non siamo niente, saremo tutto

Una chiamata pubblica, decine di lavoratrici e lavoratori che rispondono (il “lavoro” è il fil rouge). È l’inizio del progetto che si è concretizzato nel 2022 e che ha coinvolto professionisti e cittadini nel progetto teatrale prodotto da ZONA K, con Jens Hillje e Alessandro Renda, per esplorare storie individuali e affrontare il tema da differenti prospettive.

Ilaria Marino: Napoletana, è innamorata di Milano, dove vive. Laurea in lettere, PhD in storia, ha svolto ricerche in storia di Spagna e studi di genere a Barcellona, Madrid e Città del Messico ed è stata redattrice della rivista di storia “Spagna contemporanea”. Master in editoria alla Fondazione Mondadori, ha lavorato per varie case editrici italiane. Ha trovato la sua felicità lavorativa come insegnante di storia e italiano alle scuole superiori. Si è formata alla scuola Hari Om come istruttrice di yoga, che insegna con gioia in due studi di Milano. Collabora con la rivista Letterate Magazine.

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